00 23/04/2010 11:40
 Si sa che il Signore percuote I SUOI, QUELLI CHE AMA MAGGIORMENTE, QUELLI DAI QUALI SI ATTENDE IL MANTENIMENTO DELLA SANA DOTTRINA IN MEZZO A TANTA ZIZZANIA..... Occhiolino



...pensate a questo: mentre i vescovi in quegli anni 60/70 permettevano a qualche LAICO di inventare una messa....ed altri imperversavano con la Teologia della Liberazione....ed altri ancora iniziavano a seminare le dottrine del tempo....PADRE PIO VENIVA PERSEGUITATO proprio da molti vescovi  veniva esiliato e confinato nella sua cella....gli veniva proibito di confessare....

ai preti più giovani che volevano continuare a dire Messa in latino, VENIVA LORO VIETATO con la conseguenza che si andò così a formare la FSSPX la quale all'inizio raccolse proprio un tripudio di successo proprio fra i preti giovani poichè Paolo VI aveva detto che solo i preti ANZIANI potevano celebrare in antico....e ancora altri vescovi iniziavano a VIETARE IL CATECHISMO DI SAN PIO X NELLE PARROCCHIE (di questo ne fui io testimone oculare), iniziando a far infiltrare catechismi con pensieri modernisti....

Dice infatti Benedetto XVI nella Summorum Pontificum:

Tutti sappiamo che, nel movimento guidato dall’Arcivescovo Lefebvre, la fedeltà al Messale antico divenne un contrassegno esterno; le ragioni di questa spaccatura, che qui nasceva, si trovavano però più in profondità. Molte persone, che accettavano chiaramente il carattere vincolante del Concilio Vaticano II e che erano fedeli al Papa e ai Vescovi, desideravano tuttavia anche ritrovare la forma, a loro cara, della sacra Liturgia; questo avvenne anzitutto perché in molti luoghi non si celebrava in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura veniva inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale portò spesso a deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile. Parlo per esperienza, perché ho vissuto anch’io quel periodo con tutte le sue attese e confusioni. E ho visto quanto profondamente siano state ferite, dalle deformazioni arbitrarie della Liturgia, persone che erano totalmente radicate nella fede della Chiesa.


A tal riguardo vi offro un testo interessantessimo tra i DOSSIER di Propaganda Fides.... che fa luce e mette in chiaro alcuni aspetti da noi quotidianamente vissuti e combattuti.... Occhiolino

si legge:

La Chiesa post-conciliare è quella autentica?

Il provocatorio titolo che ho voluto dare a questo paragrafo ha la finalità di mettere in luce le tante mistificazioni che si tentano di far passare quando si parla di Concilio Vaticano II. Se nel linguaggio della gente comune possono essere accettate formulazioni del tipo: “la Chiesa del dopo concilio è più vicina alla gente”; oppure, finalmente con il Concilio “ la Chiesa perde il suo volto dogmatico per mostrarne uno più umano” o altro. Diventa, tuttavia assai più grave quando formulazioni di questo genere, semmai più raffinate, provengono da uomini di Chiesa o talvolta da sedicenti intellettuali cattolici.
(...)
Ma essere passati dalla considerazione di un Concilio come evento straordinario al tentativo di contrapporre una Chiesa post-conciliare ad una pre-conciliare è senz’altro grave. La Chiesa, aveva affermato Giovanni XXXI, ha la missione di custodire il deposito della fede e dedicarsi “con alacre volontà e senza timore a quell’opera che la nostra età esige, proseguendo così il cammino, che la Chiesa compie da quasi venti secoli” (Giovanni XXIII, Discorso di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962).

(...)
“Credevamo che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole, per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole e di tempeste, e di buio, e di ricerche e di incertezza, e si fa fatica a dare la gioia della comunione; predichiamo l'ecumenismo e ci distacchiamo sempre di più dagli altri, e cerchiamo di scavare abissi invece che colmarli. Come è avvenuto questo? Noi vi confideremo un pensiero che può essere - lo mettiamo noi stessi qui in libera discussione - che può essere infondato, e cioè che ci sia stato un potere, un potere avverso, diciamo il suo nome, il diavolo, questo misterioso essere che c'è […]. Noi crediamo in qualche cosa di preternaturale avvenuto nel mondo proprio per turbare, quasi per soffocare i frutti del Concilio Ecumenico e non lasciare che la Chiesa scoppiasse nell'inno della gioia di aver riavuto in pienezza la coscienza di sé”
(Paolo VI, Fortes in fide, omelia nella Messa per il nono anniversario dell'incoronazione, del 29-6-1972 in: Insegnamenti di Paolo VI, Roma: Libreria Editirice Vaticana, vol. X, pp. 703-709).

(...)
Nel tentativo, spero riuscito, di sgombrare il dubbio circa una contrapposizione tra una Chiesa pre e postconciliare, passo ad affrontare la questione che qui ci interessa più da vicino: la liturgia. Infatti è su questo versante che l’“ermeneutica della discontinuità e della rottura” (fu l’espressione usata da Benedetto XVI nel discorso in occasione degli auguri natalizi alla Curia romana il 22 dicembre 2005. In quella circostanza il Pontefice, approfittando del 40° anniversario dalla chiusura del Concilio, ne delineò un breve bilancio. Nell’esprimere un giudizio positivo sull’assise conciliare, stigmatizzò l’atteggiamento di coloro che avevano voluto contrapporre la Chiesa pre-conciliare ad una post-conciliare. Ad una “ermeneutica della discontinuità e della rottura”, Benedetto XVI indicava per una lettura corretta del Vaticano II “un’ermeneutica della riforma e della continuità”) ha fatto più “vittime”. È sul versante liturgico che il popolo di Dio ha avuto il martellante insegnamento che finalmente si era passati da una liturgia in cui i fedeli erano in una posizione di passività ad una di autentica partecipazione. I fronti su questo livello sono tanti: dalla lingua liturgica, alla posizione del sacerdote durante la celebrazione; dall’arte sacra alla musica sacra.

Sembra comunque che l’“ermeneutica della discontinuità” abbia fatto del termine “partecipazione” la sua parola d’ordine...


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)