00 13/02/2009 21:58
Mitria del Beato Pio IX

La mitria fu commissionata da Pio IX in occasione della proclamazione del dogma dell'Immacolata l'8 dicembre 1854. Essa fu utilizzata anche da diversi suoi successori, tra i quali Giovanni Paolo II nel 1988, nel corso dell'Anno Mariano, facendola adattare al suo capo.






Concistoro del 24.11.2007 Benedetto XVI con la Mitria del Beato Pio IX


Il Santo Padre era assiso sul trono di Papa Leone XIII, sul quale fu incoronato il venerabile Papa Pio XII, il beato Giovanni XXIII e Paolo VI.
La mitria è l'unica conservata appartenuta al beato Papa Pio IX, la stessa che egli indossò per il pronunciamento del Dogma dell'Immacolata. il Crocefisso posto tra due candelieri dinanzi al trono...cosa dire...Don Guido Marini stà operando un qualcosa di assolutamente eccezionale e superbo. Tanti complimenti Monsignore!

evviva la religione CATTOLICA

San Pio X (qui ritratto sullo stesso trono usato da Benedetto XVI) 
proteggi il tuo Successore.......





Interessante articolo pubblicato su Petrus: www.papanews.it

DIES ALBO NOTANDA LAPILLO

La solenne cerimonia del Concistoro pubblico cade in una circostanza albo notanda lapillo, ossia da ricordare tra i giorni fausti del Pontificato. Gli Eminentissimi Padri hanno prestato giuramento di fedeltà alla Chiesa e al Pontefice alla vigilia della festa di Cristo Re, con la quale si chiude l’anno liturgico.

Nella Basilica Vaticana si è celebrato un rito che in un certo senso chiude compostamente una stagione di ardite innovazioni: dopo decenni di liturgie dettate dall’estro e dalle improvvisazioni più discutibili, alle quali Giovanni Paolo II ed ancor più Benedetto XVI parevano quasi estranei, abbiamo assistito ad una celebrazione nella quale dominavano tre grandi centralità: la centralità della Croce, significaticamente posta al centro del presbiterio; la centralità del Sommo Ponterice, rivestito di splendidi paramenti liturgici e con una meravigliosa mitria in capo, assiso in trono; la centralità del rito, celebrato interamente in latino.

Vi fu un tempo in cui la Croce era relegata in un angolo, quasi disturbasse l’orizzontale dialogo tra il celebrante e i fedeli; un tempo in cui il Santo Padre indossava vesti liturgiche quasi imbarazzanti per stravaganza e colore; un tempo in cui la babele delle lingue proscriveva la lingua sacra a vantaggio dei più oscuri idiomi. Quell’epoca è definitivamente tramontata. Oggi gli sguardi di tutti, dal Papa ai Cardinali a tutti i fedeli, convergevano sul Crocifisso, posto al centro dello spazio liturgico a richiamare la sua centralità nella vita della Chiesa e dei singoli; era lo stesso Cristo in trono a trasparire nella ieraticità di Benedetto XVI, ricordandoci che il padre comune dei Cattolici è Vicario di Cristo, vero e unico Capo della Chiesa. Poiché il gran mistero della Liturgia è proprio questo: rendere presente nel rito la realtà soprannaturale che essa simboleggia o prefigura.

Il merito di questo grande miglioramento – genuinamente spirituale – delle celebrazioni papali va attribuito senza dubbio al Santo Padre: a nessuno sfugge come egli sappia lasciarsi rivestire di Cristo, rifuggendo i personalismi e prediligendo il raccoglimento adorante. Ma è chiarissimo che vi è un idem sentire tra il Pontefice e il suo nuovo Maestro delle Cerimonie: a poche settimane dalla sua nomina, egli ha saputo farsi interprete di quell’implicito desiderio di dignità e decoro sinora frustrato da scomposte performance aliene allo spirito romano. Era bastato, all’inizio del mese, ridare centralità al Crocifisso sull’altare, per farci capire quale fosse il suo pensiero; oggi è ancora la Croce a tornare centrale, e con essa la figura del Papa.

La cifra di mons. Guido Marini si nota anche da piccoli dettagli: le mani giunte dei Ministri sacri e dei chierici, gesto sacro finalmente ripristinato; i diaconi che accompagnano il solenne incedere del Pontefice sostenendo i lembi del piviale, cosa in altri tempi proibita; il ritorno di camici e rocchetti preziosi, al posto dei miserrimi camicioni in terital senza pizzo, a cui eravamo ormai abituati. Piccole cose, certo: ma eloquente indice di un modo di intendere l’azione sacra nella sua forma più alta, senza volerla abbassare allo squallore della quotidianità.

Le festività del nuovo anno liturgico testimonieranno la riscoperta del valore della bellezza nei riti, e permetteranno al popolo cristiano di assaporare nuovamente il gusto della partecipazione alle celebrazioni papali di cui ci parlavano con gli occhi assorti i nostri padri. Poiché è questo che cerchiamo, quando accorriamo intorno al Papa: lo splendore di una liturgia che anticipa il fasto della corte celeste. Per la forzata povertà e la miseria ignorante bastano gli spettacoli che ci offre il mondo.
Gianluca Barile
qui si nota lo stemma di Pio IX sulle infule (le code della mitria)




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Vogliamo essere veramente segno di contraddizione?

Altro non vi dico (…) Non vorrei più parole, ma trovarmi nel campo della battaglia, sostenendo le pene, e combattendo con voi insieme per la verità infino alla morte, per gloria e lode del nome di Dio, e reformazione della Santa Chiesa…”
(Santa Caterina da Siena, Lettera 305 al Papa Urbano VI ove lottò fino alla morte per difendere l’autorità del Pontefice)
[Modificato da Caterina63 13/02/2009 22:13]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)