00 16/06/2010 15:21

Riportare Gesù al centro. Sì, ma come?  dal blog Messainlatino

Padre Scalese ha scritto un post interessante, come di consueto. Ne riportiamo un ampio estratto, che facciamo seguire da un nostro commento in corsivo.


[..] Inutile attendere riforme promosse dalla gerarchia; non è mai avvenuto nella storia della Chiesa. Le uniche riforme reali, durature, sono state quelle partite dal basso. Non attendiamo dalla gerarchia quel che essa non può dare; non carichiamola di pesi che non è in grado di portare. Accontentiamoci che essa ci indichi la strada da percorrere; il resto, poi, dobbiamo farlo noi.

È stata la grande illusione del Vaticano II: convocare un concilio che, con le sue riforme, rinnovasse la Chiesa. Sappiamo come è andata a finire. Ora attendiamo dal Papa che rimetta tutto a posto. Gli anni passano; ma, almeno per il momento, non si vede nulla: avrebbe dovuto riformare la curia, ma l’impressione che si ha è che essa funzioni sempre peggio; si attendava una “riforma della riforma” liturgica, ma, a parte qualche vecchio merletto tirato fuori dalla naftalina, non si direbbe che la liturgia abbia ricevuto un nuovo impulso nella Chiesa. Ma forse è sbagliato lamentarsi che gli anni passano e non si vede nulla; è sbagliato perché probabilmente sono quelle attese stesse a essere sbagliate. Se, invece di attendere che il Papa inizi a cambiare qualcosa (poveretto, non gli è riconosciuto neppure il diritto di proclamare il Santo Curato d’Ars patrono dei sacerdoti!), se incominciassi io a cambiare qualcosa in me stesso e intorno a me, allora forse la Chiesa inizierebbe a rinnovarsi.

[..]Se, invece di continuare a lamentarci di come ci è stata passata la palla, pensassimo a schiacciarla bene, la partita sarebbe già vinta.

Ma, direte voi, in che cosa consiste, nel nostro caso, “schiacciare bene la palla”? Qualcuno potrebbe pensare che, visto che le riforme conciliari non hanno ottenuto il loro effetto, la soluzione consista nel tornare sic et simpliciter alle forme precedenti al Concilio. Sarebbe ripetere lo stesso errore compiuto dagli ideologi del Vaticano II: pensare che il rinnovamento della Chiesa consista esclusivamente in un cambiamento delle sue forme esteriori. Mi pare che, anche a questo proposito, Ida Magli, riprendendo un’intuizione di don Giussani, abbia colto il nocciolo della questione: «La Chiesa ha cominciato ad abbandonare l’umanità perché ha dimenticato chi era Cristo...». Il problema è tutto qui: il problema non è né l’abolizione del celibato né la messa in latino (per quanto si tratti di problemi rispettabilissimi, di cui è legittimo discutere), ma rimettere al centro della nostra vita personale ed ecclesiale il Signore Gesú.

Fonte: Senza peli sulla lingua

***

E' da condividere il nocciolo del messaggio: le riforme durature e produttive partono dal basso; sappiamo dove portano le 'rivoluzioni' condotte dal vertice, o peggio ancora da minoranze elitarie (la 'volontà generale' di J.J. Rousseau, via via incarnata da giacobini, bolscevichi, nazionalsocialisti, khmer rossi, teologi e liturgisti progressisti...). L'articolo di Padre Scalese, dunque, è una buona diagnosi ma, in fatto di prognosi, desinit in piscem. E' quasi inevitabile, il Padre è un religioso e - non s'offendano l'interessato e gli ecclesiastici - vien loro naturale concludere con vuoti fervorini (si salvano da questa tendenza solo i sacerdoti anglosassoni: ma è merito del salutare senso empirico di quel popolo). Dice Padre Scalese, in sostanza, che dobbiamo rimboccarci le maniche. Giusto fin qui. Ma come? Riportando al centro Gesù! Giusto pure ma... ecché significa? Detta così, è una frase che sottoscriverebbe magari anche Hans Kueng. Certo, era in fondo il motto di S. Pio X (instaurare omnia in Christo), ma lui non si era limitato agli slogan.

Gesù si riporta al centro proprio chiarendosi le idee sul celibato e sulla 'Messa in latino': non si tratta dunque di questioni secondarie ma centrali. Chiarire che cosa sia un prete, antropologicamente e teologicamente, e ancor più praticare una liturgia solida nell'impianto dottrinale e soprattutto capace di trasmettere la pienezza dell'ortodossia, sono la ricetta, il mezzo, lo strumento per ritornare a Cristo. La Messa della Tradizione della Chiesa, ininterrotta fino al '69, lungi dal rappresentare 'forme esteriori', è l'imprescindibile, obbligato cammino "per rimettere al centro della vita ecclesiale il Signore Gesù". L'esperienza fallimentare degli ultimi quarant'anni l'ha dimostrato in maniera sovrabbondante





*************************

Una mia riflessione

Ne avevamo parlato anche qui: Crisi della Chiesa..... citando appunto l'articolo per il quale padre Scalese ha sottoscritto queste eccellenti riflessioni...  
 
Le ricette addolcenti e la buona volontà non bastano... questa crisi va affrontata andando al nocciolo dei problemi, portarli allo scoperto e avere il coraggio di AMPUTARE, RIMUOVERE, TOGLIERE..... perchè fino a quando esisterà nella Chiesa un solo gruppo o parrocchia o diocesi che non farà questa operazione, continueremo a navigare NELL'AMBIGUITA' GIUSTIFICATA DALLA PAROLA "RIFORMA"...  
 
Faccio un esempio concreto...  
padre Giovanni Cavalcoli o.p. nella Prefazione del suo libro K.Rahner "il concilio tradito" a pag. 17 scrive:  
 
" il rahnerismo, col pretesto dell'apertura al mondo moderno, del dialogo, del pluralismo, della democrazia, della libertà religiosa e di ricerca, dell'ecumenismo, della maturità dei laici, dell'ispirazione dello Spirito Santo, ha eliminato nel Corpo di Cristo le difese immunitarie, rendendo insipida o discutibile la Parola di Dio, e ha tolto il muro di cinta della Vigna del Signore...."  
 
no, dico: ci rendiamo conto della gravità di questo scenario reale e che a quanto pare è ben più conosciuto di quanto non si possa pensare, ma contro il quale nessuno dei Pastori osa usare IL BASTONE DEL PASTORE (citazione all'omelia del Papa chiusura Anno Sacerdotale) per porre rimedio sicuro ed efficae e ricostruire quegli anticorpi per proteggere le Anime che sono state loro affidate?  
 
Padre Scalese dice bene: non aspettiamoci nulla in tal senso dai Pastori....ma io da laica mi chiedo: è normale accettare passivamente questo NON AGIRE? certo non passivamente, devo FARE, ma santa pazienza, cosa posso fare?  
Cari Padri....quanti catechisti o semplici laici, o volentorosi liturgisti saggi vengono CARITATIVAMENTE MESSI ALLA PORTA non appena osassero "FARE" quel qualcosa che AIUTI il ritorno della normalità?  
Quanti laici o catechisti o liturgisti DISSOCIATI dall'ortodossia della fede vengono invece accolti, consegnando ad essi le chiavi della parrocchia solo perchè sono CREATIVI e sanno ben INVENTARE forme di liturgia accattivanti che sappiano INTRATTENERE IL PUBBLICO NEL TEATRINO DI UNA MESSA-IN-SCENA? Wink  
 
Da ottimista quale sono è ovvio che (ma qui devo ringraziare la Grazia non è certo merito mio) restando con il Papa nel senso più pieno e non idolatrico o del culto della persona... indubbiamente è già un fare che sta portando e porterà frutti succulenti che sapranno godere i cattolici che verranno probabilmente dopo di noi, dopo di queste ultime generazioni nostre... me lo insegna anche la beata Caterina Emmerich, ma anche un san Giovanni Bosco, san padre Pio, e talune apparizioni come Fatima, La Salette, ecc...  
Tuttavia è fuori dubbio che se i Pastori non si assumeranno le loro responsabilità, usando quel santo BASTONE...per poi adoperarsi con il santo VINCASTRO come appunto ha spiegato il Pontefice, difficilmente potremo uscire da questa crisi...  
 
Se è vero come io credo che è giunto il momento di finirla anche di relegare le questioni al trito e ritrito "concilio si, concilio no!", è anche vero che è giunto il momento di OSARE... ossia di operare chirurgicamente come sta facendo il Pontefice ma al quale ancora nessuno ha obbedito come per esempio il ripristino della croce sull'altare e il ritorno dell'inginocchiatoio con la Comunione alla bocca...  
ma queste operazioni possono farle i Pastori, non i laici...  
Noi continuiamo ad agire come "sentille del mattino" (cfr Ez.3,16), anche se spesso invece di essere accolti, vediamo scagliarsi contro di noi i lupi travestiti da agnelli, nutriti e coccolati proprio da quei Pastori che forse hanno dimenticato l'uso tradizionale del pastorale....




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)