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venerdì 3 luglio 2009

La RAI s'interessa alla Messa tridentina



Il blog Raivaticano di Giuseppe De Carli (vaticanista della TV nazionale) pubblica oggi questo commento sulla Messa antica, accompagnato addirittura da tutto l'ordinario, tradotto, della S. Messa. Il fatto è in sé interessante perché la felpata e misuratissima Rai non si era finora, a nostra conoscenza, addentrata in quest'argomento che, come noto, agita le passioni ecclesiali. Prudenza lo impone: il solo parlare della Messa antica (al di là delle istituzionali informazioni sull'emanazione del motu proprio) causa mal di pancia a molti presuli e prelati dei quali è meglio non cercare l'inimicizia.

Sicché, se ora si dò risalto alla Messa antica, la si presenta, si notizia perfino che essa è in crescita ed espansione... ci viene il sospetto che qualcosa possa bollire in pentola. O i nemici della Tradizione stanno perdendo colpi, influenza e temibilità, oppure il Papa ha deciso di rilanciare e intende veramente affrontare di petto la questione.
Tutte nostre illazioni, beninteso.

Ed ecco il testo:


Dopo il “Motu Proprio” del 2007 di Benedetto XVI riguardante la Messa Tridentina, l’interesse per questa antica liturgia si è accresciuto, come dimostrano le numerose iniziative, in Italia e all’estero, per poter celebrare in tante chiese la Messa in lingua latina. In queste poche righe vogliamo offrire dei brevi spunti sulla liturgia e presentare il Messale di san Pio V, il quale, per agevolare la lettura, è stato ridotto alle formule essenziali, dando chiarimenti delle parti mancanti con una breve sintesi. Offriamo quindi un testo e delle formule di un rito che per cinque secoli ha caratterizzato la Chiesa. Ci rivolgiamo a tutti: ai non più giovani e a tutte quelle persone, specialmente i ragazzi, che sanno poco o nulla di questa liturgia; a coloro che lo apprezzano e a quelli che lo apprezzano meno.

Piccola introduzione alla Messa Tridentina

Nel XVI secolo, dopo la crisi dovuta alla Riforma Luterana e la contestazione della liturgia cattolica, la Chiesa di Roma avviò una nuova versione del Missale Romanum per il quale”…furono utilizzati i più antichi manoscritti e messali a disposizione - così si scrisse allora nella bolla Quo Primum - al fine di eliminare errori e falsità e giungere a una redazione secondo la norma dei Padri della Chiesa e rispettosa dei portati dei più rilevanti teologi pre-riformatori” [si omette qui di specificare bene che il Messale tridentino non è tanto una "nuova versione", bensì una sorta di edizione critica del Messale allora in uso a Roma, ed esteso alla cattolicità: di qui l'improprietà del termine Messale tridentino, visto che esso è di molti secoli anteriori e risale nell'essenza a Papa Gregorio Magno, mille anni prima].

Il Messale, conosciuto anche come tridentino, fu voluto da san Pio V ed entrò in vigore nel 1570 a conclusione del Concilio di Trento. In seguito, alcuni pontefici apportarono piccoli cambiamenti, senza mai però sconvolgere l’impianto liturgico, procedendo, quasi sempre, a modifiche sulla classificazione delle messe o ad aggiungere nel calendario nuovi santi. L’ ultima modifica avvenne nel 1962 sotto il pontificato di Giovanni XIII con il cambiamento, tra l’altro, della famosa preghiera del Venerdì Santo rivolta al popolo ebreo, dove venne tolta la frase: “Oremus et pro perfidis Judaeis…”. Nel 1964, durante i lavori del Concilio, fu istituito il Consilium per l’applicazione della costituzione liturgica (Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia), per adattare i testi liturgici ai principi conciliari. Questo lavoro pose le basi per la stesura del nuovo Messale in lingua volgare, dichiarato obbligatorio da papa Paolo VI con la costituzione apostolica “Missale Romanum” del 3 aprile 1969. Il vecchio messale, salvo rare eccezioni ad personam, veniva così derubricato dalle consuetudini liturgiche quotidiane della Chiesa.


La struttura della Messa tridentina



La liturgia è divisa come in un cardo decumano romano in quattro parti:

• Preparazione, le preghiere ai piedi dell’altare,

• Didattica, dall’antifona al Credo,

• Il Sacrificio, Offertorio, Canone e Comunione

• Ed infine il Congedo e lettura del Vangelo, 1,1-14 di san Giovanni e le preghiere, recitate insieme ai fedeli, composte da Leone XIII.


È importante ricordare, al di là di alcune recenti polemiche, che il sacerdote non si pone “contro” i fedeli, chiudendosi in un cerchio (cfr. Ratzinger, “Introduzione allo spirito della liturgia”), [veramente Ratzinger parla di cerchio a proposito del rito versus populum e della chiusura di esso alla trascendenza, perché si forma un cerchio tra celebrante e fedeli] ma sta a capo del “popolo di Dio”, quale condottiero, e con esso si rivolge a Dio, verso l’oriente, verso l’ altare…” che conserva nella sua pietra le reliquie dei santi, nostri intercessori presso Dio. L’altare ha un arredo particolare: il crocefisso, simbolo del rinnovo del sacrificio della croce; il tabernacolo posto al centro, sede di Cristo, presente realmente sotto le specie eucaristiche, i candelieri per significare la presenza di Cristo, “luce del mondo” (Gv 8,12; Lc 2,32; 1,78), oltre le parti mobili come: il calice, la pisside, la patena, il corporale, la palla e il purificatorio. Infine, un elemento che oggi può sembrare non essenziale, sono le fasi di preparazione e di ringraziamento per la Messa che il sacerdote può fare in sagrestia o in Chiesa anche come esempio per i fedeli.

nel sito suindicato, il post prosegue con l'ordinario della S. Messa

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)