La violenza sociale del divorzio
I danni procurati da divorzio all'intera comunità sociale
(quanto segue non va ridotto al singolo, ma rapportato appunto alle statistiche... ci sono infatti figli di divorziati che hanno riscontrato un brillante successo ma si tratta appunto di singoli casi)
Le ricerche scientifiche e gli studi più recenti confermano che il divorzio
rappresenta uno dei più seri pericoli per la salute - psicosociale - : il
divorzio non risolve i problemi della persona ma ne crea di nuovi.
Si è visto statisticamente che i divorziati in generale corrono maggiori
pericoli di cadere nell'alcolismo e in altre dipendenze, di commettere
suicidio e ammalarsi di disturbi fisici e psichici: la percentuale di
decessi fra i divorziati è più del doppio rispetto agli uomini sposati.
(cfr J. Willi, Che cosa tiene insieme le coppie,
Arnoldo Mondadori editore, Milano 1992, pp.7 - 11 )
Il luogo comune, secondo cui il divorzio serve a fare esperienza per cui i
secondi matrimoni tendono a riuscire di più dei primi, si è dimostrato
falso: " - il tasso di divorzio nei secondi matrimoni è in realtà più
elevato che nei primi "-
( Claudio Risé, Il Padre L'assente inaccettabile, p. 93, edizioni San
Paolo, Cinisello Balsamo ( Milano ) 2003; cfr Joshua R. Goldstein,
The Leveling of Divorce in the United States, in Demography 36 (1999), pp.
409-414; cfr A. Cherlin, Marriage, Divorce, Remarriage, Harvard University
Press, Cambridge ( MA ) 1992 ).
Gli studi sulle conseguenze del divorzio nei figli hanno dimostrato che i
danni psicologici che vengono prodotti diventano più gravi nel tempo e
permangono in età adulta. ( cfr J. Willi, op. cit., pp. 7 -11 )
La sociologa Judith Wallerstein, che ha pubblicato i risultati di un'ampia
ricerca sociologica, dimostra che i figli dei divorziati portano quasi tutti
cicatrici emotive così profonde che li rendono incapaci di avere relazioni
stabili da adulti.
Anche la - Joseph Rowntree Foundation - ha compiuto uno studio sui danni
psicologici che il divorzio provoca nei figli. Il dottor John Tripp
dell'università di Exter, in Inghilterra, ha tenuto sotto osservazione
centinaia di bambini appartenenti a due campioni di studio: i figli delle
famiglie rimaste integre, pur fra litigi e incomprensioni, e i figli dei
divorziati che hanno uno dei genitori che si è risposato. Lo studio ha
dimostrato che la guerra in casa è meglio del divorzio e che i figli dei
divorziati soffrono di più e presentano danni psicologici più gravi.
Gli individui del primo campione ( quelli con la - guerra in casa -)
mostrano la capacità di superare con relativa semplicità i traumi provocati
dai litigi mentre i secondi si trovano in una condizione oggettivamente
peggiore: presentano segni di una maggiore sofferenza psicologica, scarsa
stima di se stessi, difficoltà di relazione ma soprattutto presentano una
profonda incapacità di superare le difficoltà inerenti alla vita di coppia e
quindi una disposizione all'intolleranza verso il proprio coniuge:
i figli dei divorziati non hanno conosciuto, attraverso i modelli parentali, la possibilità del perdono e quindi i dinamismi comportamentali che portano al pentimento ed alla riconciliazione
( cfr J. Willi, ibidem; Paolo Filo
Della Torre, la guerra in casa meglio del divorzio, uno studio: i figli dei
divisi soffrono di più, La Repubblica 8 febbraio 1994, pag 21; cfr Vittorio
Zucconi, legge e divorzio, la ricerca sociologica di Judith Wallerstein, La
Repubblica 4 giugno 1997; cfr Joseph Rowntree Foundation, Children living
re-ordered families, Social Policy Research findings N° 45, february 1994,
Published by the Joseph Rowntree Foundation The Homestead 40 Water End York
YO3 6LP )
Questo studio fa riflettere sul fatto che, nei casi di grave conflittualità
familiare, la soluzione estrema per i mali estremi non è il divorzio ma la
separazione perché questa non comporta l'abbandono del partner e la
formazione di una nuova famiglia e quindi lascia aperta la porta ad una
futura riconciliazione. La stessa società civile che grida nelle piazze la non violenza, non vuole la gerra, di fatto non parla più di PERDONO ma solo di diritto: la Pace è un diritto? Ma senza perdono non può esserci vera pace e la soluzione non è il divorzio, ma il perdonarsi e cercare la pace non come un diritto attraverso il divorzio, ma come una conquista.
La dissoluzione del rapporto di coppia danneggia gravemente i figli, nei
quali giunge, perfino, a provocare una cronica incapacità di vivere in
comunione con l'altro, di sopportare e superare le difficoltà, di
riconciliarsi, di saper perdonare e ricominciare.
Il dottor C. Haffter, dell'Università di Basilea, nota che la dissoluzione
familiare, quando nella generazione dei nonni la cifra dei divorzi supera la
media, è un trauma profondo che danneggia i figli rendendoli incapaci di
avere legami stabili di coppia, dando luogo con maggiore probabilità ad un
effetto a catena che può propagarsi per almeno tre generazioni. Questa
sorta di - ereditarietà - dell'infelicità coniugale dipende in gran parte
da una anormale evoluzione di tipo nevrotico.
( cfr C. Haffter, Il divorzio
e la sorte dei figli, in Enciclopedia della sessualità, a cura di A. Willy e
C. Jamont, edizioni Borla, Bologna 1974, pp. 355-356, op. cit. )
Anche il sociologo M. Barbagli sottolinea il fatto che il divorzio è un
processo che si auto -alimenta e si auto - rafforza: i figli dei divorziati
hanno maggiore probabilità di divorziare rispetto a coloro che provengono da
relazioni stabili. ( cfr Donata Francescato, Quando l'amore finisce, Il
Mulino, Bologna 1992, pag 55 )
Il divorzio danneggia i figli ferendoli gravemente nella volontà,
nell'intelligenza, nella memoria, negli affetti. La restaurazione di un
abito virtuoso capace di sopportare, di sacrificarsi, di rinunciare, di
perdonare, di ricominciare, richiede da parte dell'individuo, ferito dalle
colpe dei genitori, uno sforzo maggiore, uno sforzo eroico ed un percorso
più lento e tutto in salita.
"- I matrimoni dei figli di divorziati hanno (.) un tasso di divorzio
nettamente maggiore di quelli dei figli di famiglie unite. Una delle
principali ragioni per questo, secondo uno studio recente, è che i bambini
imparano a mantenere il vincolo coniugale, e a restarvi, attraverso l'
osservazione e imitazione dei loro genitori. Nei figli del divorzio, la
capacità di mantenere un matrimonio per tutta la durata della vita è stata
lesa -"
( Claudio Risé, op. cit., p. 95; Cfr P.R. Amato, Wat Children Learn From
Divorce, in Population Today, Population Reference Bureau, Washington ( DC )
gennaio 2001; Cfr Nicholas H. Wolfinger, Beyond the Intergenerational
Transmission of Divorce, in Journal of Family Issues 21-8 - 2000,
pp.1061-1086).
Le esperienze traumatiche della dissoluzione familiare determinano degli
effetti che perdurano nel tempo condizionando il comportamento della
persona, lasciando un'impronta nel suo temperamento, un ricordo che rende
più difficile il controllo delle proprie reazioni.
Il sociologo G. Campanini fa notare che l'introduzione del divorzio ha
determinato in alcune componenti della popolazione un atteggiamento di
minore responsabilità nei confronti dell'impegno coniugale che viene preso:
questo dimostra come la legge divorzista, che non protegge l'istituto
familiare dalla dissoluzione, comporta la perdita della consapevolezza
sociale del bene rappresentato dalla integrità familiare e quindi influisce
negativamente sulla famiglia stessa perché contribuisce a - deformare - il
comportamento delle persone. ( cfr Donata Francescato, ibidem, pag 56 )
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che il divorzio determina gravi
danni nei coniugi, nei figli e nella società: il suo effetto contagioso lo
rende una vera piaga sociale ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.
2385 )
( Bruto Maria Bruti )