DIFENDERE LA VERA FEDE

TUTTO SULL'8XMILLE e la questione ICI (diffida dalle chiacchiere)

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    Caterina63
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    00 02/02/2009 09:13
    TUTTO quello che c'è da sapere e che volete sapere sull'8permille destinato a chi stipula accordi con lo Stato, oggi  sette sono i beneficiari:

    1) Lo Stato Italiano
    2) La Chiesa Cattolica
    3) Avventisti del 7* giorno
    4) ADI (Chiesa Evangelica Pentecostale)
    5) Valdesi
    6) Chiesa Luterana
    7) Comunità Ebraiche in Italia.

    in questo sito potrete leggere i grafici di come la Chiesa ha speso questi soldi, a chi sono stati destinati.......
    Nella sezione "Domande e risposte" troverete tutto quanto è utile ai fini della comprensione di questa quota e soprattutto......vi renderete conto di quante menzogne circolano contro la Chiesa Cattolica su questo uso.........
    Buona meditazione...[SM=g1740733]


    Solo metà degli italiani firma e sceglie. Primeggia la Chiesa cattolica, ma dietro le cifre raccolte dalle minoranze religiose c'è qualche sorpresa

    di  Laura Maragnani
    30/5/2005  

    Panorama.it
    Contribuenti, andiamo, è tempo di firmare.
    Entro il 31 luglio chi compila il modello per l'Irpef deve decidere a chi assegnare l'8 per mille delle imposte che paga. Alla Chiesa cattolica, che sull'8 per mille da sempre fa una bellissima campagna pubblicitaria, o allo Stato, che di pubblicità non ne fa per nulla?
    Ai valdesi (slogan: «Molte scuole, nessuna chiesa») o agli avventisti («Una chiesa che dà»)? Agli ebrei (manifesti in 3 mila uffici postali per proporre il finanziamento di sei centri materno-infantili in Sri-Lanka) o ai luterani (tre sole inserzioni su giornali: «Libera la scelta»)? La cifra in palio è imponente, circa 1 miliardo di euro l'anno.

    Ma la scelta appassiona sempre meno gli italiani: nel 1996 a non esprimere preferenze era stato il 55 per cento, ora siamo al 64.
    Solo un contribuente su tre ha le idee chiare su dove mettere la firma. Gli altri glissano, lasciando indivisa una somma rilevante, che verrà poi ripartita tra le varie chiese e lo Stato, in base alle firme ottenute.

    Di gran lunga in testa alle scelte dei contribuenti c'è da sempre la Chiesa cattolica (87 per cento delle firme nel 2000, un introito di 783 milioni di euro), seguita dallo Stato (10 per cento delle firme, 100 milioni).
    In terza posizione c'è La Chiesa valdese, 4 milioni e mezzo di euro (sarebbero almeno il doppio se la Tavola, l'organismo direttivo, non rifiutasse di incamerare la sua quota di «resti» assegnati dallo Stato).
    Seguono comunità ebraiche, luterani, avventisti, pentecostali.
    Fanno ufficialmente campagna per i valdesi le associazioni omosessuali, che vogliono premiare l'apertura del sinodo sulle coppie gay.
    E invitano a firmare per i valdesi anche i radicali di anticlericale.net, Marco Pannella in testa. Risultato? «La nostra è una comunità piccola, solo 33 mila persone
    .
    Ma a firmare per noi sono molti di più. Raccogliamo la fiducia di migliaia di laici e sono in aumento» assicura Valdo Spini, deputato ds.

    A cosa si deve questo piccolo miracolo? «Al fatto che, a differenza della Chiesa cattolica, noi investiamo interamente l'8 per mille in iniziative umanitarie. Non un euro va ai pastori o al culto, come spiegano anche i nostri spot» riflette Paolo Naso, responsabile della storica rubrica tv Protestantesimo. «Forse è per questo che la Rai ha provato a boicottarli, respingendo lo slogan "Molte scuole, nessuna chiesa"». Il pastore Maria Bonafede ha accusato la tv di Stato di «censura» e «discriminazione». Ma il tamtam dei salotti non ha dubbi: dare l'8 per mille ai valdesi è molto chic.

    Sono anche molto apprezzati dai contribuenti gli evangelici e i protestanti: pentecostali e avventisti (il loro fiore all'occhiello è un fondo antiracket) investono infatti l'8 per mille in interventi strettamente sociali e umanitari.
    Stabili invece i luterani, che offrono borse lavoro ai detenuti del carcere minorile di Nisida e organizzano mostre o concerti, ma mantengono anche chiese e pastori.

    Si attende ora che vadano in porto le trattative con le altre confessioni: l'Unione buddista italiana e i testimoni di Geova hanno già firmato l'intesa con lo Stato per accedere all'8 per mille, mentre in alto mare sono la Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli ultimi giorni, l'Esarcato per l'Europa meridionale, la Chiesa apostolica, i buddisti della Soka Gakkai e l'Unione induista.
    Chi sedurrà più contribuenti?

    ***********************************
    Di proposito ho inserito questo testo provocatorio....perchè è subdolo e per fare propaanda ad altri che non sia la Chiesa, usano la Chiesa sensa senso[SM=g1740732] ....

    Non si capisce bene infatti se l'8 x1000 viene chiesto dai non cattolici per bontà o solo per fare fuori la Chiesa Cattolica, mi spiego meglio: per chiedere questa firma è davvero così necessario mettere sempre di mezzo la Chiesa Cattolica?[SM=g1740733]
    Lo spot Valdese ed altri spot sono indirizzati CONTRO LA CHIESA CATTOLICA....essi dicono "noi NON LI SPERPERIAMO come fa  la Chiesa ROMANA"[SM=g1740729] ....perchè tanto accanimento?[SM=g1740732]
    I Valdesi NON lo dicono, ma l'articolista l'ha sottolineato, i Valdesi aiutano le comuntà omosessuali (oggi li sposano e li trattano come FAMIGLIA normale) e gli omosessuali aiutano i Valdesi, semplice no?

    Perchè aiutare la cattiva Chiesa Cattolica che si è posta contro i matrimoni gay e si batte affinchè LA FAMIGLIA vera riceva ciò che ad altri NON spetta??[SM=g1740733]
    Ma non solo, altro dato rilevante è la questione delle "chiese" cioè loro non usano i soldi per costruire chiese, ma non spiegano il perchè......allora lo spieghiamo noi....[SM=g1740733] ...i Protestanti (LE ADI non i Luterani) NON costruiscono chiese, non l'hanno mai fatto...... essi USANO LOCALI GIA' ESISTENTI per trasformarli in locali di culto........ma NON HANNO MAI COSTRUITO CHIESE......perchè allora usare uno spot che dica "non costruiamo chiese" quando non l'hanno mai fatto?......[SM=g1740733]  però non ti dicono che da loro in molte comunità c'è l'obbligo DELLA DECIMA...e non ti dicono che il fedele provvede a tutto per il proprio pastore dall'affitto della casa, alla macchina, alle spese legate al suo ministero...[SM=g1740746]
    Certo dunque, che non li danno ai pastori questi soldi....perchè i pastori sono già stipendiati e spesati di tutto....DAI FEDELI.....perchè dovrebbero pubblicizzare il contrario?[SM=g1740729]

    Io vi chiedo: se il sistema di autofinanziamento che usano le comunità Pentecostali Evangeliche, venisse imposto (come viene imposto da loro) anche nella Chiesa Cattolica, COME REAGIRESTE?[SM=g1740733]
    La Chiesa chiede la QUESTUA... appunto CHIEDE....perchè come dice semplicemente Gesù: L'OPERAIO HA DIRITTO ALLA SUA PAGA....

    I nostri sacerdoti vengono stipendiati per di più DALLA CHIESA CON L'AIUTO DELLO STATO e non viceversa come vi vogliono far credere....
    l'8xMille, che in quel sito ufficiale vi aggiorna sul come è speso, va anche PER CHI NON E' CATTOLICO....
    va alla Caritas che si occupa di chiunque CHIDE AIUTO....
    va ai sacerdoti ANZIANI che hanno come pensione il minimo per la sopravvivenza, va ai sacerdoti AMMALATI che non hanno una famiglia che se ne occupa....
    va per l'evangelizzazione che in ambiente protestante si AUTOFINANZIA OBBLIGANDO I FEDELI a pagare le Bibbie da distribuire e con la decima....

    Tutto questo, attenzione, non lo scrivo per andare CONTRO gli altri aventi DIRITTO alla quota dell'8xille, ma è scritto per rispondere alle menzogne pubblicate dai vari giornali che odiano la Chiesa Cattolica....e non dicono le cose come stanno...[SM=g1740732]

    Dopo di che, ognuno si faccia il proprio esame di coscienza, LIBERAMENTE davvero scelga senza pregiudizi e senza false informazioni..
    .[SM=g1740733]

    **********************

    Ora... altro discorso è quello più recente: è giusto di come spenda questi soldi la CEI? ossia, permettendo la devastazione delle Chiese come quella di Reggio Emilia e rifacendole con ammodernamenti che non permettono una immediata comprensione della Dottrina Cattolica? [SM=g1740733]
    è giusto che spenda questi soldi, in tempo di crisi, creando nuove chiese MODERNE DI STILE PROTESTANTE?

    Non risponderemo a queste domande, perchè il Signore conosce le risposte e questo ci basta....
    ma se lo Stato oggi è in crisi e lo siamo tutti noi che facciamo fatica ad arrivare alla fine del mese.... non saremmo stolti nel pensare, che se ciò risolvesse qualche problema, di ricordare alla CEI DI DARE A CESARE LA SUA MONETA..... e di vivere supplicando LA DIVINA PROVVIDENZA... ergo: lo Stato si riprendesse l'8xmille ma da TUTTI, anche dalle altre confessioni, anche dalla Comunità Ebraica e Musulmana
    ....(se di recente vi ha fatto l'accesso come alcuni dicono).... la CEI riceverebbe lo stesso i contributi perchè la Provvidenza non è mai venuta meno  A CHI HA FEDE E A CHI OPERA NELLA VERITA'.....
    e ci si adoperi semmai a dare L'OBOLO A PIETRO .... [SM=g1740722] e che sia ben chiaro che il Papa NON riceve nulla dall'8xmille....

    Molte Famiglie Cattoliche vivono con enormi disagi ma affidandosi alla Provvidenza, senza mancare del necessario..... faccia lo stesso la CEI se questa quota fosse davvero indispensabile per lo Stato e per evitare che lo Stato affami le famiglie.....
    ma se il tutto è condito solamente per attaccare la Chiesa.... allora no! come cattolici siamo contro le ingiustizie....

    Meditate gente meditate..........

    [Modificato da Caterina63 09/12/2011 17:04]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 02/02/2009 09:30
    Altra bugia ricorrente: i sacerdoti sono stipendiati dallo Stato.........SBAGLIATO E FALSO.......[SM=g1740730]

    sono stipendiati dallo Stato solamente quei sacerdoti che attraverso il Ministero della Pubblica Istruzione vengono INSERITI NEL CORPO INSEGNANTI all'interno delle scuole pubbliche ( e qualcuno anche nelle Università)...e ne sono rimasti veramente pochi che è veramente diabolico sostenere che "i sacerdoti" sono pagati dallo Stato........
    Vi lascio quanto segue per capire un pò della gestione della Chiesa in questo settore........

     

    LE RESPONSABILITA' VERSO IL CATECHISTA


     

    VI. RIMUNERAZIONE DEL CATECHISTA


    31. Questione economica in generale. La questione economica, per comune ammissione, sembra uno degli ostacoli più seri per procurarsi sufficienti catechisti. Ovviamente, il problema non si pone riguardo ai maestri di religione nelle scuole, quando sono stipendiati dallo Stato. Quanto, invece, agli altri catechisti rimunerati dalla Chiesa, in particolare per quelli che hanno una famiglia a carico, il punto cruciale è la proporzione tra ciò che ricevono e le esigenze della vita. Le conseguenze negative si fanno sentire su diversi aspetti: sulla scelta, in quanto persone capaci preferiscono impieghi meglio rimunerati; sull'impegno, in quanto diventa necessario svolgere altri lavori per integrare le entrate; sulla formazione, perché molti non sono in grado di partecipare ai corsi; sulla perseveranza e sui rapporti con i Pastori. Inoltre, in talune culture un lavoro viene apprezzato in proporzione a come è rimunerato; di conseguenza, i catechisti rischiano di essere considerati una sotto-categoria di lavoratori.


    32. Soluzioni pratiche. La retribuzione del catechista sia ritenuta una questione di giustizia e non di libera contribuzione. I catechisti sia a tempo pieno, che a tempo parziale, vanno retribuiti secondo norme precise, stabilite a livello di diocesi e parrocchia, tenuto conto della condizione finanziaria della Chiesa particolare, della situazione personale e familiare del catechista, nel contesto economico generale dello Stato. Siano considerati con speciale attenzione i catechisti ammalati, invalidi e anziani.

    La CEP (Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli  ), come nel passato, continuerà ad impegnarsi per suscitare e distribuire contributi economici in favore dei catechisti, secondo le possibilità. Nello stesso tempo, insiste sulla necessità di tendere con tutte le forze ad una soluzione più stabile del problema.

    I bilanci economici delle diocesi e delle parrocchie, perciò, destinino a questa opera una congrua e proporzionata aliquota delle entrate, seguendo il criterio di dare la precedenza alle spese per la formazione. Così anche i fedeli si facciano carico del mantenimento dei catechisti, soprattutto quando si tratta dell'animatore del loro villaggio. La qualità delle persone, in particolare quelle impegnate nell'apostolato diretto, ha la precedenza sulle strutture. Non vengano quindi distorti per altri fini o decurtati i bilanci destinati ai catechisti.


    Un particolare incoraggiamento merita l'impegno economico a favore dei centri per catechisti. Questo sforzo è degno di encomio e sicuramente contribuirà all'incremento della vita cristiana nel prossimo futuro, perché la catechesi attiva ed efficace è la base della formazione del Popolo di Dio.


    Siano pure promossi e aumentati i catechisti volontari, che si impegnano a collaborare a tempo parziale, con regolarità, ma senza una vera rimunerazione in quanto hanno già un altro impiego fisso. Questa linea è più realistica per quelle comunità ecclesiali che hanno già un certo grado di sviluppo. Ovviamente sarà necessario educare i fedeli a considerare la vocazione del catechista una missione più che un impiego per vivere. Inoltre, occorrerà ripensare l'organizzazione e la distribuzione dei catechisti.


    In sintesi, il problema economico richiede una soluzione a partire dalla Chiesa locale
    . Tutte le altre iniziative sono un buon contributo e vanno potenziate, ma è in loco che si deve trovare la soluzione radicale, specialmente con un'oculata amministrazione, che rispetti le precedenze apostoliche, e con l'educazione della comunità a contribuire economicamente.



    (P.S.
    poichè dico sempre con vanto in Cristo che sono catechista da 21 anni, ci tengo a sottolineare che io non ho mai percepito uno stipendio, esistono infatti anche catechisti "volontari"....[SM=g1740727] )

    ********************
    .............

    La Costituzione greca
    (invece) riconosce quella ortodossa come la "Chiesa dominante" del Paese. Tutte le istituzioni ecclesiastiche e tutto il clero sono stipendiati direttamente dallo Stato
    . E anche il patrimonio fondiario e immobiliare di proprietà ecclesiastica è immenso tanto da renderne impossibile il censimento.

     
    ..............

    Ma non siamo in Grecia.........

     
    Per dirla tutta, i sacerdoti italiani potevano apparire come “stipendiati” dallo Stato. Ma intanto per la Chiesa cattolica arriva il Concilio Vaticano II (1962-1965) e tutti, Chiesa e società, conoscono importanti cambiamenti di mentalità e sensibilità. In una parola sola, di cultura. Chiesa e Stato si stimano più di prima, probabilmente. Ma proprio per questo sentono il bisogno di eliminare ogni possibile confusione. Di separarsi per poter stare meglio vicini. I rispettivi rappresentanti si siedono allora attorno a un tavolo e alla fine, nel 1984, firmano gli Accordi di revisione del Concordato.


    Che cosa accade? Non entriamo nei dettagli. A grandi linee accade questo. I vecchi benefici di ogni diocesi (introito dei fedeli attraverso l'8x mille come le oferte deducibili) finiscono all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero Idsc, che li amministra e ne destina i redditi al mantenimento economico dei sacerdoti. Dov’è necessario, diocesi e parrocchie vengono ridisegnate per renderle più razionali, anche economicamente. Chi provvede ai sacerdoti? In prima battuta la comunità parrocchiale di appartenenza; poi l’Idsc; infine, se necessario, l’Istituto centrale per il sostentamento del clero, l’Icsc.

     
    Infine lo Stato continua a intervenire a favore della Chiesa cattolica italiana, ma in forme nuove, più moderne e rispettose della reciproca autonomia. Soprattutto, non interviene più in modo diretto: direttamente non versa più una liraLo Stato si limita a fare da tramite tra Chiesa e cittadini, attuandone la volontà e facilitando chi contribuisce con un’offerta diret ta all’Icsc (offerte deducibili), prendendosi cura delle opere d'arte (le grandi Basiliche le cui spese sono divise fra Stato e Diocesi) che costituiscono un patrimonio che non è solo della Chiesa ma che appartiene a tutto il popolo italiano, alla sua cultura, alle sue radici. Tutto ciò davvero a grandi linee. La riforma avviata nel 1984, in generale, ha messo ordine nella complessa realtà delle risorse della Chiesa. Gli intenti? Principalmente due: condivisione e trasparenza.


    Partecipazione e corresponsabilità: il nuovo sistema di sostegno alla Chiesa

    A cosa servono le offerte per il clero? Non c’è già l’8 per mille? Domande simili sono ancora molto frequenti all’interno delle nostre comunità.


    Vediamo dunque perchè la chiesa ha bisogno sia della tua firma sull’8 per mille sia delle tue offerte per il sostentamento dei sacerdoti, aiutandoci con lo schema riportato di seguito.


    Le offerte per il sostentamento dei sacerdoti vanno direttamente all’Istituto per il Sostentamento del Clero (ICSC) ed entrano così a far parte delle risorse che assicurano ai sacerdoti la remunerazione mensile.


    La quota di 8 per mille attribuita annualmente alla Chiesa cattolica grazie alla tua firma viene destinata a tre finalità: - le esigenze di culto della popolazione,
    - la carità in Italia e nel Terzo Mondo e ,  
    - ancora il sostentamento del clero (specialmente i sacerdoti anziani e malati i quali non avrebbero altro modo per ricevere cure necessarie e sostegno nella vecchiaia). Ma solo nella misura in cui le offerte raccolte dall’ICSC non siano sufficienti.

    L'argomento denaro imbarazza. Non quando siamo in banca, o trattiamo un affare, o acquistiamo o vendiamo qualcosa.[SM=g1740733]  In questi casi va tutto bene, siamo perfettamente a nostro agio. Ma se di mezzo c'è la Chiesa? Se ci sono i preti e i vescovi, se insomma di mezzo c'è la fede? Imbarazza eccome.

    C'è il pudore vero, e c'è il pudore falso
    . Non parlare di denaro è pudore del secondo tipo. Sbagliato sarebbe tacere, nascondere, occultare. Giusto è invece, parlarne apertamente. Perché tutto sia alla luce del sole.
    La credibilità della Chiesa può essere danneggiata dal silenzio, mai dalla chiarezza.
    http://www.8xmille.it/home.htm


    LA STORIA DEGLI AIUTI ALLA CHIESA
    Dal vecchio al nuovo sistema

    Prima, per garantire delle entrate alla maggior parte dei vescovi e dei parroci, c’era un meccanismo molto complesso, che sarebbe troppo lungo descrivere nei dettagli. Al loro “ufficio pastorale” (l’incarico nella Chiesa) erano legati dei benefici (terreni, edifici...) che davano dei redditi. Siccome spesso questi redditi non bastavano, lo Stato passava un assegno integrativo, o meglio conosciuto come: la “congrua”.

    ....lo Stato non era nè Paperon de Paperoni, nè tanto meno era un babbo Natale!

    Non che lo Stato italiano fosse in vena di regali. Le travagliate vicende del Risorgimento avevano causato l’incameramento di molti beni ecclesiastici (sia con i francesi che con altri pretesti, l'incameramento avvenne per altro con molta violenza da parte dello Stato...) i quali appartenevano già alla Chiesa prima ancora che lo Stato in Italia diventasse autonomo.

    In un certo senso, lo Stato non faceva altro che “restituire” quanto aveva tolto dilazionandolo in questa "congrua" perchè in verità non ha mai passato una somma fissa, nè tanto meno ha mai dato con scadenze dettagliate
    .[SM=g1740733]


     La verità era che fin dal 1900, dopo cioè l'Unità d'Italia, non era interesse di nessuno che i sacerdoti non avessero di che vivere! L'anticlericalismo massonico aveva seminato molto bene il suo odio verso la Chiesa e soprattutto verso la classe del clero, forse non molti sono a conoscenza dei tanti sacerdoti morti di stenti, soccorsi esclusivamente dalla pietà del vescovo diocesano e dalla carità dei propri fedeli.


    Non dimentichiamo ad esempio che durante la Rivoluzione Francese e la confisca dei beni ecclesiali in Francia, chi ne uscì senza danni furono i PROTESTANTI perchè stipularono degli accoordi con il Governo così da non essere minimamente toccati.......in compenso sparirono nel nulla, oltre alla confisca dei beni, anche ben DIECIMILA SACERDOTI FRANCESI dei quali non si seppe più nulla....ma questa è un altra storia che ai nostri "nemici" non interessa.....a loro interessa di difendere i propri interessi e questo lo comprendiamo, ma che non lo si faccia a spese di altri e con le menzogne....[SM=g1740733] .....



    Nel 1929 il Concordato Lateranense tra Stato italiano e Chiesa cattolica non aveva fatto altro, a grandi linee, che confermare questo sistema, in sostanza nessun regalo alla Chiesa se pensiamo a tutto quello che lo Stato ha incamerato compreso, ad esempio, il Palazzo del Quirinale, donazione alla Chiesa.
    E questo è il “prima”. E il “dopo”?


    L'abbiamo trattato nel messaggio precedente.........

    L'offerta? Un dono, un dovere[SM=g1740717]

    Già, le offerte. Ma che cosa sono in realtà le offerte per un buon cristiano? Un optional, come dice chi ama l'inglese?
    Un accessorio, come preferisce dire chi invece trova più comodo ed elegante l'italiano? Soltanto un di più? In realtà le offerte sono un dovere. Proprio così: qualcosa che è dovuto. [SM=g1740733] Lo dice a chiare lettere il Codice di diritto canonico, che così si rivolge a tutti i battezzati (in latino: christifideles, ossia ''fedeli cristiani'', seguaci di Cristo): ''I fedeli hanno il dovere di sovvenire alle necessità della Chiesa''. E lo dice Gesù che ai suoi faceva tenere "la cassa": Gesù paga la tassa del Tempio, elogia l'obolo della vedova, prenota al Cenacolo il luogo dove celebrerà la Sua Pasqua con gli Apostoli: Gesù si attiene all'uso dell'Uomo nel diritto del "dare e avere", dice anche che l'operaio ha diritto alla sua paga e quando Gesù spiega sulla povertà, intende appunto l'uso del denaro NON per arricchirsi MA PER RENDERE UN SERVIZIO AGLI ALTRI...non nega l'uso del danaro e dice "dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio" inteso anche attraverso il sistema che l'uomo adopera...

    Lo stesso Codice, che contiene le norme che regolano la vita interna della Chiesa, spiega con precisione a che cosa servono le risorse messe a disposizione dai battezzati. Ad un unico scopo, l'annuncio del Vangelo. In particolare, il Codice indica ''il culto divino'': pensiamo alla messa domenicale, ai battesimi, ai matrimoni, ai funerali, dove le parole del Vangelo rivivono. Poi ''le opere dell'apostolato e della carità'': pensiamo ai missionari più lontani come agli oratori, i patronati, i centri parrocchiali più vicini. Infine''l'onesto sostentamento dei ministri sacri'' chi vive a tempo pieno per l'annuncio del Vangelo va messo nella condizione di condurre un'esistenza dignitosa, cioè di avere un'abitazione, degli abiti, del cibo, un mezzo di trasporto.
    Le cose normali di cui ha bisogno chiunque.
    La Chiesa ha anche il diritto di amministrare, vendere e comprare dei beni per realizzare quell'unico scopo. E i vescovi, che sono a capo delle comunità diocesane, hanno il compito di ricordare ai battezzati il dovere di aiutare economicamente la loro Chiesa. Un dovere, dunque. Ma anche un piacere, che deriva dalla soddisfazione di fare qualcosa di bello e di buono.

    Dona bene chi dona con un sorriso... senza pregiudizi e senza schiavitù...


    A chi ancora avesse dubbi.........sarebbe da chiedergli: scusa ma tu come reagiresti se qualcuno venisse a casa tua frodandoti di tutti i doni che hai ricevuto in passato, dei ricordi lasciati dai tuoi nel passato?

    Come abbiamo già detto:

    L'argomento denaro imbarazza. Non quando siamo in banca, o trattiamo un affare, o acquistiamo o vendiamo qualcosa. In questi casi va tutto bene, siamo perfettamente a nostro agio. Ma se di mezzo c'è la Chiesa? Se ci sono i preti e i vescovi, se insomma di mezzo c'è la fede? Imbarazza eccome.
    Il denaro è profano, la fede è sacra. Profano e sacro possono essere mescolati? Eppure la fede esiste perché è un dono di Dio che si incarna nella comunità, ossia perché c'è una Chiesa e ci sono degli uomini che quella fede custodiscono, alimentano, annunciano.

    Chiesa fatta, oltre che di persone, anche di pareti e mattoni, che racchiudono edifici entro cui si prega ma che sono da riscaldare e illuminare. E, a volte, restaurare. Fatta di mense, case d'accoglienza, luoghi dove si studia, si lavora e si gioca. Di tesori d'arte. E poi gli uomini, che si dedicano alla Chiesa a tempo pieno, e che hanno le esigenze di ogni altro uomo: un tetto, del cibo, degli abiti.

    Perché allora non parlare di denaro, ossia dei mezzi che consentono alla Chiesa di proseguire la sua missione? C'è il pudore vero, e c'è il pudore falso. Non parlare di denaro è pudore del secondo tipo. Sbagliato sarebbe tacere, nascondere, occultare. Giusto è invece, parlarne apertamente. Perché tutto sia alla luce del sole.

    La credibilità della Chiesa può essere danneggiata dal silenzio, mai dalla chiarezza.

    Alla fine dei giochi chi ne esce pulita è proprio la Chiesa e questo "grazie" ai suoi nemici......[SM=g1740733]



    [Modificato da Caterina63 02/02/2009 09:47]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 02/02/2009 09:34
    i preti a servizio incondizionato della gente
     

    - OTTO PER MILLE: MONS. BETORI, NON SOLO QUESTIONE DI "FIRME", SMANTELLARE I "PREGIUDIZI" SU PRESUNTI CONFLITTI TRA STATO E CHIESA[SM=g1740721]


    L’otto per mille non è soltanto “denaro” o “risorse materiali da raccogliere!”, né un “semplice fatto organizzativo, strategico, propagandistico”, ma “racchiude in sé valori fondamentali su cui è edificata la Chiesa stessa: partecipazione, corresponsabilità, trasparenza, solidarietà”. A parlare in questi termini del “sovvenire” come “cuore del cammino della Chiesa” è stato oggi mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, intervenendo al XII Convegno nazionale degli incaricati del settore, che riunisce in questi giorni circa 200 partecipanti (in rappresentanza di 153 diocesi) a Castelvecchio (Lucca), sul tema “Incaricati del Sovvenire: per costruire la Chiesa casa e scuola di comunione”.


    La “prima, grande afermazione” che “regge tutto il sistema” del sostentamento del clero, ha ricordato Betori ripercorrendo i 16 anni dal documento Cei su “Sovvenire alla necessità della Chiesa”, è quella del “dialogo e la collaborazione tra Stato e Chiesa”, che un “pregiudizio” tutto italiano vede invece sostituita “da una sorta di inevitabile conflitto permanente, quasi per incompatibilità genetica”.


    Questa “menzogna” va “smascherata”, ha ammonito il segretario generale della Cei ricordando che grazie agli accordi concordatari del 1984 “Stato e Chiesa affermano di collaborare avendo come fine il bene di tutto il popolo italiano. Non una pace parziale e instabile, dunque, intesa come semplice assenza di conflitto; ma una pace fondata sulla collaborazione in vita di un fine comune, il bene dell’intera società”


    Il nuovo sistema, articolato sulla "doppia via" delle offerte deducibili e dell'otto per mille- ha ricordato mons. Betori - è quindi fondato "su una libertà che affonda le radici della reciproca fiducia". Un principio, questo, che in Italia "viene periodicamente e con insistenza messo in discussione da alcuni, seppur limitati, settori dell'opinione pubblica":" Non ci spaveentano - ha commentato il segretario generale della Cei - perché la gente sa che ci si può fidare della comunità ecclesiale e del suo servizio alla società, nelle diverse finalità che la legge prevede: e noi abbiamo fatto della trasparenza un metodo per rendere conto dell'uso del denaro che la gente ci affida".


    Betori si è scagliato soprattutto contro alcune imprecisioni “strategiche” presenti su “alcuni organi di stampa a larghissima diffusione in questi ultimi mesi”, secondo i quali la quota dell’otto per mille andrebbe “al Vaticano”, o il rendiconto della Chiesa sulle offerte sarebbe “incompleto”, quasi “avessimo qualcosa da nascondere”.

    http://www.8xmille.it/home.htm

    ” Viene da domandarsi – si è chiesto Betori – se si tratti di clamorosa ignoranza, di banale – benché reiterata – distrazione,. Oppure di sbagli voluti al fine di contrastare, slealmente, la verità che il Servizio promozione da anni va dicendo sulla destinazione dei fondi: i preti a servizio incondizionato della gente, i poveri in Italia e all’estero, la possibilità per tutti di esprimere liberamente la propria fede in una chiesa, un oratorio, un santuario”.

    SPECIALE DI "AVVENIRE"[SM=g1740721]

    Speciale
    Soldi alla Chiesa, verità e bugie


    Spargere veleni sul rapporto tra Chiesa e società. Con argomentazioni sbrigative e grossolane che cercano di mettere in cattiva luce l'impegno dei sacerdoti, l'uso dell'otto per mille, l'insegnamento della religione cattolica... «La Repubblica», dai primi di ottobre a dicembre 2007, ha cercato con un'inchiesta sviluppata su varie puntate (e addirittura con l'intervento del suo direttore, Ezio Mauro) di accreditare un'immagine della Chiesa del tutto artefatta. Innumerevoli gli svarioni, le cantonate, le imprecisioni. Qui di seguito trovate una raccolta degli articoli con cui «Avvenire» ha risposto punto per punto a questi attacchi. Ragionando sui dati obiettivi e sulla realtà dei fatti.


    La raccolta parte con la risposta del 23 maggio al volume "La questua" nel quale Curzio Maltese ha raccolto, correggendo solo alcuni errori, il reportage di «La Repubblica».

    la trovate su Avvenire.it

     





    [SM=g1740739]

    [Modificato da Caterina63 09/12/2011 16:36]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 09/12/2011 16:46
    Ici-Chiesa, confusione anche ministeriale





    Ci mancava anche il ministro Riccardi ad aggiungere un po’ di confusione sul tema Ici e Chiesa. E’ vero, le sue parole pronunciate durante un’intervista in un programma tv della Rai sono state volutamente forzate: non ha detto “la Chiesa paghi l’Ici”, come hanno titolato alcuni giornali online; ha detto che gli edifici ecclesiastici adibiti ad attività commerciali già pagano l’Ici, e che se ci sono abusi tocca ai Comuni vigilare. Ma non c’è dubbio che le parole di Riccardi restano ambigue e fonte di ulteriore confusione, in un momento in cui è stato rilanciato il tormentone dell’Ici per attaccare la Chiesa.

    Per la esatta e puntuale spiegazione dell’argomento Chiesa-Ici rimandiamo ad un articolo già da noi pubblicato mesi fa e preparato dall’avvocato Marco Ciamei, che spiega sinteticamente l’attuale situazione legislativa e risponde ai più diffusi luoghi comuni. Qui però vogliamo riprendere almeno un paio di questioni fondamentali che sarebbe bene che un ministro della Repubblica spiegasse ogni volta che deve intervenire sul tema, e non per difendere la Chiesa ma per ristabilire la verità e fare chiarezza.

    Primo: non esiste alcuna legge che privilegia la Chiesa. L’esenzione dall’Ici prevista dalla legge riguarda tutti gli immobili utilizzati da un “ente non commerciale” e destinati “esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”. In pratica c’è un’esenzione che riguarda tutto il mondo no profit ed è circoscritta a otto attività ben definite dalla legge. Al di fuori di queste attività, anche gli enti non commerciali pagano l’Ici. Sarebbe davvero curioso – ma sarebbe giusto dire discriminatorio - se con una legge ad hoc si escludessero soltanto gli immobili ecclesiastici dall’esenzione.

    Secondo: “commerciale” non vuol dire “a fine di lucro”. Ed è su questo termine che si gioca il grande equivoco. Da un punto di vista tecnico, infatti, “commerciale” è tutto ciò che chiede un corrispettivo a fronte di un servizio, quale è ad esempio una retta per la frequenza della scuola materna. Ma questo tipo di attività commerciale rientra giustamente nell’esenzione perché è tra le otto categorie previste dalla legge. Quindi per questo genere di attività commerciali la Chiesa – come tutti gli altri enti no profit – non deve pagare l’Ici. La tassa sugli immobili viene pagata invece per altri tipi di attività commerciali, come ad esempio quella alberghiera. Ma anche qui bisogna essere chiari: un pensionato per studenti fuori sede o per l’ospitalità di parenti di malati ricoverati in ospedali lontani dalla residenza, non è assimilabile a un albergo. E’ invece una struttura ricettiva complementare, di carattere sociale, che rientra nelle otto attività suddette. E del resto soltanto un pazzo accecato dall’ideologia può sostenere che un pensionato per studenti fuori sede sia “concorrente” di un albergo.

    Detto questo, i cattolici che oggi si stracciano le vesti per questo nuovo attacco pretestuoso e vergognoso alla Chiesa, guardino bene gli effetti in Parlamento di questa nuova campagna promossa dai Radicali. E ci pensino la prossima volta che sponsorizzano il finanziamento “illecito” di Radio Radicale a spese dei contribuenti.


    Fraternamente CaterinaLD

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    00 10/12/2011 11:34

    Chiesa e ICI. Quell’esenzione che vale miliardi

    di Sandro Magister
    Sui cattolici al governo. Cose da non credere.

    Infuria l’attacco contro la Chiesa cattolica che non paga l’ICI.
    Ed è vero: per molti suoi immobili la Chiesa non la paga né la deve pagare.

    Non per un privilegio esclusivo, ma per una legge, la 504 del 30 dicembre 1992 (primo ministro Giuliano Amato), che, se oggi fosse fatta cadere, penalizzerebbe assieme alla Chiesa una schiera nutritissima di altre confessioni religiose, di organizzazioni di volontariato, di fondazioni, di Onlus, di Ong, di Pro loco, di patronati, di enti pubblici territoriali, di aziende sanitarie, di istituti previdenziali, di associazioni sportive dilettantistiche, insomma di enti non commerciali. Per non dire dei partiti e dei sindacati, per i quali vige un’analoga disciplina.

    La legge esenta tutti questi enti non profit, compresi quelli che compongono la galassia della Chiesa cattolica, dal pagare l’ICI sugli immobili di loro proprietà “destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all’articolo 16, lettera a) della legge 20 maggio 1985 n. 222″, ovvero le attività di religione o di culto.

    Questo vuol dire, ad esempio: – che una parrocchia di Milano non paga l’ICI per le aule di catechismo e l’oratorio, ma la paga per l’albergo che ha sulle Dolomiti, abbia o no questo al suo interno una cappella. – che la Caritas di Roma non paga l’ICI per le sue mense per i poveri, né per l’ambulatorio alla Stazione Termini, né per l’ostello nel quale ospita i senza tetto. E ci vuole un bel coraggio a dire che così fa concorrenza sleale a ristoranti, hotel e ospedali.– che la Chiesa valdese giustamente non paga l’ICI per il suo tempio di Piazza Cavour a Roma, né per le sale di riunione, né per l’adiacente facoltà di teologia. La paga, però, per la libreria che è a fianco del tempio.– che la comunità ebraica di Roma non paga l’ICI per la Sinagoga, per il Museo, per le scuole. Ma la paga per gli edifici di sua proprietà adibiti ad abitazioni o negozi.– che Emergency non deve pagare l’ICI per le sue sedi. Ma la deve pagare per gli eventuali suoi immobili dati in affitto.– che non va pagata l’ICI per l’ex convento che fa da quartier generale della comunità di Sant’Egidio, né per le sue case per anziani. Va pagata invece per il ristorante che la comunità gestisce a Trastevere.

    Insomma, questo vuol dire che su case date in affitto, negozi, librerie, cinema, ristoranti, hotel, eccetera, di proprietà di un qualsiasi ente non commerciale, l’ICI già la si paga da un pezzo. Per legge. E da quest’obbligo la Chiesa cattolica non ha alcuna esenzione. Tant’è vero che a Roma, dove Propaganda Fide e l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica possiedono un buon numero di palazzi, questi due enti vaticani “sono tra i primi se non i primi contribuenti ICI della capitale”, testimonia Giuseppe Dalla Torre, presidente del tribunale e dell’autorità di informazione finanziaria della Santa Sede.
    Questo stabilisce la legge. Eppure i giornali e i giornalisti che danno prova di esserne a conoscenza si contano sulle dita di una mano sola.

    E gli altri?
    Saranno anche grandi testate e grandi firme, ma se in una materia così elementare non si mostrano capaci di una minima verifica dei fatti, non fanno onore alla professione. Come obnubilati dalla febbre della polemica, tutti costoro nemmeno sembrano capire che pretendere che la Chiesa cattolica paghi l’ICI anche per gli immobili su cui è esentata – cioè le chiese, i musei, le biblioteche, le scuole, gli oratori, le mense, i centri d’accoglienza, e simili – vuol dire punire l’immenso contributo dato alla vita dell’intera nazione non solo dalla Chiesa stessa ma anche da ebrei e da valdesi, da Caritas e da Emergency, da Telethon e da Amnesty International, insomma da tutti quegli enti non profit per i quali vige l’identica normativa.Se l’esigenza numero uno dell’Italia è la crescita, tale multiforme, generosa, formidabile offerta di apporti non va penalizzata, ma sostenuta.

    Le esenzioni dall’ICI previste dalla legge non sono denari in perdita. Sono risorse che ritornano moltiplicate allo Stato e alla società.


    fonte: L'Espresso blog


    Read more: http://sursumcorda-dominum.blogspot.com/#ixzz1g7voaUBq

    Fraternamente CaterinaLD

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    00 19/12/2011 10:17
    [SM=g1740733] CHIESA E ICI

    di Marco Ciamei 10.12.2011




    da "La Bussola Quotidiana" del 23 Agosto 2011 :

    Cari amici cattolici, vi sarà certamente capitato in questi giorni di ricevere critiche dal vostro amico non credente di turno (o credente ma non praticante, o credente praticante ma non osservante...)  sul rapporto tra Chiesa e denaro, magari utilizzando i grandi cavalli di battaglia dei cari laicisti: esenzione ICI e 8xmille alla Chiesa cattolica, tra tutti.
    Ebbene, se rientrate nella categoria di chi, in tale circostanza, non ha saputo rispondere alcunché (se non, con malcelato imbarazzo, che la Chiesa è fatta di peccatori), provo ad offrirvi alcuni spunti di riflessione. Intendiamoci, che la Chiesa sia fatta di peccatori è una verità e nessuno può metterla in discussione: che questo, però, significhi la irrimediabile verità di ogni critica, beh, forse qualche dubbio può sorgere anche ai non cristiani (detti anche, per un noto pseudo-matematico, non “cretini”).
    Visto allora che la figura dei cretini a noi (a differenza di altri) non piace farla, vediamo di approfondire i termini della questione.


    QUESTIONE ICI
    Partiamo con il primo problema, peraltro recentemente tornato a galla dopo la decisione della Commissione europea di riaprire la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia su questo punto.
    Una premessa, a scanso di equivoci: la CEI e il Vaticano non sono la stessa cosa (sic!).

    Con un po’ della vostra pazienza (vi assicuro che ne vale la pena) proviamo a capire come stanno le cose.

    La legge - Nel 1992 lo Stato italiano ha istituito l’ICI, l’imposta comunale sugli immobili. Nello stesso intervento normativo (decreto legislativo n. 504/1992) sono state previste delle esenzioni: “alla Chiesa cattolica”, penserete subito. Sbagliato: l’esenzione ha riguardato tutti gli immobili utilizzati da un “ente non commerciale” e destinati “esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”.
     
    Dunque, secondo la legge, perché venga applicata l’esenzione è necessario che si realizzino due condizioni:
    1. [elemento soggettivo] il proprietario dell’immobile deve essere un “ente non commerciale”, ossia non deve avere per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività economica. Dunque tutti gli enti pubblici e gli enti privati quali associazioni di promozione sociale, le organizzazioni di volontariato, le organizzazioni non governative, le associazioni sportive dilettantistiche, tutti gli enti che acquisiscono la qualità fiscale di Onlus, ecc.
    2. [elemento soggettivo] l’immobile deve essere destinato “esclusivamente” allo svolgimento di una o più tra le otto attività di rilevante valore sociale individuate dalla legge.
    Evidente ed apprezzabile la finalità delle esenzioni: lo Stato ha voluto agevolare tutti quei soggetti che svolgono attività sociale secondo criteri di “no profit”.
     
    La novità della Corte di Cassazione - Ora, mentre per più di dieci anni queste norme sono state applicate dai Comuni senza alcun problema, la Corte di Cassazione, pronunciandosi su un immobile di un istituto religioso destinato a casa di cura e pensionato per studentesse, ha fornito una interpretazione non prevista dalla legge: i giudici infatti hanno aggiunto un nuovo requisito, stabilendo che per avere diritto all’esenzione gli immobili non devono essere destinati allo svolgimento di “attività oggettivamente commerciale”.
    Quale è la novità? È chiaro che cambia tutto se si sposta l’attenzione dalla natura “commerciale” dell’ente proprietario (come richiesto dalla norma) alla natura della “attività commerciale” effettuata (come innovato dalla Corte). Per capire la singolarità della decisione si devono tenere presenti due aspetti:
    1. dal punto di vista tecnico, le attività sono considerate commerciali non quando producono utili, ma quando sono organizzate e rese a fronte di un corrispettivo, cioè con il pagamento di una retta o in regime di convenzione con l’ente pubblico: è  evidente che alcune delle attività  elencate dalla legge (si pensi a quelle sanitarie o didattiche) di fatto non possono essere che “commerciali” in questo senso;
    2.  “commerciale” non vuol dire “con fine di lucro”: per la legge, infatti, è “commerciale” anche l’attività nella quale vengono chieste rette tanto contenute da non coprire neanche i costi; in pratica, l’esenzione perde ogni senso se interpretata così.
    In parole povere, se chiedi anche un cent sei fuori dall’esenzione! E zac, rimane fuori praticamente tutto il no-profit! Via il bambino con l'acqua sporca (a scanso di equivoci, la Chiesa rientrerebbe ovviamente nella seconda voce).
     
    Prima interpretazione autentica - Davanti agli effetti disastrosi che una tale interpretazione avrebbe creato nel mondo del “no profit”, lo Stato italiano è intervenuto con una interpretazione autentica (art. 7, comma 2-bis, del decreto legge n. 203/2005 così come convertito nella Legge 248/2005, governo Berlusconi), ribadendo la sufficienza dei due requisiti iniziali e stabilendo che, ai fini dell’esenzione dall’ICI, le attività indicate venivano considerate “a prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse”.
     
    Denuncia alla Commissione europea - L’interpretazione autentica non deve essere piaciuta, poiché nello stesso anno questa disposizione è stata impugnata di fronte alla Commissione europea denunciandola come “aiuto di Stato”. In pratica, sul presupposto che gli enti non commerciali che svolgono quelle attività socialmente rilevanti sono comunque da considerare “imprese” a tutti gli effetti, si è sostenuto che l’esenzione costituirebbe una distorsione della concorrenza nei confronti dei soggetti (società e imprenditori) che svolgono le stesse attività con fine di lucro soggettivo.
    Come a dire: perché mai deve essere agevolato chi offre servizi assistenziali senza guadagnarci (eh già, perché mai …?!).
     
    Seconda interpretazione autentica e istituzione della Commissione ministeriale - Per escludere ogni dubbio lo Stato è intervenuto con una seconda interpretazione autentica (art. 39 del D.L. n. 223/2006, governo Prodi), con la quale è stato che l’esenzione debba intendersi applicabile allorché le attività indicate dalla norma siano esercitate in maniera “non esclusivamente commerciale”. Il nuovo intervento appare molto equilibrato, perché precisa il senso dell’esenzione permettendo di evitare abusi.
    Peraltro, presso il Ministero dell’economia e delle finanze è stata poi istituita una commissione con il compito di individuare le modalità di esercizio delle attività che, escludendo una loro connotazione commerciale e lucrativa, consenta di identificare gli elementi della “non esclusiva commercialità”.
     
    Chiusura del fascicolo per due volte e recente riapertura – Alla luce della seconda interpretazione autentica e della maggiore definizione dei limiti grazie alla Commissione appositamente istituita, la Commissione europea ha chiuso la procedura di infrazione con esclusione di ogni “aiuto di Stato”. Successivamente ne è stata aperta un’altra, sempre sulla stessa linea, e anche questa è stata chiusa per chiara infondatezza.
    Ad ottobre di quest’anno, però, il Commissario europeo per la concorrenza (Joaquín Almunia, spagnolo, predecessore del simpatico Zapatero al partito socialista), nonostante le due archiviazioni ha riaperto una ennesima procedura di infrazione. Staremo a vedere.
     

    LE RIFLESSIONI.
    Bene. Ora abbiamo gli strumenti per rispondere alle gentili domande del nostro ipotetico (ma neanche tanto) amico.
     
    - “L’esenzione è riservata agli enti della Chiesa cattolica”.
    In realtà abbiamo visto che la legge destina l’esenzione a tutti gli enti non commerciali, categoria nella quale rientrano certamente gli enti ecclesiastici, ma che comprende anche: associazioni, fondazioni, comitati, onlus, organizzazioni di volontariato, organizzazioni non governative, associazioni sportive dilettantistiche, circoli culturali, sindacati e partiti politici (che sono associazioni), enti religiosi di tutte le confessioni e, in generale, tutto quello che viene definito come il mondo del “non profit”. Non si dimentichi inoltre che fanno parte degli enti non commerciali anche gli enti pubblici.
     
    - “L’esenzione vale per tutti gli immobili della Chiesa cattolica”
    Come abbiamo evidenziato sopra, l’esenzione richiede la compresenza di due requisiti: quello soggettivo, dove rileva la natura del soggetto (essere “ente non commerciale”) e quello oggettivo, dove rileva la destinazione dell’immobile (utilizzarlo “esclusivamente” per le attività di rilevanza sociale individuate dalla legge ed in modo “non esclusivamente commerciale”). Non è vero, quindi, che tutti gli immobili di proprietà degli enti non commerciali (e, quindi, della Chiesa cattolica) sono esenti: lo sono solo se destinati alle attività sopra elencate. In tutti gli altri casi pagano regolarmente l’imposta: è il caso degli immobili destinati a librerie, ristoranti, hotel, negozi, così come delle case date in affitto.
     
    -“L’esenzione vale per ogni imposta”
    In realtà l’esenzione dall’ICI (che è un’imposta patrimoniale) non ha alcun effetto sul trattamento riguardante le imposte sui redditi e l’IVA, né esonera dagli adempimenti contabili e dichiarativi. Infatti gli enti non commerciali, compresi quelli della Chiesa cattolica (parrocchie, istituti religiosi, seminari, diocesi, ecc.), che svolgono anche attività fiscalmente qualificate come “commerciali” sono tenuti al rispetto dei comuni adempimenti tributari e al versamento delle imposte secondo le previsioni delle diverse disposizioni fiscali.
     
    - “Gli alberghi sono esenti”
    Attenzione, questa è insidiosa. Per dimostrare come l’esenzione prevista dalla norma sia iniqua, danneggi la concorrenza e non risponda all’interesse comune, viene citato il caso dell’albergo che, in quanto gestito da enti religiosi, sarebbe ingiustamente esente, a differenza dell’analogo albergo posseduto e gestito da una società.
    Peccato, però, che l’attività alberghiera non rientra tra le otto attività di rilevanza sociale individuate dalla norma di esenzione. Perciò gli alberghi, anche se di enti ecclesiastici, non sono esenti e devono pagare l’imposta.  Ad essere esenti sono, piuttosto, gli immobili destinati alle attività “ricettive”, che è ben altra cosa. Si tratta di immobili nei quali si svolgono attività di “ricettività complementare o secondaria”. In pratica, le norme nazionali (legge 21 marzo 1958, n. 326, attuata con il D.P.R. 20 giugno 1961, n. 869) e regionali distinguono fra ricettività sociale e turistico-sociale:

    - La prima comprende soluzioni abitative che rispondono a bisogni di carattere sociale, come per esempio pensionati per studenti fuori sede oppure luoghi di accoglienza per i parenti di malati ricoverati in strutture sanitarie distanti dalla propria residenza.
    - La seconda risponde a bisogni diversi da quelli a cui sono destinate le strutture alberghiere, poiché non si rivolgono ad una schiera indifferenziata di soggetti, ma a persone appartenenti a determinati gruppi: si tratta di case per ferie per lavoratori, colonie per studenti e strutture simili.
    Entrambe sono regolate, a livello di autorizzazioni amministrative, da norme che ne limitano l’accesso a determinate categorie di persone e che, spesso, richiedono la discontinuità nell’apertura. Se si verifica che qualche albergo (non importa se a una o a cinque stelle) si “traveste” da casa per ferie, questo non vuol dire che sia ingiusta l’esenzione, ma che qualcuno ne sta usufruendo senza averne diritto. Per questi casi i comuni dispongono dello strumento dell’accertamento, che consente loro di recuperare l’imposta evasa.
     
    - “Basta una cappellina per ottenere l’esenzione”
    Questa è più simpatica che ridicola. È del tutto falso che una piccola cappella posta all’interno di un hotel di proprietà di religiosi  renda l’intero immobile esente dall’ICI, in base al fatto che così si salvaguarderebbe la clausola dell’attività di natura “non esclusivamente commerciale”. È vero esattamente l’opposto: dal momento che la norma subordina l’esenzione alla condizione che l’intero immobile sia destinato a una delle attività elencate e considerato che – come abbiamo visto sopra – l’attività alberghiera non è tra queste, in tal caso l’intero immobile dovrebbe essere assoggettato all’imposta, persino la cappellina che, autonomamente considerata, avrebbe invece diritto all’esenzione .
     
    - “Ma io conosco personalmente casi in cui quello che dici non viene applicato”.
    Chi sbaglia, fosse anche membro della Chiesa cattolica, è tenuto a pagare, come qualsiasi altro cittadino che infrange la legge. Ciò non significa, tuttavia, che la legge sia per ciò solo sbagliata, non vi pare?
     
    - "Persino l'Europa ci sta sanzionando"
    L'Europa ha aperto due procedure di infrazione e in entrambi i casi ha deciso per l'archiviazione. Una terza procedura è stata aperta ora da un soggetto dichiaratamente ostile alla Chiesa cattolica e la procedura è allo stato iniziale.
    Ad ogni modo, l'Europa ha espresso dubbi sempre e solo con riferimento alla presenza o meno di "aiuti di Stato", ossia su presunti meccanismi distorsivi della concorrenza. Questione (peraltro già smentita due volte) che con i rapporti tra Stato e Chiesa nulla c'entra.


    RIASSUMENDO
    Il problema dell’esenzione dell’ICI alla Chiesa cattolica non è altro che un pretesto per attaccare quest’ultima ed è portato avanti con un accecamento pari solo all’odio per chi da due millenni proclama incessantemente Gesù Cristo al mondo intero.
    Basti pensare, da un lato, al fatto che la Chiesa Cattolica (con tutta la sua variegata realtà presente all’interno, dalla Caritas alle associazioni private, dai movimenti ecclesiali alle Onlus di ispirazione cattolica, ecc.) è il principale soggetto attivo nel campo della solidarietà sociale: è di pochi giorni fa la notizia relativa agli oltre 60 milioni di euro stanziati dalla Chiesa Cattolica per la carestia del Corno D’Africa.
    Basti pensare, dall’altro, che, se venisse davvero meno l’esenzione per questi immobili perché ritenuta “aiuto di Stato”, si aprirebbe la strada all’abolizione di tutte le agevolazioni previste per gli enti non lucrativi, a partire dal trattamento riservato alle Onlus.
    Ma questo non ditelo alle Onlus, loro sono meno misericordiose della Chiesa cattolica!

    FONTI (se avete tempo, sono interessanti, dell’una e dell’altra voce):
    Fraternamente CaterinaLD

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    00 20/12/2011 14:40

    Gli strateghi della guerra dell’ICI contro la Chiesa

    di Gianfranco Amato, Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
    Fonte: CulturaCattolica.it di domenica 11 dicembre 2011
    per gentile concessione dell'autore




    Non vi è nulla di casuale nei feroci attacchi che la Chiesa Cattolica sta subendo in materia di agevolazioni fiscali. Si tratta di un’offensiva che risponde ad una strategia militare ben precisa e ben orchestrata.

    La battaglia è iniziata a metà dello scorso agosto. Per l’esattezza il 19 agosto 2011, quando Gustavo Raffi, Gran Maestro della potente obbedienza massonica del Grande Oriente d’Italia, lancia l’attacco.
    In un comunicato rilasciato dalla Villa Il Vascello, prestigiosa residenza romana e luogo simbolo della repubblica del 1848, Raffi proclama: «E’ giusto che lo Stato abolisca le esenzioni dell’ICI per i beni immobili della Chiesa non destinati al culto e di tutti gli altri enti che si avvantaggino di tale esenzione, così come è opportuno congelare per tre anni l’8 per mille fino al raggiungimento del pareggio di bilancio, come fissato nella manovra, destinando le risorse alla ripresa economica dello Stato».

    Spiega il Comandante massonico delle truppe anticlericali: «In un tempo di grave crisi economica, in cui si chiedono lacrime e sangue ai pensionati e ai più deboli, (…) non sono più ammesse esenzioni feudali né privilegi di casta che hanno il sapore di un autentico insulto alla povertà e a milioni di italiani che lottano quotidianamente per far fronte a difficoltà di ogni tipo».

    Et voilà, la Chiesa è servita. Del resto, è sempre il battagliero Raffi a precisare che «la Libera Muratoria è dalla parte di chi si rimbocca le maniche per far uscire il Paese dalle secche dell’egoismo e dell’indifferenza».

    Con buona pace della Caritas, delle tante comunità di assistenza cattoliche e dei poveri missionari.Come in ogni antica battaglia romana che si rispetti, quando il console dà l’ordine d’attacco, l’attendente lo comunica ai reparti con il suono del corno. Così se a Raffi spetta il ruolo di consul, è al quotidiano Repubblica che viene affidata la funzione – degnamente svolta – di cornicen. Il giorno successivo all’ordine (20 agosto 2011), il suono di Repubblica è univoco e chiarissimo, come il titolo dell’articolo di Mauro Favale: Ma la Chiesa si tiene 3 miliardi di euro niente ICI e l’Ires scontata al 50%. A nulla importa che l’articolo sia farcito – in buona o cattiva fede – di omeriche falsità, imprecisioni, numeri inventati, e fantasiose elucubrazioni. L’importante è trasmettere l’ordine d’attacco. Si muove immediatamente la fanteria, ed i solerti pedites radicali avanzano a ranghi serrati. Vengono, infatti, presentati gli emendamenti 2.0.5 e 2.0.17 a firma Bonino, Poretti, Perduca, Carloni e Chiaromonte relativi all’abolizione dell’esenzione dell’ICI per le attività commerciali del Vaticano. L’azione non ottiene un grande successo, poiché viene respinta, il 5 settembre, con un voto alla Commissione Bilancio del Senato.A questo punto entra in campo la potentissima cavalleria pesante: gli equites di Bruxelles.

    L’intervento viene preannunciato, come al solito, dal cornicen. Repubblica del 24 settembre così titola un articolo di Alberto D’Argenio: Sconto ICI alla Chiesa la Ue processa l’Italia. Sottotitolo: Esenzioni per due miliardi l’anno - Bruxelles accelera: “Sono aiuti di Stato” - Se l’Italia sarà condannata, dovrà chiedere il rimborso delle tasse non pagate. Si viene, quindi, a sapere come sia stata data un’incredibile accelerazione ad un’indagine aperta dalla Commissione Europea contro la Chiesa Cattolica per aiuti di Stato, che sopiva tranquilla da quattro anni. La tempistica di quel repêchage è a dir poco sospetta.

    Repubblica ci spiega che nell’inchiesta europea sono stati passati al setaccio gli asseriti «privilegi fiscali attribuiti agli enti ecclesiastici in settori in cui “l’azienda Chiesa” (conta circa 100 mila fabbricati) è leader nazionale: ospedali, scuole private, alberghi e altre strutture commerciali che godono di un’esenzione totale dal pagamento dell’ICI e del 50% da quello sull’IRES, con un risparmio annuo che si avvicina ai due miliardi di euro e conseguenti vantaggi competitivi rispetto ai concorrenti laici».

    Le cifre ballano, ma si sa, in battaglia anche la matematica diventa un’opinione.Resta il fatto che, a seguito dell’accelerazione, lo scorso ottobre viene formalmente aperta una procedura d’infrazione nei confronti dello Stato italiano, sull’assunto che non appaiano infondate le contestazioni sollevate dai radicali, come si legge nell’introduzione del documento redatto dal commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia (il predecessore di Zapatero alla segreteria nazionale del partito socialista spagnolo): «Alla luce delle informazioni a disposizione la Commissione non può escludere che le misure costituiscano un aiuto di Stato e decide quindi di indagare oltre». Entro 18 mesi dall’inizio della procedura l’Unione Europea dovrà emettere un verdetto.La condanna, secondo Repubblica, sarà difficile da scampare, stando alle conclusioni preliminari contenute nel documento dello stesso Almunia: l’esistenza dell’aiuto di Stato sarebbe resa chiara dal «minor gettito per l’erario», e la norma violerebbe la concorrenza in quanto i beneficiari degli sconti ICI «sembrano» essere in concorrenza con altri operatori nel settore turistico-alberghiero e della sanità.

    Quindi, conclude il Commissario, le condizioni dell’esistenza dell’aiuto e della sua incompatibilità con le norme comunitarie «sembrano essere soddisfatte».

    Come finirà la battaglia? Sono ardui i pronostici, ma certo preoccupa la risposta sibillina che lo scorso 9 dicembre Mario Monti, proprio mentre si trovava a Bruxelles, ha dato ad una domanda sul tormentone dell’ICI e la Chiesa Cattolica: «Sono anche a conoscenza di una procedura dell’Unione Europea sugli aiuti di Stato». E di fronte al Moloch dell’Unione, anche il Professore deve inchinarsi.

    Lo stesso giorno 9 dicembre gli faceva eco il Gran Maestro Raffi, sempre con un comunicato dalla solita sontuosa Villa romana: «Bisogna cancellare i privilegi, senza se e senza ma: anche la Chiesa paghi le tasse, perché nel momento in cui si chiedono lacrime e sangue ai pensionati e alle fasce sociali più deboli, non si possono mantenere feudali esenzioni per gli immobili commerciali di proprietà del clero».Il rapporto tra il console e la cavalleria, del resto, è molto stretto ed affiatato. Lo dimostra l’intervento che lo stesso Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia ha tenuto al meeting svoltosi il 30 novembre 2011 a Bruxelles, presso la Commissione Europea, con i rappresentanti delle associazioni umanistiche non confessionali.

    Quell’incontro dal titolo “Un partenariato per la democrazia e una prosperità condivise: una volontà comune di promuovere i diritti e le libertà democratiche” è stato presieduto da Jerzy Buzek, Presidente del Parlamento europeo, Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo, e dal Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso. Non proprio figure di secondo piano nell’organigramma comunitario. Questi altissimi dignitari hanno convintamente applaudito i vari passaggi dell’intervento del Gran Maestro, tra cui uno particolarmente significativo: «Le istituzioni libero-muratorie vogliono impegnarsi in modo più forte, anche nel solco dell’azione svolta dalla Comunità Europea, per rafforzare il senso di appartenenza culturale all’Europa, svolgendo un’opera di vera e propria Paideia per il cittadino, all’insegna di quei valori di fratellanza, tolleranza, laicità, libertà e democrazia, che devono rimanere saldi anche dinanzi a scenari difficili».Non sembra mettersi molto bene per la Chiesa Cattolica.

    [SM=g1740732] breve riflessione:

    La prima associazione cattolica che dovrebbe rendere limpidezza delle spese ai contribuenti ed allo Stato è proprio la Comunità di sant'Egidio il cui fondatore spreme noi, in qualità di nuovo ministro di un governo golpista, ma non spreme se stesso e la sua comunità, i cui pasti che vanta per i poveri vengono pagati dal Comune di Roma con 5 euro a pasto, esen-tasse.... poi i sindacati.  
    Ma anche i partiti politici, e le ambasciate, i consolati. E poi i cinema, i teatri, le camere di commercio. Le altre “chiese”, quella Valdese, quella Evangelica, la Luterana, l’Ebraica e persino l’Assemblea di Dio, tutti questi sono esenti dall'ICI, ma nessuno lo dice...   
    Insomma.... esenti dall’Ici sono anche tutti quegli edifici pubblici destinati a compiti istituzionali posseduti dallo Stato, da enti territoriali come Regioni, Comuni, consorzi tra enti pubblici, comunità montane, unità sanitarie locali. E ancora le Università e gli enti di ricerca, le aziende pubbliche di servizi alla persona (ex Ipab). E siamo in una sfera pubblica. Ma c’è anche quella privata. E qui scattano le fondazioni, comitati dediti ad attività socialmente utili; organizzazioni di volontariato, organizzazioni non governative, associazioni di promozione sociale, sportive dilettantistiche e le fondazioni risultanti dalla trasformazione di enti autonomi lirici e delle istituzioni concertistiche assimilate. Ultima perla: a non pagare l’Ici sono anche i separati e i divorziati che abitano nella ex casa coniugale e che, ovviamente, non risultano assegnatari dell’abitazione. Insomma, gira che ti rigira, si fa prima a chiedere: ma chi paga l'ICI? che chi ha il privilegio dell’esenzione, igidini  e Riccardi compresi, spesato di tutto...
    P.S.  
    sul congelamento dell'8xmille sarei d'accordo, se non altro per risvegliare nei Vescovi e nella CEI il ricorso ALLA DIVINA PROVVIDENZA,  a vederli fare PIU' PROCESSIONI, a vederli in ginocchio con il Rosario in mano per supplicare il mantenimento dalla Provvidenza di Dio e non degli uomini....

    [SM=g1740771]

    ***************

    e ancora, si legge:

    Come finirà la battaglia? Sono ardui i pronostici, ma certo preoccupa la risposta sibillina che lo scorso 9 dicembre Mario Monti, proprio mentre si trovava a Bruxelles, ha dato ad una domanda sul tormentone dell’ICI e la Chiesa Cattolica: «Sono anche a conoscenza di una procedura dell’Unione Europea sugli aiuti di Stato». E di fronte al Moloch dell’Unione, anche il Professore deve inchinarsi.

    [SM=g1740733]  onestamente parlando bisogna avere il coraggio di dire che Monti "non deve inchinarsi", ma che è l'uomo loro, è stato mandato proprio per fare il lavoro sporco, e lui non è stato costretto ad inchinarsi, lo fa volentieri, in nome dello Stato....

    eh!

    *******************************************************
    [SM=g1740733]
    Difendessero la fede con la stessa tenacia con cui si battono per l'ICI...



    di Antonio Socci


    14-12-2011


     

    La campagna sull’ “Ici della Chiesa” è stata lanciata dai radicali per anticlericalismo, ma gli ecclesiastici hanno dato una risposta così disastrosa che alla fine la Chiesa – oltre a doversi piegare sull’Ici – ne ha ricavato pure un grande danno di immagine e di credibilità.

    Parlavo di faziosità radicale. Scrive Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, che la scorsa estate i radicali presentarono un emendamento alla manovra-bis che voleva colpire esclusivamente “gli enti religiosi cattolici”.

    In modo da negare “soltanto ad essi i benefici stabiliti dalla legge” per le opere “senza fini di lucro. Neanche citati tutti gli altri soggetti (altre religioni, associazioni laiche, patronati, realtà politiche e sindacali)”.

    Questo, dice Tarquinio, dimostra che i radicali sono mossi da ostilità discriminatoria contro la Chiesa.

    ERRORI

    Ma perché una campagna radicale che per mesi l’opinione pubblica ha snobbato, d’improvviso è stata abbracciata da tanti diventando una polemica di massa contro la Chiesa?

    Perché il governo Monti ha usato l’Ici per realizzare gran parte della sua stangata sulle famiglie e sui pensionati e perché la Chiesa – basti vedere l’Avvenire – è stata una sfegatata sostenitrice di tale stangata.

    D’improvviso dal giornale dei vescovi sono spariti gli appelli accorati per il “quoziente familiare” che erano stati ripetuti nei mesi precedenti.

    Che “a pagare siano ancora le famiglie”, come ha denunciato il Forum delle associazioni familiari, è diventato irrilevante: gli italiani – per il giornale dei vescovi – devono pagare e zitti.

    “Il governo sta facendo gli interventi giusti, quelli che devono essere fatti” recitava l’editoriale di mercoledì scorso. Sono provvedimenti “sostanzialmente equi” e tale manovra ora deve essere “sostenuta dai cittadini”.

    Sulla stessa prima pagina di Avvenire, sempre mercoledì, c’era un altro editoriale, firmato dal direttore, il quale però si opponeva a qualunque sacrificio da parte della Chiesa sostenendo che i trattamenti di favore sull’Ici non esistono.

    CONFUSIONE

    Sennonché, proprio nelle stesse ore, il Segretario di Stato vaticano, cardinal Bertone, diceva cose sull’Ici e la Chiesa che suonavano come una smentita di Avvenire: “E’ un problema particolare: da studiare e da approfondire”.

    Non solo. Giovedì c’è stata un’altra dichiarazione, stavolta di Andrea Riccardi, presidente della Comunità di S. Egidio, appena nominato ministro nel governo tecnico, che ha detto: “La Chiesa dovrebbe pagare l’Imu in caso di attività commerciali”.

    Come “dovrebbe”? Non lo sta facendo già? Se il ministro – che si presenta come “supercattolico” – dice che “dovrebbe pagare” si evince che qualche problema c’è.

    Il ministro ha poi aggiunto che bisogna vedere “caso per caso, se c’è stata mala fede si intervenga”.

    Tutto questo ha alimentato la confusione e i sospetti della gente. Allora proviamo a fare chiarezza.

    IL PROBLEMA

    Nessuno discute l’esenzione dall’Ici per gli edifici usati per il culto, l’educazione o la carità. E nessuno discute che sugli edifici ad uso commerciale la Chiesa già paghi la tassa sugli immobili.

    Il problema nasce dalle situazioni ibride. O meglio da come è stata scritta dallo Stato italiano la norma che esenta dal pagamento dell’Ici le attività della Chiesa che abbiano un carattere “non esclusivamente commerciale”.

    La vaghezza ha legittimato diverse interpretazioni. Non si trattava di andare a caccia di eventuali abusi, quanto di correggere una norma confusa (che riguarda pure circoli ricreativi, sportivi, partiti, sindacati e enti no profit laici).

    Il caos è alimentato pure dal fatto che la legge si rimette alla discrezionalità dei comuni. Cosicché ognuno fa come crede.

    Come si vede non c’è niente di scandaloso e la Chiesa avrebbe evitato polemiche e avrebbe fatto un figurone se, subito (per quanto la riguarda) avesse dichiarato: lo Stato riscriva quella norma se – nella sua vaghezza – ha appurato che permette esenzioni immotivate dall’Ici o addirittura abusi.  

    Purtroppo però questo messaggio dalla Chiesa non è arrivato. La Cei ha negato fino a ieri che esistesse il problema.

    Inoltre Avvenire e il Segretario di Stato vaticano hanno dato pieno sostegno alla stangata del governo dicendo agli italiani vessati da tasse e Ici che “i sacrifici fanno parte della vita” e bisogna farli.

    A questo punto è stato naturale per tanti aderire alla campagna radicale rispondendo: bene, allora fateli anche voi.

    AUTOGOL

    Solo ieri, dopo che Monti ha fatto capire che era in attesa dell’esito della procedura d’infrazione aperta dalla Ue (su quella norma) e poi il governo sarebbe intervenuto, anche il cardinal Bagnasco si è arreso e ha dichiarato la disponibilità della Cei “se ci sono punti della legge da rivedere o da discutere”.

    Confermando così che il problema (prima negato) esisteva e dando l’impressione di cedere a pressioni ormai insostenibili.

    O magari per timore che si apra un altro fronte. Infatti la manovra del governo che rivaluta le rendite catastali “grazia” gli edifici della Chiesa. Già ieri “Il Sole 24 ore” faceva su questo un titolo un po’ scandalistico.

    In realtà la cosa ha un suo senso e la vera assurdità riguarda le banche, graziate da una rivalutazione di soli 20 punti, mentre per le abitazioni delle famiglie il moltiplicatore delle rivalutazioni va da 100 a 160.

    Ma “Il Sole” preferisce puntare il dito contro la Chiesa anziché contro le banche.

    Del resto se la Chiesa, invece di prendere la difesa delle famiglie tartassate, applaude alla stangata, alimenta un risentimento che la porta al centro delle polemiche e accende un anticlericalismo pericoloso e ingiusto che ne fa un capro espiatorio su cui tutti possono picchiare.

    E’ un vero peccato che la Cei non abbia giocato d’anticipo come avrebbe potuto e dovuto.

    Questo infatti è lo stile di una realtà come la Chiesa, che è al servizio dell’uomo e corre sempre in soccorso di tutti: degli alluvionati, dei disoccupati, delle famiglie indigenti, stanziando grandi fondi e costruendo opere di carità.

    Perché dunque non ha difeso le famiglie dalla stangata, anche rifiutando alcune agevolazioni per dare il suo contributo ai sacrifici degli italiani?

    IL TESORO

    Il problema è che quando si parla di Ici e di otto per mille, si scatena una reazione furibonda nel mondo ecclesiastico.

    Perché? Non si capisce.

    Si può dire però che se la stessa vivacissima reazione scattasse anche in difesa della fede in Gesù Cristo e dei dogmi (messi in discussione pure da tanti teologi), il cristianesimo sarebbe fiorentissimo.

    In questi giorni perfino “Famiglia cristiana” – che di solito è pappa e ciccia con la sinistra – si è messa a scagliare anatemi contro la “provocazione laicista” sull’Ici allestita dai “soliti radicali, qualche politico socialista e qualche agit-prop di Rifondazione comunista, ampiamente seguiti dalla stampa laica e di sinistra”.

    Com’è che “Famiglia cristiana” si scaglia contro i “laicisti”, la “stampa di sinistra” e perfino “i comunisti” solo quando si occupano dei soldi degli enti ecclesiastici?

    Siamo sicuri che il “tesoro” della Chiesa sia nell’Ici e nell’otto per mille? Ovviamente no. L’unico vero “tesoro” della Chiesa è Gesù Cristo.

    Tanti uomini e donne di Dio – in nome di Gesù – danno la vita per alleviare la sofferenza delle persone, nei corpi e nelle anime, nelle nostre città come nella giungla amazzonica.

    E la loro santità è così affascinante che attira gli aiuti di tanta gente senza bisogno di leggi dello Stato.

    Come Madre Teresa o come padre Pio, costoro, per costruire le loro opere di carità, confidano in Dio, non nella sicurezza data da una legge. E testimoniano che Dio non li delude. Cosa c’insegnano? Semplice. Che la Chiesa non deve preoccuparsi tanto dell’Ici quanto della sua santità, “il resto vi sarà dato in sovrappiù”.

    Giovedì il Papa ha detto: “L’unica insidia di cui la Chiesa può e deve aver timore è il peccato dei suoi membri”. Per questo anche nelle persecuzioni vince se si rivolge “alla sua Madre celeste e chiede aiuto”.

    Ma occorre la fede.

    Da Libero del 10 dicembre 2011



    [SM=g1740722]



    [Modificato da Caterina63 21/12/2011 18:18]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 18/02/2012 12:59
    [SM=g1740733] Dichiarazione del portavoce della CEI sull'ICI

    Il commento di mons. Domenico Pompili alla dichiarazione del presidente del Consiglio, Mario Monti


    ROMA, mercoledì, 15 febbraio 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo la breve dichiarazione pubblicata oggi dall'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) con la reazione del portavoce dei vescovi, monsignor Domenico Pompili, all'annuncio di Mario Monti riguarda l'ICI. Il premier italiano ha comunicato oggi la sua intenzione di presentare al Parlamento un emendamento in merito all’esenzione dall’imposta comunale per gli immobili degli enti non commerciali, un'iniziativa che riguarda anche la Chiesa.

    * * *

    Appreso che il Presidente del Consiglio e Ministro dell’economia e delle finanze Mario Monti ha comunicato la sua intenzione di presentare al Parlamento un emendamento che chiarisca ulteriormente e in modo definitivo la questione relativa all’esenzione dall’ICI per gli immobili degli enti non commerciali, utilizzati per finalità sociali, il portavoce della CEI, mons. Domenico Pompili, commenta: “Attendiamo di conoscere l’esatta formulazione del testo così da poter esprimere un giudizio circostanziato”.

    Come dichiarato più volte, anche di recente, dal Presidente della CEI, Card. Angelo Bagnasco – continua il portavoce – “ogni intervento volto a introdurre chiarimenti alle formule vigenti sarà accolto con la massima attenzione e senso di responsabilità”.

    Il pensiero di mons. Pompili va, quindi, al cuore delle ragioni dell’esenzione: “Ci auguriamo che sia riconosciuto e tenuto nel debito conto il valore sociale del vasto mondo del no profit”.

     

    [SM=g1740733] 

     

    alcuni principi negletti

    La tassazione iniqua e
    la dottrina sociale della Chiesa sulle imposte

    1 - La privata proprietà non venga oppressa da imposte eccessive. Siccome il diritto della proprietà privata deriva non da una legge umana ma da quella naturale, lo Stato non può annientarlo, ma solamente temperarne l’uso e armonizzarlo col bene comune. È ingiustizia ed inumanità esigere dai privati più del dovere sotto pretesto di imposte. (Papa Leone XIII, Enciclica Rerum novarum, 15 maggio 1891, n. 35)

    2 - [Dichiariamo] non essere lecito allo Stato di aggravare tanto con imposte e tasse esorbitanti la proprietà privata, da renderla quasi stremata. (Papa Pio XI, Enciclica Quadragesimo anno, 15 maggio 1931, n. 49)

    3 - Astenetevi da queste misure [fiscali] che, a dispetto della loro elaboratezza tecnica, urtano e feriscono nel popolo il senso del giusto e dell'ingiusto, o che rilegano la sua forza vitale, la sua legittima ambizione di raccogliere il frutto del suo lavoro, la sua cura della sicurezza familiare: tutte considerazioni, queste, che meritano di occupare nell'animo del legislatore, il primo posto anziché l'ultimo. (Papa Pio XII, Discorso del 2 ottobre 1948.

    4 - L'imposta non può mai diventare, per opera dei poteri pubblici, un comodo metodo per colmare i deficit provocati da un'amministrazione imprevidente. (Papa Pio XII, Allocuzione al Congresso dell’Associazione fiscale internazionale sulla natura e i limiti delle tasse, 2 ottobre 1956)

    5 - Lo Stato non può esagerare all'eccesso i carichi tributari che giungano ad esaurire i leciti benefici della proprietà privata. (Papa Pio XII, Discorso del 9 novembre 1957)

    e Abramo Lincoln

    Non si può arrivare alla prosperità
    scoraggiando l’impresa.

    Non si può rafforzare il debole
    indebolendo il più forte.

    Non si può aiutare chi è piccolo
    abbattendo chi è grande.

    Non si può aiutare il povero
    distruggendo il ricco.

    Non si possono aumentare le paghe
    rovinando i datori di lavoro.

    Non si può progredire serenamente
    spendendo più del guadagno
    .

    Non si può promuovere la fratellanza umana
    predicando l’odio di classe.

    Non si può instaurare la sicurezza sociale
    adoperando denaro imprestato.

    Non si può formare carattere e coraggio
    togliendo iniziativa e sicurezza.

    Non si può aiutare continuamente
    la gente facendo in sua vece quello che potrebbe e dovrebbe fare da sola.
    (Abramo Lincoln)
    [Modificato da Caterina63 29/02/2012 19:42]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 15/04/2013 23:23

    Se la Chiesa s’ammutinasse, lo Stato affonderebbe. Anticlericalismo dall’Unità a Grillo&Pannella.1

    fefee

    Sui deliri di Pannella e Grillo. 

             L’otto per mille va a beneficio dello Stato e non della Chiesa. 

                      Se i vescovi italiani facessero una grande serrata, 

    metterebbero in ginocchio il paese.

    Parte 1

     

    di Ariel S. Levi di Gualdo

    Ieri il quotidiano cattolico La Nuova Bussola Quotidiana ha pubblicato un interessante articolo di Danilo Quinto: «Le trappole di Pannella al Vaticano». [qui]. Il titolo di quest’ottima analisi mi ha fatto sorridere e infine sbottare: tendere delle trappole al Vaticano ai tempi d’oggi non è un gioco divertente, sarebbe come sparare raffiche di mitra sulla croce rossa che trasporta in ospedale un moribondo, pura e gratuita crudeltà. Tempo addietro lessi altrettante interessanti recensioni di Massimo Introvigne [qui], di Vincenzo Scarpello [qui] e di Francesco Colafemmina [qui]. Dalle parole di Danilo Quinto prendo anzitutto atto che Marco Pannella e sempre a piede libero, non in un reparto di geriatria per tabagisti cronici, dedito nel tempo libero al giardinaggio nel parco dell’ospizio, dove con apposito indulto è stato a lui consentito di darsi alla coltura di piante di marijuana, per poter seguire indomito e coerente sino alla fine i suoi principi legati alla battaglia per la liberalizzazione delle droghe.

    PER PANNELLA E GRILLO LA NEMICA DI FONDO È LA DEMOCRAZIA

    ASCOLTATE GRILLO E CON SORPRESA FINIRETE PER SCOPRIRE IL

    COLONNELLO GHEDDAFI

    Proviamo ad analizzare il pensiero e la politica del geriatrico Pannella logorroico e quella dell’autocrate telematico Grillo, che non hanno rivali coi quali discutere, ma nemici da aggredire e da distruggere. Scendendo poi a fondo nell’analisi non tarderà a emergere quanto spesso, per l’uno e per l’altro, la vera nemica sia di fondo la democrazia, ciò che la rappresenta, che la esprime e che la tiene in piedi.

    Su quel pericoloso fenomeno goliardico di Beppe Grillo non posso scrivere un trattato, però posso invitare i lettori a reperire nelle biblioteche un testo illuminante: il Libro Verde di Muammar Gheddafi [qui], per meglio capire cosa cela nel suo fondo il grillopensiero. Chiunque potrà ravvisare in che misura Grillo concordi a suo modo con Gheddafi, specie per quanto riguarda governo, parlamentarismo, congressi popolari, comitati popolari, oltre all’insito disprezzo verso i partiti politici, che sono e che restano garanzia ed espressione di democrazia, piaccia o meno all’uno e all’altro.

    Nella sostanza Grillo è rimasto sempre il comico delle gustose battute degli anni Ottanta, come quelle sulla “mangiatoia” del governo di Bettino Craxi. Purtroppo non si o mai evoluto e ciò gli ha impedito di capire che non si può ridurre la politica a una comica e una comica a politica, cosa di cui oggi fa spesa tutto il Paese, grazie al Movimento Cinque Stelle che sfugge al reale per vivere e incrementarsi nel virtuale del mondo telematico, dove ognuno può essere qualcuno per meglio fuggire il suo essere un nulla di fondo generato anzitutto dalla incapacità di concreto confronto.

    Un grillino della prima ora, fondatore di un locale e popoloso gruppo civico siciliano, incalzato da queste obiezioni e non sapendo come e cosa rispondermi, infine mi disse: «Il mio … i nostri … in fondo sono stati solo voti di protesta». Era domenica e in quel momento ero appena uscito di chiesa, non ero vestito neppure col clergyman nero, avevo indosso la talare romana, per cui  la mia risposta fece particolare effetto, provenendo da un prete in “alta uniforme”: «Bene. Allora vorrà dire che col solito principio, se un giorno tu e i tuoi consoci a Cinque Stelle vorrete protestare contro le vostre mogli, non vi rimarrà altro da fare che farvi praticare la castrazione chimica, per questioni di legittima protesta coniugale, s’intende!».

    PANNELLA E GRILLO DUE GUERRAFONDAI PSICOLOGICI

    SOPRAVVISSUTI ALLE PEGGIORI STAGIONI POLITICHE DEL

    NOVECENTO CHE SI FANNO IN BIDET COL TANTUM ROSA

    DEL PACIFONDISMO E DELL’ECOLOGISMO MISTICO

    Grillo, qualche anno fa, in una auto-rappresentazione “profetica”

    I due paradigmi Pannella e Grillo, che tre volte al dì si fanno il bidet col tantum rosa del pacifondismo e dell’ecologismo mistico, alla prova dei fatti sono due guerrafondai psicologici sopravvissuti alle peggiori stagioni politiche europee del Novecento: la politica dell’odio basata sul rancore e sull’istigazione delle masse all’invidia sociale, instillata principalmente in tutte quelle sacche di popolo che vorrebbe ma che non può, peggio in quelle sacche di popolo realmente vittima di ingiustizie sociali ed economiche che andrebbero combattute e debellate con la migliore politica sociale, non strumentalizzate all’incosciente scopo di gonfiare le piazze, destinate spesso a uscire fuori controllo e con risultati alle volte devastanti per il Paese e l’intera società.

    Anche in questo caso ricorriamo a un esempio: se un mio conoscente, col suo onesto lavoro e la sua professione redditizia e viepiù legittima si costruisce una bella villa, io non sono autorizzato ad andare di notte a imbrattargli i muri con una vernice spray, semmai scrivendovi sopra che la proprietà privata è un furto. Beninteso, ciò non perché creda realmente che la proprietà privata sia un furto, ma perché nel mio io più profondo soffro all’idea di non poter avere ciò che ha lui.

    Nella loro antidemocratica psicologia di fondo, Pannella e Grillo rischiano da sempre di stimolare proprio questo, partendo da una grave mancanza di conoscenza della storia e da una non meno grave conoscenza del diritto costituzionale. Alla prova dei fatti sembra infatti che Pannella, della Costituzione, conosca un articolo solo: il n. 75 che regolamenta l’istituto del referendum, Grillo pare invece non conoscerla proprio.

    LE LEGGI EVERSIVE DEL 1866 SOPPRIMONO I BENI ECCLESIASTICI

    DANDO VITA AL PIÙ GRANDE SCEMPIO DEL PATRIMONIO ARTISTICO

    DELL’UMANITÀ

    La notoria ottocentesca rivista satirica anticlericale

    Veniamo anzitutto alla conoscenza della storia, senza la quale non possiamo parlare di Otto per Mille, di cosiddetti finanziamenti alla scuola cattolica e giocondità pannelliane e grilliane di vario genere. Per capire è necessario partire dall’estate del 1866 quando il nuovo governo nazionale italiano promulgò le cosiddette “leggi eversive” che soppressero numerosi enti ecclesiastici i cui patrimoni mobili e immobili furono incamerati dallo Stato. Queste leggi intendevano evitare che dei beni immobili e dei terreni restassero per secoli di proprietà di uno stesso titolare, ossia la Chiesa, impedendo in tal modo la libera circolazione della ricchezza. Nella realtà dei fatti, la vendita delle terre che facevano parte dell’ex patrimonio ecclesiastico, che nelle intenzioni del legislatore dovevano andare a beneficio dei contadini, finirono invece in mano a speculatori e latifondisti, spesso senza scrupoli.

    Proprio verso questi speculatori e latifondisti, non verso la Chiesa, presero vita agli inizi del Novecento le sacrosante rivendicazioni dei contadini, appoggiati e sostenuti nelle loro più profonde e cristiane ragioni dalla Dottrina Sociale della Chiesa di cui fu padre e fondatore il Sommo Pontefice Leone XIII. I politicanti anticlericali digiuni di storia che volessero saperne di più vadano a leggersi l’enciclica leonina Rerum Novarum del 1891 [qui] anziché certi penosi commenti di Enzo Bianchi ad uso del politicamente corretto per i salotti della sinistra ultra laica radical chic, che da anni bivacca nel Cortile dei Gentile del Cardinale Gianfranco Ravasi trasformato in una vera e propria succursale della redazione di Micromega.

    Con le “leggi eversive” del 1866 buona parte dei grandi immobili urbani costituiti da chiese monumentali, abbazie, monasteri e conventi, per la quasi totalità passarono ai Comuni e furono utilizzati — e oggi ancora molti sono utilizzati — come scuole, collegi, uffici. Lo Stato provvide invece a convertire questi antichi e preziosi stabili in caserme o carceri. Sovvertendo totalmente l’architettura di complessi artistici straordinari, le storiche certose rinascimentali finirono mutate in cimiteri. In quegli anni il patrimonio artistico italiano subì uno scempio come mai prima d’allora s’era visto, ed alla faccia del ritornello “E tu biondina capricciosa e garibaldina trullallà …”, opere pittoriche e scultoree di grandi maestri della storia dell’arte finirono irreparabilmente distrutte, altre furono solo parzialmente recuperate a distanza di un secolo dopo lunghi e costosi lavori di restauro, senza che nessuno abbia mai indicato sulle lapidi celebrative dei restauri affisse su certi stabili spesso smembrati nel corso dell’Ottocento: «Ciò che dopo anni di lungo e costoso lavoro abbiamo recuperato di questo stabile d’alto interesse storico e artistico è solo una parte della struttura originaria sopravvissuta al glorioso scempio del Risorgimento Italiano».

    I risultati di tutto questo sono ancora visibili, specialmente nel Meridione d’Italia, dove chiese storiche e cappelle di gran pregio architettonico sono diventate botteghe artigiane, officine, magazzini, autorimesse … il tutto dopo avere subito le debite spoliazioni da parte dei mercanti di opere d’arte che tra l’Ottocento e gli inizi del Novecento si arricchirono, ma soprattutto arricchirono le principali collezioni private del mondo esportando fuori dall’Italia pezzi di incalcolabile valore storico e artistico.

    LA CHIESA SPOGLIATA NEL CORSO DI TUTTA LA SECONDA METÀ DELL’OTTOCENTO:

    QUEL RISORGIMENTO ITALIANO CHE ANCORA OGGI È LEGGENDA ANZICHÉ STORIA

    E pensare che per secoli, sino al fascismo (che si prese l’impegno), solo i parroci, sovente di campagna, erano stati i soli a cercare di alfabetizzare per quanto possibile le popolazioni. Specialmente all’interno delle sue strutture caritative, come gli orfanotrofi

    Tutto quel patrimonio storico, artistico e architettonico non poteva — previa debita spoliazione preventiva — essere convertito per intero in ospedali, scuole, caserme, carceri e cimiteri. Per questo motivo dopo la presa di Roma nel settembre del 1870 e la caduta dell’ultimo territorio dello Stato Pontificio, trovandosi nella grave condizione di non poterle gestire e soprattutto custodire lo Stato cominciò gradualmente a riaffidare molte di queste strutture al clero. Tutt’oggi, numerosi stabili gestiti da diocesi o da ordini religiosi sono di proprietà dello Stato al quale è versato un affitto simbolico stabilito in contratti di locazione rinnovabili ogni 19 anni, per evitare che possa essere rivendicato l’usucapione.

    Dopo il 1870 e per gli anni successivi a seguire la Chiesa italiana era ridotta quasi alla fame, soprattutto nei territori dell’ex regno borbonico caduto nel 1861 e comprendente all’epoca gli attuali territori di Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. Numerose diocesi di questi territori versavano in condizioni di grave indigenza e non pochi parroci e curati di campagna erano spesso costretti a fare i contadini per vivere o semplicemente sopravvivere, i sacerdoti più acculturati che vivevano nei centri urbani cittadini si sostenevano facendo perlopiù lezioni o istruendo a domicilio i figli delle famiglie benestanti.

    Dopo la presa di Roma il Romano Pontefice si rinchiuse “prigioniero volontario” nell’attuale spazio della Città del Vaticano e tra il Regno d’Italia e la Sede Apostolica si aprì la stagione della “questione romana”, durata quasi sessant’anni, alla quale pose fine nel 1929 il concordato tra il Regno d’Italia e la Sede Apostolica, revisionato successivamente con la Repubblica Italiana nel 1984 [qui]. Il concordato riconobbe l’indipendenza e la sovranità del Romano Pontefice sulla Città del Vaticano, che divenne Stato indipendente e sovrano. A titolo d’indennizzo lo Stato riconobbe alla Chiesa delle somme pattuite di danaro per le spoliazioni subite nel corso dell’Ottocento e nella successiva revisione del 1984 fu messo a punto il meccanismo di contribuzione dell’Otto per Mille.

    VOLETE PROPRIO SAPERE LA VERITÀ SUL CONCORDATO DEL 1929?

    FU LO STATO CHE AL DI LÀ DELL’IDEOLOGIA LIBERALE ANTICLERICALE

    AVEVA BISOGNO DELLA CHIESA E PER DECENNI LA INVITÒ ALLA

    SOLUZIONE DELLA QUESTIONE ROMANA, NON ERA LA CHIESA, PER

    QUANTO IMPOVERITA, CHE AVEVA BISOGNO DELLO STATO

    La notoria ottocentesca rivista satirica anticlericale. Come vedete, la solita polemica sulla presunta “venalità del Vaticano” è vecchia quanto l’anticlericalismo. Ma se vai a studiare veramente la storia, vedi che le cose stanno diversamente: la Chiesa è vittima dell’altrui “venalità”, per esempio proprio quella degli anticlericali liberali e massoni

    L’Italia di quegli anni era retta dal Governo di Benito Mussolini, di formazione socialista e anticlericale, rimasto di fondo socialista e anticlericale tutta la vita. Dinanzi al concordato tra Stato e Chiesa del 1929 dobbiamo porci una prima domanda: la casa regnante dei Savoia non proveniva da una cultura cattolica ma da una cultura liberale e, perché no, anche massonica. Al Re Umberto I e a suo figlio Vittorio Emanuele III possiamo imputare molte responsabilità, forse soprattutto al secondo, c’è però una cosa di cui i Re di Savoia non sono imputabili: di essere stati dei bigotti baciapile. A maggior ragione dobbiamo interrogarci: perché questa casa regnante e questo governo ebbero l’esigenza politica di risolvere la questione romana? Quali problemi ed emergenze sociali si celavano dietro questa esigenza, solo apparentemente politica?

    Non essendo la storia un’opinione, tanto meno manipolabile per mezzo dei sempiterni deliri geriatrici di Pannella su Radio Radicale o dei deliri compulsivi ben maggiori del Grillo sulla Rete, la ragione del perché è semplice, come in genere lo è tutto ciò che di palese non si vuol vedere e proprio per questo ostinatamente negare: lo Stato aveva bisogno della Chiesa italiana per tenere in piedi una fitta rete di istituzioni di assistenza capillarmente diffuse in tutto il Paese. Aveva bisogno delle suore di varie famiglie religiose, del fitto esercito delle Figlie di Maria Ausiliatrice che all’epoca gestivano orfanotrofi disseminati in tutta Italia, per non parlare dei centri di assistenza per l’infanzia bisognosa, dove molti genitori erano costretti a mettere i propri figlioletti di gracile costituzione e debole salute non in grado di lavorare nei campi o nelle botteghe artigiane a dieci anni e che quindi non potevano mantenere. Senza l’esperienza e la storica professionalità di numerose altre famiglie religiose, le figlie della carità di San Vincenzo dei Paoli, le suore camilliane, le suore pallottine … lo Stato si sarebbe trovato in enormi difficoltà nel gestire e tenere aperti numerosi ospedali, altrettanti centri di ricovero per anziani ammalati o senza famiglia, per orfani e per fanciulli che le famiglie non potevano sostenere.

    Erano le suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo che si prendevano cura di fanciulli e di anziani handicappati che non potevano essere gestiti e curati presso le famiglie, prive anzitutto dei mezzi economici per farlo. Erano le suore mantellate che si occupavano di accudire le detenute delle carceri femminili ed erano le stesse che direttamente o tramite le diverse strutture cattoliche cercavano poi di inserirle nell’ambito sociale e lavorativo alla loro uscita dal carcere. Erano i cappuccini di Nostra Signora Addolorata meglio noti come amigoniani che prestavano servizio nelle carceri minorili e nei riformatori statali, dedicandosi attivamente al recupero della gioventù traviata formata di giovani portati a delinquere perché privi di famiglie e di qualsiasi criterio educativo sociale. l’Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio dei Fatebenefratelli gestiva ospedali, orfanotrofi e diversi manicomi …

    Perché, analogamente a quanto accaduto in Francia dopo la rivoluzione di fine Settecento, nell’Italia unita aumentarono gli analfabeti a partire dal 1866 per i tre decenni a seguire, tanto che a fine Ottocento il nostro Paese vantava un tasso di analfabetismo pari all’80% circa della popolazione? Perché — ma soprattutto in nome di quale mito costruito a tavolino e poi trasferito a piè pari sui libri di storia — ci si ostina a tacere sul dato di fatto che prima del 1866 gli analfabeti erano pari al 60% circa della popolazione e che il più alto tasso di alfabetizzazione dell’intera penisola italiana si aveva nei territori del vecchio Stato Pontificio?

    La notoria ottocentesca rivista satirica anticlericale
    (Ma forse la realtà era l’esatto contrario di questa illustrazione…). Come vedete, le barzellette dell’anticlericale medio, sono tutto meno che originali: tal quali quelle di ieri son quelle di oggi, di domani, di sempre

    Nelle campagne italiane dell’epoca erano i parroci che insegnavano ai fanciulli a leggere e a scrivere. Altrettanto facevano i monaci benedettini e cistercensi, i frati agostiniani, i frati domenicani, i frati delle famiglie francescane e i carmelitani. All’interno dei monasteri e dei conventi sparsi nelle varie campagne italiane erano quasi sempre organizzate scuole per i figli dei contadini poveri del circondario, centri di assistenza per famiglie impoverite e affamate da stagioni di scarso raccolto.

    Quando il governo liberale soppresse con le “leggi eversive” questi istituti considerati parassitari assegnandone i terreni ad “amici degli amici” che presero subito a speculare a più non posso, i figli di quei contadini rimasero per diversi decenni senza alcuna possibilità di istruzione, ed i loro genitori finirono presto in pasto a spregiudicati latifondisti che li affamarono a più non posso, mentre nei monasteri e nei conventi non c’erano più i “parassiti” che sino a poco prima si erano dati da fare per assicurare a queste famiglie una pagnotta di pane e ai loro figli un minimo di istruzione. Fu a causa dei latifondisti liberali senza troppi scrupoli — non per causa dei religiosi che abitavano gli antichi stabili confiscati e che usavano i propri terreni anche per sfamare i contadini — che cominciò a prendere vita sul finire dell’Ottocento una massiccia immigrazione d’italiani ridotti alla fame verso le varie terre del Nuovo Mondo.

    Il buon liberalismo risorgimentale lasciò il vuoto sociale e istituzionale in tutti i sensi. Nel Meridione d’Italia, dopo la caduta del Regno Borbonico, fu smantellato l’esercito e quelle terre lasciate per anni senza controllo da parte delle forze di pubblica sicurezza. Di fronte a questo c’è però chi seguita sempre a domandarsi come mai siano nate la Camorra, la ‘Ndrangheta e Cosa Nostra. Ma forse c’è di peggio: se lo chiedono senza riuscire a trovare neppure una risposta.

    Solo sul finire degli anni Trenta del Novecento il governo fascista provvide a dotare molti paesi periferici di scuole elementari statali, presenti sino a prima solo nelle città e nei grandi paesi. Solo agli inizi degli anni Cinquanta del Novecento il Parlamento della Repubblica Italiana varò una legge sulla riforma agraria.

    PERCHÉ MOLTI ISTITUTI OSPEDALIERI PORTANO NOMI DI SANTI E

    SANTE, ALTRETTANTO DIVERSE CASSE RURALI E ARTIGIANALI?

    La notoria ottocentesca rivista satirica anticlericale

    Molti istituti ospedalieri statali portano il nome di santi e sante, soprattutto di fondatori e fondatrici di centri di assistenza sociale e sanitaria. Qualcuno si è mai domandato perché il grande ospedale di Bologna si chiama Sant’Orsola, quello di Ferrara Arcispedale di Sant’Anna, per seguire con gli ospedali di Santa Maria Nuova a Firenze, Santa Chiara a Pisa, Santa Corona a Pietra Ligure. Tra la Toscana, la Romagna e l’Umbria esiste una catena di ospedali che si chiamano “Ospedale della Misericordia”, la corretta dicitura per esteso sarebbe: Santa Maria della Misericordia.

    Nessuno si è mai domandato come mai alcune casse rurali e artigianali portavano il nome di santi e di sante? Ma perché nacquero a loro tempo per aiutare i numerosi contadini presi per il collo dai latifondisti liberali che avevano fatto risorge la patria italica dall’oscurantismo clericale e papalino!

    Il “buon” governo liberale del “buon” Regno d’Italia nato dalle glorie di un Risorgimento narrato tutt’oggi come graziosa leggenda e con una storia tutta quanta ancora da scrivere, a partire da quel prezzolato di Giuseppe Garibaldi, il “padre” della “libertà”, il cosiddetto “eroe dei due mondi”, che in effetti trasportava in nave gli schiavi da un mondo all’altro, ossia dal Brasile all’Europa, aveva disperato bisogno che Gesuiti, Salesiani, Fratelli delle Scuole Cristiane, Scolopi e via dicendo, supplissero ciò cui lo Stato non riusciva e non poteva supplire: la scuola e l’istruzione scolare, la cura dell’infanzia, degli orfani e dei bimbi abbandonati dalle famiglie, degli anziani ammalati e degli anziani senza famiglia, dei disabili giovani e anziani, delle persone affette da pazzia o da gravi turbe psichiche che per la sicurezza di tutti dovevano essere tenuti sotto controllo in appositi istituti, dei giovani delinquenti e disadattati internati nelle carceri minorili o messi nei riformatori che andavano gli uni recuperati e gli altri educati. Se tutto questo non fosse sufficiente si aggiungano anche le suore di Gesù che si occupavano del recupero delle prostitute, oltre che dei figli e delle figlie delle prostitute, mentre lo Stato liberale, tramite il genio politico di Camillo Benso di Cavour, pensò di risolvere il problema della prostituzione legalizzando i bordelli attraverso le cosiddette Case di Tolleranza, tollerate dallo Stato previa licenza e soprattutto previo pagamento delle dovute tasse al pubblico erario …





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 15/04/2013 23:24

    Se la Chiesa s’ammutinasse, lo Stato affonderebbe. Anticlericalismo dall’Unità a Grillo&Pannella.2

    BIANCO

    L’anticlericalismo straccione e autolesionista

    dal Risorgimento sino alla delirante ecatombe politica e morale dell’epoca di Pannella e Grillo.

    L’otto per mille non è un affare per la chiesa italiana è un vantaggioso affare per lo Stato.  Se anziché  prendere sberle a non finire per un piatto di lenticchie i vescovi italiani…

     

    di Ariel S. Levi di Gualdo

    MENTONO SAPENDO DI MENTIRE: QUELLE CATTOLICHE

    NON SONO SCUOLE PRIVATE MA SCUOLE PUBBLICHE

    Queste le esigenze storiche e sociali dalle quali nacquero molte istituzioni e scuole cattoliche, che seguitano a esiste tutt’oggi e a svolgere ancora il loro prezioso servizio tutto quanto pubblico, altro che privato.! Questa è la realtà storica trascurata per ignoranza o peggio forse negata per malafede dal pericoloso giullare telematico Beppe Grillo e dai suoi adoranti demiurghi che hanno ripetutamente affermato, seguendo le frottole del loro autocrate, che «Alle scuole private è stato assegnato un miliardo e mezzo di euro» e che pertanto — verbum Grilli, veritas est! — «Lo Stato deve finanziare la scuola pubblica, non quella privata». Ciò detto ecco subito seguire, tra cori di grillini surreali e di fans onirici vari, ovazioni a non finire, il tutto secondo il principio di fondo prima enunciato del muro della villa imbrattato con vernice spray. Purtroppo, la ciurma più o meno incattivita, in Beppe Grillo applaude null’altro che un clamoroso bugiardo, perché quelle cattoliche non sono scuole private ma scuole pubbliche. Il finanziamento non ammonta a un miliardo e mezzo ma a meno della metà. Per ogni ragazzo che frequenta una scuola pubblica non statale, di quelle che impropriamente l’autocrate giullare del Movimento Cinque Stelle chiama “scuole private”, lo Stato versa meno di 500 euro all’anno per ogni studente, mentre ne versa circa 6.000 per ogni studente che frequenta una scuola pubblica statale. Per non parlare del fatto che la libertà della scelta educativa da parte della famiglia trova le proprie garanzie nella Carta Costituzionale della Repubblica Italiana, della quale grillini e pannelliani sono avvezzi a estrapolare barbaramente solo quel che ritengono faccia a loro comodo. Va poi tenuto conto che quelle scuole raccolgono al proprio interno oltre un milione di studenti e casomai fossero chiuse lo Stato si ritroverebbe col mondo della scuola nel caos totale a livello nazionale, per non parlare del caos ingenerato se fossero chiusi certi centri di assistenza clinica, sociale e caritativa.

    SE ANZICHÈ  PRENDERE SBERLE A NON FINIRE PER UN PIATTO DI LENTICCHIE

    I VESCOVI ITALIANI DESSERO UNA MEMORABILE LEZIONE STORICA CON UNA

    GRANDE SERRATA, LA PIAZZA FINIREBBE COL PRENDERE A MERITATE SBERLE

    I FOMENTATORI DELL’ODIO ANTI CATTOLICO CAMUFFATO DA LIBERA

    ESPRESSIONE DI ANTICLERICALISMO POLITICO

    Un esempio della campagna stampa anticattolica, basata sulla manipolazione dei fatti, ad opere di gruppi radicali

    Vorrei seguitare a invitare certi giullari tutti ingazzurriti dal loro autocratico e pericoloso capo giullare a un altro bagno di sano realismo anch’esso tutto quanto rigorosamente storico, perché il pianeta di utopia destinato a breve vita lo lasciamo al mondo virtuale della democrazia internetica del Movimento Cinque Stelle. La realtà del nostro Paese è anche costituita da un ingente e sconfinato patrimonio storico, artistico e architettonico che il governo del Regno d’Italia non era in grado di tutelare e di conservare. Negli anni Trenta Benito Mussolini definì con intuito e intelligenza il nostro Paese come “un museo a cielo aperto che parte dalle Alpi per giungere sino alla punta estrema della Sicilia”.

    Quando nel 1866 lo Stato provvide alla confisca dei beni perlopiù storici e artistici appartenenti a enti ecclesiastici, si trovò presto nell’impossibilità di sopperire alla sua conservazione e custodia, non essendo all’epoca in grado di avvalersi né dell’estro politico dei Radicali di Pannella, né del genio fantascientifico e del volontariato gratuito dei giovani in protesta del Movimento Cinque Stelle al traino del loro autocrate telematico.

    Basiamoci dunque sul pratico, anzi sul laico che più laico non si può. Come infatti avrete notato, questo è il mio primo articolo dove non nomino neppure di striscio Nostro Signore Gesù Cristo. Non intendo farlo perché non voglio offendere l’integralismo religioso laicista e perché desidero buttarla tutta sul pratico, sull’amministrativo e sull’organizzativo, non certo sull’ecclesiale, meno che mai sul teologico. In modo molto pratico partirò prima di tutto dal patrimonio artistico di quel Paese definito da Benito Mussolini come “un museo a cielo aperto che parte dalle Alpi per giungere sino alla punta estrema della Sicilia”. Domanda: a quanto ammontano quei beni architettonici che fanno parte del patrimonio storico e artistico dell’umanità appartenenti oggi allo Stato ma custoditi, protetti e non ultimo sorvegliati da istituzioni ecclesiastiche e religiose?

    Un esempio della campagna stampa anticattolica, basata sulla manipolazione dei fatti, ad opere di gruppi radicali e gruppuscoli di fanatici e pittoreschi “atei militanti”

    Come prete — e vi prego ancora di notare che non nomino Nostro Signore Gesù Cristo e il suo Vangelo per non urtare il laicismo e il pluralismo religioso e multiculturale — mi piacerebbe avere a capo della Conferenza Episcopale Italiana uomini più battaglieri, non timidi politicanti che da una parte prestano il fianco, dall’altra s’offrono come bersaglio per sberle a raffica e, infine, finiscono sempre per svendere timidi e silenziosi la nostra dignità cattolica per un piatto di lenticchie, perché come tra poco vedremo, checché si parli di milioni e milioni di euro, di lenticchie si tratta. Pertanto mi piacerebbe veder rinascere ancora quei vescovi di una volta, che dinanzi a certi attacchi reagivano urlando dentro le loro chiese cattedrali, sbattendo a terra il bastone pastorale e facendone rimbombare il rumore lungo le navate. Insomma, basterebbe una lezione storica memorabile, anziché una cena a base di lenticchie dopo un interminabile antipasto di sberle.

    Un esempio della campagna stampa anticattolica, basata sulla manipolazione dei fatti, ad opere di gruppi radicali

    Dinanzi a questi ripetuti e incessanti attacchi di un mondo laico sempre più malato di un anticlericalismo che cela di fondo un odioso anticattolicesimo, si reagisca una volta per tutte con una bella serrata. Sia dato ordine di sospendere dalla sera alla mattina a tempo indeterminato le lezione e tutte le attività didattiche nelle scuole cattoliche, a partire dagli asili infantili. Si ordini a tutti i parroci, rettori, religiosi e religiose che custodiscono gran parte del patrimonio storico, artistico e architettonico di questo Paese, di togliere l’Eucaristia dai tabernacoli e di spogliare gli altari, lasciando le porte spalancate con tutti gli interni incustoditi, dando così modo a razziatori di opere d’arte ed a vandali della peggiore risma di commettere furti e atti vandalici d’ogni genere nel corso delle successive quarantotto ore. In fondo è tutta roba dello Stato laico e pluralista, multiculturale e multirazziale, ci pensi dunque lo Stato che ne è legittimo proprietario dal 1866. Potrebbero dare in affidamento e custodia questi preziosi beni monumentali alle potenti e agguerrite lobby gay per farne centri culturali di promozione della cultura gender. A noi che cosa c’importa, li trasformino pure in lupanare se vogliono, perché per celebrare i nostri sacri misteri noi non abbiamo bisogno di edifici monumentali di alto interesse storico e artistico, ci basta un tavolo di appoggio con sopra del pane e del vino, reperibile ovunque e dovunque collocabile.

    Con la scusa dell’anticlericalismo e della chiesa “esentasse”, ci mangiano in parecchi fra i “laici”: 15 euro di biglietto per una parata anticattolica. Finiti in mano a chi?

    A quel punto, dinanzi allo scempio immane che conseguirebbe a questa serrata e a questo pacifico abbandono, la piazza caricata sino a ieri dai Grillo e dai Pannella, tutto ad un tratto capirà che sino a due giorni prima, per custodire una basilica monumentale di proprietà dello Stato ricca di straordinarie opere d’arte, bastava solo un prete coadiuvato dai fedeli, alcuni dei quali prestatori di attività volontaria gratis et amor Dei. Se invece a custodirla dovesse provvedere lo Stato, occorrerebbero svariati impiegati stipendiati, altrettanti impiegati stipendiati addetti alle pulizie e alla manutenzione, altrettanti impiegati stipendiati incaricati come custodi. E siccome pochi di loro vivrebbero e sentirebbero quello straordinario monumento come proprio tempio sacro e come espressione umana della fede, rimarrà infine da vedere come questa squadra di numerosi dipendenti sul libro paga dello Stato curerà la custodia e la conservazione, alla quale sino a poco prima aveva provveduto un prete coadiuvato da gruppi di devoti fedeli. Prete che, per inciso, dall’Otto per Mille percepisce il favoloso “stipendio” di 800 euro al mese, proprio come il sottoscritto, che se alle spalle non avesse una famiglia che ogni mese gli dà altrettanto, col sostegno percepito dall’Ente per il Sostentamento del Clero non potrebbe vivere né andare avanti.

    L’OTTO PER MILLE NON È UN AFFARE PER LA CHIESA ITALIANA

    È UN VANTAGGIOSO AFFARE PER LO STATO CHE CON QUEI SOLDI

    VERSATI DAI CITTADINI ALLA CHIESA PUÒ EVITARE SIA SPESE MOLTO

    MAGGIORI SIA COMPLESSI PROBLEMI DI GESTIONE DEL GRANDE

    PATRIMONIO STORICO E ARTISTICO

    Un esempio della campagna stampa anticattolica, basata sulla manipolazione dei fatti, ad opere di gruppi radicali e gruppuscoli di fanatici e pittoreschi “atei militanti”

    Nessuno Stato regala niente per niente, soprattutto in tempi di grave crisi economica. Piaccia o meno a Radicali e Grillini, l’Otto per Mille non è un affare per la Chiesa Cattolica Italiana ma un grande affare per lo Stato, che ricompensa la Chiesa solo con un modesto piatto di lenticchie. Perché quel miliardo di euro, dinanzi al quale gli integralisti laici seguitano a gridare allo scandalo, a stracciarsi i vestiti firmati e soprattutto a fomentare odio sociale verso tutto ciò che è cattolico, a fronte di tutto questo è solo un misero piatto di lenticchie.

    Non lo dico io, lo dice la storia, lo dice la realtà che gli integralisti laici non vogliono vedere e che in modo colpevole e del tutto irresponsabile istigano a non vedere: con 800 euro di stipendio che a lui pervengono dall’Otto per Mille, con le libere offerte dei fedeli e l’attività volontaria da parte di diversi di essi, un solo prete garantisce la conservazione e la tutela di un monumento inserito nel patrimonio storico e artistico dell’umanità.

    Chi l’umanità veramente ce l’ha e, con essa, anche il corretto senso dello Stato, dovrebbe capire questo e molto altro ancora, senza stupidi grilli per la testa che ballano irresponsabili e pericolosi dalla rete telematica alle piazze, non dicendo il vero e neanche il verosimile, solo il palese e odioso falso.

    LA GRANDE INDUSTRIA DEL TURISMO NAZIONALE È COSTITUITA PER

    OLTRE IL 35% DA  TURISMO RELIGIOSO, CHIUDIAMO IL VATICANO E

    MANDIAMO IMPRENDITORI, NEGOZIANTI E DIPENDENTI DISOCCUPATI

    AD ABITARE NELLA VILLA ECOLOGICA DI BEPPE GRILLO, NUTRENDO LE

    LORO FAMIGLIE A BARZELLETTE E AD ENERGIA ALTERNATIVA, TIRANDOLI

    SU DI MORALE CON UN PAIO DI SPINELLI PRODOTTI DALLE PIANTAGIONI

    DI MARCO PANNELLA

    Un esempio della campagna propagandistica anticattolica, basata sulla manipolazione dei fatti, ad opere di gruppi radicali e gruppuscoli di fanatici e pittoreschi “atei militanti”

    Vogliamo concludere con qualche parola sulla industria del turismo italiano mossa principalmente da motivi religiosi? Anche in questo caso partiamo da una premessa: a Roma, che da sempre amo, dove da anni vivo e dove giro sempre vestito da prete, a meno che non vada a correre in un parco, mai una volta sola mi è accaduto che qualcuno mi mancasse di rispetto o mi trattasse male all’interno di qualsiasi negozio o locale pubblico. Anche le persone che non sanno neppure le prime sei parole del Padre Nostro, anche lavoratori non cattolici si sono sempre rivolti a me chiamandomi con deferenza “padre” o “reverendo”, inclusi lavoratori musulmani provenienti dal Nord Africa, da Paesi arabi e asiatici. Che i romani siano un grande popolo e di fondo buone persone mi è chiaro, come mi è chiaro l’interesse lecito e comprensivo. Ai loro occhi io, siano essi devoti o non devoti, praticanti o non praticanti e persino cristiani o non cristiani, come prete rappresento ciò per cui circa quaranta milioni di turisti all’anno visitano questa Città stupenda, mossi principalmente da interessi più o meno religiosi.

    Più volte mi è accaduto che dei negozianti mi mettessero in imbarazzo facendomi sconti esorbitanti, altri non mi facevano pagare una consumazione. Quando esposi il mio imbarazzo accadde che un romano purosangue gestore da molti anni di un grazioso bar tavola calda a due passi dal Vaticano, al mio quesito perché mi facesse pagare sempre meno della metà rispose amabile e sornione: «Padre, non sono io che do da mangiare a lei ma lei che da mangiare a me». Siccome non capivo, da buon imprenditore proseguì spiegandosi meglio: «Se non fosse per il Santo Padre che vive a Roma, per le grandi chiese e anche per tutti i suoi preti, buoni o meno buoni che siano, io che vivo del turismo che voi generate e incrementate potrei chiudere tranquillamente bottega nel giro di una settimana».

    Il vecchio rottame dell’anticlericalismo radicale italiano, Marco Pannella: una vita a a galleggiare (lui, i suoi schiavetti e le centianaia di giovani fidanzatini 18enni) su una piramide di miliardi pubblici concessi alla sua radio: Radio Radicale. E nonostante ciò fa pure la morale agli altri…

    Può essere comunque che Grillo e Pannella auspichino la chiusura del Vaticano e l’esilio del Romano Pontefice in un’isola del Pacifico, affinché l’Italia possa essere un Paese veramente laico. In breve dovrebbero però fare i conti con un problema non piccolo: circa quaranta milioni di turisti pellegrini non avrebbero più motivo di visitare ogni anno la sola Roma e finirebbero dirottati verso un’isola del Pacifico, perché nessuno va a visitare un trono vuoto sul quale non è più seduto il suo Re, nemmeno se quel trono è un’opera d’arte straordinaria.

    A parte Roma, nel resto dell’Italia il giro di turismo legato a motivi religiosi è pari a circa il 30% del flusso complessivo che si muove nel nostro Paese. Eliminare questa fetta di turismo vorrebbe dire mettere non in crisi, ma letteralmente in ginocchio l’impresa del turismo italiano. Detto questo: vogliamo parlare di vera economia anziché di onirici sistemi economici grillini? Perché volendo esistono sempre risorse racchiuse in una parola magica: “Risorse alternative”. E l’alternativa potrebbe essere quella di mandare imprenditori, negozianti, artigiani, operatori turistici e l’intero esercito dei loro dipendenti e dei lavoratori autonomi ad abitare nella villa ecologica di Beppe Grillo, che provvederà a sostenerli con lo spirito delle sue barzellette biologiche e a sfamarli con le sue dispense viveri ricolme di energia alternativa, tirandoli all’occorrenza su di morale con un paio di spinelli di marijuana prodotti dalle piantagioni di Marco Pannella che non mancherà di correre in suo soccorso dalla casa di riposo «Nei secoli irrequieti» che lo ospita.

    Un esempio della campagna stampa anticattolica, basata sulla manipolazione dei fatti, ad opere di gruppi radicali e gruppuscoli di fanatici e pittoreschi “atei militanti”

    Così è, nel mondo del reale. In quello di Grillo e di Pannella la realtà è invece soggettivista, anzi relativista, preoccupante e non poco schizofrenica, specie quando in nome della suprema religione laica e di una non meglio precisata democrazia, si istiga all’odio verso tutto ciò che è cattolico. Poi semmai si inscena anche l’occupazione pacifica del Parlamento, per dare provocatoria lettura della Carta Costituzionale, senza prima avere imparato a leggere con occhi liberi e aperti ciò che di grande e profondo i Padri della Patria vi hanno impresso sulle righe e oltre le righe, ma soprattutto senza essere stati educati a essere veri cittadini della Repubblica Italiana, valore al quale i grillini protestatari sperano forse di essere educati da un saltimbanco che impazza nel politico virtuale della rete telematica.

    Auguri a tutti loro!


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 27/04/2013 21:48

    [SM=g1740758] Come usa i soldi la Chiesa Cattolica.

     


     
    Quello dei soldi della Chiesa è un tema che ritorna a più riprese nel dibattito mediatico. Si sente spesso parlare di patrimoni sconfinati, più o meno realistici, e di gestioni opache del denaro. Meno spesso ci si prende la briga di calcolare il contributo sociale (ed economico)che la maggior parte delle attività legate alla Chiesa mette a disposizione del bene comune. Cerchiamo qui di raccogliere alcuni dati significativi.

    BILANCIO STATO DEL VATICANO

    Si potrebbe partire dal bilancio della Santa Sede: ogni anno è possibile conoscere il bilancio consuntivo del Vaticano, per esempio nel 2009 le entrate sono state di circa 250 milioni di euro e le uscite di circa 254 milioni di euro. Nel 2011 c’è stato un disavanzo di quasi 15 milioni di euro. Cifre che potrebbero impressionare, ma per avere un punto di riferimento, John Allen, noto vaticanista del NCR cita l’Università di Harvard che con i suoi 20.000 studenti ha un bilancio di 3,7 miliardi di dollari (circa 2,8 miliardi di euro), cioè 11 volte il bilancio Vaticano.
     
     
    PATRIMONIO DELLO IOR

    Per quanto riguarda lo Ior, l’istituto bancario senza fini di lucro nato nel 1942, recentemente abbiamo fatto notare come il suo intero patrimonio, che raggiunge i 6 miliardi di euro, sia meno della metà del patrimonio dell’uomo più ricco d’Italia. Oltre al fatto che di questi 6 miliardi solo una parte è di proprietà del Vaticano, il resto appartiene a ordini religiosi, diocesi e altri movimenti e organizzazioni cattoliche.
     
     
    ATTIVITA’ IN ITALIA
     
    In Italia la Chiesa riceve con i contributi dell’8xmille circa un miliardo di euro e restituisce almeno 11 miliardi in beni e servizi, ad esempio solo le parrocchie in ambito sociale forniscono aiuti per almeno 260 milioni di euro all’anno (per vedere le singole attività sociali clicca qui). Sempre in Italia è da notare che circa il 70% del patrimonio artistico è di carattere religioso. Su circa 95.000 chiese, ben 85.000 sono ritenute un bene culturale, così come 1.535 monasteri, 3.000 complessi monumentali, 5.500 biblioteche, 26.000 archivi, 700 collezioni e musei ecclesiastici e migliaia di opere pittoriche e scultoree. Negli ultimi anni la Cei ha destinato annualmente tra i 63 e i 68 milioni di euro alla tutela e il restauro dei beni culturali ecclesiastici.
     
     
    ATTIVITA’ IN SPAGNA
     
    Anche la Chiesa in Spagna con l’8xmille “spagnolo” realizza molto più di quanto riceve, assistendo ogni anno più di 3,5 milioni di persone (circa l’8% della popolazione del paese) in circa 4.900 centri (tra ospedali, case per anziani, centri per emigranti, ecc). Nel 2012 la Conferenza episcopale spagnola ha stanziato 5 milioni di euro alla Caritas per i servizi assistenziali. In generale le attività della Chiesa spagnola procurano entrate economiche notevoli come ad esempio le celebrazioni della Settimana Santa, considerate in 39 località iniziative di Interesse Turistico Nazionale 15 delle quali di Interesse Turistico Internazionale. Ad esempio la Settimana Santa di Cordova, apporta al territorio ogni anno un’attività economica di 42 milioni di euro , mentre quella di Siviglia raggiunge i 240 milioni di euro. Il noto Cammino di Santiago supera i 1.485 milioni di euro (nel 2010 sono stati registrati 270.818 pellegrini di cui solo il 5% non era spinto da motivi religiosi).
     
     
    ATTIVITA’ NEGLI USA
     
    Negli USA, secondo i dati riportati dall’Economist, la Chiesa americana è la più grande organizzazione caritativa del paese. Si contano 630 ospedali cattolici (l’11% del totale), oltre a 6800 scuole e 244 tra college e università. Le iniziative cattoliche di assistenza degli USA danno impiego a 65mila persone e raggiungono più di 10 milioni di persone. Nel 2010 hanno investito al servizio dei poveri 4,7 miliardi di dollari.
     
     
    ATTIVITA’ NEL MONDO
     
    In giro per il mondo è noto che la Chiesa porta avanti non soltanto attività religiose o di culto ma anche numerose iniziative di tipo sociale. A questo proposito è utile osservare quale sia l’impatto economico di queste attività. In particolare in ambito sanitario la Chiesa si occupa del 26% di tutti i servizi sanitari nel mondo, come ha riportato l’Unaids, un’agenzia Onu che si occupa di lotta all’Aids, in un suo documento del 2004.
    La Caritas internationalis nel 2011 ha svolto programmi internazionali in risposta emergenze umanitarie in favore di più di 2 milioni di persone spendendo 1,3 miliardi di euro e altri 600 milioni per la lotta alla povertà nei diversi paesi. Solo la metà di questi soldi arriva da aiuti internazionali, il resto proviene da donazioni private. Per fare qualche esempio nel gennaio 2011 a seguito di forti monsoni in Sri Lanka che hanno lasciato migliaia di famiglie senza una casa, la Caritas ha dato da mangiare a 15.000 persone oltre a fornire di razioni alimentari 270.000 famiglie, o in Pakistan dopo un’inondazione nell’agosto 2011 la Caritas ha predisposto tende per 8.171 famiglie e ha assistito 250.000 pazienti in centri sanitari. Il Segretariato generale della Caritas, ente che ha sede in Vaticano e che coordina l’attività di tutte le sezioni locali, ha un bilancio di circa 3 milioni di euro.
     
     
    fonte: UCCR

    Read more: http://sursumcorda-dominum.blogspot.com/2013/04/come-usa-i-soldi-la-chiesa-cattolica.html#ixzz2Rh7MSvDI

    [SM=g1740771]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)