DIFENDERE LA VERA FEDE

Il Sacramento del Matrimonio e la sua indissolubilità

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    Caterina63
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    00 29/01/2009 14:31

    Il Papa alla Rota Romana: attenzione al moltiplicarsi delle dichiarazioni di nullità, è in gioco la stessa verità sul matrimonio

    Occorre fare attenzione al “moltiplicarsi esagerato” delle dichiarazioni di nullità matrimoniale “sotto il pretesto di una qualche immaturità o debolezza psichica del contraente”: è quanto ha detto stamani il Papa, nella Sala Clementina in Vaticano, per l’inaugurazione dell'Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana.
     
    “Ciò che è in gioco - afferma Benedetto XVI - è la stessa verità sul matrimonio”.

    Il Papa ha preso spunto dalle allocuzioni pronunciate oltre 20 anni fa da Giovanni Paolo II sull’incapacità psichica nelle cause di nullità matrimoniale (5 febbraio 1987 e 25 gennaio 1988) per chiedersi “in quale misura questi interventi abbiano avuto una recezione adeguata nei tribunali ecclesiastici”.

    “E’ davanti agli occhi di tutti - ha affermato - il dato di fatto di un problema che continua ad essere di grande attualità”.

    “In alcuni casi si può purtroppo avvertire ancora viva l’esigenza di cui parlava il mio venerato Predecessore: quella di preservare la comunità ecclesiale «dallo scandalo di vedere in pratica distrutto il valore del matrimonio cristiano dal moltiplicarsi esagerato e quasi automatico delle dichiarazioni di nullità, in caso di fallimento del matrimonio, sotto il pretesto di una qualche immaturità o debolezza psichica del contraente» (Allocuzione alla Rota Romana, 5.2.1987)”.

    Benedetto XVI ha richiamato “l’attenzione degli operatori del diritto sull’esigenza di trattare le cause con la doverosa profondità richiesta dal ministero di verità e di carità che è proprio della Rota Romana”.

    E ricorda alcuni principi per discernere la validità del matrimonio senza confondere incapacità e difficoltà. “Una vera incapacità - ha affermato citando Giovanni Paolo II - ‘è ipotizzabile solo in presenza di una seria forma di anomalia’ che - presente già al tempo del matrimonio - ‘deve intaccare sostanzialmente le capacità di intendere e/o di volere’” e quindi la facoltà di scegliere liberamente lo stato di vita. Anomalia che deve provocare “non solo una grave difficoltà, ma anche l’impossibilità di far fronte ai compiti inerenti agli obblighi essenziali del matrimonio”.

    Per il Papa “occorre … riscoprire in positivo la capacità che in principio ogni persona umana ha di sposarsi in virtù della sua stessa natura di uomo o di donna”. “Corriamo infatti il rischio di cadere in un pessimismo antropologico che, alla luce dell’odierna situazione culturale, considera quasi impossibile sposarsi. A parte il fatto che tale situazione non è uniforme nelle varie regioni del mondo, non si possono confondere con la vera incapacità consensuale le reali difficoltà in cui versano molti, specialmente i giovani, giungendo a ritenere che l’unione matrimoniale sia normalmente impensabile e impraticabile. Anzi, la riaffermazione della innata capacità umana al matrimonio è proprio il punto di partenza per aiutare le coppie a scoprire la realtà naturale del matrimonio e il rilievo che ha sul piano della salvezza”.

    “Ciò che in definitiva è in gioco - ha ribadito il Papa - è la stessa verità sul matrimonio” la cui validità “non dipende dal successivo comportamento dei coniugi” ma dalla capacità di contrarre il vincolo matrimoniale. “Questa capacità non viene misurata in relazione ad un determinato grado di realizzazione esistenziale o effettiva dell’unione coniugale mediante l’adempimento degli obblighi essenziali, ma in relazione all’efficace volere di ciascuno dei contraenti, che rende possibile ed operante tale realizzazione già al momento del patto nuziale”.

    “Diversamente -– ha aggiunto il Pontefice - nell’ottica riduzionistica che misconosce la verità sul matrimonio, la realizzazione effettiva di una vera comunione di vita e di amore, idealizzata su un piano di benessere puramente umano, diventa essenzialmente dipendente soltanto da fattori accidentali, e non invece dall’esercizio della libertà umana sorretta dalla grazia”. “Ovviamente alcune correnti antropologiche «umanistiche», orientate all’autorealizzazione e all’autotrascendenza egocentrica, idealizzano talmente la persona umana e il matrimonio che finiscono per negare la capacità psichica di tante persone, fondandola su elementi che non corrispondono alle esigenze essenziali del vincolo coniugale”.

    “Le cause di nullità per incapacità psichica - ha concluso il Papa - esigono, in linea di principio, che il giudice si serva dell’aiuto dei periti per accertare l’esistenza di una vera incapacità, che è sempre un’eccezione al principio naturale della capacità necessaria per comprendere, decidere e realizzare la donazione di sé stessi dalla quale nasce il vincolo coniugale”.



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    [Modificato da Caterina63 29/01/2009 18:27]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 29/01/2009 15:22
    Dal forum DVF del 2004

    Amici....oggi la nostra Chiesa Ambrosiana (Rito Ambrosiano)
     celebra la Festa della Santa Famiglia che il Rito Latino festeggia nell'ultima settimana di Dicembre.....
    Oggi l'omelia del nostro caro vice parroco, vorrei condividerla perchè dona le risposte a questa domanda del forum....
    Spesso ci scandalizziamo del rifiuto della Chiesa di accettare il concetto di divorzio, ma ci rifiutiamo di approfondire il perchè.....[SM=g1740733]
    Leggiamo la Prima Lettura che la Chiesa ci offre in questa occasione:
    Sir 3,2-6.12-14
    Chi teme il Signore onora i genitori
    Dal libro del Siracide
    Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli,
    ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
    Chi onora il padre espia i peccati;
    chi onora la madre è come chi accumula tesori.
    Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli
    e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
    Chi onora il padre vivrà a lungo;
    chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre.
    Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
    non contristarlo durante la sua vita.
    Anche se perdesse il senno, compatiscilo
    e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore.
    Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata,
    ti sarà computata a sconto dei peccati.

    Parola di Dio

     
    Quale legame con il N.T.?

     
    La chiave d'interpretazione, per quanto c'è poco da interpretare....ce la dona Paolo:
    Col 3,12-21
    Vita familiare cristiana, secondo il comandamento dell’amore
    .......
    Vengono focalizzati alcuni aspetti:
    1) rivestitevi, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri...
    ....
    Dio SOPPORTA NOI E CI PERDONA....quanti di questi ingredienti mettiamo nella nostra quotidianità familiare?[SM=g1740733]
    2) Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione 
    .......
    LA CARITA' E' SUPERIORE AL CONCETTO DELLA STESSA FEDE.....questo ingrediente, quanto è presente nella nostra quotidianità familiare?
    3) La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza..
    ......
    QUESTO INGREDIENTE E' LA CHIAVE PER IL BUON ANDAMENTO DELLA FAMIGLIA.....è veramente DIMORANTE nelle nostre famiglie?? Ci ammaestriamo e ci ammoniamo come ci viene consigliato?
    Perchè Dio è così insistente sul valore DELL'UNITA' FAMILIARE? Perchè Egli stesso ERA SOTTOMESSO AI SUOI GENITORI....perchè Gesù, nel fondare la Chiesa LA FA SUA SPOSA SUL MODELLO DELLA FAMIGLIA.....rileggiamo il Siracide:
    Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli,
    ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
    Chi onora il padre espia i peccati;
    chi onora la madre è come chi accumula tesori.
    .......

    La Chiesa è per noi MADRE CHE CI HA RIGENERATI MEDIANTE IL BATTESIMO NELLANUOVA FAMIGLIA DEI FIGLI DI DIO.....i genitori CREANO I FIGLI continuando in tal modo L'ATTO DELLA CREAZIONE....sono così collaboratori e generano figli PER MEZZO DI UN ATTO DI AMORE......
    Ma questo amore UMANO e' fragile...è debole....è limitato....ha necessità perciò di essere continuamente alimentato,per questo Paolo dice:
    La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza..
    ......

    quante coppie in crisi invece di ricorrere a questi suggerimenti SI AFFIDANO E SI FIDANO CIECAMENTE DI AVVOCATI SENZA SCRUPOLI....O DI PSICOLOGI CHE SUGGERISCONO UN CAMMINO DI DIVISIONE NEL SOLO RISPETTO delle libertà proprie??? Davvero si può accettare SENZA COMBATTERE UNA SEPARAZIONE CONSIDERANDOLA IL...MALE MINORE??

    E se il male minore fosse invece quello di RISCOPRIRE CHE DIO NON MENTE NEI SUGGERIMENTI CHE CI DA??? ci proviamo veramente?

    Noi NON AVREMO UNA CHIESA SE DIO AVESSE USATO IL NOSTRO METRO DI GIUDIZIO SUL CONCETTO DI SEPARAZIONE QUALE MALE MINORE , A CAUSA DEI TANTI PECCATI COMMESSI DA CHI DOVEVA E DEVE FAR RISPLENDERE QUASTA CHIESA......

    Dio è un Dio FEDELE...e su questa fedeltà vuole che impostiamo I NOSTRI CRITERI DI VALUTAZIONE FAMILIARE.....per questo Dio parte da un concetto chiaro ed INDISSOLUBILE: L'UOMO NON SEPARI CIO' CHE DIO HA UNITO......
    In tal modo...GUAI A NOI CHE COMMETTIAMO E CAUSIAMO DIVISIONI NELLA STESSA CHIESA......LA CHIESA SOFFRE NELLA SUA CONDIZIONE DI FAMIGLIA DIVISA FRA TUTTI I SUOI FIGLI..... ma non accetta questa separazione...NON LA GIUSTIFICA....LA STA COMBATTENDO MEDIANTE IL DIALOGO ECUMENICO..STA CERCANDO STRADE DI UNITA'....

     
    Nel Vangelo di Luca poi, ricordiamo il RITROVAMENTO DI GESU' AL TEMPIO......soffermiamoci sul TEMPIO....

     
    Il Tempio è LA CASA DI DIO..... Gesù lo rispetta....e lo frequenta come faranno anche gli apostoli dopo.....Ora, mediante l'Incarnazione del Verbo....ANCHE NELLAFAMIGLIA SI E' COSTITUITO UN NUOVO TEMPIO DOVE ABITA DIO.....in tal modo TEMPIO E CASA DOMESTICA DIVENTANO SINONIMO DI UN ASPETTO UNICO: L'ABITAZIONE E LA MANIFESTAZIONE DI DIO.......
    nel Tempio si CONSERVA LA SACRALITA' DEL RITO NECESSARIO ALLA SPIRITUALITA' DELL'UOMO.....NELLA CASA SI CONSERVA LA QUOTIDIANITA' DEL NOSTRO RAPPORTO CON DIO.....
    Dio non abita solo nel Tempio.....perchè Dio si è fatto uomo....ed è "andato" ad abitare nel cuore della famiglia umana: LA CASA...IL MATRIMONIO....L'UNITA' DEI DUE...IN RISPECCHIO DELL'UNITA' TRINITARIA......

     
    CASA E CHIESA....di solito è la battuta che si fa per descrivere una persona buona o fin anche bigotta......, ed infatti può essere sbagliata avere solo questa visione che DIVIDE I DUE LUOGHI.....Casa e Chiesa SONO UNA SOLA REALTA' DI UN UNICO PROGETTO....per questo Dio lo difende a tal punto da rendere SACRO IL MATRIMONIO.....

    Non posso andare alla Messa se poi RENDO LA MIA ABITAZIONE UN INFERNO......
    Non posso fare l'Eucarestia se NON riconosco il Corpo del Signore (san Paolo) il quale mi ricorda che se ho DEI DEBITI IN SOSPESO....DEVO RISOLVERLI PRIMA DI ANDARE A COMUNICARMI.....la risoluzione nella catechesi di Dio NON E' IL DIVORZIO...MA L'UNITA'.......

    Per questo per coloro ai quali il divorzio è purtroppo una realtà....la Chiesa chiede....L'ASTINENZA DA OGNI ALTRO RAPPORTO....perchè la Chiesa CONSIGLIA FIN ANCHE LA SEPARAZIONE MA NON IL DIVORZIO....così come Lei stessa VIVE IL DRAMMA DELLA SEPARAZIONE MA NON ACCETTA L'IDEA DI DIVORZIO perchè Gesù è uno solo...PERCHè DIO è UNO SOLO....perchè UNO è lo Spirito Santo che anima, suggerisce, istruisce ammonisce  ED UNISCE......

     
    Diciamoci la verità...noi viviamo un vero Imbarazzo...... Ogni anno questa festa non può che lasciarci perplessi. Perché? Vedete: proporre una famiglia come modello alle nostre famiglie concrete, in questi tempi di frammentazione e caos, non solo è una cosa stupenda....MA E' LA GRANDE PROVOCAZIONE DI DIO..... Ma proporre questa famiglia....sembra veramente assurdo!

    Dice don Paolo Curtaz:
    Come mi diceva un giorno una mamma, parlando del figlio, replicando al mio invito a guardare a Nazareth: "Ha un bel da dire, reverendo: la Madonna come figlio aveva il Figlio di Dio!"........si è vero....MA MARIA NON ERA UNA DEA....E CONSERVAVA E MEDITATA TUTTI GLI AVVENIMENTI NEL SUO CUORE...... La Parola di Dio DIMORAVA FRA DI LORO.....davvero Maria e Giuseppe non hanno dovuto mai affrontare momenti di apprensione, DI OSTACOLO...e di COMPRENSIONE??? Giuseppe deve subito convincersi "che ciò che è generato in lei,la donna che amava.....non è come si pensava: IL SOSPETTO DI UN ADULTERIO....".....le nostre famiglie NON sono la fotocopia di Nazaret noi non dobbiamo SCIMMIOTTARE QUESTA FAMIGLIA, ma in Lei abbiamo la chiave di comprensione di come si manda avanti una famiglia.....e invece i nostri riferimenti quali diventano? quelli del vicino di casa con la piscina....quelli che viaggiano di più...quello che ha la moglie più bella...siamo arrivati anche a dire a qualche amico divorziato: " HAI FATTO BENE!! ERA GIUSTO COSì, ORA STAI MEGLIO..." [SM=g1740732] ..ecc.....SBAGLIAMO I MODELLI.....[SM=g1740733]

     
    E' un tempo difficile il nostro: l'amore resta l'ultima chimera, illusione, ma sentiamo questa contraddizione: la speranza che l'amore sia l'unica risorsa in questo mondo stravolto e la disincantata considerazione che la fedeltà sia un'illusione... animo, famiglie! Lasciatevi sedurre dalla proposta che Dio fa all'amore di coppia! Coppia cristiana-VITA DI CHIESA DOMESTICA: due persone che non si guardano solo negli occhi ma che guardano nella stessa direzione; due persone che si sono scelte per cercare - insieme - la felicità, senza credere di essere l'uno il senso della vita dell'altro...

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    Il nostro punto di partenza NON può essere quale probabilità ho di divorziare quanto il contrario, cioè NON CI E' LECITO SEPARARE CIO' CHE DIO HA UNITO.....


    Invece oggi la tendenza è che alla prima difficoltà che si riscontra nella coppia..... il divorzio e la separazione diventano L'ARMA DEL RICATTO.......[SM=g1740732]
    Attenzione...non parlo di casi "particolari" ma parlo di un metro di misura formato standart.....

     
    Questo atteggiamento è l'esatto contrario dell'insegnamento biblico sul matrimonio.....

     
    L'ANNULLAMENTO DEL MATRIMONIO...è possibile? e perchè quello si e il divorzio no?

     
    La Chiesa ha ricevuto il potere di LEGARE  E SCIOGLIERE....MA NON E' IN SUO POTERE SCIOGLIERE UN SACRAMENTO......[SM=g1740720] infatti l'annullamento, lo dice la parola stessa.....NON SCIOGLIE IL SACRAMENTO, MA LO RENDE INVALIDO......ossia, si va all'origine del probelma (Tribunale della Sacra Rota) e si cerca di comprendere se alla base di un dato matrimonio c'era o non c'era la consapevolezza del Sacramento stesso...
    da questa verità è nata la così detta SACRA ROTA.....

    Che cosa fa questo Tribunale?

    Accoglie le richieste di uno o entrambi i coniugi che per qualche motivo serio che il Tribunale stabilirà se fondamentale o meno.....chiede o chiedono l'annullamento del matrimonio per EVENTUALMENTE potersi risposare.....
    se tale matrimonio riceve l'annullamento.....i due coniugi potranno risposarsi.....diversamente o tornano a convivere nella grazia SACRAMENTALE che così viene dichiarata VALIDA...oppure dovranno attenersi alle medesime condizioni dei divorziati, cioè...NON CI SI PUò RISPOSARE......

    Questo Tribunale dunque NON concede affatto un divorzio come alcuni pensano, ma rende invalido il matrimonio..e non è la stessa cosa...Inoltre i Pontefici stanno spiegand magistralmente GLI ABUSI anche di questo uso del Tribunale Ecclesiastico e stanno chiedendo di non compromettere la Dottrin su questo Sacramento (leggasi Benedetto XVI al messaggio precedente)...

    Vi offro un esempio molto interessante:
    leggiamo la questione:

    Mi sono sposato incerto circa la riuscita del mio matrimonio, che come temevo non ha avuto buon esito.Alla vigilia delle nozze scrissi una lettera ove affermavo di non ritenermi legato in modo indissolubile.Quale valore puo' avere questo documento per introdurre una causa di nullita' ?
     

    Soluzione, rispondeun avvocato:

    Il documento che Lei ha redatto prima del matrimonio, come prova precostituita della simulazione del consenso soprattutto se consegnato ad un Notaio costituisce un elemento di grande importanza per chiarire le Sue intenzioni al momento della celebrazione.
    Le ricordo pero' che si tratta di un documento privato ed ha solo valore di confessione extragiudiziale che deve essere valutata dal giudice ecclesiastico.Il solo fatto della stesura del documento e della sua consegna al notaio affinche' lo custodisca non e' sufficiente per costituire una prova giuridica.E' importante che risulti che Lei ha avuto lo scopo di simulare il consenso e di considerare sempre il documento come un mezzo con il quale poter dichiarare nullo il matrimonio.Occorre esaminare comunque non soltanto il testo scritto ma le circostanze che l'hanno indotto a farlo.

    Infatti il semplice pensiero circa la vaga remota possibile infelicita' del matrimonio che stava per contrarre non da alcun fondamento alla sua scrittura.
    La giurisprudenza rotale richiede che il documento sia sostenuto e confermato con altre prove, come la deposizione di persone degne di fede,le circostanze e le gravi ragioni per simulare, remote e prossime, come nel caso Lei sia di idee contrarie alla religione, ma favorevolmente intenzionato al divorzio, abbia avuto profondi contrasti prematrimoniali con il suo futuro coniuge e la seria previsione dell'esito infelice del matrimonio.
    Se mancano queste altre prove, allora la simulazione in se' e per se' e' molto difficile a provarsi.(Dec. S.R.Rota 5 febbraio 1981 c. RAAD nn.7-8).


    *************

    Questo esempio ci aiuta a capire la dinamica che ruota attorno a molte motivazioni che possono rendere nullo, invalido un matrimonio....e la stessa Chiesa INVITA le coppie in crisi a rivolgersi alle proprie Diocesi per comprendere se c'è da salvare...da aiutare...da sostenere...o addirittura da invalidare....pregando i coniugi a non essere frettolosi e a NON rincorrere immediatamente la strada del divorzio...
    Inoltre questo esempio portato denota già un partire con il piede sbagliato....il Sacramento del Matrimonio NON è un banco di prova, per questo c'è il periodo di fidanzamento....
    Infine ci si dimentica troppo spesso che nel Sacramento E' DIO CHE UNISCE NON IL SACERDOTE IN SE' il quale agisce in vece di Cristo  A NOME DELLA CHIESA....
    Anche per queso la Chiesa NON può riconoscere il Matrimonio civile....

     Il Matrimonio è proprio dell'ISTITUZIONE SACRAMENTALE....quei coniugi che si sposano civilmente lo fanno per diversi motivi fra i quali troviamo:

    - la negazione alla Chiesa quale mandata ad esercitare questo SIGILLO sponsale;

    - la negazione di Dio (o il credere ad un Dio personale che non ha nulla da spartire con la Chiesa)

    Va da se dunque, che la Chiesa NON può riconoscere quella unione...e va da se che per i Cattolici che si sposano in Chiesa la Chiesa esige che quella UNIONE venga rispettata in tutte le sue regole...e non soltanto nel giorno del Matrimonio...[SM=g1740733]

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    Perchè la Chiesa NON accetta il divorzio civile dal momento che Lei stessa procede comunque con un annullamento?
    Leggiamo la LEGGE cosa dice ed in blu farò dei commenti:
    La legge prevede che il matrimonio si scioglie con la morte di uno dei coniugi e con il divorzio (v. art. 149 c.c.).


    Il primo riferimento è quello che anche la Chiesa riconosce "FIN CHE MORTE NON VI SEPARI", proviene dunque dalla Sacra Srittura... il secondo aspetto no: NON SEPARI L'UOMO CIO' CHE DIO HA UNITO.....il divorzio è una aggiunta che l'uomo ha fatto a causa della durezza del suo cuore (cfr Matteo 19)[SM=g1740732]



    La legge sul divorzio (L. n. 898 del 1970 e successive modifiche) prevede (all'artico 3) che uno dei coniugi può chiedere lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili del matrimonio celebrato con rito religioso nei seguenti casi:

    - in talune ipotesi -tassativamente indicate- concernenti delitti commessi dall’altro coniuge;

     
    La Chiesa NON accetta queste ipotesi giacchè l'unione è NEL BENE E NEL MALE, NELLA BUONA E NELLA CATTIVA SORTE poichè, come dice san Paolo: se uno dei due è pagano (e per pagano all'epoca s'intendeva il peggiore dei peccatori-idolatri e fornicatori), ma CONSENTE DI COABITARE...NON SIA RIPUDIATO PERCHE' IL CONIUGE SANTO RENDE SANTO L'ALTRO....MA SE IL PAGANO VUOLE SEPARARSI CHE SI SEPARI.....in tal caso la Chiesa opta appunto ALLA SEPARAZIONE MA SENZA ALTRI VINCOLI..... ma non accetta il divorzio perchè dice Paolo: O che sai tu moglie se salverai il marito? E che sai tu marito se salverai la moglie? (1Cor.7) Dunque, dice Paolo: se il PAGANO vuole dividersi, non già il credente...[SM=g1740733]


    - quando l’altro coniuge ha ottenuto all’estero l’annullamento o lo scioglimento del matrimonio o ha contratto all’estero nuovo matrimonio;

    - quando il matrimonio non è stato consumato;

     
    In tal caso la stessa Chiesa procede all'annullamento dopo averne chiariti i motivi e resi validi.....caso per caso....


    - quando è passata in giudicato la sentenza di rettificazione di sesso a norma della L. n. 164 del 1982;

    - quando è stata pronunciata con sentenza passata in giudicato la separazione giudiziale fra i coniugi, ovvero è stata omologata la separazione consensuale.


    Statisticamente sono poco frequenti le pronunce di divorzio per delitto, per annullamento del matrimonio o divorzio ottenuto all’estero, per mutamento di sesso (transessualismo).
    Per quanto riguarda il matrimonio non consumato, tale causa di divorzio è stata introdotta nel nostro ordinamento per evitare evidenti discrasie con l’ordinamento canonico, il quale prevede in questa ipotesi lo scioglimento del matrimonio religioso per effetto di un atto amministrativo, la dispensa cosiddetta “super rato”.



    La causa di divorzio statisticamente più comune è quella della intervenuta separazione personale.


    Ecco...questa è un altra delle motivazioni che stanno  alla base di questo rifiuto della Chiesa di accogliere il divorzio .....perchè il Matrimonio non è contratto per una questione PERSONALE, ma si presume che la scelta di iniziare una vita insieme sia partita da ENTRAMBI I CONIUGI i quali dopo il Sacramento DIVENTANO UNA COSA SOLA....tuttavia la Chiesa riconosce in molti casi il suggerimento di una separazione per poter tentare una strada di unità come abbiamo detto precedentemente.......


    La legge precisa che per poter iniziare la causa di divorzio (sia con procedimento giudiziale che congiunto) la separazione deve essersi protratta ininterrottamente da almeno tre anni a far tempo dalla comparizione dei coniugi davanti al presidente del Tribunale nel procedimento di separazione.
    Per proporre la
    domanda di divorzio, dunque, devono essere trascorsi tre anni dal giorno dell’udienza presidenziale nella quale i coniugi sono comparsi personalmente davanti al giudice della separazione, non importa se il procedimento è stato consensuale o giudiziale (o giudiziale che si è poi trasformato in consensuale).


    Questo è un altro aspetto che la Chiesa ha preso a cuore....poichè in questi tre anni, non essendoci un regolamento MORALE, cioè.... invito alla continenza per poter tentare UNA RICONCILIAZIONE....induce i due a trovare facilmente rifugio in un altro compagno/a...e sostanzialmente i due finiscono per essere SPINTI A VIVERE IL GRAVE STATO DI ADULTERIO...con il conseguente dramma spesso...dei figli e della loro collocazione.....
    la Sacra Rota invece, scrive Giovanni Paolo II ai responsabili del Tribunale Ecclesiastico: Ma voi, ai quali è stato affidato il compito di amministrare la giustizia, per portare così la pace interiore a tanti fedeli, dovete impegnarvi al massimo perché l’iter si svolga con quella sollecitudine che il bene delle anime richiede e che il nuovo Codice di Diritto Canonico prescrive, quando afferma: «Le cause non si protraggano più di un anno nel tribunale di prima Istanza, e non più di sei mesi nel tribunale di seconda Istanza» [LE 5171].  

          

    Interessante è ciò che dice la Legge sul Divorzio ma che purtroppo è speso DISATTESA:

    La separazione, inoltre, deve essersi protratta “ininterrottamente”: l’unica circostanza che può interrompere la separazione è la
    riconciliazione fra i coniugi.
    La riconciliazione impedisce dunque il maturare del termine di tre anni per proporre la domanda di divorzio.
    Affinché si possa ritenere intervenuta la riconciliazione, non basta una temporanea ripresa della coabitazione o dei rapporti fra i coniugi, ma occorre il completo ripristino della convivenza coniugale e della comunione spirituale e materiale......


    Come abbiamo letto questa parte della Legge prevede dunque una riscoperta anche della comunione SPIRITUALE fra i coniugi...così come il motivo per cui si pone all'attenzione TRE ANNI DI SEPARAZIONE ININTERROTTA e questo tempo è dato proprio per maturare una eventuale RICONCILIAZIONE, suggerisce la Chiesa, e non la sua distruzione....Effettivamente in molti casi in questo tempo di separazione.... la Legge prevede che NON VI SIA UNA COABITAZIONE CON ALTRE PERSONE......tuttavia si assiste ad una disattesa di questa norma..[SM=g1740730] ..la quale finisce per essere messa nel dimenticatoio dal momento che molte coppie nel momento della separazione, hanno già una sorta di convivenza più o meno clandestina con l'altro/a......

    Alla luce del Vangelo possiamo ritenere ancora una volta che la posizione assunta dalla Chiesa è la più legittima e che coloro che si dicono cristiani (poichè è ovvio che il discorso è improponibile per i non cristiani..) HANNO IL DOVERE  E L'OBBLIGO MORALE DI ATTENERSI SCRUPOLOSAMENTE A CIO' CHE ESSA INSEGNA.....[SM=g1740733]



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    PERCHE' A DIO NON PIACE LA CONVIVENZA IN SOSTITUZIONE DEL MATRIMONIO???
    Perchè Cristo HA SPOSATO LA CHIESA [SM=g1740720] e tale mistero è grande dice san Paolo riferendolo all'amore coniugale (Ef.5,31-33 vi invito a leggere bene il capitolo....)..... cosa c'entra? L'abbiamo detto all'inizio.....il matrimonio è un vincolo determinante perchè i due siano UNA COSA SOLA .....questa UNIONE NECESSITA DI UN SIGILLO.....IL SACRAMENTO APPUNTO......L'uomo non separi...CIO' CHE DIO HA UNITO.....due persone che convivono S'ILLUDONO DI AVER RICEVUTO L'APPROVAZIONE DI DIO poichè l'approvazione di Dio E' RESA VISIBILE AGLI UOMINI MEDIANTE IL SACRAMENTO.....(naturalmente parliamo di cristiani battezzati...)
    Come Maria, pur non concependo con uomo il Figlio Gesù  ma prodigiosamente EBBE LA NECESSITA' DI ESSERE SPOSA.....e di portare il Figlio al Tempio per la PRESENTAZIONE (il Battesimo per noi cristiani) per essere ACCOLTO DALLA COMUNITA' DEI CREDENTI.....
    La Chiesa è una Famiglia..LA FAMIGLIA DEI FIGLI DI DIO[SM=g1740733] ... in questo contesto la famiglia (FONDAMENTO DELLA SOCIETA' CIVILE) che da essa ne deriva quando due persone s'incontrano, necessitano di un segno VISIBILE ANCHE ESTERIORMENTE OLTRE CHE INTERIORMENTE.....
    Dice la Legge civile:
    Convivenza

    Per convivenza more uxorio si intende una convivenza fra due persone, di sesso diverso o dello stesso sesso, caratterizzata da legami affettivi fra i partners e da una stabile organizzazione comune: un aggregato di natura familiare che assicura la formazione e lo sviluppo delle personalità individuali dei suoi componenti.


    [SM=g1740733] è appunto un AGGREGATO DI NATURA..familiare, ma NON è quella unione richiesta da Dio per fare dei due UNA COSA SOLA come Cristo è una cosa sola con la sua Sposa, la Chiesa......MI ASTENGO DAL COMMENTARE LA CONVIVENZA FRA PERSONE DELLO STESSO SESSO.....[SM=g1740732]


    dice ancora la Legge:

    Fra i conviventi intercorrono legami di natura personale, come l’assistenza morale, la coabitazione, la collaborazione nell’interesse comune della coppia, la fedeltà reciproca, nonché legami di natura patrimoniale, come la collaborazione e l’assistenza materiale (per esempio, la divisione delle spese necessarie per la casa, gli acquisti in comune, il mantenimento del partner più debole economicamente, ecc…).

    La relazione fra i conviventi ed i loro legami di natura personale e patrimoniale non sono vincolanti giuridicamente, come accade nel matrimonio, ma rimessi alla osservanza spontanea degli stessi componenti della coppia

    appunto...[SM=g1740733] nel matrimonio essi sono vincolanti perchè i due sono UNA COSA SOLA.....NON può essere rimesso il tutto alla sola SPONTANEITA' DEI DUE perchè l'amore coniugale  NECESSITA DELLA FORZA DELLO SPIRITO SANTO E DELLA GRAZIA ESSENDO ESSO FACILMENTE DETERIORABILE, LIMITATO E FACILMENTE CORROSO E CORRUTTIBILE DALLE INTEMPERIE DELLA VITA.
    Tutto questo accade anche a chi ha contratto il Matrimonio religioso è vero, ma è dimostrato che tale vincolo sacramentale è molto più durevole...e al dilà fra l'altro di ogni considerazione... chi convive commette adulterio e vive una vita che è contro i principi di Dio ......il termine ADULTERIO tra l'altro deriva da: FALSIFICARE, ADULTERARE, ergo la convivenza è un FALSIFICARE l'Unione fra i due...e chi è il grande FALSIFICATORE?[SM=g1740732]

    Non è un caso che la battaglia omosessualista vorrebbe IMPORRE IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO alle loro unioni, essi credono molto più di tanti cristiani sull'importanza e il valore di questa unione....[SM=g1740730]

    [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739]

    Data pubblicazione: 2005-01-30


    I matrimoni falliti non sono matrimoni nulli, afferma Giovanni Paolo II

    Ricevendo i giudici del Tribunale della Rota Romana


    CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 30 gennaio 2005 (
    ZENIT.org).- Giovanni Paolo II ha messo in guardia contro la tentazione, che possono sperimentare anche i giudici ecclesiastici, di ritenere i matrimoni falliti come automaticamente nulli, per via di pressioni esterne. [SM=g1740732]

    Il Pontefice lo ha affermato con sincerità sabato ricevendo in udienza i giudici e gli avvocati del tribunale della Rota Romana, che generalmente giudica in seconda istanza le cause giudicate dai tribunali ordinari di prima istanza e deferite alla Santa Sede per legittimo appello.

    La maggior parte di queste cause sono richieste di dichiarazione di nullità di matrimoni. La Chiesa cattolica, che ritiene il matrimonio indissolubile (e pertanto non accetta il divorzio), riconosce che in situazioni molto concrete previste dal Codice di Diritto Canonico la celebrazione di un matrimonio sia nulla, ad esempio quando ha avuto luogo dietro minacce.

    Nel suo discorso, il Papa ha affrontato la “dimensione morale” di tutti coloro che sono coinvolti nei processi giuridici ecclesiastici, i quali – come accade in quelli civili – potrebbero essere influenzati da “interessi individuali e collettivi” che indurrebbero “le parti a ricorrere a vari tipi di falsità e perfino di corruzione”. [SM=g1740733]

    Queste pressioni, ha riconosciuto chiaramente il Vescovo di Roma, potrebbero avere come obiettivo quello di “raggiungere una sentenza favorevole”, vale a dire che i tribunali ecclesiastici dichiarassero ad esempio la nullità di un matrimonio.

    “Da questo rischio non sono immuni nemmeno i processi canonici, in cui si cerca di conoscere la verità sull'esistenza o meno di un matrimonio”, ha avvertito.


    In nome di pretese esigenze pastorali, qualche voce s'è levata per proporre di dichiarare nulle le unioni totalmente fallite. Per ottenere tale risultato si suggerisce di ricorrere all'espediente di mantenere le apparenze procedurali”.

    Queste proposte o pressioni, ha affermato il Papa, sono in contrasto “con i più elementari principi della normativa e del magistero della Chiesa”.

    Il Pontefice si è rivolto in particolare ai vescovi – che nominano i giudici ecclesiastici – e agli stessi giudici per ricordare che “la deontologia del giudice ha il suo criterio ispiratore nell'amore per la verità”.

    “Egli dunque deve essere innanzitutto convinto che la verità esiste”.


    Bisogna resistere alla paura della verità, che a volte può nascere dal timore di urtare le persone – ha affermato il Santo Padre –. La verità, che è Cristo stesso, ci libera da ogni forma di compromesso con le menzogne interessate”.

    [Per saperne di più sull’argomento si legga l’intervista realizzata con Miguel Angel Ortiz, docente di Diritto matrimoniale canonico: “Il fallimento di un matrimonio non è sinonimo di nullità, ricorda un canonista” , ZENIT, 20 settembre 2004]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 29/01/2009 16:00
    VENIAMO AD UN ALTRO ASPETTO IMPORTANTE:

     
    Ma se due persone che erano sposate e sono divorziate ed ora si sono risposate ed hanno figli....e sono cristiani, magari hanno riscoperto la fede DOPO....in quale posizione si trovano?
    Per rispondere occorre spazzare via ogni falso pietismo.....ed ogni falso aggiustamento.....e dire le cose come stanno serenamente e serenamente accoglierle....[SM=g1740733]

     
    Per la Chiesa quel nuovo matrimonio per due che si riconoscono cristiani RESTA NON VALIDO.......per questo i vescovi diocesani stanno invitando coloro che si trovano in queste situazioni di VERIFICARE ATTRAVERSO I PARROCI QUANTO IL LORO PRECEDENTE MATRIMONIO ERA VERAMENTE VALIDO......
    Se dopo questa verifica qualche matrimonio risultasse in difetto all'origine del Matrimonio.....i due potrebbero SPOSARSI IN CHIESA....
    se invece risultassero validi...allora senza altri giri di parole l'attuale matrimonio resta NON valido e si vive in uno stato di ADULTERIO.....per questo la Chiesa NON può somministrare l'Eucarestia, ma ai figli dell'eventuale nuova coppia SI....TUTTI I SACRAMENTI SONO VALIDI.....anzi...la Chiesa INVITA QUESTE COPPIE A NON ISOLARSI E A NON EMARGINARSI DA SOLI, MA DI DARE SEMPRE IL PROPRIO CONTRIBUTO ALLA PARROCCHIA ED ALLA CHIESA MEDIANTE UNA CORRETTA EDUCAZIONE CRISTIANA DEI FIGLI MATURANDO E RICONOSCENDO I PROPRI SBAGLI COMMESSI......[SM=g1740733]
    La Chiesa INVITA queste Coppie irregolari a vivere la propria situazione come un ATTO DI OFFERTA AL SIGNORE, facendo la COMUNIONE SPIRITUALE senza pretendere l'Eucarestia la quale, dice san Paolo, se è presa in stato di peccato, diventa UNA CONDANNA...
    Le coppie conviventi (per la Chiesa restano conviventi) precedentemente divorziati NON E' VERO CHE SONO ESCLUSI DALLA VITA DELLA CHIESA........specialmente coloro che hanno riscopetro o scoperto la propria fede DOPO i tristi fatti......possono dare un valido contributo alla comunità con la propria esperienza e mantenendo una sorta di fedeltà al nuovo coniuge (parliamo di coppie sposate civilmente NON I CONVIVENTI).....MENTRE NON ACCETTA ALCUNA GIUSTIFICAZIONE PER I CONVIVENTI DI FATTO, invita tuttavia che se si hanno dei figli..DI AVVIARLI ALLA VITA CRISTIANA  affinchè essi stessi possano maturare la propria conversione e REGOLARE  la loro posizione davanti alla Comunita' ecclesiale.....

     
    NESSUNO E' ESCLUSO DAL PROPRIO CAMMINO CRISTIANO NELLA PROPRIA PARROCCHIA......in qualsiasi situazione essi si trovino...anche le persone omosessuali SONO INVITATI AD INIZIARE IL PROPRIO CAMMINO DI CONVERSIONE NELLO STATO IN CUI SI TROVANO PER POTER COMPRENDERE L'ERRORE DEL PROPRIO VIVERE IN SIMILITUDINE(=SCIMMIOTTAMENTO) ALLA VITA CONIUGALE LEGITTIMAMENTE CHIESTA E VOLUTA DA DIO....[SM=g1740733]



     
    Divorziati e risposati, possono essere padrini o madrine ai Sacramenti?
    C'è chi lo fa e ci sono sacerdoti consensienti che pagheranno a caro prezzo questo seminare confusione e ingannando i fedeli[SM=g1740730] .....LA CHIESA LO SCONSIGLIA.....la Chiesa non vuole vietare E' MADRE, perciò ti dice: fatti un esame di coscienza: quale madrinato puoi offrire tu che vivi in una posizione che NON e' legittima? La Chiesa invita a MUTARE IL PROPRIO ORGOGLIO....in favore di quelle creature che hanno bisogno DI PUNTI DI RIFERIMENTO SOLIDI per l'iniziazione alla vita comunitaria e cristiana....
    come dice Gesù: PUO' UN CIECO GUIDARE UN ALTRO CIECO?[SM=g1740733]

    Ma i divorziati POSSONO PARTECIPARE alle catechesi come ascoltatori e possono aiutare con la loro esperienza MUTATA....a comprendere le difficoltà della vita e la necessità di una fedeltà alla vita ed all'insegnamento cristiano.....

     
    Quando i divorziati possono prendere l'Eucarestia?
    Quando chi ha divorziato oppure è separato....NON HA ALTRE RELAZIONI......in tal caso può anche fare da padrino o madrina.....

    Per i dovorziati risposati....ci sono casi molto particolari anche se rari che possono RICEVERE IL CONSENSO SOLO DAL PROPRIO VESCOVO
    ....IL QUALE SI PRENDERA' LA RESPONSABILITA' DAVANTI A DIO per le eventuali decisioni sulla materia........OGNI ALTRO TENTATIVO DI PRENDERE L'EUCARESTIA AUTOGIUSTIFICANDOSI E SENZA NULLA DIRE AL SACERDOTE....DIVENTA UN GRAVE PECCATO.....ed in grave peccato si pongono quei sacerdoti che in nome dell'amicizia scavalcano le Leggi di Dio...[SM=g1740732] e comandando nella propria parrocchia finiscono per dare ai fedeli che conoscono certe situazioni, una pessima testimonianza offuscando LA VERITA'...

    Per questo la Chiesa CONSIGLIA E SUGGERISCE di responsabilizzarsi di fronte a Dio...l'Unico che non può essere preso in giro da noi.....
    La Chiesa invita queste coppie a non isolarsi, ma a trovare una qualche strada che possa condurli comunque alla partecipazione della vita comunitaria...... di trovare sacerdoti con i quali aprirsi e chiedere consigli.....di recarsi dal vescovo se ritengono importante e decisivo un suo intervento...di ricorrere alla Sacra Rota se ritengono che il matrimonio precedente possa essere stato reso invalido da qualcosa.......

     
    Come vedete amici la Chiesa dona molto strumento......
    così come dona UNA INDULGENZA SPECIALE PER L'EUCARESTIA SPIRITUALE......che cosa è?[SM=g1740720]
    E' quella Comunione che NON sostituisce l'Eucarestia....ma che impossibilitati ma tuttavia IN REGOLA CON TANTE ALTRE COSE come l'educazione cristiana ai figli, la partecipazione alla vita di comunità.... l'obbedienza alle tre virtù quali fede, SPERANZA DI ESSERE SALVATI, e Carità......
    può essere fatta con tanta fede da guadagnare una indulgenza.....essa si fa durante la Comunione:
    " Gesù,io credo che Tu sei realmente presente nel santissimo Sacramento dell'altare  E TI DESIDERO NELL'ANIMA MIA...MA POICHE' ORA NON POSSO RICEVERTI SACRAMENTALMENTE VIENI ALMENO SPIRITUALMENTE NEL MIO CUORE.... (breve pausa in raccogliemento) Come già avvenuto,io mi stringo tutto a Te, non permettere che io mi possa separare mai da Te.
    Eterno divin Padre, io ti offro il prezioso Sangue del Tuo Unico Figlio IN ESPIAZIONE DEI MIE PECCATI,  per la conversione dei peccatori e per i bisogni della Santa Chiesa..."[SM=g1740733]
    Ecco che la Chiesa NON E' MATRIGNA  amici......
    Ha offerto questa possibilità....prendiamone atto ed USIAMOLA......perchè l'indulgenza non è una favoletta per bambini, ma è una realtà E' UN DONO ed un bene spirituale molto prezioso.....sopratutto per chi, impossibilitato....desidera ardentemente trovarsi con Cristo....ed alla fine la stessa Chiesa implora che la Misericordia di Dio in qualche modo possa risolvere quelle situazioni apparentemente irrisolvibili.....[SM=g1740717]


    [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739]

    La violenza sociale del divorzio
    I danni procurati da divorzio all'intera comunità sociale[SM=g1740732]

    (quanto segue non va ridotto al singolo, ma rapportato appunto alle statistiche... ci sono infatti figli di divorziati che hanno riscontrato un brillante successo ma si tratta appunto di singoli casi)
    Le ricerche scientifiche e gli studi più recenti confermano che il divorzio
    rappresenta uno dei più seri pericoli per la salute  - psicosociale - : il
    divorzio non risolve i problemi della persona ma ne crea di nuovi.
      Si è visto statisticamente che i divorziati in generale corrono maggiori
    pericoli di cadere nell'alcolismo e in altre dipendenze, di commettere
    suicidio e ammalarsi di disturbi fisici e psichici: la percentuale di
    decessi fra i divorziati è più del doppio rispetto agli uomini sposati.
    (cfr J. Willi, Che cosa tiene insieme le coppie,
    Arnoldo Mondadori editore, Milano 1992, pp.7 - 11 )
      Il luogo comune, secondo cui il divorzio serve a fare esperienza per cui i
    secondi matrimoni tendono a riuscire di più dei primi, si è dimostrato
    falso: " - il tasso di divorzio nei secondi matrimoni è in realtà più
    elevato che nei primi "-
      ( Claudio Risé, Il Padre L'assente inaccettabile, p. 93, edizioni San
    Paolo, Cinisello Balsamo  ( Milano ) 2003; cfr Joshua R. Goldstein,
    The Leveling of Divorce in the United States, in Demography 36 (1999), pp.
    409-414; cfr A. Cherlin, Marriage, Divorce, Remarriage, Harvard University
    Press, Cambridge ( MA ) 1992 ).
      Gli studi sulle conseguenze del divorzio nei figli hanno dimostrato che i
    danni psicologici che vengono prodotti diventano più gravi nel tempo e
    permangono in età adulta. ( cfr J. Willi, op. cit., pp. 7 -11 )
    La sociologa Judith Wallerstein, che ha pubblicato i risultati di un'ampia
    ricerca sociologica, dimostra che i figli dei divorziati portano quasi tutti
    cicatrici emotive così profonde che li rendono incapaci di avere relazioni
    stabili da adulti.
      Anche la - Joseph Rowntree Foundation - ha compiuto uno studio sui danni
    psicologici che il divorzio provoca nei figli. Il dottor John Tripp
    dell'università di Exter, in Inghilterra, ha tenuto sotto osservazione
    centinaia di bambini appartenenti a due campioni di studio: i figli delle
    famiglie rimaste integre, pur fra litigi e incomprensioni, e i figli dei
    divorziati che hanno uno dei genitori che si è risposato. Lo studio ha
    dimostrato che la guerra in casa è meglio del divorzio e che i figli dei
    divorziati soffrono di più e presentano danni psicologici più gravi.
      Gli individui del primo campione ( quelli con la - guerra in casa -)
    mostrano la capacità di superare con relativa semplicità i traumi provocati
    dai litigi mentre i secondi si trovano in una condizione oggettivamente
    peggiore: presentano segni di una maggiore sofferenza psicologica, scarsa
    stima di se stessi, difficoltà di relazione ma soprattutto presentano una
    profonda incapacità di superare le difficoltà inerenti alla vita di coppia e
    quindi una disposizione all'intolleranza verso il proprio coniuge:
    i figli
    dei divorziati non hanno conosciuto, attraverso i modelli parentali, la possibilità del perdono e quindi i dinamismi comportamentali che portano al pentimento ed alla riconciliazione
      ( cfr J. Willi, ibidem; Paolo Filo
    Della Torre, la guerra in casa meglio del divorzio, uno studio: i figli dei
    divisi soffrono di più, La Repubblica 8 febbraio 1994, pag 21; cfr Vittorio
    Zucconi, legge e divorzio, la ricerca sociologica di Judith Wallerstein, La
    Repubblica 4 giugno 1997;  cfr Joseph Rowntree Foundation,  Children living
    re-ordered families, Social Policy Research findings N° 45, february 1994,
    Published by the Joseph Rowntree Foundation The Homestead 40 Water End York
    YO3 6LP )
      Questo studio fa riflettere sul fatto che, nei casi di grave conflittualità
    familiare, la soluzione estrema per i mali estremi non è il divorzio ma la
    separazione perché questa non comporta l'abbandono del partner e la
    formazione di una nuova famiglia e quindi lascia aperta la porta ad una
    futura riconciliazione. La stessa società civile che grida nelle piazze la non violenza, non vuole la gerra, di fatto non parla più di PERDONO ma solo di diritto: la Pace è un diritto? Ma senza perdono non può esserci vera pace e la soluzione non è il divorzio, ma il perdonarsi e cercare la pace non come un diritto attraverso il divorzio, ma come una conquista.
      La dissoluzione del rapporto di coppia danneggia gravemente i figli, nei
    quali giunge, perfino, a provocare una cronica incapacità di vivere in
    comunione con l'altro, di sopportare e superare le difficoltà, di
    riconciliarsi, di saper perdonare e ricominciare.
      Il dottor C. Haffter, dell'Università di Basilea, nota che la dissoluzione
    familiare, quando nella generazione dei nonni la cifra dei divorzi supera la
    media, è un trauma profondo che danneggia i figli rendendoli incapaci di
    avere legami stabili di coppia, dando luogo con maggiore probabilità  ad un
    effetto a catena che può  propagarsi per almeno tre generazioni. Questa
    sorta di   - ereditarietà - dell'infelicità coniugale dipende in gran parte
    da una anormale evoluzione di tipo nevrotico.
      ( cfr C. Haffter, Il divorzio
    e la sorte dei figli, in Enciclopedia della sessualità, a cura di A. Willy e
    C. Jamont, edizioni Borla, Bologna 1974, pp. 355-356, op. cit. )
      Anche il sociologo M. Barbagli sottolinea il fatto che il divorzio è un
    processo che si auto -alimenta e si auto - rafforza: i figli dei divorziati
    hanno maggiore probabilità di divorziare rispetto a coloro che provengono da
    relazioni stabili. ( cfr Donata Francescato, Quando l'amore finisce, Il
    Mulino, Bologna 1992, pag 55 )
      Il divorzio danneggia i figli ferendoli gravemente nella volontà,
    nell'intelligenza, nella memoria, negli affetti. La restaurazione di un
    abito virtuoso capace di sopportare, di sacrificarsi, di rinunciare, di
    perdonare, di ricominciare, richiede da parte dell'individuo, ferito dalle
    colpe dei genitori, uno sforzo maggiore, uno sforzo eroico ed un percorso
    più lento e tutto in salita.
    "- I matrimoni dei figli di divorziati hanno (.) un tasso di divorzio
    nettamente maggiore di quelli dei figli di famiglie unite. Una delle
    principali ragioni per questo, secondo uno studio recente, è che i bambini
    imparano a mantenere il vincolo coniugale, e a restarvi, attraverso l'
    osservazione e imitazione dei loro genitori.  Nei figli del divorzio, la
    capacità di mantenere un matrimonio per tutta la durata della vita è stata
    lesa -"
    ( Claudio Risé, op. cit., p. 95; Cfr P.R. Amato, Wat Children Learn From
    Divorce, in Population Today, Population Reference Bureau, Washington ( DC )
    gennaio 2001; Cfr  Nicholas H. Wolfinger, Beyond the Intergenerational
    Transmission of Divorce, in Journal of Family Issues 21-8 - 2000,
    pp.1061-1086).
      Le esperienze traumatiche della dissoluzione familiare determinano degli
    effetti che perdurano nel tempo condizionando il comportamento della
    persona, lasciando un'impronta nel suo temperamento, un ricordo che rende
    più difficile il controllo delle proprie reazioni.
      Il sociologo G. Campanini fa notare che l'introduzione del divorzio ha
    determinato in alcune componenti della popolazione un atteggiamento di
    minore responsabilità nei confronti dell'impegno coniugale che viene preso:
    questo dimostra come la legge divorzista, che non protegge l'istituto
    familiare dalla dissoluzione, comporta la perdita della consapevolezza
    sociale del bene rappresentato dalla integrità familiare e quindi influisce
    negativamente sulla famiglia stessa  perché contribuisce a - deformare - il
    comportamento delle persone. ( cfr Donata Francescato, ibidem, pag 56 )
      Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che il divorzio determina gravi
    danni nei coniugi, nei figli e nella società: il suo effetto contagioso lo
    rende una vera piaga sociale ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.
    2385 )
    ( Bruto Maria Bruti )

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 29/01/2009 16:55
    In un altro forum sulla questione spinosa sulla legittimazione laicista di alcune questioni  che Dio ha condannato esplicitamente......ho dato delle risposte attraverso il Magistero della Chiesa circa l'impegno dei CATTOLICI NELLA VITA POLITICA DEL PAESE E CIRCA LE RESPONSABILITà CHE ABBIAMO COME CATTOLICI......[SM=g1740733]
    Ad una persona che mi rispondeva che è più importante il companatico delle leggi morali per il Paese.....rispondevo così:
    Scritto in origine da Caterina63

    la salute dei lavoratori è importante, importantissima, MA NESSUN COMPROMESSO CON I VALORI MORALI ED ETICI.....dai quali derivano alla fine i beni stessi del lavoratore....[SM=g1740733]

    così come è più importante che il  Governo CHIUNQUE ESSO SIA....si preoccupi di ALIMENTARE LA FAMIGLIA, AIUTARLA, PROVVEDERE AL SOSTENTAMENTO DELLE FAMIGLIE PIU' DISAGIATE........e non che si preoccupi di  creare FAMIGLIE ALTERNATIVE SPENDENDO ULTERIORI MILIARDI PERCHE' ANCH'ESSE RIENTRERANNO NEI PROGRAMMI SEPPUR POCHI E DEBOLI, CHE RIGUARDANO ESCLUSIVAMENTE LA FAMIGLIA NATURALMENTE INTESA... e quelle parti sociali più deboli...


    Per un cattolico E' VINCOLANTE che il Padre NON esitò a sacrificare il proprio FIGLIO PER SALVARCI...[SM=g1740720] ....su quella scia nessun cattolico che tale vuole intendersi può scendere a compromessi e permettere che da domani esista una "famiglia scimmiottata" CONTRO LA VERA FAMIGLIA.
     PER UN CATTOLICO ESISTE SOLO UNA FAMIGLIA QUELLA DI NAZARET COMPOSTA DA UNA MADRE E DA UN PADRE......prima Dio si fece carne, nasce in una famiglia e poi diventa lavoratore....[SM=g1740733] ...

    SE NON SI DIFENDONO I VALORI PRIMORDIALI DELLA VITA E DELLA MORALE CONIUGALE......INUTILE CORRERE DIETRO AD ALTRO..è come il domino, abbatti uno di questi  tasselli e tutto ti crollerà rovinosamente.....sarebbe l fine stessa dela società la quale si fonda sui NUCLEI FAMILIARI e da questi si espande...

    poi scegli quello che ti pare dice la Bibbia: TI SARA' DATO CIO' CHE AVRAI SCELTO....


     
    *****************

    la risposta che ho avuto è stata ovviamente come un boomerang.......perchè I CATTOLICI E COME TALI SIAMO RESPONSABILI DELLA DECADENZA MORALE DEL NOSTRO PAESE.........
    e giustamente mi si fa osservare quanto segue:

     
    Tu parli bene, ma qual'è la realtà che abbiamo davni? la vera famiglia per un cattolico e' una, e non due ...ne' tre...
    dunque non puo' esservi il divorzio...e invece e' ben strano che gente cosi' sollecita e timorata di Dio, cosi' poco incline ai compromessi, non abbia mosso un dito per cancellare una legge a suo tempo avversata da Santa Romana Chiesa...
    a cosa si deve questo rilassamento? no, non ci posso credere...
    e a cosa si deve questo compromesso rispetto a valori morali ed etici che spinge la signora caterina a non rivendicare la tutela della famiglia esigendo l'abrogazione della legge sul divorzio?
    un accesso al relativismo? ma guarda un po'...
    la stessa persona, poi, ha il coraggio di porre in secondo piano la salute dei lavoratori...
    secondo tale signora dunque.... l'unica vita che merita di essere tutelata e' quella del non nato....
    ma per favore...via...
    *****************

     
    al chè ho risposto:

     
    delle volte mi fai venire dubbi sulla tua intelligenza.......

    - Innanzi tutto non ho fatto alcun paragone fra la vita di un Concepito e la vita di un lavoratore, entrambe vanno tutelate e difese, ma si da il caso che mentre al momento non esiste una legge che UCCIDA i lavoratori.....essa esista per i Concepiti ai quali si nega il diritto di nascere, e se non tuteli i Concepiti di oggi tu domani NON avrai dei lavoratori da tutelare, ma solo anziani da assistere....sempre che non passi anche per questi l'eutanasia... ergo vedi un pò tu!

    - Perchè la legge sul divorzio, per quanto è finita ad incocciare sulle coppie sposate sacramentalmente che ne hanno approfittato, è legittimata dal momento in cui si sono legalizzati i matrimoni CIVILI....[SM=g1740732] ....che per la Chiesa come ben sai non è una unione sacramentale e dunque anche lo stesso divorzio ivi praticato, spesse volte, ha risolto invece delle situazioni ingarbugliate e di stato adulterino.......come ben sai non solo la Chiesa è invitata a TOLLERARE CERTE SITUAZIONI (infatti anche i divorziati possono partecipare nella Chiesa come chiunque altro), ma da esse trarre maggior impegno per chiarire con più forza la posizione fra l'uomo e Dio nei confronti di UNA PROMESSA DI UNIONE PER LA QUALE DIO DICE CATEGORICAMENTE: L'UOMO NON SEPARI CIO' CHE DIO HA UNITO......

    Se dunque per te il sindaco o l'assessore NON sono il sacerdote, essi non benedicono assolutamente nulla.....[SM=g1740729] ergo quel matrimonio è nullo...ariergo il divorzio può creare le condizioni attraverso le quali si può maturare il completamento di quella unione attraverso il Sacramento del Matrimonio......erano e sono le coppie cattoliche a non dover abusare ed usare questa legge......ma se lo fanno è colpa della Chiesa? Andiamo amico ti facevo più intelligente e più serio....[SM=g1740729]


    Infatti a ragion del vero......quali sono quei cattolici che appoggiano tutte queste legalizzazioni? SONO IN MAGGIORANZA QUELLI CHE LE HANNO USATE......CHE HANNO USUFRUITO DI QUESTE LEGGI......e che per liberarsi di una coscienza che li interroga giustamente come hai fatto osservare tu, invece di affrontare l'argomento, DI PENSTIRSI PER DELLE SCELTE SBAGLIATE E CONTRARIE ALLA FEDE CHE PROFESSANO, finiscono per giustificarle quasi a mettersi la coscienza a posto.....[SM=g1740732]

    Ti venne già detto a suo tempo (ma certe cose di dimenticano o forse non furono mai lette) che all'epoca del referendum sul divorzio e sull'aborto la Chiesa stessa viveva delle gravi spaccature e confusioni al suo interno.....lo ebbe a dire lo stesso card. Luciani divenuto poi Papa che dovette suo malgrado SOSPENDERE ALCUNI SACERDOTI per la loro propaganda abortista e divorzista...dovette chiudere alcuni circoli attolici..ma ahimè...furono veramente poche e deboli le voci dei vescovi di quel tempo.... lo disse anche Giovanni Paolo II parlando ai giovani, richiamandoli ad una attenzione particolare ALLE CATECHESI DELLA CHIESA, tanto è vero che presero maggior forza i programmi prematrimoniali anche a causa di un aumento vertiginoso di richieste di scioglimento alla Sacra Rota......


    Le coppie cattoliche, come i singoli e come tutti........non nasciamo santi e perfetti, occorre IMPARARE ED IMPEGNARSI...... ma quando assistiamo a continue MENZOGNE e a continui attacchi contro la Chiesa Cattolica, difficile diventa offrire le corrette spiegazioni e la gente allora finisce per seguire ciò che gli fa più comodo....e questo vale per il cattolico quanto per il non cattolico....


    Un esempio lo facevo se ben ricordi con l'aborto:
    con quale discernimento una ragazza di 13 anni oggi può definire che l'aborto è un omicidio quando altri gli dicono che non è omicidio e che esiste una Legge che la tutela anche nell'anonimato e che legittima questo omicidio così da scaricarti la coscienza e dire che in fondo non hai fatto nulla di male?[SM=g1740732]
    Mi insegnerai tu stesso che far emergere la verità e far prevalere il buon senso, in questo contesto di continua legittimazione, è assai difficile se non impossibile.......

    In sostanza sta avvenendo questo:

    - esiste un problema sul concepimento di un figlio? Nessun problema, legittimiamo l'aborto.....

    - esiste il malato? Non preoccupatevi, legalizziamo l'eutanasia e il problema è risolto....

    - esiste la prostituzione? Nessun problema, rendiamo legale la nobile arte (in alcuni Paesi è legale e i radicali la tengono nel cassetto come le droghe leggere)......

    - esiste l'omosessualità? Che problema c'è? Diamogli un ordinamento giuridico, equipariamoli alla famiglia e il problema è risolto........

    - esiste un problema coniugale? Risolviamo legalizzando la disunione......


    Non è legalizzando un problema che esso si risolva e proprio la legge sull'aborto e sul divorzio lo hanno reso manifesto..[SM=g1740729] ...non è stato risolto il problema dell'aborto, anzi, è in aumento quello fra le adolescenti perchè è legalizzato e dove i genitori possono anche essere tenuti all'oscuro..... non è stato risolto il problema dei conflitti fra i coniugi, anzi, delle volte sono raddoppiati.....un insegnante ha dovuto denunciare (denunciare in termine di far sapere) di un disagio crescente negli incontri con gli insegnati attraverso le quali per  parlare di uno studente SI PRESENTANO DELLE VOLTE IN QUATTRO PRESUNTI "GENITORI".....per un intervento chirurgico si doveva attendere il parere di quattro "genitori".......
    Ma tanto questi aspetti non interessano a nessuno......e se li fai presenti alla fine il disadattato sei TU che li fai emergere....[SM=g1740729]

    Evviva Francia e  Spagna...purchè se magna........


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    La Chiesa obbedisce a Gesù. Non possiamo cambiare nulla[SM=g1740720]


    Fonte: Il Giornale inserito il: 2008-06-22 14:53:34

    da Roma

    «Non possiamo cambiare l’insegnamento di Gesù, ma siamo vicini ai divorziati risposati che soffrono per l’esclusione dall’eucaristia».
    Monsignor Rino Fisichella, rettore della pontificia università Lateranense, teologo, da pochi giorni anche presidente della Pontificia Accademia per la vita, conosce bene il problema della comunione ai divorziati anche in rapporto alla politica, perché in questi anni, da vescovo, non ha mai smesso di fare pure il cappellano di Montecitorio.

    Che cosa pensa della richiesta del premier Berlusconi di rivedere il divieto di ricevere l’eucaristia da parte dei divorziati risposati?
    «Il presidente pone una domanda che ci pongono in tanti che si trovano nella sua stessa situazione. Tante persone si rivolgono a noi chiedendo le ragioni di questa esclusione e anche all’ultimo Sinodo sull’eucaristia, celebrato nell’ottobre 2005, si è parlato di questo argomento...».

    Per concludere, però, con il divieto che permane...
    «La Chiesa obbedisce ai comandi del Signore. Noi non possiamo cambiare ciò che Gesù ha detto e cioè che la famiglia è composta da un uomo e una donna uniti per amore in un vincolo matrimoniale che dura tutta la vita. Non è in nostro potere di cambiare questo mandato del Signore».

    Converrà che si tratta di una decisione pesante per la vita di chi crede e ha alle spalle situazioni matrimoniali difficili.
    «Ci sono cristiani che capiscono le ragioni di questa scelta e, pur con dolore, non si avvicinano all’eucaristia, accettandola. Ci sono altri cristiani che non la comprendono e che chiedono venga modificato l’atteggiamento della Chiesa».

    E a questi ultimi che cosa risponde?
    «A questi come a quelli rispondo innanzitutto che condivido la loro sofferenza. Dico che si devono sentire accolti dalla comunità cristiana e che la comunità cristiana deve impegnarsi maggiormente per accoglierli e far sentire questa accoglienza. Anche se non possono ricevere l’eucaristia, essi fanno parte della Chiesa, sono chiamati a vivere la celebrazione domenicale, sono chiamati a leggere la Sacra Scrittura per comprenderne l’insegnamento. Sono chiamati a partecipare alla vita ecclesiale».


    Un’indicazione più concreta? Davvero non ci sono speranze?
    «Le ripeto che la Chiesa obbedisce ai comandi del Signore, ci sono insegnamenti che non abbiamo il potere di modificare o di adattare. Mi permetto però di dare un suggerimento, che è quello della condivisione della carità».


    Che cosa significa?
    «È un episodio significativo tratto dalla vita del filosofo Blaise Pascal, che personalmente mi ha sempre commosso. Nell’ultima fase della sua esistenza, Pascal era molto ammalato e non poteva ricevere l’eucaristia. Chiese allora di poter condividere la sorte dei poveri e volle essere ricoverato in un ospedale dei diseredati, per essere vicino a loro e compartecipe delle loro sofferenze. Non glielo accordarono. Allora Pascal chiese e ottenne di avere un povero vicino al suo letto. Perché in quel povero egli vedeva Gesù Cristo e si sentiva in comunione con lui. Ecco, dobbiamo essere in grado di far comprendere ai divorziati risposati che la Chiesa è loro vicina, che il non potersi accostare all’eucaristia non deve significare un’esclusione dalla vita della comunità, che la condivisione della carità è un modo attraverso il quale possono sentirsi in comunione con i fratelli».


    Lei esclude che in futuro possa esserci qualche cambiamento al riguardo?
    «Non ci saranno cambiamenti perché, come ho spiegato, anche la Chiesa deve obbedire a un comando ricevuto. Anche il Papa e i vescovi devono obbedire».


    di Andrea Tornielli


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    Matteo 19
    1 Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. 2 E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.
    3 Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». 4 Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: 5 Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? 6 Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi». 7 Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?». 8 Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. 9 Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio».
    10 Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 11 Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12 Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

    Come vediamo Gesù spiega che ALL'INIZIO LE COSE ERANO DIVERSE, ossia:
    da principio li creò maschio e femmina e disse: 5 Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola....

    poi è accaduto qualcosa che ha iniziato a stravolgere questa verità, cosa è accaduto? Lo spiega Gesù, dice: Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.

    Gesù dunque VIENE A RIPRISTINARE L'ORDINE PERDUTO.......riportando l'unione fra l'uomo e la donna in quell'atto sacramentale che avviene quando E' DIO CHE E' OPERA DIRETTAMENTE (questo significa SACRAMENTO: quando è Dio ad agire....) 


    Ma perchè Gesù parla di dulterio?

    Perchè se prendiamo l'etimologia del termine esso significa: FALSIFICARE....viene dalla parola ADULTERARE....che vuol dire: CORROMPERE.......


    Quindi l'adulterio CORROMPE, ADULTERA E FALSIFICA QUELLA UNIONE FRA L'UOMO E LA DONNA QUANDO QUESTA UNIONE NON MANTIENE LA SUA FEDELTA', LA SUA PROMESSA AD UNA UNIONE CHE FA DEI DUE UNA CARNE SOLA PER MEZZO DEL SACRAMENTO, OSSIA, L'AZIONE DIRETTA DI DIO ATTRAVERSO IL MATRIMONIO......

    Se non si accetta che cosa significa L'ADULTERIO, DIFFICILE CAPIRE PERCHE' LA CHIESA PIU' CHE VIETARE, INVITA LE COPPIE CRISTIANE A REGOLARIZZARE QUESTA UNIONE CON IL SACRAMENTO PER VIVERE IN MODO PIENO E COMPLETO L'UNIONE CHE DIVERSAMENTE SAREBBE CORROTTA, ADULTERATA E FALSIFICATA......... 

    Infine.....sarebbe onesto da parte di coloro che partecipano a questi dialoghi, di evitare di continuare a parlare sempre delle stesse cose, ossia, di accusare continuamente la Chiesa di VIETARE-PROIBIRE-OBBLIGARE-IMPORRE....... sarebbe più onesto infatti riconoscere a sè stessi UNA LIMITATA CONOSCENZA DELLA LEGGE DI DIO...... e di conseguenza sarebbe onesto riconoscere che la Chiesa NON obbliga affatto, ma INSEGNA CHE ESISTONO DELLE CONDIZIONI PRECISE E CHIARE, OLTRE LE QUALI LA CHIESA STESSA NON HA ALCUN POTERE DI CORROMPERE, ADULTERARE E FALSIFICARE....[SM=g1740733]

    .......occorre più umilmente riconoscere che potremo trovarci nella condizione di NON CAPIRLO........dice infatti Gesù:

    Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso;
    chi può comprendere....comprenda!

    Ossia: CHIEDETE E VI SARA' DATO, BUSSATE E VI SARA' APERTO..Gesù ci invita alla COM-PRENSIONE DELLA LEGGE DI DIO.....chi non sa, chi non comprende, è invitato ALLA RICERCA E NON AL RIFIUTO......alla fine come dice Paolo stesso: TUTTO MI E' LECITO, MA NON TUTTO GIOVA, ergo siamo liberi  E NON PIU' SCHIAVI DELLA LEGGE , ma questa libertà potrà esercitarsi veramente solo DOPO che avremo con tutta onestà di mente e di cuore, analizzato LA VERITA' STESSA dei fatti.....
     

    Invito a non estrapolare singole frasi da questi dialoghi..e di valutare TUTTO IL CONTESTO degli interventi tenendo QUALE ULTIMA PAROLA, NON LA MIA, MA L'INTERVENTO DEL SOMMO PONTEFICE, LA VOCE DEL MAGISTERO DELLA CHIESA.......grazie..[SM=g1740717]

    Segue un altro confronto con una forumista....

    Temi scottanti quelli dell'adulterio e del divorzio, nella cui fermezza della Chiesa sul non cedere a compromessi colgo o intuisco la radice e tutela divina, ma che mi mettono di fronte anche alle mie debolezze e fragilità cattoliche, di persona che necessita di un ulteriore cammino interiore e di riflessione per accogliere pienamente certe condizioni.

    Ammetto le mie insicurezze nel pronunciarmi con decisione su certi temi,probabilmente dovute ad esperienze professionali e personali di estrema sofferenza, ma di cui riconosco anche il rischio di giustificazione e/o auto-giustificazione.

    Nella consapevolezza di ciò, come nella maggior parte delle cose della mia vita, anzichè cercare quello che mi fa apparentemente o meno  "star bene", cerco la verità, pur se dovesse comportare periodi e processi di inquietudine.

    Insomma, di fronte a ciò che ancora non so accettare e comprendere totalmente mi calo nella favola di Esopo della volpe e dell'uva: se sono incapace di prendere l'uva, non significa che questa non sia buona...Un po' quello che tu Caterina dici più chiaramente affermando che chi non sa è invitato alla ricerca e non al rifiuto...

     
    Premesso tutto questo per dover di onestà, fosse anche solo con me stessa, due sono le domande che sorgono.

     
    1) Partendo dal presupposto che il divorzio non è ammesso dalla Chiesa, è sufficiente attenersi a questa indicazione, seguirla, non divorziare insomma, sentendosi così un buon cristiano che si attiene alla legge divina e poi nel cuore nutrire sentimenti rancorosi verso il coniuge, magari attuando ricatti morali ed estendendo il malessere a tutta la famiglia? Un malessere che non si sbroglia e che impedisce una crescita e il diffondersi dell'amore, non solo all'interno della famiglia,ma anche verso le altre persone.
    Per quanto possa valere la mia opinione, io credo non sia sufficiente attenersi al non-divorzio, ma che Dio esiga molto di più che il rispetto esteriore della legge. Credo che chieda la volontà prima e la capacità poi di superare noi stessi, le nostre sofferenze, i nostri egoismi e di incontrare l'altro oltre le lacrime, oltre le "guerre" per ritrovare una pace coniugale.
    Ma qualora ciò non fosse possibile, per incapacità di entrambi o anche di uno solo, è lecito e misericordioso che una famiglia si fossilizzi in uno stato di non-amore, di non-crescita?

     
    2) Mi piacerebbe approfondire e conoscere meglio cosa intendesse Gesù quando disse:
    "... Perciò io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".
    Nello specifico mi interesserebbe capire cosa intendesse con l'eccezione del caso di concubinato....


     
    Un caro saluto
    Katy

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    Cara Katia....grazie per le tue riflessioni.provo a rispondere alle tue domande che comunque sono legate fra di loro, ossia, la seconda domanda che volgi è legata alla prima..vediamo come......[SM=g1740733]

     
    1) E' ovvio che il Signore conosce le nostre debolezze......se è dunque vero che Egli stesso NON vuole il divorzio, dall'altra parte è Lui stesso CHE SI OFFRE IN ESPIAZIONE DEI NOSTRI PECCATI.cioè LUI paga il riscatto DEL NOSTRO TRADIMENTO...[SM=g1740720] ...
    Il Matrimonio è LA PROMESSA DI UNA UNIONE DAVANTI A DIO, qualsiasi sia il motivo, colpevoli o NON colpevoli (tutti siamo peccatori!) la base della promessa E' TRADITA QUANDO AVVIENE UN DIVORZIO......[SM=g1740732] (rammento a chi legge anche che Diavolo vuol dire COLUI CHE DIVIDE=DIVISINE)

     Ora giustamente mi poni un caso che non è unico nel suo genere.....e dividere i due coniugi fra INNOCENTISTI O COLPEVOLI....NON RISOLVE IL PROBLEMA.....Mantenere poi dei rancori verso l'altro coniuge non è logico se nel progetto del matrimonio ci inseriamo IL PERDONO....[SM=g1740739]  Allora ecco la prima domanda: SAPPIAMO PERDONARE L'ALTRO?

    - Ma l'altro mi fa ricatti morali, che devo fare?
     DA SOLI NON SI RISOLVE NULLA e allora, si frequentano davvero persone proposte proprio per darci un aiuto a superare certe crisi matrimoniali? Se fai una indagine vedrai che la maggior parte che frequenta i consultori...NON RISOLVE I PROBLEMI, perchè? Davvero sono così insormontabili? O al consultorio si va già con l'idea di appianare non il perdono, ma LA DIVISIONE SENZA LITI E SENZA PROBLEMI?[SM=g1740732]

    La seconda domanda sempre del punto (1) in sostanza chiede, se non mi sbaglio, se non sia il caso di ricrearsi una famiglia... ..La risposta deve essere letta in chiave evangelica, san Paolo lo dice bene agli Efesini:  il Matrimonio è nel suo insieme IL MEDESIMO RAPPORTO CHE CRISTO HA CON LA CHIESA SUA SPOSA......la risposta dunque, contrariamente alle regole umane che usano la logica UMANISTICA, ci fa chiedere: Gesù ha forse ripudiato la sua Sposa=Chiesa nonostante i peccati DEL SUO POPOLO? [SM=g1740733]

    Poi ovviamente può succedere che due coniugi si rifacciano una nuova vita con altre unioni e questo noi NON possiamo giudicarlo IN POSITIVO, nè giudicare le persone, MA POSSIAMO DIRE CON ASSOLUTA CERTEZZA CHE QUELLA NON E' LA SOLUZIONE CHE DIO HA DATO ALLE CRISI MATRIMONIALI..[SM=g1740733] ...Se la stessa ad ogni crisi che ha dovuto affrontare LO SPOSO L'AVESSE ABBANDONATA, oggi non avremo nessuna Chiesa.....

    Tu dici:

     
    è lecito e misericordioso che una famiglia si fossilizzi in uno stato di non-amore, di non-crescita?
    ...............

     
     questa forma assolutista circa la crisi familiare è errata perchè nella concezione del Vangelo NESSUNA FAMIGLIA, E NESSUNA SITUAZIONE, FOSSE LA PIU' DISPERATA PUO' FOSSILIZZARSI......dal MALE DIO TRAE  SEMPRE UN BENE, non sappiamo come, dove e quando, ma lo fa......un coniuge separato PRODUCE UGUALMENTE, occorre solo capire come...così come un singol, se non vive da egoista la sua esistenza, produce immense ricchezze che si riversano in campo sociale.....
    E vengo così alla seconda domanda che come ti ho detto si lega alla prima perchè parla del concetto di SEPARAZIONE CHE LA STESSA CHIESA RICONOSCE COME STRUMENTO POSSIBILE FRA I CONIUGI.......

     
    2) La separazione, la Chiesa la intende NON come divorzio, ma come UN TEMPO dal quale trarre benefici......in questo tempo di separazione i coniugi non dovrebbero avere alcun rapporto sentimentale con altri........perchè se uso questo tempo restando SOLO, tale solitudine può aiutare il coniuge o i coniugi  a CAPIRE CHE DA SOLI E SEPARATI E DIVISI ROMPONO QUEL DIVENIRE UNA CARNE SOLA......ma se nella separazione il VUOTO lo occupiamo con un altro amante.....in quale modo potremo capire la divisione procurata da quell'essere diventati PRIMA UNA CARNE SOLA? [SM=g1740733]
    Infatti, leggendo la definizione di Gesù che riporti al punto (2) e che dice:

     
    "... Perciò io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".

    ............

    Gesù sta dicendo che cosa?
    Che il ripudio e dunque QUEL SEPARARE IN CASO DI GRAVE SITUAZIONE INSOSTENIBILE.......E' POSSIBILE, ma attenzione, non facciamo come i protestanti che infatti usano questa frase per giustificare il divorzio, ma EVITANO DI TERMINARLA.....infatti Gesù ammette la separazione, ma aggiunge: e ne sposa un'altra commette adulterio.....[SM=g1740733] ....ergo la separazione(=ripudio) è possibile, ma Gesù avverte: CHE NON E' POSSIBILE SPOSARNE UN ALTRA......cioè.....separati si, ma senza risposarsi....e dunque senza RISPOSARSI...[SM=g1740733]

    ...
    Tanto è vero che subito cosa accade? Che i discepoli HANNO CAPITO LA SEVERITA' DI  QUESTO MONITO e dicono a Gesù:
    «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 11 Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12 Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

    ...............

    I Discepoli dunque comprendono.......si può ripudiare il marito e la moglie, ma non se ne può sposare un altro/a........e dicono:
    Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi
    ............

    Se questa è la condizione, dicono i discepoli......MEGLIO RINUNCIARE AL MATRIMONIO.......Gesù non dice che hanno capito male, ma conferma e dice, dopo aver spiegato che c'è la possibilità di vivere L'AMORE IN ALTRO MODO:
    ......Non tutti possono capirlo.....[SM=g1740722]

     
    Ecco che la Chiesa non può ADULTERARE ALTRE UNIONI......NON PUO' FALSIFICARLE, NON PUO' CORROMPORLE.....non può benedirle.....chi si è sposato in Chiesa e vive una condizione di separazione, deve rimanere separato e TROVARE ALTRE FORME DI COMPENSAZIONE ALLA PROPRIA FEDE, ALLA PROPRIA DIGNITA' UMANA, ALLA PROPRIA COLLABORAZIONE NELLA CHIESA.........

     
    Ecco perchè la Chiesa ammette LO SCIOGLIMENTO DEL MATRIMONIO che non è un divorzio, ma L'ANNULLAMENTO, ossia: quel matrimonio, come dice Gesù: ......e chi ripudia non ne sposa un altro.......e se la Chiesa nel Processo della Sacra Rota può arrivare a provare che due coniugi NON AVEVANO INTRAPRESO IL MATRIMONIO CON QUELL'INTENTO ORIGINALE E COMPRENSIBILE......SE NON C'ERANO CIOE' LE PREMESSE PER VIVERE QUEL SACRAMENTO...LA CHIESA PUO' SCIOGLIERLO, RENDERLO NULLO.........in tal caso ci si può NON risposare.......ma SPOSARE nelle condizioni stabilite da Cristo stesso.......

     
    Spero di averti dato un aiuto alla comprensione......[SM=g1740733]


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    Il discorso di Benedetto XVI
    in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario del Tribunale della Rota Romana nel gennaio 2006

    L'amore per la verità, fondamentale
    punto di incontro tra diritto e pastorale


    "In questo primo incontro con voi preferisco concentrarmi su ciò che rappresenta il fondamentale punto di incontro tra diritto e pastorale: l'amore per la verità". È quanto ha sottolineato Benedetto XVI ricevendo in udienza, nella mattina di sabato 28 gennaio, nella Sala Clementina, i Prelati Uditori, i Promotori di Giustizia, i Difensori del Vincolo, gli Officiali e gli Avvocati in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario del Tribunale della Rota Romana. Ecco i punti nodali del discorso del Santo Padre:


    "Il processo canonico di nullità del matrimonio costituisce essenzialmente uno strumento per accertare la verità sul vincolo coniugale";


    "Il suo scopo costitutivo non è quindi di complicare inutilmente la vita ai fedeli né tanto meno di esacerbarne la litigiosità, ma solo di rendere un servizio alla verità";


    "Ogni sistema processuale deve tendere ad assicurare l'oggettività, la tempestività e l'efficacia delle decisioni dei giudici",


    "Il ricorso alla via processuale, nel cercare di determinare ciò che è giusto, non solo non mira ad acuire i conflitti, ma a renderli più umani, trovando soluzioni oggettivamente adeguate alle esigenze della giustizia";


    "In questo ambito si pone il processo dichiarativo della nullità di un matrimonio: il matrimonio infatti, nella sua duplice dimensione naturale e sacramentale, non è un bene disponibile da parte dei coniugi né, attesa la sua indole sociale e pubblica, è possibile ipotizzare una qualche forma di autodichiarazione";


    "Nessun processo è a rigore contro l'altra parte, come se si trattasse di infliggerle un danno";


    "L'oggetto del processo è invece dichiarare la verità circa la validità o l'invalidità di un concreto matrimonio, vale a dire circa una realtà che fonda l'istituto della famiglia e che interessa in massima misura la Chiesa e la società civile";


    "Il criterio della ricerca della verità, come ci guida a comprendere la dialettica del processo, così può servirci per cogliere l'altro aspetto della questione: il suo valore pastorale, che non può essere separato dall'amore alla verità. Può avvenire infatti che la carità pastorale sia a volte contaminata da atteggiamenti compiacenti verso le persone";


    "Il principio dell'indissolubilità del matrimonio, riaffermato da Giovanni Paolo II con forza, appartiene all'integrità del mistero cristiano";


    "È ingannevole il servizio che si può offrire ai fedeli e ai coniugi non cristiani in difficoltà rafforzando in loro, magari solo implicitamente, la tendenza a dimenticare l'indissolubilità della propria unione";


    "La verità cercata nei processi di nullità matrimoniale non è tuttavia una verità astratta, avulsa dal bene delle persone... È pertanto assai importante che la sua dichiarazione arrivi in tempi ragionevoli";


    "La sensibilità pastorale deve portare a cercare di prevenire le nullità matrimoniali in sede di ammissione alle nozze e ad adoperarsi affinché i coniugi risolvano i loro eventuali problemi e trovino la via della riconciliazione". [SM=g1740721]


    (©L'Osservatore Romano - 29 Gennaio 2006)
     
    Alcuni passaggi interessanti del discorso del Papa che insistono su un punto chiave: L'AMORE PER LA VERITA'......
    In questo primo incontro con voi preferisco concentrarmi piuttosto su ciò che rappresenta il fondamentale punto di incontro tra diritto e pastorale: l’amore per la verità.

    Il processo canonico di nullità del matrimonio costituisce essenzialmente uno strumento per accertare la verità sul vincolo coniugale. Il suo scopo costitutivo non è quindi di complicare inutilmente la vita ai fedeli né tanto meno di esacerbarne la litigiosità, ma solo di rendere un servizio alla verità. L’istituto del processo in generale, del resto, non è di per sé un mezzo per soddisfare un interesse qualsiasi, bensì uno strumento qualificato per ottemperare al dovere di giustizia di dare a ciascuno il suo. Il processo, proprio nella sua struttura essenziale, è istituto di giustizia e di pace. In effetti, lo scopo del processo è la dichiarazione della verità da parte di un terzo imparziale, dopo che è stata offerta alle parti pari opportunità di addurre argomentazioni e prove entro un adeguato spazio di discussione. Questo scambio di pareri è normalmente necessario, affinché il giudice possa conoscere la verità e, di conseguenza, decidere la causa secondo giustizia. Ogni sistema processuale deve tendere, quindi, ad assicurare l’oggettività, la tempestività e l’efficacia delle decisioni dei giudici.

    il matrimonio infatti, nella sua duplice dimensione naturale e sacramentale, non è un bene disponibile da parte dei coniugi né, attesa la sua indole sociale e pubblica, è possibile ipotizzare una qualche forma di autodichiarazione.


    L’oggetto del processo è invece dichiarare la verità circa la validità o l’invalidità di un concreto matrimonio, vale a dire circa una realtà che fonda l’istituto della famiglia e che interessa in massima misura la Chiesa e la società civile. Di conseguenza si può affermare che in questo genere di processi il destinatario della richiesta di dichiarazione è la Chiesa stessa.

    Può avvenire infatti che la carità pastorale sia a volte contaminata da atteggiamenti compiacenti verso le persone. Questi atteggiamenti possono sembrare pastorali, ma in realtà non rispondono al bene delle persone e della stessa comunità ecclesiale; evitando il confronto con la verità che salva, essi possono addirittura risultare controproducenti rispetto all’incontro salvifico di ognuno con Cristo. Il principio dell’indissolubilità del matrimonio, riaffermato da Giovanni Paolo II con forza in questa sede (cfr i discorsi del 21 gennaio 2000, in AAS, 92 [2000], pp. 350-355; e del 28 gennaio 2002, in AAS, 94 [2002], pp. 340-346), appartiene all’integrità del mistero cristiano.
    Oggi purtroppo ci è dato di constatare che questa verità è talvolta oscurata nella coscienza dei cristiani e delle persone di buona volontà.
    Proprio per questo motivo è ingannevole il servizio che si può offrire ai fedeli e ai coniugi non cristiani in difficoltà rafforzando in loro, magari solo implicitamente, la tendenza a dimenticare l’indissolubilità della propria unione.

    la sensibilità pastorale deve portare a cercare di prevenire le nullità matrimoniali in sede di ammissione alle nozze e ad adoperarsi affinché i coniugi risolvano i loro eventuali problemi e trovino la via della riconciliazione.

    Mi auguro che queste riflessioni giovino a far comprendere meglio come l’amore alla verità raccordi l’istituzione del processo canonico di nullità matrimoniale con l’autentico senso pastorale che deve animare tali processi

    la vostra attività giudiziale contribuisca al bene di tutti coloro che si rivolgono a voi e li favorisca nell’incontro personale con la Verità che è Cristo

    [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739]

                                         

    Cosa dire? Che ringrazio Benedetto XVI che con il suo discorso alla Sacra Rota, il Tribunale Ecclesiastico, ha ribadito sostanzialmente quanto E' ANCHE UN NOSTRO DOVERE, ossia, dice il Papa:
    .......
    "È ingannevole il servizio che si può offrire ai fedeli e ai coniugi non cristiani in difficoltà rafforzando in loro, magari solo implicitamente, la tendenza a dimenticare l'indissolubilità della propria unione";
    ..........
    Certi Forum pur definendosi CATTOLICI......in definitiva preferiscono discutere certi temi così delicati esclusivamente CON LE LORO OPINIONI......altri poi  IMPEDISCONO proprio di parlarne...CON I TESTI DEL MAGISTERO....e se ne parli ti viene messa addosso una etichetta.......BIGOTTA.....[SM=g1740725] ....orbene...leggendo le parole del Papa....ringrazio Dio di questi attacchi perchè dimostrano che qui siamo sulla strada giusta.......e che si tenta fin dove ci è concesso di NON INGANNARE LA GENTE, DI NON ILLUDERLA....... DI METTERLA IN GUARDIA DAI RISCHI CHE CORRE...... QUANDO NON SI ACCOGLIE LA LEGGE DI DIO QUALE MISURA DELLA NOSTRA VITA PER IL NOSTRO BENE E NON PER IMPOSIZIONE...MA PER PURO AMORE.....[SM=g1740720]
    Buona meditazione.......


    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL'ANGELUS, 08.10.2006


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    In questa domenica, il Vangelo ci presenta le parole di Gesù sul matrimonio. A chi gli domandava se fosse lecito al marito ripudiare la propria moglie, come prevedeva un precetto della legge mosaica (cfr Dt 24,1), Egli rispose che quella era una concessione fatta da Mosè a motivo della "durezza del cuore", mentre la verità sul matrimonio risaliva "all’inizio della creazione", quando "Dio – come sta scritto nel Libro della Genesi – li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola" (Mc 10,6-7; cfr Gn 1,27; 2,24). E Gesù aggiunse: "Sicché non sono più due, ma una carne sola. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto" (Mc 10,8-9). E’ questo il progetto originario di Dio, come ha ricordato anche il Concilio Vaticano II nella Costituzione Gaudium et spes: "L’intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale… Dio stesso è l’autore del matrimonio" (n. 48).

    Il mio pensiero va a tutti gli sposi cristiani: ringrazio con loro il Signore per il dono del Sacramento del matrimonio, e li esorto a mantenersi fedeli alla loro vocazione in ogni stagione della vita, "nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia", come hanno promesso nel rito sacramentale. Consapevoli della grazia ricevuta, possano i coniugi cristiani costruire una famiglia aperta alla vita e capace di affrontare unita le molte e complesse sfide di questo nostro tempo. C’è oggi particolarmente bisogno della loro testimonianza. C’è bisogno di famiglie che non si lascino travolgere da moderne correnti culturali ispirate all’edonismo e al relativismo, e siano pronte piuttosto a compiere con generosa dedizione la loro missione nella Chiesa e nella società.

    Nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, il servo di Dio Giovanni Paolo II ha scritto che "il sacramento del matrimonio costituisce i coniugi e i genitori cristiani testimoni di Cristo «fino agli estremi confini della terra», veri e propri «missionari» dell’amore e della vita" (cfr n. 54). Questa missione è diretta sia all’interno della famiglia – specialmente nel servizio reciproco e nell’educazione dei figli –, sia all’esterno: la comunità domestica, infatti, è chiamata ad essere segno dell’amore di Dio verso tutti. E’ missione, questa, che la famiglia cristiana può portare a compimento solo se sorretta dalla grazia divina. Per questo è necessario pregare senza mai stancarsi e perseverare nel quotidiano sforzo di mantenere gli impegni assunti il giorno del matrimonio. Su tutte le famiglie, specialmente su quelle in difficoltà, invoco la materna protezione della Madonna e del suo sposo Giuseppe. Maria, Regina della famiglia, prega per noi!

    [01391-01.02] [Testo originale: Italiano]


    DOPO L’ANGELUS

    Saluto con affetto gli oltre 350 giovani "missionari", appartenenti a parrocchie, associazioni, movimenti e comunità della Diocesi di Roma, che nei giorni scorsi, insieme con alcuni sacerdoti, religiose e seminaristi hanno dato vita alla terza edizione della "missione dei giovani ai giovani", denominata "Gesù al centro". Cari amici, mi congratulo per il vostro gioioso impegno di annunciare il Vangelo per le strade e nelle piazze, nelle scuole e negli ospedali, come pure nei luoghi di svago dei giovani romani. Vi incoraggio a mantenere questo stile missionario nella vita di tutti i giorni, approfittando sempre delle iniziative formative diocesane.


    [SM=g1740734] [SM=g1740722] [SM=g1740721]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 02/02/2009 17:06


    Leone XIII
    1878-1903

    Leone XIII Arcanum Divinae

     10 febbraio 1880

    leggiamo alcuni punti:

    Tutti sanno, Venerabili Fratelli, quale sia l’origine vera del matrimonio. Poiché, sebbene i detrattori della fede cristiana rifuggano dal conoscere la dottrina perpetua della Chiesa intorno a questa materia, e si sforzino da gran tempo di cancellare la memoria di tutte le genti e di tutti i secoli, tuttavia non hanno potuto né estinguere, né diminuire la luce della verità.

    ***************

    Come leggiamo già ai tempi di Papa Leone XIII il Matrimonio era a rischio: i detrattori della fede cristiana rifuggono dal conoscere la dottrina perpetua della Chiesa intorno a questa materia....Oggi questi detrattori si sono RINFORZATI A CAUSA DELLA POCA FEDE DEI CRISTIANI.......A CAUSA DELLA GRAVE APOSTASIA....Se i CATTOLICI e che tali vogliono definirsi STUDIASSERO il vero ed autentico magistero della Chiesa, comprenderebbero quali battaglie la Chiesa manda avanti PER COMANDO DI CRISTO STESSO il quale ha posto la Chiesa QUALE SEGNO DI CONTRADDIZIONE nel mondo, proprio per affrontare questi problemi e risolverli nella libera adesione al Cristo o al rifiuto DELLA SUA DOTTRINA tramandata dalla Chiesa.....

    Leggiamo quest'altro passo dell'Enciclica, sembra di leggere OGGI I MEDESIMI PROBLEMI, leggete attentamente e comprenderete quanto Amore vero nutrisse la Chiesa invece per la DONNA, a dispetto di quanti accusano il Magistero di chiusure......

    " Presso i pagani, poi, sembra cosa appena credibile quanta corruzione e depravazione si concentrassero nelle nozze, soggette al fluttuare degli errori e delle turpissime cupidigie di ciascun popolo. Tutte le genti, più o meno, parvero disimparare la nozione e l’origine vera del matrimonio; e intorno ai connubi dappertutto si promulgavano leggi le quali parevano secondare l’indole dei governi, non quelle richieste dalla natura. I riti solenni, introdotti ad arbitrio dei legislatori, facevano sì che le donne ottenessero il nome onesto di moglie o quello infame di concubina, anzi, si giunse a un punto tale che secondo la volontà dei capi della repubblica si disponeva a chi fosse permesso di contrarre le nozze, e a chi no, dato che le leggi richiedevano molte cose contrarie all’equità e molte a favore dell’ingiustizia. Oltre a ciò, la poligamia, la poliandria, il divorzio furono cagione che il vincolo nuziale si rallentasse di molto.
    Esisteva una grandissima confusione nei vicendevoli diritti e doveri dei coniugi, dato che il marito acquistava la proprietà della moglie, e sovente senza nessuna giusta causa ordinava a lei che, ripigliate le cose sue, se ne andasse; egli poi, spinto da una sfrenata ed indomabile libidine, poteva impunemente "scorrazzare per i lupanari in cerca di schiave, come se dalla dignità non dalla volontà dipendesse la colpa" . In così strabocchevole licenza del marito, nulla vi era di più miserando della moglie, abbassata a tanta viltà che quasi veniva considerata soltanto come uno strumento destinato a soddisfare alla libidine od a procreare figli. Né arrossì per il fatto che quelle che erano da collocare per mogli fossero comprate e vendute a somiglianza delle cose corporali , essendo stata data talvolta facoltà al padre o al marito di condannarle all’estremo supplizio di moglie. Una famiglia nata da siffatti connubii era giocoforza considerata come proprietà dello Stato, o come schiava del padre di famiglia , al quale le leggi avevano concesso il potere non solo di effettuare o di sciogliere a suo arbitrio il matrimonio dei figli, ma di esercitare altresì sopra di essi l’immane potere della vita e della morte.


     

    ******************


     

    è sconcertante l'attualità di queste parole che ci rammentano il ritorno DI UN PAGANESIMO PIU' RAFFINATO, forse, certamente diverso nelle mode odierne, ma indubbiamente persistente, pericoloso e certamente sposato dal laicismo nostrano.......


     

    Si prodighino i cristiani e quanti voglino definirsi Cattolici, a ritornare dalla dilagante apostasia che hanno sposato, per poter far risplende la GIUSTIZIA DELLA LEGGE DI DIO SUL MATRIMONIO attraverso il quale l'Uomo e la Donna divenendo una cosa sola assumono PARI DIGNITA'.....come la Chiesa ha sempre difeso......


    Ha detto Benedetto XVI ai vescovi in Brasile
    :


    Dove Dio è assente – Dio dal volto umano di Gesù Cristo - questi valori non si mostrano con tutta la loro forza, né si produce un consenso su di essi. Non voglio dire che i non credenti non possano vivere una moralità elevata ed esemplare; dico solamente che una società nella quale Dio è assente non trova il consenso necessario sui valori morali e la forza per vivere secondo il modello di questi valori, anche contro i propri interessi.

    (...)


    La famiglia

    La famiglia,"patrimonio dell'umanità", costituisce uno dei tesori più importanti dei paesi latinoamericani. Essa è stata e è scuola della fede, palestra di valori umani e civili, focolare nel quale la vita umana nasce e viene accolta generosamente e responsabilmente. Senza dubbio, attualmente essa soffre situazioni avverse provocate dal secolarismo e dal relativismo etico, dai diversi flussi migratori interni ed esterni, dalla povertà, dall'instabilità sociale e dalle legislazioni civili contrarie al matrimonio che, favorendo gli anticoncezionali e l'aborto, minacciano il futuro dei popoli. In alcune famiglie dell'America Latina persiste ancora sfortunatamente una mentalità maschilista, che ignora la novità del cristianesimo nel quale è riconosciuta e proclamata l'uguale dignità e responsabilità della donna rispetto all'uomo.


    La famiglia è insostituibile per la serenità personale e per l'educazione dei figli. Le madri che vogliono dedicarsi pienamente all'educazione dei loro figli ed al servizio della famiglia devono godere delle condizioni necessarie per poterlo fare, e per ciò hanno diritto di contare sull'appoggio dello Stato. In effetti, il ruolo della madre è fondamentale per il futuro della società. Il padre, da parte sua, ha il dovere di essere veramente padre che esercita la sua indispensabile responsabilità e collaborazione nell'educazione dei loro figli. I figli, per la loro crescita integrale, hanno il diritto di potere contare sul padre e la madre, che badino a loro e li accompagnino verso la pienezza della loro vita. È necessaria, dunque, una pastorale familiare intensa e vigorosa. È indispensabile anche promuovere politiche familiari autenticazioni che rispondano ai diritti della famiglia come soggetto sociale imprescindibile. La famiglia fa parte del bene dei popoli e dell'umanità intera.

    ************


    Non si dica che non eravamo stati esortati a scegliere LA VERITA' piuttosto che la MENZOGNA......dice bene San Paolo ricordandoci che molti cristiani attirati dai venti delle nuove mode e dottrine, si allontaneranno dalla Vera Fede vivendo una grave apostasia attraverso la quale le tenebre avvolgeranno il mondo....Questo si può evitare, dice l'Apostolo...MA OCCORRERA' PENTIRSI, CREDERE A CRISTO...SERVIRE LA CHIESA E IN ESSA SERVIRE L'UOMO DANDO A LUI IL SEME DELLA VERITA'........

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 26/01/2010 18:58
    Consenso coniugale e requisito della fede

    Il matrimonio
    fra contratto e sacramento


    di Giuseppe Sciacca
    Prelato uditore della Rota Romana

    Con dovizia di ragionamento e di puntuali e abbondanti riferimenti vuoi alla dottrina, vuoi alla giurisprudenza della Romana Rota, vuoi al Magistero, Giacomo Bertolini, giovane ma già apprezzato e maturo canonista, formatosi alla scuola di riconosciuti maestri, quali Paolo Moneta e Sandro Gherro, ha consegnato a due cospicui volumi dal titolo Intenzione coniugale e sacramentalità del Matrimonio (Padova, Cedam, 2008, pagine 296, euro 27)le sue riflessioni su un argomento salebroso, si direbbe con latineggiante parola, ma non certamente astratto, nell'odierna temperie socio-culturale che non manca, naturalmente, di investire la vita e i comportamenti pratici, le scelte esistenziali dei credenti, seppur trattasi di questione che taluno potrebbe considerare come di scuola, per essere essa paradigmatica e per le molteplici rifrazioni che su di essa si proiettano, di natura canonistico-teologica e pastorale
    .
     
    È la vexata quaestio del rapporto che intercorre tra il consenso coniugale, da cui germina il matrimonio, sacramento e contratto, e la dignità sacramentale che eo ipso sorge dal matrimonio celebrato tra battezzati, come avverte lapidariamente il canone 1055 2 Codex Iuris Canonici.

    Occorre da subito rilevare che, senza nulla sottrarre al valore dell'opera che presentiamo, il sottoscritto sarebbe indotto a ritenere conclusa la questione, e cioè che sacramento e contratto, per il battezzato, fan tutt'uno, secondo l'espressione sancita nella celeberrima sentenza rotale, risalente ai primordi della ricostituzione del Tribunale Apostolico, coram monsignor Persiani, del 27 agosto 1910, che definisce proximum fidei il principio dell'inseparabilità tra contratto e sacramento.

    E siffatta conclusione si fonda sul Magistero Pontificio più recente, laddove il servo di Dio Giovanni Paolo ii, facendosi eco consapevole dell'insegnamento costante dei predecessori, rivolgendosi ai prelati uditori nell'udienza del 30 gennaio 2003, così ebbe inequivocabilmente ad esprimersi:  "È decisivo tener presente che un atteggiamento dei nubendi che non tenga conto della dimensione soprannaturale del matrimonio, può renderlo nullo solo se ne intacca la validità sul piano naturale nel quale è posto lo stesso segno sacramentale", ribadendo quanto egli stesso aveva affermato nell'udienza del 1° febbraio 2001:  "A partire dal concilio Vaticano ii è stato frequente il tentativo di rivitalizzare l'aspetto soprannaturale del matrimonio anche mediante proposte teologiche, pastorali e canonistiche estranee alla teologiche, pastorali e canonistiche estranee alla tradizione, come quella di richiedere la fede quale requisito per sposarsi".

    Nel primo volume dell'opera che qui si recensisce, il quale reca come sottotitolo Il dibattito contemporaneo, l'autore indaga le fonti, la dottrina e la giurisprudenza contemporanee.
    Le fonti vengono studiate sia nei documenti del Magistero, sia nel lungo lavoro di revisione del Codice latino e in quello di redazione del Codice orientale. Quanto alla dottrina, vien proposto un excursus critico inerente alle possibili configurazioni del rapporto tra intenzione soggettiva, sostanza naturale e sacramentalità del vincolo, attraverso il quale è colta un'evoluzione che, muovendo da talune istanze pastoraliste degli anni Settanta - che non mancarono, talora, di affiorare anche in qualche orientamento giurisprudenziale, fattosi subalterno a un mal filosofato esistenzialismo - tendevano a scardinare i fondamenti della tradizionale teoria dell'inseparabilità, nel matrimonio, tra contratto e sacramento, e prospettavano, quale capo autonomo di nullità, la positiva esclusione della dignità sacramentale dal consenso matrimoniale.

    Al riguardo Bertolini non manca opportunamente di avvertire che esistono soluzioni pratiche, quali il ricorso a istituti come quello della simulazione totale o dell'error iuris. Talune posizioni danno per scontato che l'assenza di fede necessariamente si riverberi a livello intenzionale sulla dignità sacramentale e sulla capacità di celebrare o ricevere il sacramento, così dimenticando che la sacramentalità del matrimonio non dipende dall'intenzione soggettiva e non è nella disponibilità dei nubenti e non può pertanto esser fatta oggetto di volontà escludente, ulteriore a quella necessaria e sufficiente per costituire un vincolo valido secondo il diritto naturale.

    L'analisi della giurisprudenza, poi, presentata in chiusura del primo volume, può risultare di interesse per gli operatori del diritto, poiché offre attento commento delle sentenze rotali in materia non ancora edite. Sono, infatti, lette con attenzione le sentenze circa l'esclusione o l'errore relative alla sacramentalità, con disamina non solo delle parti in diritto, ma anche della storia concreta della fattispecie sottoposte al giudizio del Tribunale Apostolico, tentando, in tal modo, di cogliere eventuali filoni giurisprudenziali relativi ai capi di nullità interessati. È da rilevare come il Bertolini sottolinei che in talune recenti decisioni i Turni Rotali, superando una tendenza per altro minoritaria, hanno rimesso in discussione l'autonomia dei citati capi di nullità, ribadendo l'irrilevanza della fede nella formazione di una retta intenzione coniugale, così statuendo la parificazione tra l'intenzione naturale e quella sacramentale, e aderendo infine a una interpretazione coerente del principio di identità contratto-sacramento.

    La ricerca svolta nel primo volume permette, dunque, all'autore di fissare i punti che egli ritiene bisognosi di un chiarimento dottrinale, e cioè:  cosa la struttura essenzialmente relazionale del matrimonio giuridicamente imponga come contenuto suo proprio; quale sia l'oggetto del consenso in quanto res iusta dovuta nel rapporto di giustizia che insorge tra i nubenti; se detto contenuto sia sufficiente anche in ragione della dignità sacramentale; se nello scambio dell'oggetto materiale del consenso abbiano un ruolo l'atto di fede e l'intenzione sacramentale interna e/o esterna; se infine la Chiesa possegga la facoltà di dichiarare nulli tali matrimoni rettamente posti quanto alla loro sostanza naturale, ma con avversione alla dimensione esclusivamente sacra, ammesso - e, diciamo noi, non concesso - che questa possa essere esclusa dai contraenti.

    Nel secondo volume, dal titolo Approfondimenti e riflessioni, l'autore rappresenta poderoso ed esteso studio storico-giuridico-teologico, nel quale si riflette sul momento peculiarissimo e provvidenziale in cui le enunciate tematiche si appalesarono nella loro complessità, vale a dire il concilio di Trento.

    Fu in quella sede che, emerse funditus il problema dell'inseparabilità contratto-sacramento, della intenzione, della ministerialità, e anche dei limiti del potere della Chiesa di irritare ex ante, o dichiarare nulli ex post, matrimoni che possiedono l'essenza minimale, così restringendo, di fatto, lo ius connubii, che è di diritto naturale.

    Tale analisi ha consentito a Bertolini di rinvenire in quei dibattiti chiara traccia di quella distinzione teologica tra "natura" e "sopranatura" del matrimonio; vera scissione concettuale che - avverte l'autore - originatasi già in epoca tardo scolastica, divenuta poi doctrina recepta almeno sino alla sua messa in discussione nel xx secolo, è risultata essere gravida di negative conseguenze giuridiche, profondamente incidenti sia sul dibattito creatosi nella canonistica contemporanea relativamente alla dignità sacramentale del matrimonio, sia derivatamente sulla interpretazione stessa di molti ambiti del diritto sostantivo matrimoniale e di taluni capi di nullità.

    Giunto a tal punto, l'autore procede in una delle parti più complesse e di maggior pregio dell'opera, ove egli, recuperando l'unitarietà della dottrina teologica, filosofica e giuridica, immediatamente precedente alla scissione "natura-sopranatura", vale a dire l'unitarietà del sistema agostiniano-tomista, del quale si mostra sicuro conoscitore, tenta di espungere le conseguenze della teologia del duplice fine dalla teoria del consenso matrimoniale.

    Viene in tal modo recuperata la stretta pertinenza del matrimonio al diritto naturale, non quale "pura natura", ma quale istituto al quale la natura inclina, per far nostra la celebre espressione tomista (cfr. In iv Sententiarum., D. 26, q. 2, a.1).

    Il sacramento è dunque il matrimonio di diritto naturale, poiché in esso risiede la simbologia mistica e la causalità anche della grazia, ex Christi voluntate assicurata tra battezzati, senza che si dia scissione alcuna tra la dimensione naturale e quella soprannaturale. L'intenzione sacramentale altro quindi non è che la semplice intenzione matrimoniale di due battezzati, creature razionali.

    Partendo da alcuni spunti del Magistero di Giovanni Paolo ii e da talune sue allocuzioni alla Rota, l'autore conclude l'argomentazione tratteggiando una teoria generale del matrimonio il cui valore è dato dall'abbandono delle categorie della dottrina della "natura pura". Bertolini afferma la necessità di non dovere più pensare la sacramentalità del matrimonio quale oggetto di separata e razionalista intellezione-volizione, come avviene per gli altri elementi o proprietà essenziali, ma approfondisce l'indagine relativa alla relazione coniugale creaturale. L'autore sostiene infatti che l'essenza coniugale va ricercata non già in modelli culturali, giuridici, o teologici estrinseci al rapporto tra le due persone, bensì, e con realismo giuridico e autentico personalismo, essa va individuata in quella interna inclinazione che connota il matrimonio di una peculiare indole naturale e interpersonale
    .
    In altri termini, vi è una trascendenza costitutiva della relazionalità coniugale che consente ai coniugi di porre la vera e unica materia sacramentale in quella mutua traditio et acceptatio, in forza della quale essi diventano una caro.

    Con ferma convinzione Bertolini ribadisce che non dandosi tra battezzati un vero matrimonio che non sia sacramento, l'esclusione della dignità sacramentale risulta irrealizzabile e, pertanto, giuridicamente impossibile, così da poter concludere che non si possa configurare come autonomo capo di nullità quello della simulazione della dignità sacramentale.

    Solo una forzatura, infatti, permetterebbe di applicare alla dimensione esclusivamente sacra le medesime categorie che si applicano ai bona augustiniana (fedeltà, indissolubilità, prole).

    Affermava al riguardo il cardinale Mario Francesco Pompedda, rivolgendosi all'Arcisodalizio della Curia Romana nel 2003, nella piena maturità della sua lunga e prestigiosa riflessione canonistica, che era "più corretto parlare non già di intenzione sacramentale, bensì, semplicemente, di intenzione matrimoniale tout court (...) Se infatti fosse possibile distinguere l'intenzione matrimoniale naturale da quella matrimoniale sacramentale - e sovente si preme perché ciò avvenga - si finirebbe con l'operare un'ultima frattura, irreversibile questa e gravissima e sarebbe conferita all'uomo la facoltà di scardinare e riformare lo statuto ontologico dato da Dio alle realtà create e redente".

    Pertanto, "l'esclusione della sacramentalis dignitas - concludeva autorevolmente il compianto Porporato - non potrà essere considerata capo autonomo di nullità, essendone completamente assenti i presupposti. E l'indagine medesima circa l'intenzione dei nubenti ammetterà un'inquisizione limitata alla mera realtà naturale, costituendo quest'ultima l'unico oggetto intenzionale, recte ponendus, così come voluto dall'arcano disegno creatore di Dio".

    Quanto alla necessità della fede dei nubenti, il discorso muta se si procede alla doverosa distinzione fra validità del matrimonio e sua fruttuosità, donde l'urgenza, da parte di tutti gli operatori pastorali, di uno strenuo impegno per una adeguata preparazione dei nubenti, che faccia pure tesoro, per la ratio dialectica oppositorum, anche di quanto può emergere da quella cartina di tornasole che sono le cause di nullità, per evitare che errori si ripetano. E d'altra parte, ciò era già stato avvertito dalla Commissione Teologica Internazionale nel 1977:  Fides est praesuppositum et causa dispositiva effectus fructuosi, sed validitas non necessario implicat fructuositatem matrimonii.
    Lo ius connubii non si può negare, infatti, a quei battezzati cattolici che, pur avendo perso il dono della fede, tuttavia hanno la capacità naturale di volere e di contrarre un matrimonio legittimo, unico, fecondo, indissolubile.

    E infine, è proprio per ribadire "la necessità di mostrare con coerenza l'identità "matrimonio-sacramento"" (Francesco Coccopalmerio), che, con il Motu proprio Omnium in mentem del 26 ottobre 2009, Benedetto XVI ha deciso la soppressione dai canoni 1086 1, 1117 e 1124, della clausola actus formalis defectionis ab Ecclesia catholica, per cui, anche chi avesse operato - e spesso ciò avviene per concrete contingenze che poco hanno a che fare con autentici problemi di fede - siffatta defezione, è tenuto, ad validitatem, alla forma canonica, e pertanto contrae valido matrimonio.

    Tale disposizione si rivela coerente con le inequivocabili parole rivolte dal Papa alla Rota, nell'allocuzione del 29 gennaio 2009:  "Occorre anzitutto riscoprire in positivo la capacità che in principio ogni persona umana ha di sposarsi in virtù della sua stessa natura di uomo o di donna. (...) Anzi, la riaffermazione della innata capacità umana al matrimonio è proprio il punto di partenza per aiutare le coppie a scoprire la realtà naturale del matrimonio e il rilievo che ha sul piano della salvezza. Ciò che in definitiva è in gioco è la stessa verità sul matrimonio e sulla sua intrinseca natura giuridica".



    (©L'Osservatore Romano - 27 gennaio 2010)

    Fraternamente CaterinaLD

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    00 03/10/2011 22:31
    [SM=g1740738] Ringraziando Don Giosy Cento per i suoi canti fra i quali questo "Ti amerò" dedicato agli sposi, ai fidanzati, desideriamo offrirvi piccole perle di riflessione sul grande valore della Famiglia.... In questo senso vogliamo ricordare a noi stessi che la prima opera missionaria la compiamo in FAMIGLIA.... Coraggio!, non esistono solo i temporali, prima o poi esce sempre anche il sole...
    it.gloria.tv/?media=201475




    Movimento Domenicano del Rosario
    www.sulrosario.org
    info@sulrosario.org



    [SM=g1740717]

    [SM=g1740750] [SM=g1740752]

    Fraternamente CaterinaLD

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    Caterina63
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    00 02/04/2012 16:13

    SACRA CONGREGATIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

    ISTRUZIONE SUI MATRIMONI MISTI*

     

    Il sacramento del matrimonio, che Nostro Signore Gesù Cristo ha istituito come simbolo della Sua unione con la Chiesa, per poter pienamente spiegare la sua efficacia santificatrice e per riprodurre di fatto per i coniugi quel grande mistero (cf. Ef 5,32), in virtù del quale la loro intima comunione di vita rappresenti l’amore con cui Cristo si offrì a salvezza degli uomini, esige più che ogni altra cosa la concordia piena e perfetta dei coniugi stessi specialmente riguardo alla religione: «infatti l’unione degli spiriti suole venir meno, o almeno allentarsi, quando intorno ai massimi valori, che sono per l’uomo oggetto di venerazione, cioè intorno alle verità e ai sentimenti religiosi, v’è disparità di convinzioni e opposizione di volontà». [1] Per queste ragioni la Chiesa reputa suo gravissimo dovere salvaguardare e custodire il dono della fede tanto nei coniugi che nei figli. E per questo appunto essa in ogni modo si adopera a che i cattolici non si uniscano in matrimonio che con cattolici.

    Evidente prova di questa attenta cura della Chiesa è la disciplina ecclesiastica circa i matrimoni misti, sancita nelle disposizioni del Codice del Diritto canonico, la quale si attiva in concreto nel doppio impedimento di mista religione e di disparità di culto; di essi il primo vieta le nozze dei cattolici con acattolici battezzati, salva però la validità del matrimonio, [2] il secondo rende nullo il matrimonio contratto da un cattolico con una persona non battezzata. [3]

    Altro chiaro argomento della preoccupazione della Chiesa di preservare la santità del matrimonio cristiano è la stessa forma giuridicamente definita della manifestazione del consenso, sebbene infatti nel passato si sono state norme di volta in volta diverse al riguardo, sempre però si provvide a che non fossero permesse le nozze clandestine.

    Guidati dalla stessa sollecitudine, tutti i sacri Pastori abbiano cura di ammaestrare i fedeli sulla importanza e l’eccellenza di questo sacramento, li ammoniscano sui pericoli insiti nel matrimonio di un cattolico con un cristiano non cattolico e a molto maggior ragione nel matrimonio con un non cristiano; con ogni mezzo opportuno si studino di far si che i giovani contraggano matrimonio con parte cattolica. [SM=g1740733]

    Non si può tuttavia negare che le caratteristiche condizioni del nostro tempo, che hanno rapidamente determinato radicali trasformazioni nella vita sociale e familiare, rendono più difficile che per il passato l’osservanza della disciplina canonica relativa al matrimonio misto.

    Invero, nelle attuali circostanze le relazioni tra cattolici e non cattolici sono molto più frequenti, più strette le consuetudini di vita e la similitudine di costumi, così che più facilmente nasce fra di loro l’amicizia, dalla quale, come l’esperienza insegna, derivano più frequenti occasioni di matrimoni misti.

    Pertanto la sollecitudine pastorale della Chiesa esige oggi più che mai che la santità del matrimonio in conformità della dottrina cattolica e la fede del coniuge cattolico anche nelle nozze miste siano salvaguardate, e che l’educazione cattolica della prole sia assicurata con la massima possibile diligenza ed efficacia. Tale cura pastorale è tanto più necessaria in quanto, come è noto, tra gli acattolici sono diffuse opinioni diverse dalla dottrina cattolica sia circa l’essenza del matrimonio sia circa le sue proprietà, specialmente per quel che riguarda l’indissolubilità e, di conseguenza, il divorzio e le nuove nozze dopo il divorzio civile. Perciò la Chiesa considera sua dovere premunire i suoi fedeli affinché non abbiano a correre pericoli circa la fede o a subire danno, sia di ordine spirituale che di ordine materiale. Si ponga perciò ogni cura per istruire coloro che intendo contrarre matrimonio sulla natura, le proprietà e gli obblighi propri del matrimonio stesso e sui pericoli da evitare.

    Inoltre non si può a questo proposito ignorare la linea di condotta che i cattolici devono tener con i fratelli separati dalla Chiesa cattolica, quale è stata solennemente determinata nel Concilio Ecumenico Vaticano II mediante il Decreto “de Œcumenismo”. Tale nuova disciplina suggerisce che sia attenuato il rigore della legislazione vigente riguardo al matrimonio misto, non certo per quanto riguarda i diritto divino, ma relativamente a talune norme di diritto ecclesiastico, dalle quali non di rado i fratelli separati si sentono offesi.

    È facile comprendere che tale gravissimo problema non è sfuggito in alcun modo al Concilio Ecumenico Vaticano II, che dal Sommo Pontefice Giovanni XXIII di felice memoria fu indetto appunto per venire incontro alle attuali necessità del popolo cristiano. E invero i Padri Conciliari hanno espresso in proposito vari pareri, che sono stati ponderati attentamente, come era giusto.

    Pertanto, dopo aver consultato i sacri Pastori interessati alla materia, e dopo aver attentamente vagliato tutte le circostanze, restando fermi i due impedimenti di mista religione e di disparità di culto – ma è concessa agli Ordinari locali la facoltà di dispensarne, secondo le disposizioni contenute nella Lettera Apostolica Pastorale Munus nn. 19 e 20, quando esistono gravi cause e purché siano osservate le prescrizioni di legge – e salva la legislazione propria della Chiesa Orientale, per autorità di Sua Santità Papa Paolo VI vengono emanate le seguenti disposizioni che, se riceveranno dalla esperienza una positivo suffragio saranno definitivamente introdotte nel Codice di Diritto canonico, di cui è attualmente in corso la revisione.

    I) – 1) Si tenga sempre presente il criterio che è sempre necessario allontanare dal coniuge cattolica il pericolo per la sua fede e che si deve diligentemente provvedere all’educazione cattolica della prole. [4]

    2) L’Ordinario del luogo o il parroco della parte cattolica abbia cura di inculcare in termini gravi l’obbligo di provvedere al battesimo cattolico e alla educazione cattolica della prole: dell’adempimento di questo obbligo si chiederà garanzia per mezzo di esplicita promessa del coniuge cattolico, cioè per mezzo delle cauzioni.

    3) La parte acattolica, con la dovuta delicatezza, ma in termini chiari deve essere informata sulla dottrina cattolica intorno alla dignità del matrimonio, e specialmente intorno alle sue principali proprietà, che sono l’unità e l’indissolubilità. Alla stessa parte acattolica si deve ancora far presente il grave obbligo per il coniuge cattolico di tutelare, conservare e professare la propria fede e di far battezzare ed educare in essa la prole che nascerà.

    È poiché tale obbligo deve essere garantito, anche il coniuge acattolico sia invitato a promettere, apertamente e sinceramente, che non creerà alcun ostacolo all’adempimento di quel dovere. Se poi la parte acattolica pensi di non poter formulare tale promessa senza ledere la propria coscienza, l’Ordinario deve riferire il caso con tutti i suoi elementi alla Santa Sede.

    4) Sebbene in via ordinaria queste promesse debbano essere fatte per scritto, è tuttavia in potere dell’Ordinario – sia mediante regole di carattere generale, sia caso per caso – stabilire se queste promesse della parte cattolica o della parte acattolica, o di entrambe, si debbano dare per scritto o meno, come pure determinare come se ne debba inscrivere menzione nei documenti matrimoniali.

    II – Se mai in qualche caso, come talvolta accade in certe regioni, è vero impossibile l’educazione cattolica della prole, non tanto per deliberata volontà del coniuge quanto per le leggi e i costumi dei popoli, di quali le parti non si possono sottrarre, l’Ordinario del luogo, tutto ben considerato, potrà dispensare da tale impedimento, purché la parte cattolica sia disposta, per quanto sa e può, a fare tutto il possibile perché tutta la prole nascitura venga battezzata ed educata cattolicamente, e parimenti vi sia garanzia della buona volontà della parte acattolica.

    Nel concedere queste mitigazioni la Chiesa è animata anche dalla speranza che vengano abrogate le leggi civili avverse alla libertà umana, come sono quelle che vietano l’educazione cattolica della prole o l’esercizio della religione cattolica, e che pertanto in tali materie si riconosca la forza del diritto naturale.

    III – Nella celebrazione dei matrimoni misti si deve osservare la forma canonica, secondo la disposizione del canone 1094 e ciò è richiesto per la stessa validità del matrimonio. Se però vengono delle difficoltà, l’Ordinario deve riferire il caso con tutti i suoi elementi alla Santa Sede.

    IV – Quanto alla forma liturgica, in deroga ai canoni 1102 § 3 e 4, 1109 § 3, si concede agli Ordinari del luogo la facoltà di permettere nella celebrazione dei matrimoni misti l’uso dei riti sacri, con al consueta benedizione e discorso.

    V – Si deve assolutamente evitare qualunque celebrazione alla presenza di un sacerdote cattolico e di un ministro acattolico nell’esercizio simultaneo del loro rispettivo rito. Tuttavia non è proibito che, terminata la cerimonia religiosa, il ministro acattolico rivolga alcune parole augurali e di esortazione, e si recitino in comune alcune preghiere con gli acattolici. Quanto sopra si può fare col consenso dell’Ordinario del luogo e con le debite cautele atte ad evitare il pericolo di ammirazione.

    VI – Gli Ordinari dei luoghi e i parroci vigilino attentamente affinché le famiglie originate da matrimonio misto conducano vita santa, in conformità delle promesse fatte, specialmente per quanto riguarda l’istruzione e l’educazione cattolica della prole.

    VII – La scomunica prevista dal canone 2319 § 1, n. 1 per coloro che celebrano il matrimonio innanzi al ministro acattolico, è abrogata. Gli effetti di questa abrogazione sono retroattivi.

    Nello stabilire tali nuove norme è mente e intenzione della Chiesa, come sopra si è detto, di provvedere alle attuali necessita dei fedeli e favorire un più fervido senso di carità nelle relazioni reciproche tra i cattolici e gli acattolici.

    A questo scopo si adoperino con tutto l’animo e con costante premura coloro che hanno il compito di insegnare ai fedeli la dottrina cattolica, sopratutto i parroci. Essi si sforzeranno di farlo, usando verso i fedeli tutta la carità, e salvo sempre il rispetto dovuto agli altri, cioè agli acattolici nelle loro convinzioni seguite con buona fede.

    I coniugi cattolici poi abbiano cura di irrobustire e accrescere in se stessi il dono della fede, e menando sempre una vita familiare informata a virtù cristiane, si studino di offrire anche alla parte acattolica e ai figli un esempio luminoso.

    Dato a Roma, il 18 marzo 1966.

     

    Alfredo Card. Ottavini
    Pro-Prefetto

    + Pietro Parente
    Segretario

     

    Haec Instructio, publici iuris iam facta die XVIII martii huius anni, his Actibus inserta nunc promulgatur atque vigere incipiet a die XIX mensis maii a. MCMLXVI, in festo Ascensionis Domini nostri Iesu Christi.


    * AAS 58 (1966), 235-239; trad. italiana L’Osservatore Romano, n. 65, 19 marzo 1966, pp. 1-2.

    [1] PIO XI, Lettera Enciclica Casti connubii.

    [2] Canoni 1060-1064.

    [3] Canoni 1070-1071.

    [4] Cf. can. 1060.

     

    [SM=g1740771] 


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 08/05/2013 11:10
    [SM=g1740758] ci piace segnalarvi un passo dell'Enciclica MIRARI VOS di Papa Gregorio XVI del 15 agosto 1832 nella quale, oseremo dire profeticamente, egli metteva in guardia già all'epoca dai tentativi di minare questo Sacramento, leggiamo:

    "Inoltre, l’onorando matrimonio dei Cristiani esige le Nostre comuni premure affinché in esso, chiamato da San Paolo "Sacramento grande in Cristo e nella Chiesa" (Eb 13,4), nulla s’introduca o si tenti introdurre di meno onesto che sia contrario alla sua santità o leda l’indissolubilità del suo vincolo. Vi aveva già raccomandato insistentemente questo nelle sue lettere il Nostro Predecessore Pio VIII di felice memoria: ma continuano a moltiplicarsi tuttavia contro di esso gli attentati dell’empietà.
    È perciò necessario istruire accuratamente i popoli che il matrimonio, una volta legittimamente contratto, non può più sciogliersi, e che Dio ha ingiunto ai coniugati una perpetua unione di vita ed un tal legame che solo con la morte può rompersi. Rammentando che il matrimonio si annovera fra le cose sacre, e che per questo è soggetto alla Chiesa, essi abbiano di continuo presenti le leggi da questa stabilite in materia, e quelle adempiano santamente ed esattamente come prescrizioni, dalla cui osservanza fedele dipendono la forza, la validità e la giustizia del medesimo.
    Si astenga ognuno dal commettere per qualsivoglia motivo atti che siano contrari alle canoniche disposizioni e ai decreti dei Concilii che lo riguardano, ben conoscendosi che esito infelicissimo sogliono avere quei matrimoni che o contro la disciplina della Chiesa o senza che sia stata implorata prima la benedizione del Cielo, o per solo bollore di cieca passione vengono celebrati senza che gli sposi si prendano alcun pensiero della santità del Sacramento e dei misteri che vi si nascondono".


    veniamo ora ad invitarvi ad approfondire il perchè la Chiesa difende il Matrimonio con la sua indissolubilità, cliccate qui per l'approfondimento...


    [Modificato da Caterina63 08/05/2013 11:11]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)