00 15/12/2008 18:58

SULLE ROTTE DI CRISTO
Il cardinale Bertone: «L’epopea missionaria è una straordinaria impresa di uomini e di donne che hanno portato nel mondo la Parola della salvezza» Un viaggio attraverso esperienze e speranze

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I mari della missione
Storie di fede e di navi - attenzione, articolo del 2004


A Genova si apre una mostra ricca di reperti e documenti su sette secoli di viaggi missionari. La rassegna allestita nella chiesa di San Giovanni di Prè da dove, nel 1226, si imbarcò il primo sacerdote ligure per l'annuncio «ad gentes
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Da Genova Adriano Torti

«Dal porto di Genova sono partiti migliaia di missionari. Molte le congregazioni, anche liguri, che hanno contribuito all'evangelizzazione del mondo. Ancora oggi oltre 70 missionari liguri operano in spirito di servizio nei vari continenti e l'avventura missionaria si apre al terzo millennio». Si può riassumere con queste parole, emblematicamente poste a conclusione del catalogo, il significato della mostra Verso altri mari. Genova e la moderna epopea del viaggio missionario che si apre domenica e fino al 3 luglio sarà visitabile presso la Chiesa Inferiore di San Giovanni di Prè, nel centro storico del capoluogo ligure.

La scelta del luogo è altamente significativa in quanto - spiega don Claudio Paolocci, prefetto della Biblioteca Franzoniana e coordinatore scientifico della mostra - «il primo documento che abbiamo è di un missionario ligure che, nel 1226, partì proprio da questa chiesa genovese». La fondazione della Commenda di Prè risale, infatti, alla fine del XII secolo al tempo in cui l'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme diede inizio ai lavori di costruzione del complesso, uno dei più importanti del Mediterraneo, costituito da due chiese sovrapposte, dagli edifici del Convento e dall'ospedale: da questa struttura partirono, per secoli, cavalieri e pellegrini per la Terra Santa.

La mostra, organizzata dai cinque Club genovesi del Serra International, il movimento cattolico sorto nel 1935 negli Stati Uniti, in collaborazione con l'arcidiocesi di Genova, l'associazione MissioGenova, la Fondazione Franzoni e con il contributo della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia e della Regione Liguria, si inserisce tra le iniziative promosse in occasione di «Genova 2004, Capitale europea della cultura». L'idea portante di tutto il percorso espositivo è quello di presentare «il contributo reso da migliaia di uomini e donne provenienti dai più piccoli paesi dell'entroterra o appartenenti alle più potenti famiglie del Genovesato che hanno dedicato la l oro vita all'annuncio del Vangelo». La mostra, spiega ancora don Paolocci, «dopo un'ampia panoramica sull'espansione dell'evangelizzazione universale nei due trascorsi millenni, fissa l'attenzione su quei missionari, originari della terra ligure, che dal XIII secolo ad oggi hanno svolto il loro ministero nei diversi continenti».

Verso altri mari è un titolo che dà il senso di terre lontane da raggiungere attraverso viaggi lunghi e pericolosi. È quanto emerge dai numerosi diari dei missionari liguri.
Visitare la mostra vuol dire, quindi, conoscere uomini, storie, esperienze di migliaia di missionari liguri dal XIII secolo ad oggi.
Come ha affermato il cardinale Tarcisio Bertone in occasione della presentazione dell'iniziativa, «l'epopea missionaria è una straordinaria impresa di uomini e donne, un'avventura di fede che riguarda persone di ogni estrazione sociale e di ogni zona del mondo. Presentare i genovesi e i liguri che dall'antichità ai nostri giorni hanno portato nel mondo la Parola di salvezza significa ricostruire percorsi umani ispirati, che diventano storie di civiltà, di spiritualità, di culture».

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Un altra storia "curiosa"[SM=g6811] 


Leone III, papa (795-816) nell’anno 800 incoronò Carlo Magno imperatore d’Occidente in cambio di una sottoscrizione che nessun stato laico potesse giudicare la Chiesa nella cui specie aveva i sinodi e i propri tribunali per ovviare alle questioni nascenti all'interno della Chiesa. Nasce così il potere temporale del pontefice sulla città di Roma e sullo Stato Pontificio, il papa divenne "vassallo" dell’imperatore.

Ma come si giunse a questa soluzione?
Papa Leone II quando venne eletto subì molteplici angherie da parte di  aristocratici capeggiati dal primicerio dei notai Pasquale, parente di Adriano I, predecessore di Leone III, il quale ambiva al soglio Pontificio.
Mentre Papa Leone si stava recando ad una Messa pubblica, venne aggredito da briganti su commissione aristocratica, i quali volevano tagliargli la lingua e cavargli gli occhi. Con una funzione illegittima venne deposto dalla Sede di Roma ed imprigionato.[SM=g6810]
Con l'aiuto di persone fidate riuscì a fuggire e si rifugiò da Carlo Magno, il quale non fu d'accordo sul procedimento della sua destituzione.
La situazione era delicata, in ambiente franco le accuse di libertinaggio contro papa Leone III erano credute con certezza, ma il consigliere di Carlo Magno, Alcuino, ricordò all'imperatore che nessun potere sulla terra poteva giudicare la Sede Apostolica e semmai di suggerire un sinodo che chiarisse la posizione di Papa Leone III il quale venne scortato a Roma il 29 Novembre del 799.

In dicembre si condussero delle approfondite ricerche sia sugli aggressori del pontefice, sia sulle accuse mosse contro la sua moralità, ma gli stessi franchi dovettero ammetterne la sua innocenza, per questo decretarono la decisione al re.

Nel Novembre dell'anno 800 Carlo Magno giunse a Roma per partecipare al piccolo concilio fra i laici franchi e gli ecclesiastici romani, per decretare sulle accuse contro il Papa, ma l'assemblea all'unanimità decretò inaudita l'ingerenza dello Stato. Per evitare tumulti Papa Leone III decretò che si dichiarava pronto a garantire la sua innocenza "seguendo l'esempio dei suoi predecessori".

Il 23 dicembre proclamò nel Concilio un giuramento "di non aver commesso le colpe imputatigli". I franchi ammisero così di non aver alcuna prova e furono dal Carlo Magno condannati a morte, ma per richiesta di grazia di Papa Leone III la pena di morte fu commutata in esilio
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Tuttavia, dopo l'incorazione, Carlo Magno faceva emergere la sua continua presenza anche negli affari della Chiesa e questo ai vescovi  non andava bene....Carlo Magno comprende comunque che restava limitato in alcuni campi prettamente ecclesiastici, da qui nasce l'accordo che vede differenziarsi l'azione politica da quella ecclesiastica.....in due parole il famoso "Dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" cominciò  farsi strada in una netta divisione FRA STATO E CHIESA...

 E Carlo lo comprende benissimo quando  impose, in un primo tempo alla Chiesa, di aggiungere nella formulazione del "Credo" il famosta Filioque", papa Leone III vi si oppose pur condividendone il profondo significato. Fu la Chiesa Franca che di fatto e per prima fece questa aggiunta al Credo.
Quando Carlo Magno morì, Papa Leone III si sentì finalmente libero di poter lavorare nella Chiesa nella direzione spirituale e dottrinale.

L’incoronazione, episodio fondamentale nella storia occidentale, segnò la fine della dipendenza del papa dagli imperatori d’Oriente e l’inizio di una storia occidentale distinta, all'imperatore il potere temporale al pontefice quello spirituale. [SM=g6811]

Con il denaro donatogli dall’imperatore, Leone costruì e restaurò molte chiese a Roma, potè sfamare il gregge a lui affidatogli e che sovente dipendeva dalle opere di Carità della Chiesa risollevando così, per un periodo la tristezza della fame, aprendo una sorta di "refettori" nei quali vi potevano accedere i poveri....
 
[SM=g6811] 

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)