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Il bambino è reso fedele dalla cosa che riceve


Un lettore ci sottopone il caso di un bambino a cui è stato rifiutato il battesimo perché nato da una relazione irregolare. Ecco cosa risponde a questo proposito sant’Agostino nella Lettera 98


a cura di Lorenzo Cappelletti  da 30giorni marzo 2002


Miniature raffiguranti il battesimo di un bambino, tratte  dal manoscritto Très belles heures de Notre Dame,  XV secolo, Biblioteca nazionale di Parigi

Miniature raffiguranti il battesimo di un bambino, tratte dal manoscritto Très belles heures de Notre Dame, XV secolo, Biblioteca nazionale di Parigi

Egregio direttore,
alcuni giorni fa un sacerdote ha negato il battesimo al figlio del mio datore di lavoro. Il bimbo è frutto di una relazione irregolare. I due non sono sposati e, non potendo assicurare (a detta del prete) una adeguata educazione cristiana al proprio figlio, non possono nemmeno ottenere per lui il sacramento fondamentale.
Non conosco le implicazioni dottrinali e la disciplina canonica che regola la materia ma francamente mi sfugge qualcosa. Qui siamo di fronte a due genitori che desiderano il battesimo per il proprio figlio secondo le intenzioni della Chiesa, ma considerazioni tutte umane non lo hanno permesso. Ma perché i figli devono scontare le colpe dei padri? Forse uno sguardo semplice e intelligente e un minimo di tatto pastorale avrebbero potuto suggerire al ministro di Dio un comportamento diverso. Ora abbiamo due genitori delusi e sempre più disimpegnati da un coinvolgimento religioso, un bambino non accolto nella Chiesa e a cui sono preclusi gli altri sacramenti.
Forse tutto ciò possiamo permettercelo nell’Europa cristiana. Mi domando se nel Terzo mondo, dove i figli naturali non sono una eccezione, si neghino i battesimi con la stessa disinvoltura.
Grazie per l’attenzione che vorrà prestare a questa mia lettera.
Un giudizio da parte sua e della rivista da lei diretta sarà molto gradito.

Con stima,
Gianni Bellocchi

Ecco cosa risponde a questo proposito sant’Agostino nella "Lettera 98"

Con la Lettera 98†sant’Agostino risponde ai quesiti che gli aveva posto intorno al battesimo dei bambini Bonifacio, il vescovo di Cataquas in Numidia.

Dopo aver chiarito, ricorrendo alla testimonianza di Cipriano, che ai bambini che hanno già ricevuto il battesimo non può nuocere la successiva volontà dei genitori di offrirli al demonio o di renderli partecipi di riti diabolici, Agostino spiega d’altra parte che per il battesimo dei bambini non è neppure necessaria la fede dei genitori: "Non deve farti impressione che alcuni portino a far battezzare i bambini non già mossi dalla fede che siano rigenerati alla vita dalla grazia dello Spirito ma perché credono che con tale rimedio conservino o riacquistino la salute temporale.
Anche se i bambini non sono presentati da costoro al battesimo con retta intenzione, non per questo non sono rigenerati. In effetti è per mezzo di persone del genere, che svolgono la loro necessaria funzione di ministri, e la formula sacramentale, che il bambino è battezzato.

Lo Spirito Santo che abita nei santi, dai quali col fuoco della carità è formata l’unica colomba coperta d’argento, compie la sua opera anche mediante il servizio, a volte, di persone non solo ingenuamente ignoranti ma anche colpevolmente indegne. I bambini infatti vengono presentati al battesimo per ricevere la grazia dello Spirito non tanto da coloro che li portano in braccio (benché lo siano pure da loro se sono buoni fedeli) quanto dall’intera società dei santi e dei fedeli. Voglio dire che vengono presentati da tutti coloro cui piace che vengano presentati e dalla cui santa e indivisa carità i bambini sono aiutati a ricevere la comunicazione dello Spirito Santo. Quest’azione è propria di tutta la madre Chiesa, che è nei santi, poiché è tutta la Chiesa che dà alla luce tutti e singoli i fedeli. [...] Non voglio perciò che tu cada in errore credendo che il vincolo della colpa contratta per la discendenza da Adamo non possa spezzarsi se non a patto che i bambini vengano presentati dai genitori a ricevere la grazia di Cristo".

La lettera si chiude con la risposta a un’ultima difficoltà che aveva sollevato Bonifacio: siano i genitori o altri a farlo, come è possibile comunque affermare con sicurezza che il bambino crede? La risposta di Agostino è lapidaria: "Cristo non s’è forse immolato da sé una sola volta? Eppure nel sacramento s’immola per i fedeli non solo ogni ricorrenza pasquale, ma ogni giorno. E non mentisce di certo chi, interrogato se Cristo s’immola, risponde di sì. Poiché se i sacramenti non avessero alcuna somiglianza con le cose di cui sono sacramenti, non sarebbero sacramenti. In forza di tale somiglianza d’altronde prendono per lo più il nome delle cose stesse. Come il sacramento del Corpo di Cristo è in certo qual modo il Corpo di Cristo e il sacramento del Sangue di Cristo è il Sangue di Cristo, così il sacramento della fede [il battesimo] è la fede. D’altra parte credere non è altro che avere la fede. Perciò quando si risponde che il bambino, che ancora non ha l’adesione della fede, crede, si risponde che in forza del sacramento della fede ha la fede e che in forza del sacramento della conversione si converte a Dio, perché anche la risposta fa parte della celebrazione del sacramento. Così del battesimo l’Apostolo dice: "Siamo stati sepolti con Cristo nella morte mediante il battesimo". Non dice: "Abbiamo rappresentato la sepoltura", ma proprio: "Siamo stati sepolti con". Dunque ha chiamato il sacramento di una cosa così grande col nome della cosa medesima. Il bambino pertanto non è reso fedele da quella fede che consiste nella volontà di credere ma è reso fedele dal sacramento della fede. Come si risponde che crede, così si chiama fedele il bambino non perché con la mente acconsente alla cosa, ma perché riceve il sacramento di quella cosa".

Ed è questa la fede della Chiesa tramandata nella dottrina.


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)