00 10/08/2009 22:31
Breve analisi dell'amico Daniele D.S. da un thread da Oriensforum


I protestanti cadono sempre in due contraddizioni. Una di ordine teologico, l'altra di ordine ermeneutico.

La prima può essere sintetizzata nella seguente domanda. Che cosa ci assicura che la Bibbia è ispirata? Non le caratteristiche della Bibbia stessa (bellezza, coerenza, ed elevatezza del messaggio), che possono essere variamente interpretate, essendo oggetto di giudizio soggettivo. Non le dichiarazioni di alcuni testi scritturistici, che hanno valore solo nella misura in cui corrispondono ad un criterio di valore esterno al testo stesso (crediamo forse che il Corano sia ispirato per il fatto che esso si dichiara tale?). E neppure una specie di "illuminazione interiore" dello Spirito Santo, che, se ci fosse, dovrebbe agire nello stesso modo in tutti gli uomini, visto che Dio non fa preferenze di persone e che la fede nella divina rivelazione è condizione necessaria, salvo ignoranza invincibile, alla salvezza dell'anima (a differenza delle grazie particolari, che vengono elargite in modo differente: cfr. parabola dei talenti).

La garanzia della divina ispirazione va dunque ricercata non all'interno, ma all'esterno della Bibbia, e la si trova nella tradizione della Chiesa, cioè nella trasmissione viva e ininterrotta della fede (tra cui la fede nell'ispirazione) dagli Apostoli, anzi da Mosè, fino ad oggi. È appunto la Chiesa, cioè la società gerarchicamente ordinata preposta da Gesù Cristo alla tutela del suo messaggio rivelato, che ci assicura la natura rivelata della Bibbia, natura che essa ha ricevuto dagli autori stessi del testo sacro ed ha ininterrottamente trasmesso a noi. Se prendiamo la Bibbia come un testo a sé stante, scollegato dalla tradizione nella quale si è formata e che l'ha trasmessa, non possiamo avere nessuna garanzia su di essa, neppure di ordine naturale, poiché qualunque critico può, come in effetti è accaduto, metterla in questione.

La seconda contraddizione è di natura interpretativa. Qualunque testo, anche il più chiaro, è per definizione ambiguo, essendo l'ambiguità una delle proprietà di qualunque linguaggio. E la Bibbia non è certamente uno dei testi più perspicui, data la grande differenza di lingua, stile, messaggio, genere letterario, epoca compositiva. Non c'è da meravigliarsi, dunque, che della Bibbia siano possibili interpretazioni molto diverse. Perfino il diavolo cercò di tentare Cristo servendosi di un passo della Bibbia. Ora, poiché non si può credere che Dio abbia rivelato una cosa e il contrario della stessa, è evidente che si deve distinguere la vera dalle false interpretazioni. Ma come è possibile questo nel protestantesimo, dove l'interpretazione della Bibbia è affidata al libero e privato esame dei singoli fedeli? È necessario per l'integrità stessa della rivelazione che la Bibbia sia interpretata e approfondita da un'autorità istituita da Dio stesso e preposta appunto all'infallibile tutela del messaggio rivelato. Tale autorità è la Chiesa. Non è un caso, allora, che i cattolici siano rimasti uniti ed abbiano mantenuto un'interpretazione univoca del testo sacro, mentre i protestanti si siano divisi in innumerevoli sette, ciascuna della quali reclama di offrire il vero senso del testo sacro, pur negando di avere l'autorità per farlo.

Ecco che allora il protestante non ha la Sacra Scrittura, divinamente ispirata e infallibile, ma un libro di storia o di spiritualità, più o meno attendibile a seconda della corrente che segue. Anzi, non ha neppure un libro, ma tanti libri, tanti quante sono le diverse (e tutte legittime) interpretazioni dei privati fedeli. Se i protestanti credono ancora che la Bibbia sia la parola di Dio è solo per un accidentale retaggio in loro della dottrina cattolica, destinato però a spegnersi, come avvenne nel XVIII coi quaccheri e nel XIX col protestantesimo liberale e razionalista.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)