DIFENDERE LA VERA FEDE

Giovanni XXIII e il "Giornale dell'Anima"

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    Caterina63
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    00 21/12/2008 11:13
     

    Introduzione a il "Giornale dell'anima"


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    Presentiamo gli ampi estratti del libro più noto del Beato Giovanni XXIII, che pubblichiamo nel nostro sito, prendendo stralci dalle introduzioni alla varie edizioni complete o ridotte, specialmente da “La sapienza del cuore” (Ed. S. Paolo) fatte dal suo Segretario S. Ecc. Mons. Loris Francesco Capovilla


    Il Giornale dell’anima è lo strumento più adatto per conoscere Giovanni XXIII, parlare scrivere di lui, interpretarne il pensiero, l’attività, la spiritualità, la pietas, la fedeltà alla tradizione, le aperture pastorali, la misericordia non disgiunta dall’inflessibile condanna di errori e deviazioni, la quieta conversazione, il senso cristiani dell’humor, il tacere delle sue labbra e il sanguinare del suo cuore. …
    Risento la voce di Papa Giovanni, in una pausa di riposo nei giardini vaticani, mentre tiene fra le mani il plico dei quaderni contenenti le sue ingenue confidenze con Dio: “Comprendo che di un papa si voglia conoscere tutto e tutto servire alla storia… La mia anima è in questi fogli più che in qualsiasi altro mio scritto….
    Nel suo Giornale, Papa Giovanni è tutto lui o quasi tutto, sino alle ultime battute finali, serene e accorate, suadenti e incoraggianti: “Nell’ora dell’addio, o meglio dell’arrivederci, ancora richiamo a tutto ciò che più vale nella vita: Gesù Cristo benedetto, la sua santa Chiesa, il suo Vangelo e, nel Vangelo, soprattutto il Pater noster , e nello spirito e nel cuore di Gesù e del Vangelo, la verità e la bontà, la bontà mite e benigna, operosa e paziente, invitta e vittoriosa”. (Introduzione alla 13ma ed. 2000 Edizioni S. Paolo)


    Il Giornale consente di cogliere la continuità di una vita lasciatasi plasmare con evidenzaimpressionate dalla mano di Dio, nell’uno o nell’altro dei molti compiti affidatile dall’obbedienza. Viene spontaneo ricordare l’esultanza di Gesù testimoniata dall’evangelista Matteo: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.” (Mt 11,25). E lasciarci penetrare dalla teologia di S. Paolo: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio” (1Cor 1,27-28). Questo passo torna sovente sulle labbra di Giovanni XXIII: egli l’applica a sé e ai servi di Dio incontrati lungo la strada del servizio della Chiesa e delle anime.


    Il lettore del Giornale prova senso di stima e di affetto per l’autore e scopre finalmente di cosa si nutre la spiritualità di questo figlio della Chiesa che, trasportato nella senescenza sulla più alta vetta della gerarchia cattolica, manifesta sorprendente giovinezza di spirito: “Chiamato alle responsabilità del supremo governo della Chiesa quando solo tre anni, o poco più, mancavano al compimento dell’ottantesimo anno di vita, egli fu un giovane, nella mente e nel cuore, come per un prodigio di natura” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Vaticana,, 1982, vol. IV,2/1981, p. 753).

    Fedeltà e rinnovamento: la formula che Papa Giovanni formula per il Concilio risuona nel suo cuore fin dalla giovinezza sacerdotale e d episcopale.
    Ciò che impressiona nel Giornale è questa continuità, questa fedeltà alle fonti giovanili della sua pietas, questo continuo approfondimento sulla linea originaria, questa sapiente fruizione di un metodo collaudato, in particolare degli esercizi spirituali secondo l’ispirazione di S. Ignazio di Loyola, senza desiderare nuove sperimentazioni, anzi respingendole.

    Angelo Giuseppe Roncalli, dall’innocente adolescenza alla severa maturità, è uomo pio, immerso nella luce dell’Eterno, in ascolto della Parola, in esercizio di obbedienza alla Parola.


    Naturalmente gli assaggi che abbiamo pubblicato in questo sito servono solo per farci venire il desiderio di leggere integralmente, e di trarne grande profitto, dal suo “Giornale dell’anima”.

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 06/09/2010 12:07
    Beati orientalismi
    (appunti di un novizio domenicano)

    Era da tempo che volevo leggerlo e l'ho trovato per caso nella biblioteca del convento di İstanbul. Mi è sembrato il momento giusto per leggere il "Giornale dell'anima", a poche settimane dal mio ingresso in noviziato e proprio nella città dove Angelo Roncalli è stato vicario apostolico. Ritrovo, così, qui in Turchia una presenza - quella di Papa Giovanni - che in modo singolare sta accompagnando il mio percorso vocazionale. İn fin dei conti "tutto" è iniziato all'interno di un'associazione che porta il suo nome, Giovanni XXIII. E se una tappa importante del mio cammino è stata Taizè, fu proprio il cardinal Roncalli, nunzio a Parigi, a definire la comunità monastica francese "una piccola primavera", sdoganando così questa esperienza ecumenica alla chiesa di Roma (e, detto en passant, fu proprio un monaco di qui a consigliarmi la lettura di questo libro). İl postulantato l'ho poi passato a Bergamo, la città natale di Angelo Roncalli. Ora İstanbul...

    İ primi riferimenti ai turchi del futuro papa vengono, nel suo giornale, ben prima dell'incarico come vicario apostolico. Quando li scrive Angelo Roncalli è in seminario a Bergamo, l'impero ottomano è ancora in piedi, e per il giovane seminarista i turchi sono, nè più nè meno sinonimo di terzo mondo dal cuore di tenebra:


    [182] L'anima umana è di un valore infinito perchè costa il sangue di un Dio. Laone l'anima di un selvaggio, di un Turco, è più preziosa di tutte le ricchezze del mondo.
    [243] O buon Signore, anch'io all'inferno, anch'io? İl povero ignorante in paradiso, il turco, il selvaggio; ed io, chiamato alla prima ora, cresciuto al vostro seno, io all'inferno tra i demoni?


    Diventato prete, alcuni anni dopo, va in pellegrinaggio in Terra Santa. Di certo l'esperienza non migliora la sua opinione sugli ottomani:


    [480] Ma siamo sotto il governo turco, non dimentichiamocene mai, e il governo turco conosce le estorsioni, le ingiustizie incredibili, ma di strade non se ne intende.


    Nel 1935, al posto dell'impero c'è la repubblica, Roncalli è rappresentante pontificio in Turchia e Atatürk ha appena cominciato il processe di laicizzazione del paese (proibendo, tra l'altro, gli abiti religiosi). Ecco il commento del futuro papa:


    [727 - in nota] İo certo mi attristo davanti al lento ma fatale cadare di molte cose che erano bardatura del cattolicismo e del nazionalismo d'altri tempi. Forse mi sono riservati tempi brutti e situazioni penose. Ma io non cesso di guardare alto e in avanti.


    E sette anni più tardi:


    Non sarei giusto nè completo nelle mie informazioni se non dicessi che di fatto anche tra le angustie della legislazione attuale si può fare ancora molto bene, e con la grazia di Dio se ne fa [...]. Nelle mie preghiere il pensiero è tornato frequente alla Turchia che oggi celebra la sua festa nazionale, ed entra nel XX anno della sua costituzione a repubblica. Mi piace ripetere ciò che sento nel cuore. İo amo questo paese e i suoi abitanti. Circa la sostanza e i gradi della loro civilizzazione essi si illudono: il lato esteriore li abbaglia: essi hanno sbagliato la porta. Ci può essere civiltà di vero nome con il laicismo assoluto? Ciononostante essi sono degni di rispetto per gli sforzi che fanno. Bisogna cantare il Benedictus come augurio ed implorazione anche per loro. Ma soprattutto insistere sull'ultimo versetto.


    İntanto si applica allo studio del turco, a quanto pare - e a consolazione di quanti cercano disperatamente di impararlo- con poco successo. Roncalli la prende come pratica ascetica, e questa potrebbe essere un'idea per novizi e studenti domenicani in cerca di mortificazioni:


    [741] Faccio proposito speciale, ad esercizio di mortificazione, lo studio della lingua turca. Saperne coì poco, dopo cinque anni di soggiorno a İstanbul, è una vergogna e mostrerebbe poca comprensione della portata della mia missione, se non ci fossero motivi a giustificare e a scusare.


    Questi, invece, sono gli ultimi appunti sulla Turchia:


    [743] Dalla finestra della mia camera, qui presso i Padri Gesuiti, osservo tutte le sere un assembrarsi di barche sul Bosforo; spuntano a decine, a centinaia dal Corno d'oro; si radunano a un posto convenuto, e poi si accendono, alcune più vivacemente, altre meno, formando una fantasmagoria di colori e di luci impressionante. Credevo che fosse una festa sul mare per il Bairam che cade in questi giorni. İnvece è la pesca organizzata delle palamite, grossi pesi che si dşce vengano da punti lontani del Mar Nero.
    Queste luci durano tutta la notte, e si sentono le voci gioiose dei pescatori.
    Lo spettacolo mi commuove.
    L'altra notte verso l'una pioveva a dirotto, ma i pescatori erano là, impavidi, nella loro rude fatica.
    Oh, che confusione per me, per noi preti, "piscatores hominum", davanti a questo esempi! Passando dalla figura al figurato, oh, quale visione di lavoro, di zelo, di apostolato proposto alla nostra attività! Del regno del Signore Gesù Cristo resta qui ben poca cosa. Reliquie e semi. Ma quante anime da conquistare a Cristo, vaganti in questo mare dell'islamismo, dell'ebraismo, della ortodossia! İmitare i pescatori del Bosforo, lavorare giorno e notte con le fiaccole accese, ciascuno sulla sua piccola barca, all'ordine dei capi spirituali: ecco il nostro grave e sacro dovere.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)