Se non si accetta che cosa significa L'ADULTERIO, DIFFICILE CAPIRE PERCHE' LA CHIESA PIU' CHE VIETARE, INVITA LE COPPIE CRISTIANE
A REGOLARIZZARE QUESTA UNIONE CON IL SACRAMENTO PER VIVERE IN MODO PIENO E COMPLETO L'UNIONE CHE DIVERSAMENTE SAREBBE CORROTTA, ADULTERATA E FALSIFICATA.........
Infine.....sarebbe onesto da parte di coloro che partecipano a questi dialoghi, di evitare di continuare a parlare sempre delle stesse cose, ossia,
di accusare continuamente la Chiesa di VIETARE-PROIBIRE-OBBLIGARE-IMPORRE....... sarebbe più onesto infatti riconoscere a sè stessi UNA LIMITATA CONOSCENZA DELLA LEGGE DI DIO...... e di conseguenza sarebbe onesto riconoscere che la Chiesa
NON obbliga affatto, ma INSEGNA CHE ESISTONO DELLE CONDIZIONI PRECISE E CHIARE, OLTRE LE QUALI
LA CHIESA STESSA NON HA ALCUN POTERE DI CORROMPERE, ADULTERARE E FALSIFICARE....
.......occorre più umilmente riconoscere che potremo trovarci nella condizione di NON CAPIRLO........dice infatti Gesù:
Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso;
chi può comprendere....comprenda!
Ossia: CHIEDETE E VI SARA' DATO, BUSSATE E VI SARA' APERTO..
Gesù ci invita alla COM-PRENSIONE DELLA LEGGE DI DIO.....chi non sa, chi non comprende, è invitato ALLA RICERCA E NON AL RIFIUTO......alla fine come dice Paolo stesso: TUTTO MI E' LECITO, MA NON TUTTO GIOVA,
ergo siamo liberi E NON PIU' SCHIAVI DELLA LEGGE , ma questa libertà potrà esercitarsi veramente solo DOPO che avremo con tutta onestà di mente e di cuore, analizzato LA VERITA' STESSA dei fatti.....
Invito a non estrapolare singole frasi da questi dialoghi..e di valutare TUTTO IL CONTESTO degli interventi tenendo QUALE ULTIMA PAROLA, NON LA MIA, MA L'INTERVENTO DEL SOMMO PONTEFICE, LA VOCE DEL MAGISTERO DELLA CHIESA.......grazie..
Segue un altro confronto con una forumista....
Temi scottanti quelli dell'adulterio e del divorzio, nella cui fermezza della Chiesa sul non cedere a compromessi colgo o intuisco la radice e tutela divina, ma che mi mettono di fronte anche alle mie debolezze e fragilità cattoliche, di persona che necessita di un ulteriore cammino interiore e di riflessione per accogliere pienamente certe condizioni.
Ammetto le mie insicurezze nel pronunciarmi con decisione su certi temi,probabilmente dovute ad esperienze professionali e personali di estrema sofferenza, ma di cui riconosco anche il rischio di giustificazione e/o auto-giustificazione.
Nella consapevolezza di ciò, come nella maggior parte delle cose della mia vita, anzichè cercare quello che mi fa apparentemente o meno "star bene", cerco la verità, pur se dovesse comportare periodi e processi di inquietudine.
Insomma, di fronte a ciò che ancora non so accettare e comprendere totalmente mi calo nella favola di Esopo della volpe e dell'uva: se sono incapace di prendere l'uva, non significa che questa non sia buona...Un po' quello che tu Caterina dici più chiaramente affermando che chi non sa è invitato alla ricerca e non al rifiuto...
Premesso tutto questo per dover di onestà, fosse anche solo con me stessa, due sono le domande che sorgono.
1) Partendo dal presupposto che il divorzio non è ammesso dalla Chiesa, è sufficiente attenersi a questa indicazione, seguirla, non divorziare insomma, sentendosi così un buon cristiano che si attiene alla legge divina e poi nel cuore nutrire sentimenti rancorosi verso il coniuge, magari attuando ricatti morali ed estendendo il malessere a tutta la famiglia? Un malessere che non si sbroglia e che impedisce una crescita e il diffondersi dell'amore, non solo all'interno della famiglia,ma anche verso le altre persone.
Per quanto possa valere la mia opinione, io credo non sia sufficiente attenersi al non-divorzio, ma che Dio esiga molto di più che il rispetto esteriore della legge. Credo che chieda la volontà prima e la capacità poi di superare noi stessi, le nostre sofferenze, i nostri egoismi e di incontrare l'altro oltre le lacrime, oltre le "guerre" per ritrovare una pace coniugale.
Ma qualora ciò non fosse possibile, per incapacità di entrambi o anche di uno solo, è lecito e misericordioso che una famiglia si fossilizzi in uno stato di non-amore, di non-crescita?
2) Mi piacerebbe approfondire e conoscere meglio cosa intendesse Gesù quando disse:
"... Perciò io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".
Nello specifico mi interesserebbe capire cosa intendesse con l'eccezione del caso di concubinato....
Un caro saluto
Katy
Cara Katia....grazie per le tue riflessioni.provo a rispondere alle tue domande che comunque sono legate fra di loro, ossia, la seconda domanda che volgi è legata alla prima..vediamo come......
1) E' ovvio che il Signore conosce le nostre debolezze......se è dunque vero che Egli stesso NON vuole il divorzio, dall'altra parte è Lui stesso CHE SI OFFRE IN ESPIAZIONE DEI NOSTRI PECCATI.cioè LUI paga il riscatto DEL NOSTRO TRADIMENTO... ...
Il Matrimonio è LA PROMESSA DI UNA UNIONE DAVANTI A DIO, qualsiasi sia il motivo, colpevoli o NON colpevoli (tutti siamo peccatori!) la base della promessa E' TRADITA QUANDO AVVIENE UN DIVORZIO...... (rammento a chi legge anche che Diavolo vuol dire COLUI CHE DIVIDE=DIVISINE)
Ora giustamente mi poni un caso che non è unico nel suo genere.....e dividere i due coniugi fra INNOCENTISTI O COLPEVOLI....NON RISOLVE IL PROBLEMA.....Mantenere poi dei rancori verso l'altro coniuge non è logico se nel progetto del matrimonio ci inseriamo IL PERDONO.... Allora ecco la prima domanda: SAPPIAMO PERDONARE L'ALTRO?
- Ma l'altro mi fa ricatti morali, che devo fare?
DA SOLI NON SI RISOLVE NULLA e allora, si frequentano davvero persone proposte proprio per darci un aiuto a superare certe crisi matrimoniali? Se fai una indagine vedrai che la maggior parte che frequenta i consultori...NON RISOLVE I PROBLEMI, perchè? Davvero sono così insormontabili? O al consultorio si va già con l'idea di appianare non il perdono, ma LA DIVISIONE SENZA LITI E SENZA PROBLEMI?
La seconda domanda sempre del punto (1) in sostanza chiede, se non mi sbaglio, se non sia il caso di ricrearsi una famiglia... ..La risposta deve essere letta in chiave evangelica, san Paolo lo dice bene agli Efesini: il Matrimonio è nel suo insieme IL MEDESIMO RAPPORTO CHE CRISTO HA CON LA CHIESA SUA SPOSA......la risposta dunque, contrariamente alle regole umane che usano la logica UMANISTICA, ci fa chiedere: Gesù ha forse ripudiato la sua Sposa=Chiesa nonostante i peccati DEL SUO POPOLO?
Poi ovviamente può succedere che due coniugi si rifacciano una nuova vita con altre unioni e questo noi NON possiamo giudicarlo IN POSITIVO, nè giudicare le persone, MA POSSIAMO DIRE CON ASSOLUTA CERTEZZA CHE QUELLA NON E' LA SOLUZIONE CHE DIO HA DATO ALLE CRISI MATRIMONIALI.. ...Se la stessa ad ogni crisi che ha dovuto affrontare LO SPOSO L'AVESSE ABBANDONATA, oggi non avremo nessuna Chiesa.....
Tu dici:
è lecito e misericordioso che una famiglia si fossilizzi in uno stato di non-amore, di non-crescita?
...............
questa forma assolutista circa la crisi familiare è errata perchè nella concezione del Vangelo NESSUNA FAMIGLIA, E NESSUNA SITUAZIONE, FOSSE LA PIU' DISPERATA PUO' FOSSILIZZARSI......dal MALE DIO TRAE SEMPRE UN BENE, non sappiamo come, dove e quando, ma lo fa......un coniuge separato PRODUCE UGUALMENTE, occorre solo capire come...così come un singol, se non vive da egoista la sua esistenza, produce immense ricchezze che si riversano in campo sociale.....
E vengo così alla seconda domanda che come ti ho detto si lega alla prima perchè parla del concetto di SEPARAZIONE CHE LA STESSA CHIESA RICONOSCE COME STRUMENTO POSSIBILE FRA I CONIUGI.......
2) La separazione, la Chiesa la intende NON come divorzio, ma come UN TEMPO dal quale trarre benefici......in questo tempo di separazione i coniugi non dovrebbero avere alcun rapporto sentimentale con altri........perchè se uso questo tempo restando SOLO, tale solitudine può aiutare il coniuge o i coniugi a CAPIRE CHE DA SOLI E SEPARATI E DIVISI ROMPONO QUEL DIVENIRE UNA CARNE SOLA......ma se nella separazione il VUOTO lo occupiamo con un altro amante.....in quale modo potremo capire la divisione procurata da quell'essere diventati PRIMA UNA CARNE SOLA? Infatti, leggendo la definizione di Gesù che riporti al punto (2) e che dice:
"... Perciò io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".
............
Gesù sta dicendo che cosa?
Che il ripudio e dunque QUEL SEPARARE IN CASO DI GRAVE SITUAZIONE INSOSTENIBILE.......E' POSSIBILE, ma attenzione, non facciamo come i protestanti che infatti usano questa frase per giustificare il divorzio, ma EVITANO DI TERMINARLA.....infatti Gesù ammette la separazione, ma aggiunge: e ne sposa un'altra commette adulterio..... ....ergo la separazione(=ripudio) è possibile, ma Gesù avverte: CHE NON E' POSSIBILE SPOSARNE UN ALTRA......cioè.....separati si, ma senza risposarsi....e dunque senza RISPOSARSI...
...Tanto è vero che subito cosa accade? Che i discepoli HANNO CAPITO LA SEVERITA' DI QUESTO MONITO e dicono a Gesù:
«Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 11 Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12 Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».
...............
I Discepoli dunque comprendono.......si può ripudiare il marito e la moglie, ma non se ne può sposare un altro/a........e dicono:
Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi
............
Se questa è la condizione, dicono i discepoli......MEGLIO RINUNCIARE AL MATRIMONIO.......Gesù non dice che hanno capito male, ma conferma e dice, dopo aver spiegato che c'è la possibilità di vivere L'AMORE IN ALTRO MODO:
......Non tutti possono capirlo.....
Ecco che la Chiesa non può ADULTERARE ALTRE UNIONI......NON PUO' FALSIFICARLE, NON PUO' CORROMPORLE.....non può benedirle.....chi si è sposato in Chiesa e vive una condizione di separazione, deve rimanere separato e TROVARE ALTRE FORME DI COMPENSAZIONE ALLA PROPRIA FEDE, ALLA PROPRIA DIGNITA' UMANA, ALLA PROPRIA COLLABORAZIONE NELLA CHIESA.........
Ecco perchè la Chiesa ammette LO SCIOGLIMENTO DEL MATRIMONIO che non è un divorzio, ma L'ANNULLAMENTO, ossia: quel matrimonio, come dice Gesù: ......e chi ripudia non ne sposa un altro.......e se la Chiesa nel Processo della Sacra Rota può arrivare a provare che due coniugi NON AVEVANO INTRAPRESO IL MATRIMONIO CON QUELL'INTENTO ORIGINALE E COMPRENSIBILE......SE NON C'ERANO CIOE' LE PREMESSE PER VIVERE QUEL SACRAMENTO...LA CHIESA PUO' SCIOGLIERLO, RENDERLO NULLO.........in tal caso ci si può NON risposare.......ma SPOSARE nelle condizioni stabilite da Cristo stesso.......
Spero di averti dato un aiuto alla comprensione......
Il discorso di Benedetto XVI
in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario del Tribunale della Rota Romana nel gennaio 2006
L'amore per la verità, fondamentale
punto di incontro tra diritto e pastorale
"In questo primo incontro con voi preferisco concentrarmi su ciò che rappresenta il fondamentale punto di incontro tra diritto e pastorale: l'amore per la verità". È quanto ha sottolineato Benedetto XVI ricevendo in udienza, nella mattina di sabato 28 gennaio, nella Sala Clementina, i Prelati Uditori, i Promotori di Giustizia, i Difensori del Vincolo, gli Officiali e gli Avvocati in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario del Tribunale della Rota Romana. Ecco i punti nodali del discorso del Santo Padre:
"Il processo canonico di nullità del matrimonio costituisce essenzialmente uno strumento per accertare la verità sul vincolo coniugale";
"Il suo scopo costitutivo non è quindi di complicare inutilmente la vita ai fedeli né tanto meno di esacerbarne la litigiosità, ma solo di rendere un servizio alla verità";
"Ogni sistema processuale deve tendere ad assicurare l'oggettività, la tempestività e l'efficacia delle decisioni dei giudici",
"Il ricorso alla via processuale, nel cercare di determinare ciò che è giusto, non solo non mira ad acuire i conflitti, ma a renderli più umani, trovando soluzioni oggettivamente adeguate alle esigenze della giustizia";
"In questo ambito si pone il processo dichiarativo della nullità di un matrimonio: il matrimonio infatti, nella sua duplice dimensione naturale e sacramentale, non è un bene disponibile da parte dei coniugi né, attesa la sua indole sociale e pubblica, è possibile ipotizzare una qualche forma di autodichiarazione";
"Nessun processo è a rigore contro l'altra parte, come se si trattasse di infliggerle un danno";
"L'oggetto del processo è invece dichiarare la verità circa la validità o l'invalidità di un concreto matrimonio, vale a dire circa una realtà che fonda l'istituto della famiglia e che interessa in massima misura la Chiesa e la società civile";
"Il criterio della ricerca della verità, come ci guida a comprendere la dialettica del processo, così può servirci per cogliere l'altro aspetto della questione: il suo valore pastorale, che non può essere separato dall'amore alla verità. Può avvenire infatti che la carità pastorale sia a volte contaminata da atteggiamenti compiacenti verso le persone";
"Il principio dell'indissolubilità del matrimonio, riaffermato da Giovanni Paolo II con forza, appartiene all'integrità del mistero cristiano";
"È ingannevole il servizio che si può offrire ai fedeli e ai coniugi non cristiani in difficoltà rafforzando in loro, magari solo implicitamente, la tendenza a dimenticare l'indissolubilità della propria unione";
"La verità cercata nei processi di nullità matrimoniale non è tuttavia una verità astratta, avulsa dal bene delle persone... È pertanto assai importante che la sua dichiarazione arrivi in tempi ragionevoli";
"La sensibilità pastorale deve portare a cercare di prevenire le nullità matrimoniali in sede di ammissione alle nozze e ad adoperarsi affinché i coniugi risolvano i loro eventuali problemi e trovino la via della riconciliazione".
(©L'Osservatore Romano - 29 Gennaio 2006)
Alcuni passaggi interessanti del discorso del Papa che insistono su un punto chiave: L'AMORE PER LA VERITA'......
In questo primo incontro con voi preferisco concentrarmi piuttosto su ciò che rappresenta il fondamentale punto di incontro tra diritto e pastorale: l’amore per la verità.
Il processo canonico di nullità del matrimonio costituisce essenzialmente uno strumento per accertare la verità sul vincolo coniugale. Il suo scopo costitutivo non è quindi di complicare inutilmente la vita ai fedeli né tanto meno di esacerbarne la litigiosità, ma solo di rendere un servizio alla verità. L’istituto del processo in generale, del resto, non è di per sé un mezzo per soddisfare un interesse qualsiasi, bensì uno strumento qualificato per ottemperare al dovere di giustizia di dare a ciascuno il suo. Il processo, proprio nella sua struttura essenziale, è istituto di giustizia e di pace. In effetti, lo scopo del processo è la dichiarazione della verità da parte di un terzo imparziale, dopo che è stata offerta alle parti pari opportunità di addurre argomentazioni e prove entro un adeguato spazio di discussione. Questo scambio di pareri è normalmente necessario, affinché il giudice possa conoscere la verità e, di conseguenza, decidere la causa secondo giustizia. Ogni sistema processuale deve tendere, quindi, ad assicurare l’oggettività, la tempestività e l’efficacia delle decisioni dei giudici.
il matrimonio infatti, nella sua duplice dimensione naturale e sacramentale, non è un bene disponibile da parte dei coniugi né, attesa la sua indole sociale e pubblica, è possibile ipotizzare una qualche forma di autodichiarazione.
L’oggetto del processo è invece dichiarare la verità circa la validità o l’invalidità di un concreto matrimonio, vale a dire circa una realtà che fonda l’istituto della famiglia e che interessa in massima misura la Chiesa e la società civile. Di conseguenza si può affermare che in questo genere di processi il destinatario della richiesta di dichiarazione è la Chiesa stessa.
Può avvenire infatti che la carità pastorale sia a volte contaminata da atteggiamenti compiacenti verso le persone. Questi atteggiamenti possono sembrare pastorali, ma in realtà non rispondono al bene delle persone e della stessa comunità ecclesiale; evitando il confronto con la verità che salva, essi possono addirittura risultare controproducenti rispetto all’incontro salvifico di ognuno con Cristo. Il principio dell’indissolubilità del matrimonio, riaffermato da Giovanni Paolo II con forza in questa sede (cfr i discorsi del 21 gennaio 2000, in AAS, 92 [2000], pp. 350-355; e del 28 gennaio 2002, in AAS, 94 [2002], pp. 340-346), appartiene all’integrità del mistero cristiano.
Oggi purtroppo ci è dato di constatare che questa verità è talvolta oscurata nella coscienza dei cristiani e delle persone di buona volontà.
Proprio per questo motivo è ingannevole il servizio che si può offrire ai fedeli e ai coniugi non cristiani in difficoltà rafforzando in loro, magari solo implicitamente, la tendenza a dimenticare l’indissolubilità della propria unione.
la sensibilità pastorale deve portare a cercare di prevenire le nullità matrimoniali in sede di ammissione alle nozze e ad adoperarsi affinché i coniugi risolvano i loro eventuali problemi e trovino la via della riconciliazione.
Mi auguro che queste riflessioni giovino a far comprendere meglio come l’amore alla verità raccordi l’istituzione del processo canonico di nullità matrimoniale con l’autentico senso pastorale che deve animare tali processi.
la vostra attività giudiziale contribuisca al bene di tutti coloro che si rivolgono a voi e li favorisca nell’incontro personale con la Verità che è Cristo
Cosa dire? Che ringrazio Benedetto XVI che con il suo discorso alla Sacra Rota, il Tribunale Ecclesiastico, ha ribadito sostanzialmente quanto E' ANCHE UN NOSTRO DOVERE, ossia, dice il Papa:
.......
"È ingannevole il servizio che si può offrire ai fedeli e ai coniugi non cristiani in difficoltà rafforzando in loro, magari solo implicitamente, la tendenza a dimenticare l'indissolubilità della propria unione";
..........
Certi Forum pur definendosi CATTOLICI......in definitiva preferiscono discutere certi temi così delicati esclusivamente CON LE LORO OPINIONI......altri poi IMPEDISCONO proprio di parlarne...CON I TESTI DEL MAGISTERO....e se ne parli ti viene messa addosso una etichetta.......BIGOTTA..... ....orbene...leggendo le parole del Papa....ringrazio Dio di questi attacchi perchè dimostrano che qui siamo sulla strada giusta.......e che si tenta fin dove ci è concesso di NON INGANNARE LA GENTE, DI NON ILLUDERLA....... DI METTERLA IN GUARDIA DAI RISCHI CHE CORRE...... QUANDO NON SI ACCOGLIE LA LEGGE DI DIO QUALE MISURA DELLA NOSTRA VITA PER IL NOSTRO BENE E NON PER IMPOSIZIONE...MA PER PURO AMORE..... Buona meditazione.......
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL'ANGELUS, 08.10.2006
PRIMA DELL’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle!
In questa domenica, il Vangelo ci presenta le parole di Gesù sul matrimonio. A chi gli domandava se fosse lecito al marito ripudiare la propria moglie, come prevedeva un precetto della legge mosaica (cfr Dt 24,1), Egli rispose che quella era una concessione fatta da Mosè a motivo della "durezza del cuore", mentre la verità sul matrimonio risaliva "all’inizio della creazione", quando "Dio – come sta scritto nel Libro della Genesi – li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola" (Mc 10,6-7; cfr Gn 1,27; 2,24). E Gesù aggiunse: "Sicché non sono più due, ma una carne sola. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto" (Mc 10,8-9). E’ questo il progetto originario di Dio, come ha ricordato anche il Concilio Vaticano II nella Costituzione Gaudium et spes: "L’intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale… Dio stesso è l’autore del matrimonio" (n. 48).
Il mio pensiero va a tutti gli sposi cristiani: ringrazio con loro il Signore per il dono del Sacramento del matrimonio, e li esorto a mantenersi fedeli alla loro vocazione in ogni stagione della vita, "nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia", come hanno promesso nel rito sacramentale. Consapevoli della grazia ricevuta, possano i coniugi cristiani costruire una famiglia aperta alla vita e capace di affrontare unita le molte e complesse sfide di questo nostro tempo. C’è oggi particolarmente bisogno della loro testimonianza. C’è bisogno di famiglie che non si lascino travolgere da moderne correnti culturali ispirate all’edonismo e al relativismo, e siano pronte piuttosto a compiere con generosa dedizione la loro missione nella Chiesa e nella società.
Nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, il servo di Dio Giovanni Paolo II ha scritto che "il sacramento del matrimonio costituisce i coniugi e i genitori cristiani testimoni di Cristo «fino agli estremi confini della terra», veri e propri «missionari» dell’amore e della vita" (cfr n. 54). Questa missione è diretta sia all’interno della famiglia – specialmente nel servizio reciproco e nell’educazione dei figli –, sia all’esterno: la comunità domestica, infatti, è chiamata ad essere segno dell’amore di Dio verso tutti. E’ missione, questa, che la famiglia cristiana può portare a compimento solo se sorretta dalla grazia divina. Per questo è necessario pregare senza mai stancarsi e perseverare nel quotidiano sforzo di mantenere gli impegni assunti il giorno del matrimonio. Su tutte le famiglie, specialmente su quelle in difficoltà, invoco la materna protezione della Madonna e del suo sposo Giuseppe. Maria, Regina della famiglia, prega per noi!
[01391-01.02] [Testo originale: Italiano]
DOPO L’ANGELUS
Saluto con affetto gli oltre 350 giovani "missionari", appartenenti a parrocchie, associazioni, movimenti e comunità della Diocesi di Roma, che nei giorni scorsi, insieme con alcuni sacerdoti, religiose e seminaristi hanno dato vita alla terza edizione della "missione dei giovani ai giovani", denominata "Gesù al centro". Cari amici, mi congratulo per il vostro gioioso impegno di annunciare il Vangelo per le strade e nelle piazze, nelle scuole e negli ospedali, come pure nei luoghi di svago dei giovani romani. Vi incoraggio a mantenere questo stile missionario nella vita di tutti i giorni, approfittando sempre delle iniziative formative diocesane.