00 14/09/2011 00:36

Che significa: la lingua del dialogo DEVE essere comune?

Su "Osservatore Romano" del 7 luglio, Sua Eminenza il Cardinale Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, ha proposto alcune riflessioni sul significato della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo che avrà luogo il 27 ottobre ad Assisi. Queste hanno provocato un intervento del Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, e la replica del porporato, pubblicate dallo stesso giornale. I due ultimi testi sono consultabili qui, con l'aggiunta di notazioni che riporto anche in conclusione.

Il titolo che ho posto trasforma in domanda l'affermazione indicata come titolo del suo intervento da Rav Di Segni.

Il dato da rimarcare è che non è la prima volta che un ebreo smentisce certe forme di una sorta di captatio benevolentiae da parte di esponenti della Curia et alii nei confronti dell'ebraismo, che comportano solo fraintendimenti e non fanno altro che diluire sempre di più i fondamenti della nostra fede.

Lo stesso Neusner, teologo dell'ebraismo di fama internazionale, noto per la stima reciproca che lo lega a Benedetto XVI, sfata il mito di una "tradizione comune", che vuole ebraismo e cristianesimo imparentati. In un libro recente (2009) Ebrei e Cristiani. Il mito di una tradizione comune, Neusner raccoglie una serie di studi sul rapporto tra ebrei e cristiani, che nell'immaginario comune e dalla Chiesa post-conciliare sono considerati "parenti" dal punto di vista religioso, in quanto derivati da un'unica tradizione: l'Antico Testamento. Ma secondo l'autore questa "tradizione comune" si rivela un mito, nelle convinzione che: "Mentre il cristianesimo è rappresentato come una germinazione dell'"ebraismo", di fatto iniziò come sistema religioso autonomo e assoluto; solo in seguito si formulò la teoria delle sue origini assumendo e facendo proprie alcune componenti dell'eredità dell'antico Israele". Per noi la questione è ben diversa.

Non dobbiamo dimenticare che il giudaismo attuale è quello Talmudico, rabbinico, sviluppatosi parallelamente al cristianesimo dopo l'assemblea di Yavne e la distruzione di Gerusalemme. E' un giudaismo 'spurio', che condanna e maledice i notzrì (cioè i cristiani).

Il giudaismo 'puro' è diventato Cristianesimo, perché il Signore Gesù ha portato a compimento la Storia della Salvezza e introdotto la Creazione Nuova, in Lui... Quindi è il giudaismo che è confluito nel cristianesimo. Oggi, stiamo assistendo a tentativi sempre più pressanti di far confluire il cristianesimo nell'ebraismo, che si è riappropriato di Gesù come Rabbi e Profeta, ovviamente non come Figlio di Dio. Il che purtroppo avviene con la connivenza di molte componenti ecclesiali. [vedi] - [vedi anche]

Il rischio che corre seriamente una certa ala post-conciliare della Chiesa, presente nelle esternazioni di molti vescovi (Zollitsch, ad esempio), è quella di considerare - diciamo impropriamente per usare un eufemismo - la Croce di Cristo solo come un grande atto di amore e solidarietà e non ciò che Essa è e compie: un sublime atto di Amore, certamente; ma è un amore espiativo, oblativo, dono di sé fino alla fine, nel quale si fondono Giustizia e Misericordia insieme, da parte di Dio, e obbedienza e affidamento totali, da parte dell'uomo-Gesù per ogni uomo. In questo senso è il Kippur perenne, affermato da Koch e contestato da Di Segni; perché è il ripristino della Giustizia nel rovesciamento della disobbedienza originaria attraverso il duplice «Fiat», quello dell'Annunciazione ed il suo inscindibile rapporto col mistero del Getsemani, quando "il Sovrano della Storia ha detto il «Fiat» della sofferenza e dell'unione con l'esistenza di tutti gli uomini, per liberare ogni uomo, ogni volta unico, dalla morte e farlo entrare in un'altra realtà di vita eterna", come abbiamo letto nelle illuminate parole del card. Siri di cui al thread precedente.

E non si può ignorare che è proprio la Croce di Cristo la 'pietra di scandalo' sia per gli ebrei, che per i Riformati di ieri e di oggi e per i non credenti. Stat Crux dum volvitur orbis.

Vedi anche:
:: Maria Guarini, Visita di Benedetto XVI in Sinagoga: esternazioni e conseguenze
:: Mons. Brunero Gherardini - "Sugli ebrei, così serenamente"
:: G. Copertino - "Tra noi e loro la pietra angolare non il negazionismo"
:: F. Colafemmina - "Archivi e ipocrisie. L'antidefamation League e Pio XII"
:: Maria Guarini, Se non si esce dal sepolcro. Il Papa allo Yad Vashem
::
La preghiera per gli ebrei nella liturgia del Venerdì Santo

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)