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E veniamo ad oggi, cosa ci viene offerto sull'argomento?



 



Per la verità assai poco dai Vescovi e dal Clero, lo diciamo con sofferenza ma è la verità. Ma la Provvidenza non resta mai muta o disoccupata.



Due fascicoli (2) riportano l'argomento e da queste pubblicazioni estraiamo alcuni brani che qui di seguito proponiamo.



Malizia e stoltezza della bestemmia



La bestemmia è contro la legge naturale, insita nella natura stessa dell’uomo, valida per tutti gli esseri umani in tutti i tempi e in tutte le circostanze;



è contro la legge positiva, dettata e fatta scrivere con parole da Dio, a conferma e a sviluppo della legge naturale.



Sfida Dio, in quanto lo tratta per nemico, lo provoca a reagire, lo considera impotente a controbattere, lo oltraggia solo per il maledetto piacere di oltraggiarlo.



È il linguaggio del diavolo, che disse: "Salirà in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono.., salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farà uguale all’Altissimo" (Is. 14, 13-14).



Offende gli altri nella loro coscienza religiosa che sente sacro il sentimento verso Dio e verso quanto è a Lui intimamente unito, e li offende anche nella loro dignità di persone.



Contagia tutti, perché l’uomo ripete quello che sente, vive di imitazione, opera secondo l’ambiente, diventa prigioniero delle abitudini comuni, ripensa alle cose udite anche quando non è pienamente cosciente di sé.



Attenta alla società, perché, essendo di solito pubblica, è facile a dilagare, arriva anche alle orecchie di chi non vuol sentirla, rende peggiori i cattivi, indigna i buoni, diminuisce il rispetto per l’uomo, abbassa il comune sentire religioso, scandalizza i bambini.



È esattamente il contrario dell’adorazione, della lode e della preghiera dovute al Creatore; lo sputo della malvagità più ripugnante di quello della bocca; il peggior segno dell’empietà umana.



Procede più da scelleratezza che da fragilità o da ignoranza si beve essa stessa la maggior parte del suo veleno, è peccato. Ma oltre che malizia, la bestemmia contiene stoltezza.



E irragionevole. Se il bestemmiatore crede nell’esistenza di Dio e quindi sa che Egli è infinitamente potente e può colpirlo sull’istante, perché lo offende invece di invocarlo per le proprie necessità?



 



Se il bestemmiatore non crede nell’esistenza di Dio, perché bestemmia il nulla?



 



 “Chi ragiona non bestemmia, chi bestemmia non ragiona”



 



La bestemmia è inutile. Lo è nei riguardi di Dio e nei riguardi del bestemmiatore.



A Dio non fa perdere assolutamente nulla, lo lascia tale quale è da tutta l’eternità, non gli dà nessun male di nessun genere.



"È il simbolo del peccato idiota, dell’imbecillità puzzolente"



(G. Papini,+ 1956, scrittore).



 



Ricorda l’ordine di tirare le frecce contro il cielo dato da Caligola per colpire Giove, che faceva piovere impedendo il grande spettacolo pubblico; ma la pioggia continuò a cadere. Inutile per il bestemmiatore, perché non gli reca nessun vantaggio di nessun genere, mentre gli altri peccati danno al peccatore una qualche utilità, almeno apparente.



È controproducente. Proprio con l’ostinazione e con la protervia, la bestemmia finisce con l’attestare l’esistenza di Dio e la necessità di ricordarlo, come fanno i credenti non bestemmiando.



Infine, poichè riceveremo ciò che avremo scelto, chi invoca il porco, di porco vivrà nell’eternità, se non si convertirà prima! perchè non essendo Iddio l’Altissimo e l’Onnipotente a poter rivestire il pellame di un porco, è palese e ragionevole che ciò che invoca il bestemmiatore è solo la sua rovina, egli esibisce tutta la sua tristezza, e se nel porco trova il suo dio, quel porco riceverà come ricompensa.



 



Giunti alla conclusione vi offriamo un modo appropriato alla situazione



 



Un vero ateo non bestemmia.



Perché dovrebbe nominare ad ogni momento un Essere che secondo lui non esiste, sia pure per insultarlo? La bestemmia, a ben pensare, implica una sua ‘fede’ nell’esistenza di Dio: ma una fede tutta negativa, tutta diabolica.



Anche il diavolo crede in Dio (non potrebbe farne a meno); infatti lo bestemmia!



Paradossalmente, il coro infernale delle bestemmie è una testimonianza indiretta che Dio esiste e che non può essere dimenticato dalle coscienze: o per rendergli lode, o per coprirlo di insulti.



È incivile. Infatti contravviene al galateo. al senso democratico che vuole il rispetto per ogni convinzione, alla decenza, alla tradizione della maggioranza, così che anche il non cristiano non dovrebbe dirla, pure l’ateo non potrebbe dirla senza sentirsene offeso. Pensiamo un attimo alla reazione di qualcuno che dovesse sentire una bestemmia o una parolaccia verso la propria madre, a ragione questa persona reagirebbe per difenderne l'onore.



 



Doveri del cristiano che sente bestemmiare



 



"Tacerà un giorno il Signore, il grande offeso, infinitamente buono ma anche giusto, quando poi giudicherà il nostro atteggiamento vile che non ha difeso Lui dagli oltraggi blasfemi, mentre non e stata spesa una parola buona di correzione per chi ha sbagliato?".



Dice Gesù:



" Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi" (Mc. 8,38),  attenzione quindi a non vergognarsi di saper dire a chi bestemmia "Guarda che stai sbagliando "...



 



oppure il fermarsi per porre rimedio con una piccola giaculatoria:



 



Benedetto sia il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; Benedetto il nome di Gesù e di Maria

diffondete questo richiamo a tutti: per l'onore dell'uomo fate che non si bestemmi più! E con l'onore alla dignità dell'uomo si comprenderà il valore della dignità e dell'onore che si deve a Dio.

Proprio così: un mutismo paralizzante sembra colpire invece tutti i cattolici di fronte alla bestemmia; mutismo motivato da vigliaccheria, dal falso rispetto umano, dal desiderio di non esporsi e principalmente, da scarsa fede.  

Il cristiano non può rimanere indifferente dinanzi a chi bestemmia, ma ha il dovere di intervenire in difesa dell’onore dovuto a Dio che facendosi Uomo ha elevato anche la nostra dignità: chi offende Dio offende l'uomo! Chi onora Dio, onora l'uomo.

Il tono della reazione del cristiano alle bestemmie non può essere che calmo, perché ispirato dalla carità e perché più convincente. Ma dev’essere forte, remo e convinto, vissuto, quando si rivolge a un bestemmiatore che non vuole ammettere di aver peccato e di doversi correggere. E stato il tono anche di santi. (...)

 

Abbiamo accennato anche ai Papi che si sono pronunciati contro la bestemmia, o contro un linguaggio inadatto al Cristiano, ascoltiamoli:

 

"Di tale cristiana istruzione appare evidentemente cresciuta la necessità sia da tutto l'andamento dei tempi e dei costumi moderni, sia specialmente da quelle pubbliche scuole, prive di ogni religione, dove si tiene quasi per sollazzo il deridere tutte le cose più sante, e del pari sono aperte alla bestemmia e le labbra dei maestri e le orecchie dei discepoli. Parliamo di quella scuola che si chiama per somma ingiuria neutra o laica, ma non è altro che tirannide prepotente di una setta tenebrosa".

(Papa San Pio X Enciclica - Editae Saepe 26 maggio 1910)

 

"Difatti il sacerdote è, per vocazione e mandato divino, il precipuo apostolo e l'indefesso promotore dell'educazione cristiana della gioventù; il sacerdote in nome di Dio benedice il matrimonio cristiano e ne difende la santità ed indissolubilità contro gli attentati e le deviazioni suggerite dalla cupidigia e dalla sensualità; il sacerdote porta il più valido contributo alla soluzione o almeno alla mitigazione dei conflitti sociali, predicando la fratellanza cristiana, a tutti ricordando i mutui doveri della giustizia e della carità evangelica, pacificando gli animi inaspriti dal disagio morale ed economico, additando ai ricchi e ai poveri gli unici beni a cui tutti possono e devono aspirare; il sacerdote finalmente è il più efficace banditore di quella crociata di espiazione e di penitenza, a cui abbiamo invitato tutti i buoni per riparare le bestemmie, le turpitudini e i delitti, che disonorano l'umanità nell'ora che volge, un'ora che come poche altre nella storia ha tanto bisogno della misericordia divina e de' suoi perdoni".

(Papa Pio XI Enciclica - Ad Catholici Sacerdotii - 20 dicembre 1935)

 

"Deploriamo la bestemmia, stolta macchia della nostra persona, ancor prima d’essere orribile offesa alla divinità; cerchiamo di dissipare le zone della negazione, del dubbio, dell’indifferenza, dell’ignoranza, che oscurano il nostro pensiero; e lasciamo che il lume benefico della fede rischiari la stanza del nostro spirito.

La cattiveria, con le sue esplosioni di delinquenza, con le sue miserie passionali, con le sue cecità pessimiste, sarà superata, quasi sciolta dalla ineffabilità stessa dei raggi della somma Verità: Dio è Padre, sì, Padre; il Figlio si è fatto Fratello nostro, sì, è nostro Salvatore; lo Spirito ci ha invaso col suo Amore, e sì, a sé ci riporta: come mai una simile concezione religiosa potrebbe lasciare inerte, desolata, disperata la nostra vita di pellegrini in cerca del proprio destino?

Che il segno della Croce, con le parole sacrosante e misteriose che lo accompagnano, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ci sia assicurato dalla mano materna di Maria; e saremo certi d’essere sulla via del regno dei cieli".

(Papa Paolo VI - Angelus 5 giugno 1977)

 

"Ecco un altro argomento e motivo da meditare con dolore: il potere del cattivo esempio. E allora qual è il contegno da osservare? Forse quello di non scandalizzarsi, diventare passivi, rimanere indifferenti, incapaci di impressionarsi; essere gente a cui nulla importa, perché ammette che il mondo è sempre andato così e non occorre prendersela troppo, e quindi non resta se non tirare avanti alla buona, lasciar svigorire il senso morale e il desiderio del bene, giacché il male esiste e sembra più attraente dello stesso bene? O dobbiamo reagire con mezzi radicali, violenti? Quale, insomma, dev’essere il nostro contegno da cristiani e da discepoli di Nostro Signore?

IL LIMPIDO GIUDIZIO DEL CRISTIANO

Ecco una mirabile lezione di questo Vangelo. Qualunque sia l’esperienza, il quadro che abbiamo davanti agli occhi, delle condizioni morali del nostro tempo, della società, degli esempi che ci si offrono, giammai dobbiamo perdere il senso del bene e del male; né devono esistere confusioni nella nostra anima; il nostro giudizio sia sempre preciso, nettissimo: sì, si; no, no.

Il bene è una cosa, il male è un’altra. Non si possono mescolare; anche se la realtà li mostra come in convivenza, frammisti l’uno all’altro.

Il giudizio morale, per un cristiano, ha da essere severo, rettilineo, costante, limpido e, in un certo senso, intransigente. Bisogna dare alle cose il loro proprio nome: questo si chiama bene, quello si chiama male. E cioè: la coscienza non dev’essere mai indebolita e alterata, o resa indifferente, impassibile, poiché non è lecito applicare indistintamente i criteri del bene e del male alla realtà sociale che ci circonda.

La seconda attitudine che il Vangelo ci raccomanda è quella di immunizzarci a vicenda; di conservarci buoni anche se siamo in una società o in un ambiente contrari al bene; di non lasciare che l’infezione ci raggiunga e si propaghi in noi; ma di essere pronti ad anestetizzare, a immunizzare, ad applicare la profilassi morale, la disinfezione fin dove è possibile: nelle nostre case, nei nostri ambienti, nella nostra anima, e particolarmente nel nostro cuore. Soprattutto occorre tenere puro il nostro abitacolo interiore".

(Papa Paolo VI - Omelia sul frumento e la zizzania 8 novembre 1964)

 

"Proseguendo la riflessione, che nelle domeniche di Quaresima stiamo conducendo su quelli che si possono chiamare i "diritti di Dio", visti non solo come fonti di precisi doveri, ma anche come fondamento e garanzia degli stessi "diritti dell'uomo", vorrei oggi sottolineare le esigenze insite nel secondo comandamento:

Non nominare il nome di Dio invano. Il nome di Dio è gravido di mistero.

E' nome santo, nome che esige riverenza ed amore. Nei suoi confronti purtroppo si registra spesso un atteggiamento di leggerezza, sconfinante talvolta nell'aperto disprezzo: dalla bestemmia, a spettacoli dissacranti, dallo scherno a pubblicazioni altamente offensive del sentimento religioso.

Il diritto alla libertà di coscienza, di opinione e di espressione esonera forse dal dovere di trattare con deferente considerazione l'esperienza spirituale di milioni di credenti? Il sentimento religioso, peraltro, non è forse quanto di più vitale e prezioso l'uomo possa avere?

Offendendo pubblicamente Dio non si commette, allora, soltanto una grave colpa morale, ma si viola pure un preciso diritto della persona al rispetto delle proprie convinzioni religiose.

Oltre tutto, l'irriverenza nei confronti di Dio si ritorce contro l'uomo. Diseducandosi al senso del mistero, l'individuo umano diventa sempre meno capace di stupirsi, di ascoltare, di rispettare, ed è tentato di abbandonarsi all'ebbrezza infida della volontà di potenza, che pretende di manipolare persone e cose senza alcuna regola e al di là di ogni limite.

Il rispetto di Dio, che non ha nulla a che vedere con il fanatismo, è pertanto la più solida garanzia del rispetto per l'uomo

(...)  Coltiviamo, carissimi Fratelli e Sorelle, una riverente venerazione verso il nome santo di Dio ed aggrappiamoci ad esso come ad un'ancora di salvezza. Se il mondo d'oggi sembra talora attanagliato da un'assurda violenza e da una angoscia debilitante, non sarà anche perché fiorisce a fatica sulle labbra e nei cuori degli uomini l'invocazione di Dio?

Mettiamoci alla scuola della Vergine Santa, incomparabile maestra di preghiera e di lode. Chiediamole di ispirarci nei confronti del nome santo di Dio i sentimenti che furono i suoi. Diciamo con lei: "L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, e santo è il suo Nome" (Lc 1, 46-49)."

(Papa Giovanni Paolo II - Angelus 21 marzo 1993)






[Modificato da Caterina63 21/10/2014 19:37]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)