00 15/12/2008 20:14
 
ANNIVERSARI

Settant’anni fa la presa di Addis Abeba: papa Ratti si dissociò dall’entusiasmo generale distinguendo tra legittima difesa delle frontiere e aggressione contro un altro Paese E l’impresa suscitò un ampio dibattito tra i cattolici italiani

E Pio XI disse: Etiopia «guerra ingiusta»


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Di Antonio Airò



Il 28 agosto 1935 Pio XI riceve in udienza a Castelgandolfo circa duemila infermiere di tutto il mondo. Parla per oltre un'ora. Ma sul finire, e fuori dal testo "ufficiale", si sofferma sulla guerra «in termini forti e risoluti». Da mesi il regime fascista si sta preparando al conflitto con l'Etiopia. Mussolini ha ottenuto il sostanziale consenso delle altre potenze coloniali europee. L'opinione pubblica italiana, compresa quella cattolica, è più che favorevole. C'è inoltre la dottrina della Chiesa sulla "guerra giusta" alla quale fare riferimento in questa specifica vicenda. Quello di Pio XI - per di più in una sede inusuale quale l'incontro con le infermiere - appare quindi come un richiamo, sia pure forte, alla pace tra gli Stati da raggiungersi con il negoziato perché «tutto si può accomodare senza la guerra».

Ma papa Ratti non si ferma a questa considerazione. Guardando alla situazione italiana avverte che quella contro l'Etiopia «è una guerra ingiusta». Probabilmente l'uditorio non si rende conto del senso di questa affermazione. Lo comprende bene il loro accompagnare, monsignor Giuseppe Pizzardo (futuro cardinale nel dopoguerra). Teme che le parole del Papa finiscano sull'"Osservatore romano" con conseguenti complicazioni con il governo di Roma, da sempre vigile sulle posizioni del Vaticano. Pizzardo si precipita quindi «avvilito, disfatto, pallido, disperato» nell'ufficio di monsignor Domenico Tardini, nella Segreteria di Stato. Rapido consulto e decisione immediata. In serata Tardini e il redattore del quotidiano vaticano che stende i discorsi del Papa si trovano e con un lavoro «sottile e metodico riusciamo ad attenuare assai la crudezza del pensiero papale».

Così si legge nel diario di monsignor Tardini, che ora lo storico Carlo Felice Casula riprende nel suo saggio introduttivo su La Chiesa tra guerra ed pace (Liberal edizioni, pagine 246, euro 14,00) nel quale ripercorre «dottrina, politica e modernità da Leone XIII a Giovanni XXII I».

«Nessuna censura - sottolinea Casula - anche perché sarebbe stato impensabile un intervento sulle parole del papa. Si può parlare piuttosto di un aggiustamento su una guerra "annunciata", quale era quella contro l'Etiopia e come sarà poi la seconda guerra mondiale, ben diversa dalla Grande guerra».

Il giorno dopo, l'operazione "chirurgica" - come lo stesso Tardini racconta - viene sottoposta a Pio XI per la pubblicazione. Papa Ratti va subito alla conclusione del testo dattiloscritto. Sembra soddisfatto del lavoro compiuto nella sera precedente. «Verissimo! Giustissimo!». Ma, dopo aver letto attentamente le variazioni, osserva «Ma, veramente, non abbiamo detto proprio così». Poi, di fronte all'impaccio del suo collaboratore: «No, lasciamo stare». Il discorso "aggiustato" sarà pubblicato dall'"Osservatore romano". E lo stesso Pio XI può precisare meglio il suo richiamo alla "guerra giusta". Lo fa «con frasi ben confezionate». L'Italia - è ancora Tardini a scriverlo - ha il diritto di difendere le sue colonie. Ma questo diritto, secondo il Papa, «significa munire le proprie frontiere, non già oltrepassarle per entrare nel territorio altrui. E in questa tesi il Papa è irremovibile».

Anche la guerra etiopica - iniziata il 2 ottobre 1935 e conclusa il 5 maggio di settant'anni fa con la proclamazione dell'impero - assume nelle parole di Pio XI un significato che va oltre le definizioni e le considerazioni sulla liceità o illiceità della guerra (a quali condizioni la si può ancora accettare?) e sulla costruzione, necessaria e obbligata, della pace che hanno interessato la vita della Chiesa. Casula parte da un testo quasi ignorato: la Praeclara gratulationis del 1894 di Leone XIII, nella quale si afferma che «questo stato di "pace armata" è divenuto ormai intollerabile» nella società del tempo; ripropone la nota affermazione di Benedetto XV nel 1917 sulla «guerra inutile strage» e quella altrettanto conosciuta di Pio XII alla vigilia del secondo conflitto mondiale: «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra» e arriva al culmine della Pacem in terris di Giovanni XXIII, completato poi dalle decise affermazioni di Paolo VI e Giovanni Paolo II sulla illiceità di qualsiasi guerra (se non in caso di legittima acclarata difesa o di interventi strettamente umanitari).

Le "riserve" di Pio XI ricordate da Tardini restano praticamente senza alcun riscontro immediato. «Anche se fosse stato reso noto il testo non "aggiustato" - aggiunge Casula - ben difficilmente sarebbe cambiato il consenso della grande maggioranza della Chiesa italiana sull'impresa etiopica. Si potrebbe forse avvertire nelle parole di papa Ratti una sorta di richiamo a certe cadute di stile di non pochi vescovi, che si erano come fatti travolgere dall'entusiasmo per la conquista dell'impero e per la guerra contro uno Stato nel quale il cristianesimo aveva una millenaria presenza».
Il consenso al regime non viene per nulla scalfito? Sembrerebbe di no. Eppure, già nel novembre del 1935, a invasione dell'Etiopia in atto, monsignor Vittorio Maini, avvocato generale della curia milanese, esprime al cardinale Schuster la sua disapprovazione per gli articoli «sbiaditi» del quotidiano cattolico, "L'Italia". E il diario di monsignor Tardini riflette criticamente su questo conflitto, mostrando di condividere l'originale condanna di Pio XI. Anche se espressa alle infermiere.

www.avvenire.it

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12 febbraio 1931 - Un momento dell'inaugurazione di Radio Vaticana
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)