DIFENDERE LA VERA FEDE

"Una proposta"...per TE!

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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 05/01/2009 17:42
    Carissimi,
    come frutto dell'Anno del Rosario voluto da sua Santità Giovanni Paolo II° abbiamo cominciato ad impegnarci non solo a pregare con assiduità e profondità il santo rosario, ma dobbiamo insistere e continuare altresì a mettere il nostro impegno nel divulgare la preghiera mariana e questo, non tanto come l’abbiamo intesa personalmente ma, come è nel cuore della Beata Vergine e proposto dall’insegnamento della Chiesa Cattolica.[SM=g1740717]

    IL MOVIMENTO DOMENICANO DEL ROSARIO rappresenta il punto ufficiale , il fulcro, in cui deve ruotare nella Chiesa la nostra disponibilità nel servire la Madre di Dio divulgando la sua preghiera preferita.[SM=g7182]

    Da sempre, L'ordine dei Predicatori, è stato il custode e il motore della preghiera Rosariana come ci ricorda s.s. Paolo VI nella Marialis Cultus quando afferma: «Tra questi è giusto ricordare i figli di s. Domenico, per tradizione custodi e propagatori di così salutare devozione».

    La caratteristica stessa del Santo rosario, formata da meditazione (senza di essa il Rosario è corpo senza anima - S. Luigi M. Grignon de Mantfort) e preghiera è parte integrante della spiritualità Domenicana, non a caso la tradizione attribuisce la paternità di questa preghiera direttamente al fondatore dell'ordine dei Predicatori: San Domenico, come ci ricorda molto chiaramente s.s. Leone XIII quando afferma «Il misericordioso Iddio, come è noto, suscitò un santissimo uomo, l’inclito padre e fondatore dell’Ordine Domenicano. Egli, grande per la purezza della dottrina, per la santità della vita, per le fatiche dell’Apostolato, prese a combattere intrepidamente per la Chiesa cattolica, confidando non nella forza né nelle armi, ma più di tutto in quella preghiera che egli per primo introdusse col nome del santo Rosario e che, o direttamente o per mezzo dei suoi discepoli, diffuse ovunque».

    Consapevole che l’indipendente azione esula dall’esperienza d’apostolato voluta da Gesù stesso (Mc 6,7 e Lc 10,1) e che, seppur animati di santa buona volontà, non ci si improvvisa autentici collaboratori della Madonna, Vuoi trovare una “famiglia” che condividendo la tua sensibilità mariana e rosariana ti sostenga aiutandoti a maturare un cammino comune a tanti altri fratelli che come te vogliono essere veri strumenti della Vergine per promuovere il santo rosario (non si può quindi recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio - Rosarium Virginis Mariae di s.s. Giovanni Paolo II) in sintonia con il Santo Padre, il Magistero e la Chiesa cattolica?

    Diventa anche tu collaboratore del Movimento Domenicano del Santo Rosario e troverai un’assistenza materiale e spirituale, il sostegno di secoli d’esperienza, la guida in gioiosi momenti comuni di formazione e preghiera, tanta fraternità, un fiume di entusiasmo, un fiorire di proposte per te, per quello che hai intenzione di fare, per la tua comunità

    SCRIVI QUI
    Fr.Mauro O.P.
    per informazioni e collegamenti personali, clicca
    qui: www.sulrosario.org

    [SM=g1740750] [SM=g7182]


    [SM=g1740722] [SM=g1740722] [SM=g1740722] [SM=g1740722] [SM=g1740722] [SM=g1740722] [SM=g1740722] [SM=g1740722] [SM=g1740722]


    Desidero condividervi una Lettera indirazzata al Laicato Domenicano per la Pasqua del 2003...[SM=g1740721] ...sono certa che ognuno di voi la potrà fare propria.....

    Fraternamente Caterina
    Possa la pace di Cristo Risorto essere con tutti voi e le vostre famiglie in questo periodo di gioia!

    Come Famiglia di Predicatori, noi domenicani dobbiamo sapere cosa predichiamo, o meglio, a chi predichiamo. La Pasqua di Risurrezione celebra l'essenza della nostra fede cristiana, il centro del Vangelo, la pietra angolare della nostra predicazione, il kerygma che trasmettiamo, in altre parole: la Resurrezione di Cristo tra i morti. Come disse San Paolo: “Noi, infatti, non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore” (2 Corinzi 4:5) e “Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione”(1 Corinzi 15:14).

    Noi domenicani preghiamo e studiamo in comunità con gli altri con uno scopo principale: la predicazione sacra!

    Spesso parliamo di questi quattro fattori, o dei "quattro pilastri", come se fossero uguali. Tuttavia, anche se sappiamo che questi devono essere in armonia ed avere un giusto equilibrio, la verità è che tutto si basa nella predicazione, il nostro dovere d’evangelizzazione, il nostro apostolato missionario di andare ad annunciare agli altri. La nostra esperienza e fede in Cristo ci spinge ad andare e annunciare la Buona Novella a tutti, proprio come Maria Maddalena fece con i discepoli (Giovanni 20:18), che poi andarono ad annunciare la Parola di Dio in tutto il mondo.
    I domenicani, incluso i laici, sono e devono essere predicatori di Cristo Risorto.

    Recentemente, insieme con Stefano Angeli (un laico domenicano che presta servizio come volontario nell’Ufficio del Laicato Domenicano a Roma) stiamo creando una nuova Fraternità di Laici Domenicani a Santa Sabina.
    Ora, con più di 30 candidati, dobbiamo rispondere a molte domande che sono comuni e necessarie per coloro che iniziano questo cammino:
    Chi sono i domenicani? Perché si chiama l’Ordine dei Predicatori? Come possono i laici essere predicatori?

    E noi rispondiamo nuovamente che tutto inizia ed è incentrato nella nostra fede in Cristo Risorto, che dobbiamo condividere con tutti!
    Far parte del progetto di predicazione della comunità domenicana è il nostro modo di compiere la promessa battesimale. È il nostro carisma che ci aiuta a diffondere la parola in tutti i modi e con tutti i mezzi possibili. Predicare è come invitare continuamente tutti ad una festa, al Banchetto della Luce di Cristo, affinché possano uscire dalle fredde tenebre e gioire!

    Per molti anni ho avuto l’onore di studiare e lavorare con molti cristiani protestanti. Onestamente quello che mi meravigliava spesso dei miei amici protestanti era la serietà con cui prendevano il loro battesimo, con la convinzione che il loro dovere è quello di andare e predicare. Sebbene un certo tipo di predicazione protestante può spaventarci (e questo è vero anche per un certo tipo di predicazione cattolica) non possiamo che ammirare quei protestanti che credono fermamente che essere cristiani significa condividere la Buona Novella con gli altri. Dal punto di vista teologico, hanno ragione. Dovremmo auspicarci che tutti noi nell’Ordine dei Predicatori sentissimo quella stessa profonda necessità di predicare!

    Il periodo pasquale è una buona opportunità per i laici domenicani di domandarsi nuovamente: Sto predicando il Cristo Risorto agli altri come un cristiano battezzato e un domenicano impegnato? A chi, come e quando? La predicazione sacra è l’essenza della nostra preghiera, studio e di tutta la comunità della Fraternità di Laici Domenicani? Quando predichiamo, chi annunciamo che è Cristo? Cosa predichiamo esattamente? Questi sono interrogativi fondamentali che devono trovare una risposta nel dialogo in tutte le Fraternità Laiche, sia si tratti della nuova creata a Santa Sabina, sia di quelle fondate centinaia di anni fa, come quella di Cordoba, in Argentina.

    Infine, non dimenticate di pregare per una pace duratura e la riconciliazione in Iraq. Pregate specialmente per la Famiglia Domenicana irachena, che comprende più di 600 laici domenicani. Pregate anche per il futuro dei loro apostolati di predicazione. Ricordate che tutti noi abbiamo una famiglia in Iraq, la cui terribile esperienza di guerra ci chiede di assicurare loro che noi domenicani continuiamo a predicare il Cristo Risorto, che lo accompagna.

    Come Gesù disse,
    “Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
    Non come la dà il mondo, io la do a voi.
    Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.”
    (Giovanni 14:26)

    Fraternamente in S. Domenico e Santa. Caterina,
    fr. Gerald Stookey, OP
    Promotore Generale del Laicato Domenicano

    [SM=g1740742] [SM=g1740722] [SM=g1740721]

    Sta a te.....scoprire dove è meglio che stia il tuo cuore......
    (Mt.6, 19-21)
    " Non vi affanate ad accumulare tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano, dove ladri scassinano e portano via. Accumulatevi tesori in cielo dove tignola e ruggine non consumano nè ladri scassano e portano via. Infatti dov'è il tuo tesoro, li sarà pure il tuo cuore!"
    Racconta in un colloquio R. Follerau, il grande apostolo missionario dei Lebbrosi....:
    " S'avvicina l'ora della merenda. Una mamma premurosa chiede al suo bambino:
    - Vuoi una pastarella?
    - No, mamma!
    - Preferisci forse un pò di cioccolata o una fetta di torta?
    - Neanche!
    - Ma, figlio mio cosa mangerai per merenda?
    - Niente mamma, il pranzo è stato abbondante...Però se proprio ci tieni vorrei che tu mi dessi i soldi della pasterella o della cioccolata per la merenda......
    - I soldi?! Ma a cosa ti serverebbero?
    - Il parroco sta facendo la raccolta per il lebbrosi...dopo aver ascoltato le storie dei missionari, ho capito che dobbiamo fare qualche cosa di concreto anche noi, il mio cuore non si sazierebbe se non lo facessi!
    Questi colloqui - scrive Follerau - sono scaturite da alcuni incontri che ho tenuto con le mamme e i loro figli dopo alcune catechesi sulla situazione dei Lebbrosi. Questo episodio accadde subito dopo la guerra e l'Austria non era ancora ricca come oggi, tuttavia i ragazzi riuscirono a raccogliere due milioni e duecentomila franchi con questa campagna catechetica, per acquistare generi alimentari e medicinali proprio per i Lebbrosi. Alla commovente cerimonia per la consegna, ciò che mi commosse di più fu che insieme al materiale, si consegnarono alla nostra missione 7 nuovi missionari....."
    (S.J.Klimer, "Il Vangelo nella vita degli adolescenti", LDC)

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 05/01/2009 17:50
    Concedetemi di proporvi qualcosa attraverso una storiella veramente accaduta.....il nome è per noi una garanzia di serietà: san Pier Damiani...vescovo e Dottore della Chiesa...della cui storia potete leggere cliccando qui:
    Vissuto fra il 1007 e morto il 1070....ricordiamoci che anch'egli è stato BAMBINO......e dal suo diario di bordo....ci ha tramandato questo ricordo personale...e ricordiamoci che se dei santi non apprendiamo queste perle di saggezza, allora si che rischiamo di fare uno sterile culto che sfocerebbe nell'idolatria.......[SM=g7574]
    San Pier Damiani nel racconto scritto parla di sè stesso in terza persona (tipico dei santi quando volevano tramandare un fatto personale)
    " Un fanciullo vispo e abituato alla strada essendo orfano, trovò un giorno per via una moneta d'argento di discreto valore. Povero ed orfano com'era, al luccicare di quella moneta, esplose una gioia incontenibile, e nel percorrere la strada inizia a fare mille castelli in aria per come spendere quella moneta preziosa.
    - Come spenderò questo tesoro?- iniziò a pensare.

    Sedutosi sopra un sasso si guardava attorno per farsi venire un idea: aveva bisogno di vesti nuove, quelle che aveva erano ridotte a brandelli; forse un paio di scarpe nuove, quelle che aveva erano ridotte a delle sottili suole. Ma aveva anche fame....Desiderava il Pane! Allora una lacrima gli rigò il volto ricordandosi che fino all'anno prima la mamma, prima di morire, gli preparava del buon pane quando poteva. Ora tutto gli mancava e quella moneta iniziava a non bastare più. Quanti bisogni! Ma a quale dare la preferenza?

    In quel mentre passa un sacerdote. Nel salutarsi, forse anche un santo intuito, il sacerdote non dice nulla, ma gli offre subito un tozzo di pane fragrante. Il fanciullo per nulla impressionato, mangia con avidità quella fraganza sotto lo sguardo sorridente del sacerdote che gli chiede:
    - I tuoi genitori dove sono? -
    Il fanciullo intristito risponde che sono entrambi morti. Il sacerdote in silenzio lo accerazza sulla testa con fare paterno.
    Allora gli viene l'idea di come spendere la moneta. Guarda al sacerdote e gli dice:
    - Prendetela voi usatemi la carità di ricordare nella Messa i miei poveri genitori ed anche altri amici che sono morti da poco.
    Il sacerdote rimane titubante, poi lo invita a recarsi con lui.
    Da quel giorno, il giovane fanciullo sentì dentro di sè la protezione della Anime Sante del Purgatorio, la sua vita cambiò completamente. Si ritrovò a studiare e ad avere una famiglia.
    Qui finisce il racconto......quel giovane di ingegno acuto e di indole buona, crebbe in scienza, saggezza e sapienza e carità. Divenne un religioso, si fece prete e la Provvidenza lo portò a diventare un grande Dottore della Chiesa, un vescovo di grande umiltà...un santo: quel fanciullo era san Pier Damiani....[SM=g1740721]


    [SM=g1740750] [SM=g7182]

    Amici.....tutti noi conosciamo o le abbiamo sentite nominare...LE BEATITUDINI:
    (Mt.5)....[SM=g7831]
    Beati i misericordiosi...beati i puri di cuore, beati gli afflitti..ecc......ma sappiamo dire cosa sono queste Beatitudini e soprattutto COME ARRIVARCI?
    Qui non esiste catechesi che tenga, occorre sperimentarlo sulla propria pelle.....occorre VIVERLE, PROVARLE, MAGARI ANCHE RIFIUTARLE qualche volta, quando la croce si fa pesante...insopportabile..., MA MAI ABBANDONARLE....
    In tutta la Bibbia una sola persona si è potuta dire da sè stessa....TUTTE LE GENERAZIONI MI CHIAMERANNO BEATA.....già, Maria....la colma, la piena di Grazia che ha sviluppato in sè tutte queste beatitudini portandole a compimento...
    Ma da dove ha iniziato  Maria questo cammino di perfezione? DA UN MOMENTO DI STUPORE....DA UN TURBAMENTO CHE FU PER LEI MERAVIGLIA E STUPORE.....che possiamo comprendere meditando il Magnificat (Lc.1,46)
    Per farvi comprendere di che cosa sto parlando, non vi porto catechesi dottrinali, ma una storia breve..[SM=g1740717] ....
    A Napoli, come in Provenza, tra le molte statue che abbelliscono il Presepio, se ne trova una molto curiosa della cui storia tutti ne parlano ed è entrata a far parte della saggezza popolare antica, quella che ti evitava psicanilisti e medicine antistress.....
    Essa rappresenta un uomo con le mani in avanti, ma vuote, le braccia sono aperte, ma ciò che attira è il suo viso, meravigliosamente ritratto in un atto di stupore, dal quale sprigiona una misteriosa e stupenda "meraviglia".
    In Provenza la chiamano "la statuetta INCANTATA";
    a Napoli, "Il pastore MERAVIGLIOSO"....
    in entrambi i casi parliamo del medesimo personaggio al quale è legata questa saggezza o leggenda popolare.

    Un giorno le statuine del presepio rimproverarono "INCANTATO", perchè non aveva nulla tra le mani, e nulla portava a Gesù Bambino, e dicevano:
    - Ma come, non hai vergogna? -
    - Ma cosa fai? Ti presenti davanti al tuo Signore senza nulla portare? -
    - Ma guarda che figura che ci fai fare! _
    - Ma che razza di gente viene qui, presentandosi a mani vuote, è una vergogna!! -
    Il povero INCANTATO però non rispondeva: era tutto assorto a guardare il Bambino Divino, sembrava rapito.

    Poichè i rimproveri e l'umiliazione continuavano, Maria vedendo la scena prese le sue difese e disse:
    - Figlioli, non vi rammaricate! Sembra che INCANTATO venga con le mani vuote da Gesù, invece fate bene attenzione, egli porta con sè il dono più bello: tutta la sua MERAVIGLIA E IL SUO STUPORE! Per INCANTATO vuol dire che la grandezza di Dio e il suo amore lo stupiscono e lo meravigliano! Quando io mi recai dalla mia cugina Elisabetta, non avevo con me nulla, ma le portai la cosa più preziosa che portavo nel grembo, il Salvatore, portai a Lei tutto il mio stupore tanto che il figlio suo che portava in grembo le sussultò appena l'ebbi salutata (Lc.1,39-45), Elisabetta comprese il grande dono e mi chiamò Beata, da allora scoprii tutte le Beatitudini, ma la più grande rimane lo STUPORE E LA MERAVIGLIA, per questo illuminata dallo Spirito Santo, io cantai il Magnificat....-

    E Maria concluse dicendo:
    - Il mondo sarà meraviglioso fin quando ci saranno persone, come INCANTATO, capaci di restare STUPITI dinanzi al Signore che, per amor nostro, si è fatto uomo come noi per salvarci e per renderci Figli di Dio. Con me ogni uomo potrà cantare ogni giorno il Magnificat perchè io l'ho cantato per lo stupore e per le persone come INCANTATO, per donare la speranza ad ogni uomo redento dal Sangue del mio unico Figlio, mio Signore e mio Dio. Solo meravigliandoci e rimanendo stupiti, potremmo vivere tutte le Beatitudine e conseguire la Beatitudine eterna....-
    ( Collana Jesus: Esempi catechistici -fatti e persone nelle omelie per i giovani- pag.24)[SM=g1740722]


     
    [SM=g1740720] una proposta per te....

    Il testo che segue è lungo, ma credetemi....vale la pena di stamparselo e meditarlo con serenità....
    Charles Harold Dodd, grande studioso inglese della Sacra Scrittura, soprattutto del vangelo di san Giovanni, quasi novantenne scrisse un libro su Gesù, Il Fondatore del cristianesimo[1], che rimane il suo testamento spirituale. Nel primo capitolo, operando un procedimento a ritroso, fa interessanti osservazioni sull’eucaristia non solo come anima spirituale della Chiesa, ma come elemento di continuità che collega il Gesù storico a noi oggi e la comunità ecclesiale di oggi al grande evento dell’incarnazione. Dice Dodd:
    «Ancora una volta, possiamo partire dall’osservazione della realtà contemporanea e andare poi a ritroso nel tempo. Per avere una visione interna del cristianesimo, dobbiamo prendere in considerazione la Chiesa, ogni Chiesa. Che cosa fa questo particolare gruppo di persone, che chiamiamo la Chiesa? Molte cose, alcune forse più utili e pertinenti di altre (...) Ma vi è una attività in cui la Chiesa non teme concorrenza: è il culto di Dio....(...) Tra i vari atti di culto della Chiesa, uno in particolare, sotto forme diverse, è praticato da tutte le comunità cristiane. Viene chiamato sacramento della Cena, santa Comunione, eucaristia, o ancora messa. Sotto tutte queste forme ritroviamo quelle riunioni domenicali cristiane che tanto impensierivano il romano Plinio nel 112 d.C. Oggi come allora il momento centrale dell’incontro è costituito da un pasto comunitario, oggi ridotto agli elementi essenziali del pane e del vino. Attorno a esso si raccolgono quasi tutti gli aspetti del culto che abbiamo prima esaminato.
    Nel momento culminante del servizio religioso sentirete pronunciare parole come queste: Il Signore Gesù, la notte del suo arresto, prese del pane e dopo aver reso grazia a Dio lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato prese il calice e disse: “Questo è il calice della nuova alleanza suggellata dal mio sangue. Ogni volta che ne berrete, fate questo in memoria di me”. Queste parole significano che il rito viene posto in relazione, nella sua globalità, con quanto Gesù ha detto, fatto e sofferto in tale occasione»...
    ...
    Dodd non fa che constatare il fatto che oggi in ogni celebrazione eucaristica la Chiesa si ricollega a un evento realizzato da Gesù duemila anni fa. Si tratta di una tradizione viva. L’eucaristia non è legata a un episodio del passato dimenticato e poi riscoperto portando alla luce manoscritti antichi ritrovati casualmente. Tutte le generazioni cristiane, in una catena ininterrotta di preghiera e di lode, hanno adorato Gesù eucaristico, si sono nutrite del pane degli angeli, si sono rafforzate nella fede e nella testimonianza anche martiriale mediante il sacramento della presenza reale di Cristo tra noi...
    La Chiesa di Cristo, dal giorno della Pentecoste, dopo la discesa dello Spirito Santo, non ha mai cessato di riunirsi per celebrare il mistero pasquale, nel giorno che è stato chiamato “domenica”, in memoria della risurrezione del Signore. Nell’assemblea domenicale la Chiesa proclama ciò che in tutta la Scrittura si riferisce a Cristo e celebra l’eucaristia come memoriale della morte e risurrezione del Signore, finché egli venga....
    (Non solo il Papa nella sua Enciclica, ma anche altri pensatori intendono il Mistero allostesso modo come appunto così deve essere)
    È la Chiesa che fa l’eucaristia, ma è anche l’eucaristia che fa la Chiesa. Nel primo caso si tratta della Chiesa in senso attivo, nell’esercizio del suo potere di santificazione; nel secondo caso si tratta della Chiesa in senso passivo, la Chiesa dei santificati. E attraverso questa misteriosa interazione, è sempre il corpo unico, in fin dei conti, che cresce e si costituisce, nelle condizioni della vita presente, fino al giorno del suo compimento......

    Per questa presenza sacramentale di Gesù nel suo seno, la Chiesa ha protetto con cura materna questa sua preziosa e vivente eredità, difendendola da profanazioni e da false interpretazioni.

    Prima di inoltrarci nel nostro studio, ricordiamo che in questo ambito, come in altri campi, il magistero della Chiesa ha svolto una funzione importante e pionieristica non solo di difesa e di precisazione dottrinale nei confronti di interpretazioni e opinioni erronee, ma soprattutto di approfondimento teologico, liturgico, pastorale e spirituale[5]. Per cui, un semplice sguardo al magistero conciliare e postconciliare mostra l’immensa ricchezza contenuta in questo meraviglioso tesoro della Chiesa che è l’eucaristia...

    La celebrazione eucaristica è, inoltre, radice e cardine di ogni comunità cristiana e impulso alla carità, all’apostolato e alla missione....

    ...D’altra parte, non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità. E la celebrazione eucaristica, a sua volta, per essere piena e sincera deve spingere sia alle diverse opere di carità e al reciproco aiuto, sia all’azione missionaria e alle varie forme di testimonianza cristiana (PO6)

    La comunità che celebra l’eucaristia rivive l’evento pasquale, che è l’evento della liberazione globale e definitiva della comunità da ogni male. Ora Maria è la prima redenta a godere in pieno della liberazione totale portata dal Cristo pasquale. Di qui ancora la presenza paradigmatica di Maria nella comunità eucaristica.

    La comunità che celebra l’eucaristia invoca lo Spirito Santo. La presenza di Cristo fra di noi non solo all’incarnazione ma anche nell’eucaristia è resa possibile attraverso l’opera dello Spirito Santo. È lo Spirito che agisce sul pane e sul vino trasformandoli in corpo e sangue del Cristo. Ed è lo Spirito che agisce sui fedeli, per renderli veramente uniti nel corpo ecclesiale. Ed è per lo stesso Spirito che Maria diventò madre del Figlio di Dio incarnato. Anzi Maria è santuario dello Spirito Santo.

    La comunità che celebra l’eucaristia partecipa alla missione di Cristo[29]. Chi celebra l’eucaristia e chi si nutre di essa non solo si ciba del pane di vita, ma entra nel dinamismo d’incarnazione salvifica della parola di Dio, dell’azione di Dio e della presenza di Dio. Diventa anche lui una parola detta da Dio, un gesto salvifico di Dio e un tabernacolo della sua presenza.

    Noi sappiamo che all’inizio di questa economia sacramentale c’è Maria: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5). Tale economia si fonda su un altro fate: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Di qui scaturisce una conclusione inevitabile. Il fare della Chiesa «in memoria» di Gesù deve tradursi in una continua prassi di incarnazione della Parola di vita eterna che è Cristo, della sua azione e della sua presenza salvifica. L’eucaristia deve diventare prassi di Parola divina, di azione e di presenza di Dio tra gli uomini. Si può allora parlare a ragione di prassi della bocca (= evangelizzare con la parola), prassi delle mani (= evangelizzare con le azioni), prassi dei piedi (= evangelizzare con la presenza e l’incontro). Può sembrare questa una conclusione azzardata: ricavare, cioè, dal sacramento per eccellenza della contemplazione e dell’estasi una prassi dell’azione. Eppure l’economia eucaristica è fondata sul «fate» di Maria e di Cristo.....


    http://www.rivistaliturgica.it/upload/2001/articolo3_323.asp

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 05/01/2009 18:08
    "Ascolterete ma non comprenderete....guarderete, ma non vedrete..."
    ( Mt.13,10-17)
    Ascoltare siamo TUTTI capaci, ma il comprendere, che è una parola composta e che letteralmente vuol dire "COME-PRENDERE"...diventa più difficile se NON vogliamo comprendere....o se il nostro cuore è chiuso....e per meditarci su vi scrivo questa storiella simpatica....[SM=g1740725]
    S. Pietro e il maiale...[SM=g7574] ...
    Il Signore e s.Pietro camminavano lungo un viottolo di campagna, diretti verso un villaggio a predicare.
    Ad un certo punto s'imbattono in un bel maialino, lustro e ben pasciuto, apparentemente senza un padrone.
    A S. Pietro cominciarono a brillare gli occhi per la fame:
    -Signore, dice, guardate che meraviglia di maiale! Sapete che bello sarebbe poterlo prendere, portarlo con noi e all'occorrenza...bè...si, dobbiamo pur nutrirci!-
    - Ma Pietro! ,risponde Gesù, questa bestiolina avrà pure un padrone non credi? Ascolta facciamo così: appena arriveremo al villaggio tu comincerai a chiedere in giro se qualcuno ha perduto un maiale e vedrai che il proprietario salterà fuori!-
    Appena entrati in paese s.Pietro si mise a gridare:
    - CHI HA PERDUTO un maiale? CHI HA PERDUTO un maiale? -
    Quindi tornò dal Signore e con aria innocente gli dice che nessuno ha reclamato la bestiola!
    - Pietro, dice il Signore con pazienza, tu vuoi fare il furbo con me? Ritorna in paese e ripeti in modo chiaro la richiesta, e fa in modo che anche la parola MAIALE si possa sentire...!
    San Pietro umiliato ritorna e grida:
    - chi ha perduto UN MAIALE ? chi ha perduto UN MAIALE?.....-
    A quel punto il Signore scosse la testa e si allontanò dicendo:
    -Inutile...nessuno è più sordo di chi non vuol sentire...!-

    [SM=g1740725] [SM=g1740727] [SM=g1740725] [SM=g1740727] [SM=g1740725] [SM=g1740727] [SM=g1740725] [SM=g1740727]


    Vi prego.....leggete questa testimonianza meravigliosa.....l'Eucarestia chiama.....e chiama sempre...[SM=g7831] ..
     Meditando davanti alla nona stazione della Via Crucis, suor Bridge ricordò che aveva conosciuto una madre per la quale la preghiera era diventata una pratica quotidiana! Tutte le volte che suo figlio cadeva sotto la sua croce lei si faceva forza per lui e lo metteva nella sua preghiera. Lei non ha mai smesso! A 14 anni suo figlio Benny era stato traumatizzato dalla morte del padre colpito da infarto. Fino a quel momento la sua vita era stata felice, ma quel giorno lui perse il suo dono più prezioso. Cominciò allora a uscire di casa per giocare a calcio e dopo poco cadde nella droga. Diventò un alcolizzato e a 15 anni anche piromane. Brucò 5 alberghi e presto divenne uno dei più noti criminali della Danimarca. Imprigionato fino a vent’anni, Benny alla fine fu messo in isolamento e rinchiuso in una gabbia come un animale.
    Ma sua madre non si è mai arresa. Pregare per lui era la sua pratica quotidiana! (Gli altri componenti della famiglia si auguravano la sua morte, tanto si vergognavano di lui). Giorno dopo giorno lei non smise di supplicare il Signore per la sua conversione. Un giorno disse ad un sacerdote: "io ho un figlio in prigione, in cella d’isolamento, è in condizioni disperate! La prego di andarlo a trovare". Successivamente Benny disse a suor Briege" avevo perso la fede nella chiesa, non volevo vedere nessun prete. Mi sono tagliato le vene, ho cercato di uccidermi. Nessuno può immaginarsi il baratro in cui stavo sprofondando. Perdevo sempre di più il contatto con la realtà e ciò lasciava tutti indifferenti. Amavo mia madre allora e per non ferirla accettai di vedere il prete. Ma non avevo tempo per lui. Il prete entrò ed emanava gioia intorno a sè. Fu molto dolce e non mi chiese cosa avessi sbagliato. Mentre se ne stava andando, si voltò e mi disse: "Benny, tornerò a trovarti." Ed io mi dissi: "non m’importa proprio di rivederti."
    Le settimana seguente venne in cella e disse: "Benny vorrei pregare con te." Benny disse: "Pregare con me?" Il Padre rispose: "Tu non devi dire nulla. Io parlerò semplicemente a Gesù per te". Fece passare le sue mani attraverso le sbarre. C’era una guardia seduta con me, perché non avevo mai il diritto di rimanere solo, tanto ero pericoloso, e perché avevano paura che mi suicidassi. Mise le sue mani sulla mia testa e una forza mi attraversò. Avevo paura di andare a letto, per timore  di perdere questa sensazione. Così rimasi a sedere lì fino a che non mi addormentai. Quando mi svegliai sapevo solo, sentivo dentro che dovevo confessarmi. Mi ricordo di aver avuto questo pensiero: "Devo vedere un prete! Immaginate, avevo 26 anni e non mi ero più confessato dall’età di 14, dalla morte di mio padre!" Poiché le autorità della prigione non si fidavano, rifiutarono di lasciarlo venire una seconda volta. Benny telefonò a sua madre perché dicesse al parroco di vestirsi da laico e di non dire che era un prete. "Voglio confessarmi!". Il prete venne e raccontò più tardi di come la confessione lo avesse purificato. Fece l’esperienza della più meravigliosa misericordia di Gesù, dopo aver vissuto per tanti anni praticamente incatenato. Poi Benny trascorse molti anni a scontare la pena in differenti prigioni.

    Appena aveva scontato una pena in una prigione, veniva mandato in un’altra. Passava il suo tempo a studiare la Bibbia ed ad imparare a conoscere il Signore. Quando usciva per qualche ora per cambiare di prigione, ne approfittava per cercare un convento dove ci fosse l’Adorazione perpetua, restava seduto davanti al Santissimo Sacramento e poi ritornava in prigione.
    Alla sua uscita dalla prigione, fu mandato in un centro di riabilitazione ed aiutò le suore col lavoro manuale. Quando aveva un po’ di tempo andava nella loro cappella e si sedeva davanti al Santissimo Sacramento, semplicemente per essere seduto vicino a Gesù. Gesù nell’ostia gli disse: "Benny, voglio che tu diventi prete!" Benny rispose: "Prete? Quale vescovo mi accetterà?". Era il criminale più conosciuto di Danimarca. Gesù gli rispose: "Io, io ti prenderò. Provaci!" Allora andò a trovare il vescovo (Sr Briege e Padre Kevin lo hanno incontrato di recente), che non gli pose delle domande sul suo passato di criminale, ma gli disse: "Benny, tu non hai studiato, comincia col finire i tuoi studi, fai l’università e poi torna a trovarmi."

    Quando Benny ebbe terminato gli studi, il Vescovo lo mandò in un seminario in Inghilterra. Ed è là che Sr Briege e Padre Kevin lo hanno incontrato la prima volta, era seminarista . Più tardi è stato ordinato prete.
    Sr Briege concluse: "Abbiamo incontrato sua madre in Danimarca. Dopo esser stato la vergogna della famiglia, adesso è in prima pagina sui giornali! Gli ho mandato un piccolo ostensorio per la sua cappella e nella sua parrocchia c’è l’Adorazione quotidiana al Santissimo Sacramento e la specialità di Benny è la PREGHIERA.

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    ......leggete bene questa, parola guardate bene...essa è composta di due parole
    PER-DONO.....PER-DONARE......[SM=g7831]

    Se riflettiamo sulla composizione di questa parola la cui attuazione ci costa spesso una enorme fatica....capiremmo che il PER-DONARE non dipende da noi...[SM=g7574] ...CI E' STATO DATO....abbiamo ricevuto per mezzo della Croce il PER-DONO PERCHE' NOI E CHI LO COMPRENDE PUO' A SUA VOLTA DONARLO-PER....[SM=g7831]

    Io ogni volta che penso alla composizione di questa parola comprendo meglio le parole del Padre Nostro: " RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI".....è un dare e avere......come AMARE IL PROSSIMO...anche se qui non otteniamo nulla amici, Cristo è il garante di PER-DONO a chi saprà rimettere i debiti per la vita eterna......
    Vi lascio con una bellissima Omelia-preghiera un pò particolare..

    padre Mimmo Castiglione

    SANGUINO ANCORA!

    Cosa ti ha spinto, caro professore, ad alzarti e domandare? L'invidia?
    Ti procura piacere cogliere in fallo, far fare brutta figura?
    Non sai che chi chiede è meglio sia chinato?

    Pensavo che per esistere dovevo fare tante cose,
    andare sempre e comunque, difendermi!
    Bastava invece solamente amare,
    accogliere grato per godere in pace,
    fare il bene per esser contento,
    accettare il limite e lasciarmi curare.


    L'esperto in Legge gioca a fare il sapientone, in piedi, dall'alto, ah il ruolo!
    Far cosa? Vivere come? Quale vita eterna? Dio dalla propria parte? Benedizione e ricchezza? Il paradiso?


    Gesù non entra in rivalità, sembra insofferente, taglia corto. Il docente ancora insiste. Il provinciale Rabbino della Galilea risponde. Bisogna fare il bene!

    Si, ma a chi e fino a che punto? Sempre, anche rimettendoci?
    Gratuitamente e senza discriminazioni!

    A fare il bene, nel vangelo di oggi, non è "l'avente diritto", il "buono per stato", il "santo per eredità", ma chi viene considerato un bastardo, uno "fuori" dal recinto degli "eletti", lo "stravagante".

    Il prossimo è il mio compagno di viaggio che mi aiuta nel bisogno.

    La buona e bella notizia di oggi: c'è sempre Qualcuno che si prende cura della mia vita, il 'Buon samaritano Gesù.

    "Da Gerusalemme a Gerico", dove stavo andando, per fare cosa?
    Per costruirmi il futuro? Per acquistare... merce interessante? Fuggivo dalla realtà?
    Sapevo che la strada era pericolosa... eppure mi sono avventurato!
    Mi sentivo talmente sicuro che ho creduto di potere "viaggiare da solo", ostentando autosufficienza, e invece...ora sul ciglio della strada, in balia degli sguardi che esprimono schifo, ripugnanza, ribrezzo.
    Non ho fatto bene i conti con me stesso. Non mi sono ascoltato.
    Affascinato dal pericolo, con la presunzione di poter vivere da solo, salvarmi senza l'aiuto di nessuno, ogni giorno corro il rischio di incappare... e farmi depredare.
    La mia testardaggine mi ha privato di quanto accumulato in passato!
    La mia spavalderia mi ha condotto a ritrovarmi sfinito e pieno di... lividi!
    Eppure proprio in tutta questa morte mi si è presentato "il dono": ho trovato qualcuno con cui "fare misericordia".
    Mi ha soccorso uno che era "in viaggio" come me! Mi si è fatto vicino chi aveva sperimentato il bisogno e compatito, si è preso cura chi aveva ricevuto.
    Vede e si accorge... solo chi sperimenta la stessa fatica. Comprende senza giudizio.
    Il bene quasi sempre mi è giunto da chi non avevo considerato, da chi avevo giudicato male, dal povero.
    È vero, nella mia vita tanto bene mi è stato offerto da chi meno me lo aspettavo!

    Mi capita ancora, che credi, non ho imparato!
    Ogni volta incappo negli stessi "briganti", gli stessi errori, che mi lasciano mezzo morto, sul ciglio della strada...ferito, sotto gli occhi dei passanti benpensanti, e non mi stanco però di stare in attesa che qualcuno non si giri dall'altra parte, e abbia di me pietà!

    PREGHIERA

    Grazie buon samaritano Gesù, per tutte quelle volte che mi hai curato, piegandoti sulle mie ferite, versandovi l'olio della consolazione e il vino della gioia, per condurmi alla pace.

    Ti consegno Gesù la contraddizione del mio cuore, che da una parte implora aiuto e dall'altra grida: "non ti chinare, non guardare, non toccarmi che...sanguino ancora!".

    Grazie Gesù perché non hai mai fatto mancare buoni samaritani nella mia vita.

    Pietà e perdono per quanti ho disprezzato e rifiutato, per superbia o per vergogna, non lasciandomi guardare le ferite, per essere medicate con l'olio della condivisione ed il vino della speranza.

    Pietà Signore, quante volte non ti ho permesso di avvicinarti, pensavo che l'aiuto mi arrivasse da altri, da chi volevo io, e invece... nel bisogno tutti fuggono, quando si trattava di "spendere per me" mi sono ritrovato solo e abbandonato, con tanta rabbia in cuore ho recriminato, rivendicato, rinfacciato, maledetto.

    Pietà Signore Gesù, quante volte sono stato "brigante", "spogliando" gli altri, gli antipatici, i capri espiatori di turno, quanti mi avevano ferito, della loro dignità, del loro onore.

    Pietà o Dio, per tutte quelle volte che ho pensato di incontrarti "passando oltre" la debolezza mia e del mio prossimo, fuggendo dalla fragilità di quanti "viaggiavano" percorrendo la mia stessa strada.

    Perdono Maestro, quante volte sono stato indifferente alle sofferenze di quanti mi reputavano amico, con la scusa di aver troppe cose da fare per il culto, per Dio, ho guardato altrove, dove non c'era dolore. Per chi non conoscevo, poi, nessuna pietà!

    Abbi pietà Signore, per tutte le volte che ho sentenziato: "ben ti sta, te la sei cercata, passando per quella strada sapevi..." e non ho avuto compassione.

    Pietà Signore, per tutta la rivalità che nutro nei confronti di chi mi prova.
    Pietà Signore per tutte quelle volte che non ho amato gli altri con la stessa premura con cui amo me stesso, per tutte le volte che non mi sono amato, disprezzandomi, per tutte quelle volte che spregiandomi ho disdegnato gli altri.

    Grazie Gesù perché tu mi salvi, amando in me quanto io disprezzo di me stesso.

    Quante volte, buon samaritano Gesù, ho preteso un "rimborso spese" superiore a quanto "investito" per "i miei salvati", per aumentare il mio patrimonio di gloria e di gratificazione. Ho preteso interessi sproporzionati. Signore Pietà.



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    IL TESTAMENTO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA GMG

    MESSAGGIO GMG COLONIA 2005, “GIOVANI SIATE ADORATORI DELL’UNICO VERO DIO, NON CEDETE A MENDACI ILLUSIONI E MODE EFFIMERE”
    Non cedere a “mendaci illusioni e mode effimere” e rifiutare “le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media”.

    È l’invito contenuto nel messaggio di Giovanni Paolo II per la XX Giornata Mondiale della Gioventù che si è svolta nell’agosto del 2005 a Colonia con il suo Successore, Benedetto XVI (Germania) sul tema “Siamo venuti per adorarlo”.

    “Cari giovani – scrive il Papa nel Messaggio  - vi accingete a compiere un ‘viaggio’ da ogni regione del globo verso Colonia. È importante non solo che vi preoccupiate dell’organizzazione pratica della Giornata Mondiale della Gioventù, ma occorre che ne curiate in primo luogo la preparazione spirituale, in un’atmosfera di fede e di ascolto della Parola di Dio”. Per questo “è importante imparare a scrutare i segni con i quali Dio ci chiama e ci guida”. Per prepararsi in modo adeguato Giovanni Paolo II non esita a consigliare ai giovani la partecipazione alla “santa Messa, vero appuntamento d’amore con Colui che ha dato tutto se stesso per noi”. Ed avverte: “siate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto nella vostra esistenza! L’idolatria è tentazione costante dell’uomo. Purtroppo c’è gente che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili con la fede cristiana. È forte la spinta a credere ai facili miti del successo e del potere; è pericoloso aderire a concezioni evanescenti del sacro che presentano Dio sotto forma di energia cosmica, o in altre maniere non consone con la dottrina cattolica. Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media. L’adorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro ogni forma di idolatria
    “Ascoltare Cristo e adorarlo – si legge ancora nel Messaggio - porta a fare scelte coraggiose, a prendere decisioni a volte eroiche. Gesù è esigente perché vuole la nostra autentica felicità. Chiama alcuni a lasciare tutto per seguirlo nella vita sacerdotale o consacrata. Chi avverte quest’invito non abbia paura di rispondergli ‘sì’ e si metta generosamente alla sua sequela. Ma, al di là delle vocazioni di speciale consacrazione, vi è la vocazione propria di ogni battezzato: anch’essa è vocazione a quella "misura alta" della vita cristiana ordinaria che s’esprime nella santità”.

    Sono ancora “tanti”, secondo Giovanni Paolo II “i nostri contemporanei che non conoscono ancora l’amore di Dio, o cercano di riempirsi il cuore con surrogati insignificanti”. È urgente, pertanto, “essere testimoni dell’amore contemplato in Cristo”. Un invito alla Gmg di Colonia, infine, il Papa lo rivolge anche ai “cari amici” “non battezzati” e che “non si riconoscono nella Chiesa”: “non è forse vero che pure voi avete sete di Assoluto e siete in ricerca di "qualcosa" che dia significato alla vostra esistenza? Rivolgetevi a Cristo e non sarete delusi”.

    “Cari giovani – conclude il Pontefice - la Chiesa ha bisogno di autentici testimoni per la nuova evangelizzazione. La Chiesa ha bisogno di santi. Tutti siamo chiamati alla santità, e solo i santi possono rinnovare l’umanità.

    Incontrandovi a Colonia, imparerete a conoscere meglio alcuni di loro, come san Bonifacio, l’apostolo della Germania, e i Santi di Colonia, in particolare Orsola, Alberto Magno, Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) e il beato Adolph Kolping. Fra questi, vorrei particolarmente citare sant’Alberto e santa Teresa Benedetta della Croce. Carissimi giovani, incamminati idealmente verso Colonia, il Papa vi accompagna con la sua preghiera. Maria, ‘donna eucaristica’ e Madre della Sapienza, sostenga i vostri passi, illumini le vostre scelte, vi insegni ad amare ciò che è vero, buono e bello. Vi porti tutti a suo Figlio, il solo che può soddisfare le attese più intime dell’intelligenza e del cuore dell’uomo”.

    ***************[SM=g1740722]

    CUSTODIA DELLA LINGUA

     


    Introduzione


    Tenere a bada la lingua.

    Quella lingua che la Scrittura chiama un veleno, una lama affilata, un flagello, un fuoco, una spada, una freccia..
    Per essere certo di non ferire o uccidere qualcuno con la mia maldicenza, prima di parlare dovrò pormi qualche domanda: Quello che sto per raccontare è vero? E se fosse soltanto una calunnia?" "Mazza, spada e freccia acuta è colui che depone il falso contro il suo prossimo( Pr 25,18).

    I danni che può arrecare una calunnia sono imprevedibili. Un dirigente di azienda ha bisogno di lavoro, di ordinazioni, di ingaggi, di clienti…Basta una calunnia per togliergli tutto questo. Un marito cerca di mantenere fedele forte e felice il suo amore, attraverso le gioie, le pene, i doveri della vita.. Una calunnia può distruggere il suo amore. Due giovani pensano di percorrere insieme il cammino dell'esistenza..Una lettera anonima può cambiare i loro sogni in disperazione. Potenza infernale della calunnia!… Ma se non è una calunnia? Se è vero, posso parlarne? Specialmente se tutti lo sanno? Anche se tutti lo dicono, ciò non dimostra che sia vero.

    Tutti lo dicono, ma questi "tutti" forse sono molto pochi. Perché brucia un ettaro di bosco, andremo a soffiare sul fuoco o ad appiccare un nuovo focolaio d'incendio? Anche se tutti lo dicono Anche se tutti lo dicono, non è una scusa per pigliare la nostra pietra…


    Lettura

    Sir 23,7-15


    Figli, ascoltate l’educazione della bocca,

    chi l’osserva non si perderà.

    Il peccatore è vittima delle proprie labbra,

    il maldicente e il superbo vi trovano inciampo.

    Non abituare la bocca al giuramento,

    non abituarti a nominare il nome del Santo.


    Come uno schiavo interrogato di continuo

    non sarà senza lividure,

    così chi giura e ha sempre in bocca Dio

    non sarà esente da peccato.

    Un uomo dai molti giuramenti si riempie di iniquità;

    il flagello non si allontanerà dalla sua casa.


    Se cade in fallo, il suo peccato è su di lui;

    se non ne tiene conto, pecca due volte.

    Se giura il falso non sarà giustificato,

    la sua casa si riempirà di sventure.


    C’è un modo di parlare che si può paragonare alla morte;

    non si trovi nella discendenza di Giacobbe.

    Dagli uomini pii tutto ciò sia respinto,

    così non si rotoleranno nei peccati.

    La tua bocca non si abitui a volgarità grossolane,

    in esse infatti c’è motivo di peccato.


    Ricorda tuo padre e tua madre, quando siedi tra i grandi,

    non dimenticarli mai davanti a costoro,

    e per abitudine non dire sciocchezze;

    potresti desiderare di non essere nato

    e maledire il giorno della tua nascita.

    Un uomo abituato a discorsi ingiuriosi

    non si correggerà in tutta la sua vita.

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    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 05/01/2009 23:11
    ....rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori....[SM=g7831]

    Amici.....vi condivido una antica condivisione del Difendere avvenuta nella Pasqua del 2003[SM=g1740717]

    scriveva così la nostra amica Adriana

    Grazie, ho cercato di passare la Pasqua nella maniera piu'Santa che potevo.
    Per tornare al perdono non posso edificare nessuno perchè per me è molto
    difficile per non dire impossibile il perdonare per non parlare del
    dimenticare. Cerco di perdonare,ma sento sempre avversione verso le persone
    che mi hanno fatto del male. Le evito appena posso.
    Sò che se non perdono non sono perdonata e che tutti i giorni recito il
    Padre nostro...ma "...come noi li rimettiamo ai nostri debitori" rimane solo
    una frase non messa in atto e la cosa mi dispiace. Grazie per avermi accolta
    nel vostro gruppo che spero mi serva a diventare migliore.Adri
    *******************
    Cara amica adri, tu scrivi che:
    Sò che se non perdono non sono perdonata ......
    No adri....non è così..il nostro Dio è un Dio fedele... non si vendica.....nè tiene conto del male ricevuto...[SM=g7831]

    ...Vedi...ci sono dei "perdono" che NON possiamo dare semplicemente perchè NON siamo in grado di valutarne la profondità...NON TUTTO DIPENDE DA NOI..faccio un esempio: come pretendere il perdono da una madre alla quale hanno ucciso un figlio...o stuprato una figlia....o di un figlio finito nella pedofilia?? O di una moglie malmenata.....minacciata...e così via? Anche gravi torti subiti negli ambienti di lavoro sono duri da digerire.....
    Pensi che Dio non conosca I NOSTRI LIMITI?...[SM=g7831] ...
    Il nocciolo è "saremo giudicati in base all'AMORE....." è questo grado di Amore che dovremo prima di tutto cominciare a "studiare"....e cominciare dall'Incarnazione del Verbo che NON si vergogna di assumere questi nostri limiti....fino al contemplarlo SULLA Croce.....da dove si è sprigionato l'Amore GRATUITO......
    Io non sono in grado di perdonare?
    Ma ho contemplato fino a qual punto IO sono stata amata e perdonata?
    Ho contemplato che quel Cristo è finito sulla Croce allo stesso modo per coloro ai quali IO non riesco a perdonare?[SM=g7831]
    Quando noi diciamo "rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori..." usiamo un termine molto chiaro "RIMETTERE".......cioè....scatta un meccanismo che NON gestiamo più NOI come uomini....ma RIMETTIAMO  a Dio ogni debito sia nostro, sia quello che dipende da noi....guai se pensassimo di poter essere NOI in grado di risolvere un perdono....finiremmo con il perdonare soltanto quello che ci farebbe comodo....e non certo per cattiveria, ma perchè è proprio dei nostri limiti.....
    Se noi, invece, riuscissimo a giungere al perdonare attraverso il Cristo...allora si che avremo fatto un passo in avanti......
    Noi, carissima Adri....abbiamo costantemente bisogno di essere perdonati......in questa necessità dobbiamo imparare ad includere anche coloro che poco amiamo a torto o a ragione e poter dire:
    Signore! Tu lo sai che ci ho provato, ma proprio non ce la faccio a perdonare......PENSACI TU!!....Io non digerisco affatto il torto subito, ma CONFIDO IN TE E NELLA TUA MISERICORDIA......DELEGO A TE...[SM=g7831] la risoluzione di questo perdono che NON riesco a dare......
    Tu hai compassione di me, abbi anche compassione di questa persona...
    Questa preghiera diventerà ESERCIZIO.......e che pian piano scaverà un solco dentro il cuore....e farà in modo che il Signore stesso possa plasmarlo a Suo piacimento donandoci quel grado di COMPASSIONE....necessario al perdono.....
    Poi se vuoi potremo parlare di odio e vendetta.......secondo te fino a qual punto questi due elementi possono inquinare il concetto del perdono?[SM=g7574]

    [SM=g1740750] [SM=g7182]


    Carissima Tea non sò come ringraziarti per la bellissima risposta che allarga il cuore e l'Anima. Non avevo mai sentito che il verbo RIMETTERE (da tutti tradotto come perdono) volesse dire, mettere nelle mani di Dio la mia incapacità al perdono e chiedergli che ci pensi Lui. Davvero in questo modo, il perdono diventa "facile". GRAZIE!

    Mi chiedi cosa penso dell'odio e della vendetta. Ne penso tutto il male possibile;anche se, nel mio intercalare uso spesso la parola "odio" (un pò come il puffo brontolone).

    L'odio,cosi' come la vendetta sono sentimenti che MAI dovrebbero albergare nel cuore. Non è aggiungendo male al male subito che, le cose possono cambiare,anzi, si innesca un meccanismo che può portare alla distruzione delle persone coinvolte. C'è da pregare il Signore che ci aiuti a sradicare questi sentimenti perchè,davvero,sono la morte per l'Anima.

    Come mi ha detto un anziano Sacerdote:"...sentire NON è acconsentire..." Posso sentire l'odio o il desiderio di vendetta,ma se NON ACCONSENTO è come senon ci fossero.

    Un abbraccio affettuoso e ancora grazie

    Adri

    [SM=g1740750] [SM=g7182]


    Cara Adri....infati il Padre Nostro non è uscito da una semplice e normale persona umana ma è scaturita da Dio stesso...Gesù Cristo...è una preghiera che ripetiamo tante volte in modo superficiale, ma che se ci arrestassimo sulle parole,  comprenderemmo la profondità e di quanto essa è IRRAGIUNGIBILE...[SM=g7831] ..
    RIMETTERE...vuol dire anche DELEGARE....ad una persona di fiducia qualcosa......ecco....noi chiediamo a Dio di perdonarci, di rimettere i nostri debiti.....perchè solo Lui può perdonarli....e così dobbiamo imparare per i nostri debitori....rimetterli alla clemenza di Dio..[SM=g7831] ...
    Questo dire "rimetti"...se detto con cosapevolezza e meditazione....ci farà capire anche che STIAMO PREGANDO.....per chi ci ha fatto del male

    ....un giorno una mia amica mi disse: "ma sai che non ci avevo pensato, e così mentre dicevo che non l'avrei mai perdonato.....mentre dicevo il Padre Nostro pregavo per quella persona??!!"...[SM=g7560] ..
    ODIO E VENDETTA...
    eppure questi sentimenti....sono MENO peggiori dell'indifferenza che diventa il male maggiore perchè CHIUDE ogni porta....mentre odio e vendetta possono tramutarsi in Amore vero......[SM=g7831]
    Forse la vendetta è cattiva certamente....ma l'odio nasconde delle contraddizioni...[SM=g7560] ....
    se provo odio verso una persona due sono le cose: o la amo tanto da nasconderlo per un torto subito...e quindi provo alla fine qualcosa......oppure è un odio di gelosia e di invidia che però potrebbe nascondere il desiderio di prendere del buono che ha quella persona...[SM=g7574] ....
    e ben dice il tuo sacerdote.....ACCONSENTIRE......a che cosa dunque? a quale di questi aspetti? quale domande pormi per poter vedere dove si annida la radice del problema?
    Il fatto è che tante volte fuggiamo i problemi..[SM=g7574] ..e tante volte lo facciamo anche mettendo davanti, come riparo....la PREGHIERA....... ma la Preghiera NON è una scappatoia... sarà invece il RIFUGIO....quando DOPO aver affrontato ogni problema, sarò consapevole che nulla più dipende da me....e che ho fatto ogni cosa che andava fatta.....
    Nel Padre Nostro diciamo anche: "sia fatta la tua volontà".....per adempiere a questo compito...Gesù nel Getsemani ci ha fatto VEDERE......come si fa la volontà del Padre....prima si prova angoscia.....si prova solitudine.....si prova amarezza.......si prova dolore......si può anche arrivare a "sudare sangue".....poi sopraggiunge la SERENITA' "Padre, non la mia, ma la tua volontà si compia".......ricordiamoci che soltanto dopo il Getsemani....Gesù potè affrontare il processo, la condanna, la passione...e la morte...[SM=g7831] ....
    "Se il seme NON muore non porta frutto".......
    Ed ecco DOPO...la Risurrezione.......
    C'è in tutto questo un crescendo di consapevolezza....che per noi vorrà dire anche il cammino intero di una vita.....ma che è quella la nostra meta.....
    "Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro che è nei cieli"...[SM=g1740717] ...
    Così come il "fuggire le tentazioni".....che soltanto attraverso la preghiera possiamo far fronte......ma la Preghiera NON può diventare un "paravento"...
    "Non chi dice Signore, Signore....ma chi fa la volontà di Dio...."
    Gesù sa benissimo che soltanto l'AMORE E IL PERDONO...possono bloccare l'opera distruttrice di Satana.....qui è la chiave di tutto il vero benessere dell'uomo....o della propria condanna......

    Non dunque Dio sarà ad allontanarci dal Suo Perdono, ma il nostro RIFIUTO A LUI ed alla Sua Volontà che è quella di voler salvare l'Uomo non di condannarlo, dice infatti la Scrittura che la vendetta spetta a Dio non a noi, Lui applicherà LA GIUSTIZIA VENDICANDO I SUOI DAI TORTI SUBITI come ci ricordano le Beatitudini: Beati voi ora che piangete, perchè riderete....[SM=g7831]

    [SM=g1740750] [SM=g7182]

    Dall'Amico Chisolm

    Non ho grandi esperienze di perdoni, piccoli o grandi che siano. Una volta mi è capitato di dover perdonare un grossissimo torto e non l'ho fatto subito. Ho dovuto comprendere e digerire una situazione che doveva crescere dentro di me e vedere la luce, come un bambino fa con la mamma. Il perdono è una creatura piccola e fragile: molti vorrebbero abortirla per non pensarci più ed invece, il perdono chiede di vivere coi suoi tempi e le sue necessità, chiede pazienza e aspetta di vedere la luce.

    Ci possono volere mesi, anni, ma non è impossibile. Però, il perdono, bisogna capire che è l'incontro tra la richiesta di esso e la sua concessione. Talvolta la richiesta esplicita può mancare ed allora bisogna cercarla nel cuore, dando all'altro il beneficio d'inventario, come cioé se ne avesse fatto richiesta.
    Talvolta viene chiesto e viene rifiutato. Altre volte ci si macera nell'odio e nei propositi di rendere la pariglia.
    Altre volte ancora si aspetta l'occasione buona ber vendicarsi.

    Una volta lessi una bella frase di Peguy (mi pare) che riassumeva la posizione di Dio nei confronti del peccatore che chiedeva perdono all'ingresso della Sua casa. Sembra che Dio all'ingresso di ogni Chiesa abbia uno zerbino con su scritto: " Alla soglia del mio mistero, pulisciti i piedi e non ne parliamo più".

    Ho provato a comprarne uno uguale da piazzare sulla soglia della mia interiorità: qualche volta si sporca e non si legge più niente. Allora ho imparato la frase a memoria nel caso che, chi dovesse venirmi a chiedere scusa, non riuscisse a leggere e se ne andasse amareggiato. A molti devo delle scuse, con altri sono in credito.

    Alla fine, tutti abbiamo bisogno di perdonare per essere perdonati.

    Il "come", nascosto nel Pater Noster ci attesta la nostra somiglianza col Signore della misericordia, allorché Egli ci dà l'occasione di esercitare la sua signoria, offrendoci quello stravagante zerbino da mettere sempre davanti alla nostra porta...

    Ciao,
    C.

    [SM=g1740750] [SM=g1740720] [SM=g7182]






    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 07/01/2009 07:27
     Quanto segue viene tratto dal forum oramai in chiusura dedicato al gruppo di internet Madre Lalìa, in rete dal 2002...ed oggi trasferito qui d unificato insieme al Difendere la Vera Fede....
    Buona riflessione
    ....[SM=g7799]

    Da una riflessione dell'Amico Chisolm del dicembre 2002 dal forum MadreLalia[SM=g1740717]

    Buon giorno, amici miei.

    Di rado inserisco una discussione: preferisco vederle come riflessioni, e null'altro...
    In questi giorni di quiete, più o meno mangereccia, mi è capitato tra le mani un vecchio libro di Simone de Beauvoir, la compagna di Sartre: sapete che erano atei dichiarati, anche se io non ci credo del tutto. Il libro era Una morte dolcissima e parla dell'agonia della madre anziana della De Beauvoir. La faccio breve: al giorno del funerale, l'atea Simone dice più o meno ad una sua accompagnatrice: "...Mia madre credeva nel perdono. Lo ha chiesto e lo ha dato... Tutti, in fondo, abbiamo bisogno di essere perdonati...".

    La ritengo una frase bellissima, soprattutto per la sua provenienza non religiosa.
    "Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati...".

    Non so, riflettevo a quello che vorrei fosse il programma per il nuovo anno: il bisogno di perdonare per essere perdonati.
    In fondo, c'è sempre qualcosa per essere perdonati: qualcosa di cui non ci avvediamo, qualcosa che seppelliamo nelle viscere, qualcosa che il perbenismo cattolico ci vieta di far emergere. In realtà, è la carità che vieta il rancore, non il perbenismo, la facile bigotteria, lo status più o meno fedele di battezzati.
    Dopo il libro, ho preso un foglio e ho scritto tutti i nomi delle persone a cui avrei voluto chiedere perdono. Un foglio non mi è bastato...

    Quando ho creduto di finire, su un altro foglio, avrei voluto scrivere i miei crediti, i nomi delle persone dalle quali avrei voluto ricevere delle scuse...
    Ma il foglio è rimasto bianco, come il perdono, come un qualcosa che avevo dimenticato, sepolto, incenerito.
    Rimaneva solo il peccato, il mio peccato "che mi cammina sempre innanzi", ma alle mie spalle non c'era più nessun debitore.

    Inutile aggiungere che mi sono addormentato con una quiete dell'anima che non provavo da bambino. Ho sognato, allora, la mia infanzia, la mia giovinezza, la mia età adulta. Ho sognato amici e parenti: vivi e non vivi, ma ho sognato senza l'incombere di un incubo, senza il dolorino allo stomaco, senza la nausea del torto fatto e, quel che è più bello, ho sognato senza alcun ricordo delle offese subite.
    Ho sognato per il puro gusto di sognare così come ho perdonato per il difficile insegnamento di amare.

    Inutile dire che rimango imperfetto, grazie a Dio, e il mio caratteraccio prima o poi mieterà altre vittime, altri volti cui chiedere perdono, altre persone che forniranno la pretestuosa occasione di vedervi il volto di Dio. Quel volto che cerco e non trovo, che credo di guardare ma non vedo, che presumo di amare ma non totalmente, che mi fissa anche quando distolgo i miei occhi da i suoi. 
    Credo veramente di aver bisogno di essere perdonato, ma non una volta per tutte bensì in ogni istante, in ogni respiro, in ogni attimo che mi avvicina alla quiete, in ogni attimo che è breve come un sospiro.

    Ecco, aldilà delle mie stravaganti parole, spero di aver trasmesso questo anelito al perdono che mi cinge ad ogni anno in via di consumazione. Spero di aver espresso un mea culpa che rimane solo e soltanto mio essenzialmente, comunitario per stimolo ma mio ed esclusivamente mio, come il "peccato che mi sta dinnanzi".
    Grazie, cari amici, se avrete il tempo di riflette sulla meraviglia del perdono, splendore della nostra creaturalità orientata al divino, grazie se avrete fogli lunghi da riempire con offese fatte e grazie se manterrete bianco il foglio dei crediti, grazie per questo transito nel porto di MadreLalia, magari non pubblicizzato come le Maldive, ma dove spira sempre il venticello giusto per attraccare e per ripartire.

    Grazie, semplicemente...

    Chisolm

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    Caro Chisolm,

    ho potuto sperimentare la bellezza del PERDONO...[SM=g7831] ..ed è, io penso, fra le sensazioni più belle che si possano provare.....purtroppo è l'orgoglio che blocca questa strada.....e Gesù ci ha insegnato come si possa uccidere questo orgoglio...."in silenzio, come carne da macello, viene condotto per la crocifissione...."
    Ritorna il tema del SILENZIO.....che non vuol dire mutismo, bensì lasciar parlare lo Spirito come appunto abbiamo contemplato nel Thread dedicato alla contemplazione postato nel Monastero di questo giovane e vecchio forum[SM=g7831]
    Quando mi capita di poter stare in silenzio davanti al SS.mo Sacramento......mi sembra di toccare il cielo con un dito....sto bene con me stessa, ma anche con il mondo intero. Allora riempio la mia bisaccia di mille buoni propositi.........e purtroppo soltanto la metà riescono a compimento.....così penso a Gesù quando dice: "ad ogni giorno basta la sua pena"......
     
    Io credo che questo debba essere il nostro camminare...giorno dopo giorno cominciando DAL PERDONO.....non avere crediti con nessuno.....così che quando il gran giorno ci coglie, possa veramente trovarci pronti e senza....debiti.....
    Che questo Nuovo Anno.....possa essere veramente all'insegna del PERDONO......

    [SM=g1740717] [SM=g1740717] [SM=g1740717]

    La riflessione di un altra forumista[SM=g7799]


    Le vostre riflessioni ed esperienze sul perdono mi suscitano una semplice condivisione di mie esperienze.



    Non sempre le persone che tu vorresti perdonare si lasciano accogliere ed amare e rimane la sofferenza del rifiuto: non rimangono che il silenzio e le preghiera per sciogliere la resistenza...


    Certe ferite che ti hanno segnato profondamente non si possono cancellare: non confondere il perdono che si vuol donare con una sensibilità che si ribella: solo la preghiera e il tempo leniscono, ma non guariscono.


    E ci sono varie modalità per chiedere perdono, soprattutto quando le differenze sostanziali e le distanze non facilitano: la sensibilità creativa del cuore che ha sperimentato la tenerezza del perdono di Dio sa trovare quelle più efficaci.


    Colgo l’occasione della celebrazione della domenica dedicata alla Sacra Famiglia per augurare a tutte le famiglie tanta serenità nel dialogo costruttivo, tanto amore che si nutre di attenzioni e delicatezze e la pace del cuore che chiedo nella preghiera per voi tutti

    Rosy


    [SM=g1740744] [SM=g7799] [SM=g1740744] [SM=g7799] [SM=g1740744] [SM=g7799] [SM=g1740744]

    Dal forumista Luca (crociato)


    Riflettendo sul mio passato i momenti più significativi sono stati proprio quelli del - perdono -!
    Sono ancora commosso al ricordo di quando mia madre mi perdonò nel periodo in cui, giovane spensierato, quasi per dispetto contro ogni regola insegnatami, mi facevo qualche canna. Ricordo ancora le sue lacrime, ma che dietro nascondevano un continuo < Ti perdono Luca, ma torna sui tuoi passi, ti supplico per il tuo bene!>
    O quando io ho cominciato a perdonare concretamente e questo cominciò nel periodo in cui vivevo da catecumeno.
    Tuttavia ha ragione anche rosy, non è facile perdonare quando l'altro non vuole il tuo perdono, e si soffre terribilmente, allora resta soltanto la Preghiera, l'unica che può consolare un rifiuto subito e credo che il rifiuto sia una delle cose più terribili che possono colpire il nostro orgoglio.
    Se non mi sento capace di subire anche un rifiuto, vuol dire che il mio orgoglio è ancora troppo fiorente, e lo dico per esperienza.
    E' vero che le ferite non si possono cancellare, non credo infatti che Gesù dopo la risurrezione nascondesse le sue piaghe, anzi, le fa notare come un segno di riconoscimento.
    Ma a quanto pare, per esternarle quale segno visibile di un passato, dobbiamo prima sostare sulla croce, con Gesù.
    Se riuscissimo, nel perdonare e nel chiedere perdono, ad intravvedere questa prospettiva, allora e soltanto allora come Gesù, potremo far vedere le nostre  - ferite -, queste piaghe come da Risorti veramente in Dio, Cristo Gesù.

    Sia lodato Gesù Cristo, Luca.

    [SM=g1740717] [SM=g1740717] [SM=g1740717] [SM=g1740717] [SM=g1740717]

    L'esperienza di un carissimo forumista che ci comunicò successivamente la sua malattia e del qual poi non abbiamo saputo più nulla ma che sempre ricordiamo nel cuore[SM=g1740717] 

    Cari amici miei,
    ma tu guarda Chisolm come è venuto bene questo messaggio che ho letto ieri sera.
    Ieri mattina, propio alla Festa della Santa Famiglia, dei ragazzi di strada mi hanno rovinato il giardino con i botti di capodanno. Ero infuriato!
    sono entrati dentro ed hanno fatto uno scempio immane.
    le aiuole sono 8 e ben 4 presentano devastazione.
    Tre rosai sono stati sbruciacchiati, ne ho messi 7. E il prato ha buchi dappertutto. Ho pianto, mi sono arrabbiato. So anche chi sono, i soliti figli non poveri, ma di famiglia per bene che vengono anche alla Messa.
    Ho fermato i genitori, li ho detto tutto con tanta amarezza e loro mi hanno detto di avere pazienza, che sono ragazzate! A dodici, 14 anni? Ieri sono stato molto combattuto, perchè non sono riuscito a fare la santa Comunione, ho detto a Gesù di comunicarmi spiritualmente, perchè stavo troppo male con la rabbia.

    Ieri sera mi sono collegato per avere un pò di conforto dai vostri messaggi, e quando ho letto questo, mi sono messo a piangere, era diretto proprio a me!
    Stamani alle 6,30 ho subito fatto la confessione e ho preso la prima Messa con la santa Eucarestia, e il mio cuore si è allargato dalla gioia del perdono, ho perdonato questi discoli chiedendo a Dio di benedirli, e a Maria di fargli da mamma vera!
    E' propio vero, quando si perdona si sta bene con il cuore, per domani ho organizzato un incontro con i ragazzi un pò tutti e fra loro ci saranno questi discoli, ma li abbiamo riuniti per farli giocare dall'altro lato della parrocchia, dando loro uno spazio dove fare i botti senza fare danni.

    I miei danni li aggiusterò in primavera, pazienza, anche Gesù aveva le piaghe.
    E grazie a te Madre Lalia perchè hai visto come mi è tornato utile il tuo Gruppo?
    Che altro augurarvi se non di sentire nel cuore la sensazione stupenda che il perdono sa regalare? e se non siamo perdonati, chiniamo la testa e pensiamo all'Innocente che pur non avendo nulla da farsi perdonare, se ne stava zitto a prendersi una condanna ingiusta.
    Grazie a voi tutti, mi siete stati di grande aiuto.
    Buon Anno e grazie Gino, i fuochi erano bellissimi. se domani fanno i bravi gli farò vedere a questi giovinotti, questo file.
    Vi abbraccio tutti, ma tutti in Gesù Bambino e nei suoi Santi Genitori.
    con affetto Alberto

    [SM=g1740717] [SM=g7831] [SM=g1740717] [SM=g7831] [SM=g1740717] [SM=g7831] [SM=g1740717]

    IMPARATE DA ME, CHE SONO MITE ED UMILE DI CUORE (Gesù)[SM=g1740720]

    MEDITAZIONI DI DON FRANCESCO


    Bacciolino 09-11-02

    L'umiltà porta Dio.
    L'umiltà rende meritevoli della grazia di Dio.
    L'umiltà aiuta a guardare a Dio e a sperare.

    Nessuno può andare a Dio senza la virtù della umiltà.
    Nell'umiltà vera e sincera c'è sempre la carità.

    L'umile sa amare Dio con amore di figlio perché riconosce la paternità di Dio, e questa è la prima grazia, la prima luce che merita l'umile.

    L'umile prega, crede, spera da figlio.
    L'umile capisce se stesso e capisce Dio, capisce per intuito il prossimo e lo scusa sempre.
    L'umile guarda Dio senza confusione perché la speranza e l'amore sincero tolgono ogni velo dai suoi occhi.
    L'umile ha tenerezza di cuore, di spirito e di mente. Egli solo sa capire, sa soffrire, sa piangere, sa gioire, sa benedire, sa ringraziare.

    Nel cuore dell'umile ci sta molto…; ci sta il mondo.
    L'umile scopre la verità ovunque essa sia.
    L'umile va diritto verso la verità perché giudica con l'intuito di Dio.
    L'umile prega "da povero peccatore" e spera "da santo".

    L'umile si accusa e Dio lo scusa, perché sull'umile è il bacio del Signore.
    L'umile vive nel Signore il passato, il presente, il futuro.
    L'umile gode molto perché l'unica sua preoccupazione è Dio.

    E' intriso di gaudio perché da ora ha incominciato ad entrare nel gaudio del suo Signore.
    L'umile possiede Dio e, in verità, nessun'altra persona merita più di lui di entrare nella gioia piena e incontenibile di Dio perché il suo orientamento e la sua fame sono Dio.

    Don Francesco


    Donare un sorriso
    rende felice il cuore.
    Aricchisce chi lo riceve
    senza impoverire chi lo dona.
    Non dura che un istante
    ma il suo ricordo rimane a lungo.
    Nessuno è così ricco da poterne far a meno
    nè così povero da non poterlo donare.
    Il sorriso crea gioia in famiglia
    dà sostegno nel lavoro
    ed è segno tangibile di amicizia.
    Un sorriso dona sollievo a chi è stanco
    rinnova il coraggio nelle prove
    e nella tristezza è medicina.
    E se poi incontri chi non te lo offre
    sii generoso e porgigli il tuo:
    nessuno ha tanto bisogno di un sorriso
    come colui che non sa darlo.
    Concluse l'anziano ,
    " rivela a te stesso quello che sei.
    Esamina di frequente i tuoi pensieri:
    ti possono dire molte piu' cose su te di qualsiasi maestro. "




    [SM=g1740750] [SM=g7182]









    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 20/06/2009 18:48
    Ricordo di padre Pio

    Il frate e il sindaco socialista


    di Giuseppe Tamburrano
    Presidente della Fondazione Nenni

    La visita che il Papa farà alla tomba di padre Pio mi emoziona come figlio di San Giovanni Rotondo. Una visita molto significativa perché non tutti nella Chiesa hanno amato il frate con le stimmate. Ed evoca in me il ricordo di un villaggio contadino, di un piccolo convento francescano aggrappato alla roccia della montagna, di quel cappuccino con le mani piagate nei guanti e un volto sorridente, circondato dalla devozione quasi clandestina di pochi.
     
    Non riesco a dissociare quelle mani e quel volto dai ricordi della mia prima giovinezza, ragazzo vivace, irriverente, propenso più a combattere per il paradiso sulla terra che ad aspirare a quello dei cieli. Ribelle, ma padre Pio col suo sorriso dolce e ironico mi placava. Mi voleva bene:  chissà perché. Forse perché sentiva in me il laico cristiano. È stampato vividissimo nella mia memoria il suo viso trasfigurato, sofferente e rigato di lacrime mentre mi porge l'ostia della prima comunione.

    Dopo le quotidiane sassaiole contro la squadra dei figli dei "signori" io, caporione della squadra dei figli dei "cafoni", andavo al convento a preparare le recite che la maestra Cleonice organizzava in onore di padre Pio - ricordo sant'Agnese, interpretata da una bionda, eterea fanciulla che fu il mio primo amore:  io ero nelle vesti del centurione Vinicio, convertito da Agnese - o a esercitarmi per le mie esibizioni canore:  ricordo l'Ideale del Tosti che ho cantato accompagnato all'organo dal sacerdote Di Gioia.

    E ricordo soprattutto l'atmosfera triste della mia casa, il volto afflitto di mio padre nel cavo della sua mano e i profondi, dolorosi sospiri di mia madre. Mio padre, figlio di contadini, riuscì a laurearsi in giurisprudenza grazie ai sacrifici dei genitori. Ma la passione politica lo infiammò più dell'agone forense. Fu il leader del Partito socialista e fu eletto sindaco nelle elezioni dell'ottobre 1920. Di quel tragico ottobre che, il giorno 14, registrò quattordici cadaveri e molti feriti tra i proletari - tante donne! - che volevano issare la bandiera rossa sul municipio e furono ricevuti a colpi di arma da fuoco dalla forza pubblica e dagli agrari. Il destino di mio padre fu segnato:  l'emarginazione sociale e civile e la miseria dell'esiliato in patria.

    Mia madre apparteneva a una buona famiglia borghese e quanto era mite mio padre tanto ella era orgogliosa. E la vedo curva sulla macchina da cucire Singer o con l'ago da ricamo lavorare per le sue "amiche" dell'establishment fascista. E ricordo la zia Annina che viveva sola in una modesta abitazione ma godeva di buone rendite che divideva con la nipote prediletta:  "Giusè, va' a trovare zia Annina", si raccomandava mia madre.

    E mio padre, senza clienti e senza amici (tutti diventati fascisti) non diceva nulla:  subiva, viveva triste, assente. Dopo ho capito perché non voleva vedermi vestito da balilla moschettiere andare alle adunanze del sabato fascista. "Tu lo vedi ora spento. Avresti dovuto vederlo qualche anno fa:  sembrava un leone con l'abbondante chioma al vento e la voce calda nei comizi proletari" mi diceva mia madre.

    Ebbene quest'uomo mite, onesto, umiliato, escluso dal consorzio civile del paese trovò in padre Pio un vero amico, un cuore fraterno, una mente intelligente che sapeva come nessuno farlo sorridere e dargli la forza della speranza. E non gli chiese mai:  perché non entri in chiesa? Prima di morire, mio padre, cristiano autentico per tutta la vita, riconobbe il Dio cattolico.



    (©L'Osservatore Romano - 21 giugno 2009)




    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 30/10/2009 18:25
    Il fiorire della presenza cristiana tra le strade di Taipei

    In missione fino all'ultimo ponte



    di Monica Mondo

    Taiwan, isola di pirati, la Formosa, cioè lussureggiante. Ultima frontiera, oppure ultimo ponte, se il desiderio è un incontro con le persone e la storia della vicina Cina. "L'ultimo ponte" è anche il titolo - che rimanda a una canzone di Claudio Chieffo - di un dvd presentato quest'anno al Meeting di Rimini, ora in vendita on line. Ed era anche il nome dello stand riminese della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, presente dal 2001 a Taipei.

    Monsignor Massimo Camisasca, fondatore e superiore generale della Fraternità, ha raccolto integralmente un invito lontano di Giovanni Paolo ii:  "Andate in tutto il mondo". Tutto; anche alle frontiere della Cina in una diocesi nata soltanto nel 1952, in una parrocchia, dedicata a san Francesco Saverio - un nome che è scelta e destino - che s'affaccia con un portone rosso sul mercato più caotico e colorato della città. Lì vivono e svolgono la loro missione don Paolo Cumin, don Paolo Costa e don Emmanuele Silanos - don Lele - dallo scorso agosto nominato nuovo parroco, poiché a don Paolo Costa, il primo dei missionari arrivato a Taipei, è stata affidata la parrocchia di San Paolo a Xinzhuang, un quartiere poco distante. I tre sacerdoti continuano a insegnare all'Università cattolica Fu Jen, dove hanno iniziato il loro ministero.

    Oggi insegnano anche ai bambini dei vicoli intorno - tra un compito scolastico e una merenda - che la Madonna è una brava mamma e come si fa il segno della croce. Il cancello rosso invita a una sbirciatina e le famiglie hanno cominciato a fidarsi di quegli strani Sheng Fu, quei preti che vengono da un paese lontano. Ma sanno cantare, giocare, parlano abbastanza bene la loro lingua e perfino qualche parola di dialetto.

    E la parrocchia di San Francesco Saverio poi è l'unica in tutta la diocesi con un organo! Vale la pena dare un'occhiata, magari provarsi nel coro, certi linguaggi sono per tutti. E infatti don Paolo insegna i brani polifonici di Pierluigi da Palestrina, i canti popolari della tradizione cristiana. Una delle tante contraddizioni di Taipei:  colori e odori che si mescolano, brillanti o stinti, deliziosi o asfissianti, i grattacieli e le baracche dove all'alba si sgozzano gli animali per i tanti mercatini abusivi. La chiesa con l'organo e a pochi metri il tempio che raduna centinaia di uomini e donne che pregano la divinità di turno, cui offrono cibo, fiori, soldi di plastica, lacrime e gioie. Le nostre stesse domande, di speranza e significato. Torna a mente san Paolo all'Areopago di Atene:  "Quello che voi adorate senza conoscere, io ve l'annunzio".

    E questo annuncio ha portato in dono l'amicizia di Vincenzo, Monica, Steve e Naomi. Nomi da battezzati - ventotto battesimi in soli tre anni. Inutile dire che non c'è convenienza e non è facile, in una cultura dove ogni strappo alla tradizione è un tradimento, un'offesa. Questi ragazzi si incontrano abitualmente per la Scuola di comunità - cioè la catechesi, secondo il carisma di don Luigi Giussani - per cucinare gli spaghetti e ascoltare le lezioni di musica di don Lele, che all'università insegna italiano attraverso la musica leggera:  Mina, Battisti. C'è Youtube che avvicina. Thien Ju Than, questa la scritta sul cancello rosso della parrocchia. Casa del Signore del Cielo. Ora casa degli uomini.

    Don Emmanuele Silanos sta preparandosi per la consegna della parrocchia da parte del suo amico e confratello don Paolo Costa. Una celebrazione lunga e bella, occasione per il battesimo di cinque bambini e di due adulti e di una cresima. Un evento, insomma, per una comunità che conta mediamente una settantina di fedeli. Ci si sente in colpa anche a rubargli pochi minuti al telefono. "Se guardiamo ai numeri, sono davvero bassi, ma in questo Paese i cattolici teoricamente rappresentano l'uno per cento della popolazione" - spiega. "La Chiesa a Taiwan è nata 150 anni fa. E quest'anno abbiamo festeggiato il centocinquantesimo anniversario dall'arrivo del primo missionario cattolico, un domenicano spagnolo sbarcato nel sud dell'isola". Racconta che "i primi religiosi s'indirizzavano all'interno, sulle montagne, dove vivevano gli aborigeni, considerati inferiori dagli abitanti delle coste, soprattutto cinesi e hacca. E, infatti, la maggior parte dei cattolici e dei protestanti sono aborigeni".

    Don Lele fa riferimento a Mei Xiang, Monica, una delle testimonianze più stupefacenti del video L'ultimo ponte. Lei è aborigena? Una donna manager, bella, bionda, tratti delicati... Una donna di tradizione thaoista, che andava al tempio abitualmente, che ora si commuove a pensare che Dio ha rinunciato alla sua "dignità", si è fatto come noi, ci è venuto e ci viene tutti i giorni a trovare.

    "Siamo in pochi, ma la gente ci guarda con simpatia sincera. Sa che i preti sono brave persone, ma la religione per questo popolo è un fatto legato alla cultura, impregnata degli insegnamenti di Confucio. È come se nel sangue di ciascuno fossero scritti i suoi moniti:  "Non cambiare le tradizioni dei tuoi avi, rispetta i tuoi genitori e i tuoi antenati, i loro riti". Ecco perché è difficilissimo che qualcuno metta in discussione se stesso e ciò che gli è stato tramandato. Devono fare così e basta". L'esatto contrario di ciò che c'insegna la Chiesa:  il valore della fede va verificato sempre ogni giorno, dall'esperienza, dalle domande personali. Per non ridurla a formalismo, a mero rito. "La religione dunque, l'andare al tempio e fare il bai bai, cioè le suppliche agli antenati e agli dei, è ridotta a pura superstizione.

    Un dialogo con chiunque, anche i ragazzi, in questo campo, è assolutamente sterile, nella maggior parte dei casi. Ma quando capita che uno di loro si converta, che chieda di essere battezzato, allora è un miracolo, un segno che il Signore ci dà per rafforzare la nostra fede e il nostro amore per questo popolo". I ragazzi convertiti vengono quasi tutti dall'università dove studiano l'italiano. È più facile capire e far capire. Ma perché studiano la nostra lingua? "Alcuni, ben pochi, perché sono interessati all'arte, altri alla moda, alcuni allo sport, ma soprattutto studiano l'italiano perché non sono riusciti a entrare nella facoltà in cui volevano iscriversi. Questo è il frutto del sistema scolastico taiwanese:  tutti devono poter andare all'università, ma solo i più bravi possono scegliersi la facoltà. Gli altri vengono distribuiti nelle facoltà rimanenti. Ecco perché il livello dei nostri studenti è mediamente molto basso".

    Colpisce anche la lettera di una ragazza taiwanese, taoista - mi pare si chiami Du Kan Qian - che, ora a Perugia, racconta l'incontro con questa comunità cristiana:  "La cosa più importante è che loro sono diventati nostri amici, che con loro mi sono sentita a casa mia, che ci accompagnano a crescere, nei giorni felici e in quelli tristi. Attraverso di loro ho imparato una gioia semplice, ma che riesce a influenzare gli altri. Anche se non sono battezzata, ho forse capito qual è l'insegnamento di Gesù, la capacità di amare". Fare compagnia, gratuitamente. È questo il metodo? "Don Paolo - spiega don Emmanuele - ha preparato con gli studenti molte mostre e corsi in università sull'arte e la Bibbia, l'arte e il Vangelo. C'è la musica.

    C'è la caritativa, cioè invitiamo il sabato pomeriggio i nostri studenti nella parrocchia a fare lezione d'inglese a bambini del vicinato. Nessuno dei bambini è cattolico, per cui è un'occasione grande per incontrare ed educare sia i piccoli che i grandi. Educarli alla carità, allo studio, al gioco consegnando al Signore il desiderio che attraverso quei semplici gesti possano fare esperienza della Sua Presenza tra noi".



    (©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2009)

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 28/10/2010 13:19
    Hai mai pensato di GRIDARE, letteralmente: VOGLIO IL PARADISO! ??

    e di desiderarlo veramente?

    Se clicchi qui

    VOGLIA DI PARADISO!! PREFERISCO IL PARADISO!!! svegliamoci per davvero! il Paradiso esite e ci attende!

    potrai approfondire cosa Gesù ha preparato anche per TE
    e scoprirai cosa Gesù ti propone....


    Se il direttore di una fabbrica o di un ufficio impiegatizio, andasse dall'operaio o dall'impiegato dicendogli:
    - Ascolta, ho bisogno che tu mi sponsorizzi questo prodotto, è molto importante, non solo ne guadagnerà l'azienda, ma potremo aiutare tanti altri a trovare un lavoro! Mi ci puoi andare? Ti avverto che però sarai per ora aggravato dal lavoro, dovrai fare molti sacrifici e forse molti non ti crederanno mandandoti via in malo modo, forse potresti rimetterci anche la vita!
    - Si, dice l'operaio, o l'impiegato,
    ma io cosa ci guadagno?
    - Ti farò avere parte agli utili per sempre!

    come rispondereste voi?
    A maggior ragione:  nessuna RAGIONE può dirsi tale se di fronte alla promessa di un centuplo e di una vita eterna e beata, l'operaio o l'impiegato la rifiutasse....


    La Pasqua con Benedetto XVI





    Fraternamente CaterinaLD

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    Caterina63
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    00 07/12/2010 12:41

    Durante la notte


    Durante la notte, una squadra di volontari aveva ricollocato l’altare là dove era stato per secoli, tutti vecchi, giovani, donne e uomini nessuno escluso attendeva l’uscita di don Camillo. Dietro la banda, un miliardo di bambini, dietro ai bambini don Camillo che reggeva il grande Cristo crocifisso e avanzava con passo lento e sicuro. Via via che il corteo avanzava, la gente ai lati della strada si accodava. Il grande crocifisso di legno era pesante e le cinghia della tasca di cuoio che reggeva il piede della croce segava le spalle a don Camillo. E la strada era lunga.
    “Signore”, sussurrò don Camillo a un certo punto “prima che mi si spacchi il cuore vorrei poter arrivare in chiesa e rivederVi là , sull’altare.”
    “Ci arriveremo, don Camillo, ci arriveremo” rispose il Cristo che oramai pareva a tutti più bello.
    E arrivarono.


    In questo racconto di Guareschi vedo quella parte della Chiesa che insieme al Papa sta virando verso i sereni porti della Tradizione; pur con molte difficoltà, già si scorgono alcune luci della costa.
    Anch’io mi sento un umile membro di questo equipaggio.

    Guareschi già anticipa quello che si sta realizzando adesso, un “profeta” insomma e anche noi siamo come quella squadra di volontari che è costretta a lavorare di notte, nel silenzio, nel nascondimento, come se fossimo dei malfattori, pur di ritornare “all’altare che stava lì da secoli” …siamo un po’ come il lievito che non si vede ma che svolge il suo ruolo fondamentale o come il sale, se vogliamo rimanere in termini evangelici.

    Ma il buio non ci scoraggia, perchè, nonostante le avversità che incontriamo, tutti vecchi, giovani, donne, uomini sono con noi. Ebbene si, non solo gli anziani (come molti vogliono farci credere) ma soprattutto i giovani sono la maggioranza in questa barca che è la Chiesa, che grazie al buon timoniere sta ritornando alla Fede immutata dei Padri.

    E’ proprio la vista dei giovani che atterrisce quello sparuto gruppo che rema contro.

    E in quel don Camillo, stanco, affaticato per il peso della Croce, da ricollocare sull’altare maggiore, vediamo il nostro Papa,che seppur sofferente “procede con passo lento ma sicuro” e ha fiducia in me, in te, in noi e come un atleta ci lascia il testimone, a noi che siamo più forti, e nel lasciarcelo sembra quasi di sentire la rassicurante voce di Nostro Signore che dice: “Ci arriveremo, ci arriveremo”.

    E arriveremo. @
    Ecclesia Mater


     Coraggio allora....adoperiamoci per far ritornare IL CROCEFISSO SUI NOSTRI ALTARI E NELLE CASE E NEI CUORI.....



    Fraternamente CaterinaLD

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    Caterina63
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    00 30/01/2011 23:35
     



    Fiortita di Leggende:

    Breve dialogo:

    - LEGGENDE? Parabole di Gesù? ma dai!  Non dirmi che ci credi per davvero, son roba per bambini !?

    - Si, dici bene, da bambini, e ritenerci tale, quando si parla di Dio, dovrebbe essere un vanto per noi. Queste "leggende", parabole, furono proprio espresse per loro, e se tu che provi ironia e ne meni vanto, ricorda anche cosa disse Gesù:
    " Se voi, che vi ritenete così grandi e adulti, non manterrete un'anima innocente, tipica come quella di un fanciullo che crede a suo padre e ha fiducia nella madre, bè allora non meriterete neppur d'entrare nel regno dei Cieli...!"

    - Ma tu t'inganni! La vita è dura, non si resta bambini neppure nell'animo, hai da fare i conti con la dura realtà, il confronto si fa da adulti.....

    - Anche se la vita è dura, guarda all'anziano sul viale del tramonto che è ben felice di ricordar, con nostalgico desiderio, ai dolci pensieri dell'infanzia, alla tenera madre che lo rassicurava, al padre che lo aiutava a crescere robusto e saggio, perchè allora non permetter di ridestar in noi, della fanciullezza già trascorsa, la dolcezza del Sacro Cuor di Gesù, dell'Ave Maria, di una leggenda o di una parabola letta per la via?

    - Ancora!! Ma t'ho ben detto che son leggende, son storie... semmai ci vuola la vera Storia!

    - Ma è Storia quel che tu anche sai, ciò che ti manca è il condimento della fede! Chiedi la storia, ma rigetti la leggenda, forse non hai in chiaro che cosa essa intenda....
    non si tratta di falsificazioni o di invenzioni, ma "leggenda", da "leggere", è proprio la storia che fa emergere....e la storia non ti vuole inventare, ma semmai te la fa ascoltare...
    E tutto è così storia, anche la leggenda, che ha il privilegio di dischiudere alla luce del Cielo, soprattutto per chi si sforza di ascoltar con l'innocenza di un bambino!

    - Oh! ma dimmi! sei forse un professorone con tanto di laurea? O che forse sei un poeta e ne hai l'anima, men che sembri forse un artista?

    - Ho piacer che ammiri il bel verso e la linea perfetta, ma getta pure nell'onda l'inutile fierezza, sforzati di andar prendere la perla preziosa. Butta la sterile rena, ma con la rena non buttar nel fango la pagliuzza d'oro, forse potrebbe un dì giovarti.... e senz'essere poeta od artista, ricordo per me e per te "i versi strani" del maestro Dante:
    " O voi, che avete gli intelletti sani, mirate la dottrina che s'asconde sotto il velame..."
    Tu stesso dovresti sapere che la vera arte non s'attinge dalle cifre dell'algebra o dai disegni della perfetta anatomia, ma essa latrovi nelle profondità dell'anima commossa dall'amore, magari di fronte allo stupore, così come te la forgia pure il dolore....

    - Ma suvvia, non stare ad esagerare, la vita di Gesù non voglio mica disonorare, ma tu piuttosto non dirmi che, del Vangelo, a tutto credi per davvero!?

    - Sii furbo e saggio, sta col Vangelo e vivi felice! Si! io m'inginocchio davanti al Mistero, bacio ogni riga del Vangelo, specialmente là dove il Divin Verbo si degnò di parlarci in Parabole, per insegnarci che, anche sotto il velo della leggenda, si può nascondere la verità imparata, per esempio, dal suo Sermone della Montagna....
    Ma dimmi amico mio, lo hai mai letto il Vangelo per davvero? Ti sei mai appassionato onestamente nei Misteri di Dio?
    Gesù stesso ci risponde: " Per coloro che hanno occhi e non vedono e, sebbene abbiano orecchi, ma non intendono, io parlo in Parabole perchè vedano, e in qualche modo anch'essi intendano..."
    Per un adulto dal cuor onesto di fanciullo, una storia val molto di più della Storia di cui intendi, e una leggenda vale più d'una predica!

    *******************

    Caro lettore,
    se hai ben compreso il breve dialogo poc'anzi letto, chi mantiene il divin intuito di un anima fanciulla, questi avvertimenti non sono a lor diretti; ai maestri, ai santi genitori, ai catechisti e ai sacerdoti prudenti, basterà estrarre dal lor cassetto quelle leggende fiorite, alla luce della Croce, attraverso i secoli cristiani, dalla viva Tradizione della santa Chiesa.

    Non esiste al mondo cronologia di un popolo, da quelli primitivi ai più eruditi, che dalla leggenda, spesso con profumo di poesia, non siano state poste le fondamenta della propria storia... così son nati popoli, tribù, città e nazioni, perchè sol quando si tratta di Gesù Cristo si deve intender allucinazioni, falsificazioni, adulterazioni?
    Il velo iridescente della leggenda, che narra la vita divina di Gesù e dell'aureola dei Suoi Santi, non sono mistificazioni, ma son perle preziose, son piccoli tesori, che solo l'animo di un fanciullo può far sfruttare così tanto valore....


    (dalla Presentazione di: " Fiorita di Leggende" , da Betlemme al Calvario, per piccoli e grandi -  del sacerdote Giuseppe Stocchiero - con Imprimatur del 1925 - Vicenza - )


    Fraternamente CaterinaLD

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    00 01/03/2011 12:59
    Il mistero della provvidenza

    Nel progetto di Dio non ci sono trovatelli


    di Inos Biffi

    Come ogni creatura apparteniamo totalmente a Dio: da lui riceviamo l'esistenza, che è la perfezione originaria, ed è donata ogni istante, non solo nell'evento della creazione, per cui parliamo di «conservazione», equivalente a una creazione continuata. «La conservazione delle cose da parte di Dio -- scrive perspicuamente Tommaso d'Aquino -- non avviene con un'azione nuova, bensì col prosieguo dell'azione che consiste nel dare l'essere» (Summa Theologiae, I, 104, 4m).

    All'infuori di Dio, tutto quello che c'è si trova in se stesso intrinsecamente segnato dalla precarietà; separato da lui, tutto è fatalmente per la morte assoluta, per il non-essere. Potremmo allora dire che l'esistenza degli enti è un «miracolo» continuo. Essa non è mai un diritto e non è mai autosufficiente, ma è sempre una grazia.
    Afferma con parole limpide e incisive Tommaso d'Aquino: «Occorre dire, sia dal profilo della fede sia dal profilo della ragione, che le creature sono conservate nell'essere da Dio».

    Ecco perché anche il filosofo, constatando l'essere e sentendosi esistente, è tenuto a rendere grazie, a pregare e ad adorare. È stato scritto su «Preghiera e poesia»; ma anche si dovrebbe scrivere su «Preghiera e filosofia».
    Dio tuttavia non si limita a creare gli esseri, per poi abbandonarli a se stessi, a un loro confuso destino o a una accidentale casualità, senza che a ognuno presieda un disegno, una ragione per cui sono stati creati e che non può che essere una ragione di amore.
    Dio, infatti, non fu spinto a chiamare gli esseri dal nulla da un suo incoercibile bisogno di effusione o di espansione. Ogni essere appare come frutto di una scelta di Dio, dettata dall'amore, e anche per la filosofia Dio, proprio perché pienezza di essere e perfezione somma, è Bontà somma e incomparabile -- extra genus -- «ultimo fine di tutte le cose» (ibidem, 6, 2, 3m; 3, c), ed è Amore.

    Lo deve sapere il filosofo che, argomentando razionalmente con rigore, giunge alla dottrina della creazione, che rappresenta il vertice di tutta la filosofia. Di fatto non pare che gli antichi pensatori ci siano arrivati, ma Aristotele con la sua metafisica vi pose le premesse, che Tommaso d'Aquino sviluppò coerentemente giungendo appunto all'affermazione che «Dio dà l'essere» con la sua volontà, e perciò questo dono è fondato e guidato da un disegno, cioè disposto in una provvidenza, per cui ogni essere è sottratto dall'inutilità, dalla confusione, o dall'occasionalità fortuita priva di senso.

    «La luce della ragione» giunge a dire che il mondo non viene alla luce per caso (Summa Theologiae, i, 22, 2, c); che tutti gli esseri sono disposti in un progetto divino, e quindi sono destinati a un fine, e in particolare «al fine ultimo che è la bontà di Dio» (ibidem, 22, 1, c). Ed esattamente questa è la Provvidenza, la quale riguarda gli esseri non solo nel loro insieme, ma nella loro singolarità. Che, se vale per tutto ciò che esiste, soprattutto è vero per l'uomo, che raggiunge il suo fine mediante l'esercizio del libero arbitrio e tramite gli atti personalmente posti» (Summa Theologiae, i-ii, Prologus).

    A questo punto, mentre con procedimento rigorosamente logico abbiamo esaltato le possibilità della ragione, ci avvediamo di trovarci in concreto all'oscuro non sulla verità che la comunione con Dio è il compimento del desiderio dell'uomo, ma sulla forma concreta che esso assuma e sulla via storica per arrivarci. Soprattutto siamo presi da invincibile sconcerto di fronte agli eventi di dolore e di male o alle «irrazionalità» di ogni genere che attraversano l'esistenza umana e la lasciano attonita. In modo poi tutto speciale ci sentiamo smarriti di fronte all'esperienza della morte, che sembra in certa misura smentire tutta la nostra illuminata e teoreticamente ineccepibile riflessione.

    L'Angelico parla della grande angustia patita dai «preclari ingegni» nell'individuare il fine ultimo (Summa contra Gentiles, III, 48, 16). Se, da un lato, il filosofo è pervaso dalla luce che proviene dall'Essere di Dio, al quale perviene ragionando e al quale si affida, dall'altro lato non sa vincere le ombre che ricoprono il volto della sua Sorgente prima e del suo Fine ultimo, mentre gli rimangono incomprensibili le vicissitudini e le contraddizioni del cammino della sua vita.
    Le ombre sono dissipate e la comprensione si apre quando all'uomo viene narrato il «mistero di Dio che è Cristo» (Giovanni, 1, 22; Colossesi, 2, 2).

    Egli apprende allora che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo; che ogni uomo è stato tratto dal nulla grazie a un amore paterno immenso e personale; che dall'eternità è stato ideato a immagine del Figlio, morto e risuscitato, per mezzo del quale, nel quale e in vista del quale tutto è stato fatto (cfr Colossesi, 1, 16); che nel medesimo Signore assiso alla destra del Padre è stato predestinato; che la misericordia della croce ha preceduto tutto e ha motivato la creazione dello stesso uomo; che tutti, nascendo, si ritrovano in dono l'Unigenito di Dio; che il fine ultimo del risveglio dell'uomo all'esistenza è quello di riuscire consorte del Crocifisso glorioso.

    E, ancora, che ogni itinerario umano lungo il tempo è stato concepito come un rinnovarsi dell'itinerario di Gesù, un ripetersi dei suoi «misteri» di passione, di morte e di risurrezione.
    Emerge, allora, che cosa sia la Provvidenza: essa è esattamente Gesù risorto da morte e il disegno eterno che in lui si avvera. Quelli che nascono, nessuno escluso, da quando è incominciato il genere umano fino a quando si consumerà, non possono avere origine dal caso, ma dalla scelta del Padre, che li chiama a essere figli nel Figlio, conformi a lui, «il primogenito di molti fratelli» (Romani, 8, 29).
    Nel progetto di Dio non ci sono illegittimi, o «trovatelli», nati senza il suo amore e senza la sua incessante cura. Non solo: nessuna circostanza potrà vincere la potenza dell'amore misericordioso per cui abbiamo aperti gli occhi alla luce di questo mondo; nessuna forza terrena riuscirà a strapparci dal disegno di Cristo.
    La filosofia, per quanto penetrante sia il suo sguardo, non è stata né potrà mai essere in grado di conoscere tutto questo.

    Ne è invece al corrente la fede, che riceve dallo Spirito il dono di avere «illuminati gli occhi del cuore» (Efesini, 1, 18), che riescono a leggere «i segreti di Dio» (1 Corinzi, 2, 11).
    Se però diciamo la fede, non diciamo la visione. Per questo il credente prova difficoltà e turbamenti, oscurità. I «segreti di Dio» con i loro lati per noi ancora insolubilmente enigmatici e dolorosi perdurano; e ugualmente ignoriamo come le singole evenienze si compongano a formare la trama dell'azione divina della nostra vita. Tutto ciò è noto unicamente a Dio.

    Come scrive Newman, i particolari della «rotta silenziosa della Provvidenza», adesso li ignoriamo: essa «opera dietro a un velo», e «ciò che è visibile nel suo cammino offusca e a volte oscura e maschera ciò che è invisibile». I particolari della Provvidenza li scopriremo alla fine. Le grazie di Dio ci sono elargite «in silenzio e in segreto, cosicché non le discerniamo sul momento, eccetto che per fede».

    E la fede è la grande e prolungata passione del credente, il quale, a dispetto di tutte le obiezioni e le smentite della storia, quella universale e la sua personale, non cessa di esser certo che Gesù risorto sostiene il mondo, che lo sottrae al disfacimento dell'inutilità e della casualità irragionevole, e che proprio nella contraddizione e nella debolezza della croce (cfr 1 Corinzi, 1, 22-25; 2, 2) egli rappresenta la speranza e la riuscita.
    E la missione della Chiesa sarà sempre quella di predicare «la sapienza di Dio che è nel mistero» (ibid., v. 7.); spronerà la ragione e i suoi dialoghi, ma soprattutto annuncerà Cristo «speranza della gloria» (Colossesi, 1, 27), senza la quale alla fine la ragione perde la parola e rimane ammutolita.

    (©L'Osservatore Romano - 28 febbraio - 1 marzo 2011)

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 27/12/2011 21:53
    I nostri svaghi e la Vergine Maria

    Quanto segue è tratto per me e per voi, Amici, da: Filotea Mariana, una raccolta di saggi, aneddoti, preghiere e devozione della tradizione e si chiama: "Un segreto di felicità" di padre Francesco M. Avidano S.M. - Nona Edizione - Torino - con Imprimatur 1962


    Il Cristianesimo è la religione della vera gioia!


    Chi lo rappresenta come la religione della tristezza, gli rende un gran brutto servizio!

    Ma tutto sta a capire di quale gioia parliamo, e cosa vogliamo intendere per gioia.
    Innanzi tutto la nostra religione è bellezza e gioia, ed ha reso tollerabile semmai ciò che c'è di più insopportabile nella vita, basti pensare alla malattia per esempio, alla sofferenza, persino alla povertà, senza dimenticare che san Francesco giunse persino a chiamare la Morte, Sorella, e la povertà come sua sposa.
    San Paolo è il banditore di questa gioia dopo avera perseguitata, quando ancora non la conosceva bene, ma dopo avere avuto la grazia di conoscerla, non ha saputo più tacere, nè contenersi, egli annuncia a tutti: gaudete, iterum dico, gaudete! Gioite!

    Ma di cosa dobbiamo giore? Della nostra fede perchè se il Cristianesimo è la religione della gioia, lo è in virtù della Redenzione, della riabilitazione dell'anima, delle eterne speranze, e lo è perchè è la fede della Santissima Vergine

    Maria, della Madre del Redentore, Madre della vera gioia che è Gesù stesso. E' la gioia della Vergine Maria che noi vantiamo, per questo la invochiamo con il titolo di: Causa nostrae letitiae; o nella Salve Regina quando diciamo: dolcezza, speranza nostra!
    Se la "causa della nostra letizia" non è riposta nella Vergine Maria e nel Suo Divin Figlio, che è la gioia incarnata, il Verbo Incarnato, allora non stiamo parlando della stessa gioia, questo è l'unico limite oltre il quale non vi può essere vera gioia, perchè la "causa della letizia" se non è posta in Maria Santissima e nel Suo Divin Figlio, allora è riposta altrove, non in Dio, e perciò non può essere vera gioia, è una illusione, una falsità, una letizia puramente terrena, mondana, lontana da Dio.
    Il Cristianesimo pertanto, non ci impedisce mai di essere felici e gioiosi, al contrario! Possiamo e dobbiamo manifestare questa gioia in molti modi, purchè sia una manifestazione onesta, e cioè, che sia Maria Santissima la "causa della nostra letizia" e il "frutto del Suo seno, Gesù" attraverso l'insegnamento stesso della Santa Chiesa che nella figura delle Sacre Scritture, è il Corpo di Nostro Signore, Egli è il Capo, e Maria Santissima ne è la legittima e degnissima Madre.

    State allegri, ma non fate peccati! diceva il grande san Filippo Neri, ecco come i Santi sanno riassumere la legge della gioia cristiana.

    E sono sempre i Santi a riassumerci nella Devozione a Maria Santissima la fonte, la sorgente delle consolazioni, della letizia, della gioia stessa di diventar santi.
    Se la nostra servitù per mezzo di Maria, è una servitù di vero amore, allora vivremo nella gioia, mai un giorno nella tristezza, e se anche la tristezza vi giungesse per altre vie che il Diavolo sempre potrebbe infilarci nelle tentazioni, la Madonna stessa ci verrà in soccorso. San Filippo Neri ebbe molto di che soffrire, ma non era mai triste, ed ogni giorno diceva tutto il Rosario intero e da dove, diceva, gli veniva caricato il cuore di immense gioie.

    La nostra buona Padrona è Regina! Non è un avaro che cerca di sfruttare i suoi dipendenti a suo vantaggio! Ella ci permette e anzi ci comanda, a tempo e a luogo, divertimenti e sane ricreazioni, assicurandoci che, anche divertendoci, possiamo amarLa e piacerLe, purchè tutto si faccia con onestà che altro non è che guardare al Suo Divin Figlio, la fonte della gioia vera.


    seguiranno consigli specifici.....


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    [SM=g1740733] 1. Santifica le tue ricreazioni:

    - ricreati pensando a Maria quando giocava con Gesù Bambino;
    - ricevendole e facendole con Maria, ossia, in modo che Ella possa partecipare alla nostra ricreazione e così trovarsi bene. Come si può fare questo? Fate in modo di fare la ricreazione sempre alla Sua presenza davanti ad un Suo piccolo altarino, davanti alla Sua Immagine, davanti ad una piccola grotta se avrete la possibilità di un giardino o di un balcone, o di un cortile...
    - nella ricreazione cantate a Maria, ci sono molti inni, molti canti devozionali che si possono svolgere in queste occasioni: sorridete a Maria, fate tutto alla Sua presenza.
    - non parlate mai male di nessuno, non criticate specialmente chi è assente, sforzatevi di fare della ricreazione una "palestra di virtù" perchè è proprio nella convivenza, è al contatto ed anche nell'attrito con gli altri che si conosce la vera carità, che si manifestano o le virtù o i difetti, qui si conosce la vera pietà, qui si rende palese se siamo veri servi di Maria.
    - fuggi dalle ricreazioni con persone poco raccomandabili, non pensare di essere un perfetto virtuoso, la tentazione è sempre in agguato e tu hai il dovere di fuggirla, di governarla, non c'è vera gioia senza la pratica delle virtù.
    - non farti coinvolgere in feste dissacranti la purezza, la castità, la continenza, la vera gioia non sta nel dissacrare il nostro corpo che è Tempio di Dio, o nell'uccidere la nostra anima che fu comprata a caro prezzo. Che gioia potresti mai provare trovandoti fra persone che bestemmiano, offendono la Madre di Dio, i Santi, il Sommo Pontefice? Se non sei all'altezza di fare apostolato, sii umile, è meglio una ritirata per onore della Santissima Madre di Dio che una sconfitta per aver preteso di convertire degli stolti, illudendosi di portare gioia laddove viene rifiutata. Rammenta l'umiltà di san Tommaso d'Aquino che sapeva riconoscere: "Quando perciò si giudica probabile che il peccatore non accetterà l'ammonizione, ma farà peggio, si deve desistere dal correggerlo" (Glossa ordinaria su Galati, 2, 14).

    [SM=g1740733] 2. Santifica le tue vacanze:

    - è importante ricordare che siamo sempre di Maria in ogni tempo e luogo, e quindi anche in vacanza, e forse potremo dire in modo speciale in tempo di vacanze quando, le tentazioni, si fanno più forti. La vacanza inoltre deve diventare luogo di apostolato, palestra di fedeltà a Maria, alla preghiera specialmente al Rosario, alla Confessione, alla Santa Messa.
    - Taluni andando in vacanza pensano scioccamente che anche Dio ci lascia e va in villeggiatura! Ma non sia per te questo ragionare. Tu in vacanza cerca un altare della Madonnina e premunisciti di curarlo ogni giorno con dei fiori freschi, con il sostare presso di Lei e fare lettura del Breviario.
    - porta nel tue bagaglio tutte le virtù e mettile a frutto, specialmente la purezza, il vestire modesto, non essere di scandalo a nessuno, non essere tentazione di cattivi pensieri per gli altri.
    - cercate di essere gioiosi per insegnare, a chi vi sta accanto, quella "causa della nostra letizia", non vergognatevi di essere innocenti, praticate il santo pudore, come insegna l'Apostolo Pietro: date sempre ragione della gioia e della speranza che è in voi (cfr 1Pt.3,15).
    - rammentate sempre che l'ozio è il padre dei vizi, anche in vacanza!
    - approfittate di questo tempo di vacanza per fare apostolato soprattutto con l'esempio, fermandovi a consolare qualche afflitto, fermandovi a consigliare qualche dubbioso, fermandovi a dire con qualcuno  un Rosario anche durante una passeggiata.
    - usate questo tempo per imparare i canti della Tradizione, molti canti della Devozione mariana, come inni dedicati ai Divini Misteri, si prestano proprio per creare allegre compagnie.
    - non dimeticare di portare in vacanza la Sacra Scrittura e qualche buon libro dei Santi o che parlino di loro e delle loro gesta, approfitta di questo tempo per approfondire argomenti nei quali sei in difficoltà, approfondisci la sacra Dottrina.
    - anche in questo tempo non trascurare piccoli sacrifici, qualche leccornia magari per acquistare qualche libretto devozionale e seminarli attorno a te, "dimenticarli" nelle case dove vai in vacanza e pensa quale immenso dono Dio ti potrebbe fare di più se a causa tua qualche anima, anche se a tua insaputa, potrà convertirsi, grazie alla tua testimonianza, grazie ad un libretto che avrai lasciato in giro....
    - se vai al mare affida i tuoi bagni alla Stella del Mare, non vergognarti di farti un segno della Croce anche se sei sulla spiaggia o fra amici; se puoi indossa la Sua Medaglietta. Non spogliarti troppo, cerca di essere pudica, i ragazzi siano modesti negli sguardi e nei pensieri, imparate a rispettarvi vicendevolmente, ricordate che siete entrambi di Maria Santissima.
    - se andate in montagna affidate le vostre escursioni o passeggiate alla Beata Vergine del Monte Carmelo;
    - se non vi potete permettere alcuna vacanza, non siate tristi, pensate alla Madonna Santissima che non andava certo in vacanza! Dell'unica vacanza che conosciamo fu quando andò a far visita alla cugina santa Elisabetta, ma per portarle aiuto poichè era anziana ed incinta! Ricordate il Suo canto di gioia che è il Magnificat.
    - quando vi spostate con un mezzo, invocate Nostra Signora del Buon Viaggio, la Madonna della Strada, santa Maria in via, non dimenticate mai di invocare l'Angelo Custode.
    Non vergognarti di invocare Maria quale Nostra Signora della Buona Morte, perchè noi qui sulla terra siamo in viaggio e la nostra meta è il Cielo, e non sappiamo nè il giorno, nè l'ora che il Signore ha previsto e predisposto per il grande passo, meglio farsi trovare sempre pronti, per quanto ci sarà possibile, perciò non far trascorrere troppo tempo da una Confessione all'altra.
    Ricordatevi sempre cosa diciamo nella Salve Regina: che questa è una valle di lacrime e pertanto è Lei la Causa della nostra letizia, è il frutto benedetto del Suo seno la nostra gioia. Nessuna vacanza perciò, potrebbe mai darci la vera gioia se con noi non ci fosse Maria Santissima, se con noi non  ci fosse Nostro Signore Gesù Cristo.


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    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 23/04/2012 21:49
    Io, sacerdote, scandalizzato...
    Poche volte mi capita di ascoltare omelie che lasciano il segno, attraverso le quali l'anima si rende conto di trovarsi davanti la Verità. Ma quando questo succede non posso che condividere con altri la Gioia che resta nel cuore. Buona lettura.



    Io che per voi sono sacerdote, ma con voi sono cristiano, qualche volta mi scandalizzo. Poche volte… e non sono le debolezze umane a scandalizzarmi, piuttosto l'arroganza ridicola e assurda di chi pretende di essere qualcuno o qualcuno importante. Questo mi scandalizza. Di chi pretende di sapere più di coloro che sanno davvero e questo è il segno della più patetica di tutte le ignoranze. E questo mi scandalizza. Dirsi cristiano o cristiana e poi infischiarsene olimpicamente di quanto la Chiesa, nella voce dei legittimi pastori professa, difende e insegna. Questo mi scandalizza. Parla duro, oggi, il Signore nel Vangelo e, scusatemi, per oggi parlerà duro anche questo Suo sacerdote.






    (nella foto Padre Juan Pablo Esquivel)




    Mi scandalizza l'atteggiamento, balordo e maleducato, di chi, dicendosi cristiano o cristiana non sa trattare con un minimo di rispetto e considerazione il Papa, i Vescovi, i ministri di Dio. Mi scandalizza l'incoerenza brutale di troppi cattolici che nella vita pubblica e nel modo di trattare gli altri disdicono con patetica sfrontatezza tutto quanto poi vengono a "professare", tra virgolette, in chiesa. Mi scandalizza la madornale stupidità di chi usa internet per rinnegare la propria appartenenza alla Chiesa, affrettandosi ad appoggiare il primo scemo che abbia qualcosa da dire contro la Chiesa. "Il Papa venda il suo anello per sfamare gli affamati del Congo". Andiamo a mettere in vendita, all'asta, la Pietà, così sfamiamo la gente di chissà dove… e andando non solo a sottoscrivere, ma anche a condividere pornografia, bestemmi e scelleratezze ed esserne fiero. Questo mi scandalizza. Così facendo non sono né freddi né caldi, né cristiani né atei… sono tiepidi.

    Ebbene, col Libro dell'Apocalisse io vi ricordo che "i tiepidi saranno vomitati dalla bocca di Dio." E dico tutto questo non nascosto dietro la sicurezza vigliacca di un computer, nel soggiorno della propria casa, ma dalla cattedra più sacra che ci sia in questo Paese, dalla cattedra della Parola di Dio. Mi scandalizza che ben lungi dal prendere decisioni coraggiose, anche radicali - il Signore parla oggi di tagliare una mano, un occhio, un piede - per il bene della propria salvezza eterna, preferisce tagliare e ritagliare il tempo della preghiera, della messa, della catechesi, dell'adorazione, della confessione e di tutto quanto mantiene effettivamente viva la propria fede. Il resto non si tocca. Ma in quanto alla fede si riferisce accomodatevi, siamo alla svendita totale.

    Mi scandalizzano i genitori che, anziché farsi aiutare dagli altri educatori, anche quelli dell'ambito della fede, tagliano ogni eventuale correzione o richiamo, generando così piccoli bulli e teppisti, totalmente impreparati per la vita e destinati con ogni probabilità al più strepitoso fallimento in tutti i campi della vita. Altro che genitori… Complici! I primi e inescusabili responsabili della vita sciupata dei figli, che pensano che il parroco debba essere un simpaticone disposto a fare tutti gli sconti immaginabili se vuole che il figlio o la figlia vengano alla catechesi. Ebbene, capitelo bene, una volta per tutte, il parroco non è qua per accontentare tutti, ma per insegnarvi l'ardua e impegnativa via della salvezza. Di tagli parla oggi il Signore. Bene! Io ve ne suggerisco la versione aggiornata. Si tagli la lingua chi la usa per diffamare, per spettegolare, per calunniare, per uccidere. Tagli la linea telefonica chi la usa per distruggere l'unità delle famiglie, delle comunità, delle persone. Tagli la connessione di internet chi la usa per rimanere "appoltronato" nella mediocrità di un mondo virtuale nel quale di impegno o apporto positivo non c'é proprio nulla, tranne che un patetico cyber-fannullare che fa perdere in modo penoso il senso della realtà, nonché dare una patetica visione dei propri squallidi interessi. Dia un taglio alla superficialità, alla banalità, alla vanità, alla superbia petulante chi vive chiuso nel proprio egocentrismo, incapace di scoprire quanta silenziosa sofferenza si aggira nel nostro mondo, nel nostro tempo.

    L'ultima frase del Vangelo odierno parla dell'Inferno, del quale io vi parlo sempre molto poco perché preferisco orientarvi in positivo, ed è una scelta che mantengo, evidentemente, ma più di una pecora insolente farà bene a ricordare oggi e ogni tanto, la drammatica possibilità che incombe sulla vita di ognuno di noi. Lo stesso Signore che insegna oggi che chi non è contro di noi è per noi, è quello che dice, senza contraddirsi, che chi non è per Lui è contro di Lui. E che chi non raccoglie con lui, disperde.

    Quel Signore che esige decisioni chiare ed effettive, non solo affettive, non solo chi dice "Signore, Signore" entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi compie veramente la volontà del Padre. Quel Signore che attende prese di posizione senza tentennamenti e senza ripensamenti. Nel professare adesso il Credo, io intendo rinnovare a Lui la mia fede assoluta e la mia disponibilità totale alla Sua volontà, fede che si deve dimostrare nell'obbedienza alla Sua Parola. Obbedienza… non è una parolaccia. Obbedienza alla Parola di Dio. Chi non è disposto all'obbedienza della fede… sì, perché la fede implica un'obbedienza, non può essere cristiano.

    Chi non è disposto all'obbedienza della fede, se ne torni a casa, perché viene in chiesa a perdere il tempo. Chi è disposto, ma non solo adesso, bensì per tutta la vita, a mostrare al Signore la disponibilità della Madonna, degli angeli che rimasero fedeli, dei santi di tutti i tempi, professi allora ad alta voce, con me, il Credo, ma non solo con le labbra, ve ne prego… con il cuore, anzi, con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze, come ci insegna il primo comandamento. Amen.
    (Testo e foto da Facebook)

    E' possibile anche ascoltare l'omelia dalla diretta voce del Sacerdote.
    www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=-Dh4lQLpqxo


    Read more: sursumcorda-dominum.blogspot.com/#ixzz1stUoJLwr


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    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)