di Simona Verrazzo
Il fuoco e i suoi significati religiosi, storici, artistici e sociali; i suoi mutevoli colori e labili contorni; il suo spegnersi e propagarsi; il fuoco e il millenario rapporto con l'uomo, che tenta di domarlo per metterlo al servizio della società. È questo elemento, con molteplici livelli di lettura, il protagonista della mostra "Anima del fuoco", ospitata al Palazzo Reale di Milano e organizzata dalla Fondazione DNArt e dal Comune.
L'esposizione è il secondo appuntamento con il ciclo dedicato a quelli conosciuti come i quattro elementi della natura: si è cominciato due anni fa, nel 2008, con "Anima dell'acqua. Da Talete a Caravaggio, da Segantini a Bill Viola" e - dopo l'odierna "Anima del fuoco. Da Eraclito a Tiziano, da Previati a Plessi" - si proseguirà con l'aria, per poi concludere con la terra. L'iniziativa è affascinante perché offre lo spunto per soffermarsi sull'antichissima teoria dei quattro elementi della natura, nota sia al pensiero greco sia a quello ebraico. Acqua, fuoco, aria e terra nel corso dei secoli sono stati associati ai più disparati campi del sapere, dai liquidi umorali del corpo umano - bile nera, bile gialla, flegma e sangue - a metalli preziosi come l'oro, il rame, l'argento e il ferro.
Dei quattro elementi naturali, il fuoco è quello che ha raccolto su di sé il maggior numero di significati, sia positivi sia negativi: fonte di luce e calore nel buio e freddo delle tenebre; implacabile distruttore che porta alla morte piante, animali, uomini, campagne e città.
Una pluralità simbolica che è evidenziata dalle sezioni in cui il percorso espositivo è organizzato: Fuoco creatore, Fuoco nel mito, Fuoco sotterraneo, Araba fenice, Fuoco utile, Fuoco della comunità, Paure ancestrali, Luce di redenzione, Luce e tenebre, Apocalissi di conoscenza, Disvelamento.
Tra i molteplici significati che racchiude in sé questo elemento non si può tralasciare l'aspetto religioso, dal roveto ardente dell'Antico Testamento allo Spirito Santo che nella Pentecoste discende sugli apostoli e su Maria sotto forma di "lingue come di fuoco" (Atti, 2, 1-4).
La mostra ripercorre la straordinaria storia del fuoco, da sempre intimamente legata a quella dell'uomo: dall'archeologia alla pittura, dalla religione alla letteratura, dall'etnologia alla musica. Il semiologo Gian Paolo Caprettini, che nel catalogo firma l'intervento "La fiaba e l'esperienza simbolica del fuoco", ricorda quanto scritto nel 1929 dallo storico delle religioni e antropologo scozzese James George Frazer, che nel suo celebre Myths of the Origin of Fire sottolineava come "la scoperta della tecnica per accendere il fuoco è stata probabilmente quella più importante e ricca di conseguenze".
Il fuoco stimola l'ingegno dell'uomo, che si attiva per accenderlo e in seguito per mantenerlo vivo. A differenza dell'acqua, dell'aria e della terra, il fuoco nasce da un intervento esterno, che sia lo sfregamento di due pezzi di legno oppure dai raggi del sole convogliati da una lente come nel celebre esperimento degli specchi ustori di Archimede.
Il fuoco ha bisogno della presenza dell'uomo per esistere: per quanto possa propagarsi autonomamente, distruggendo tutto ciò che trova sul suo cammino, se non viene sorvegliato alla fine si estingue.
Un rapporto di forza, quello tra l'uomo e il fuoco, che la mitologia dell'antica Grecia aveva incarnato nella figura di Efesto, che doma le fiamme per plasmare i metalli e mettere il frutto del suo lavoro al servizio della comunità. In mostra è possibile ammirare La fucina di Vulcano di Giorgio Vasari, dove attorno al fuoco e a Efesto-Vulcano ruotano ferventi attività "artigianali", e opere in cui il tema delle potenzialità creative del fuoco è stato trasfigurato simbolicamente, come Il carro del Sole di Gaetano Previati e La danza delle Ore, dello stesso artista.
L'aspetto distruttivo e demoniaco della combustione e dell'"incenerimento" delle cose è invece incarnato dall'animale simbolo delle fiamme portatrici di morte, il drago, tradizionalmente contrapposto al "guerriero di Cristo" san Giorgio; un tema che ha ispirato una quantità infinita di opere, rappresentate nella mostra milanese da miniature, sculture, frammenti di elmi e corazze del xv secolo e capolavori della pittura, come San Giorgio e il drago di Lucas Cranach il Vecchio, o del disegno, come Il drago e il leone di Leonardo.
Il fuoco, infine, è simbolo di coesione sociale e tradizione.
Nella lingua italiana la parola "focolare" indica il cuore della casa, la cucina, centro dell'unità familiare; in passato attorno al fuoco le persone mangiavano e si scaldavano, e davanti alle sue fiamme gli anziani tramandavano ai giovani il loro sapere.