00 02/02/2009 09:30
Altra bugia ricorrente: i sacerdoti sono stipendiati dallo Stato.........SBAGLIATO E FALSO.......[SM=g1740730]

sono stipendiati dallo Stato solamente quei sacerdoti che attraverso il Ministero della Pubblica Istruzione vengono INSERITI NEL CORPO INSEGNANTI all'interno delle scuole pubbliche ( e qualcuno anche nelle Università)...e ne sono rimasti veramente pochi che è veramente diabolico sostenere che "i sacerdoti" sono pagati dallo Stato........
Vi lascio quanto segue per capire un pò della gestione della Chiesa in questo settore........

 

LE RESPONSABILITA' VERSO IL CATECHISTA


 

VI. RIMUNERAZIONE DEL CATECHISTA


31. Questione economica in generale. La questione economica, per comune ammissione, sembra uno degli ostacoli più seri per procurarsi sufficienti catechisti. Ovviamente, il problema non si pone riguardo ai maestri di religione nelle scuole, quando sono stipendiati dallo Stato. Quanto, invece, agli altri catechisti rimunerati dalla Chiesa, in particolare per quelli che hanno una famiglia a carico, il punto cruciale è la proporzione tra ciò che ricevono e le esigenze della vita. Le conseguenze negative si fanno sentire su diversi aspetti: sulla scelta, in quanto persone capaci preferiscono impieghi meglio rimunerati; sull'impegno, in quanto diventa necessario svolgere altri lavori per integrare le entrate; sulla formazione, perché molti non sono in grado di partecipare ai corsi; sulla perseveranza e sui rapporti con i Pastori. Inoltre, in talune culture un lavoro viene apprezzato in proporzione a come è rimunerato; di conseguenza, i catechisti rischiano di essere considerati una sotto-categoria di lavoratori.


32. Soluzioni pratiche. La retribuzione del catechista sia ritenuta una questione di giustizia e non di libera contribuzione. I catechisti sia a tempo pieno, che a tempo parziale, vanno retribuiti secondo norme precise, stabilite a livello di diocesi e parrocchia, tenuto conto della condizione finanziaria della Chiesa particolare, della situazione personale e familiare del catechista, nel contesto economico generale dello Stato. Siano considerati con speciale attenzione i catechisti ammalati, invalidi e anziani.

La CEP (Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli  ), come nel passato, continuerà ad impegnarsi per suscitare e distribuire contributi economici in favore dei catechisti, secondo le possibilità. Nello stesso tempo, insiste sulla necessità di tendere con tutte le forze ad una soluzione più stabile del problema.

I bilanci economici delle diocesi e delle parrocchie, perciò, destinino a questa opera una congrua e proporzionata aliquota delle entrate, seguendo il criterio di dare la precedenza alle spese per la formazione. Così anche i fedeli si facciano carico del mantenimento dei catechisti, soprattutto quando si tratta dell'animatore del loro villaggio. La qualità delle persone, in particolare quelle impegnate nell'apostolato diretto, ha la precedenza sulle strutture. Non vengano quindi distorti per altri fini o decurtati i bilanci destinati ai catechisti.


Un particolare incoraggiamento merita l'impegno economico a favore dei centri per catechisti. Questo sforzo è degno di encomio e sicuramente contribuirà all'incremento della vita cristiana nel prossimo futuro, perché la catechesi attiva ed efficace è la base della formazione del Popolo di Dio.


Siano pure promossi e aumentati i catechisti volontari, che si impegnano a collaborare a tempo parziale, con regolarità, ma senza una vera rimunerazione in quanto hanno già un altro impiego fisso. Questa linea è più realistica per quelle comunità ecclesiali che hanno già un certo grado di sviluppo. Ovviamente sarà necessario educare i fedeli a considerare la vocazione del catechista una missione più che un impiego per vivere. Inoltre, occorrerà ripensare l'organizzazione e la distribuzione dei catechisti.


In sintesi, il problema economico richiede una soluzione a partire dalla Chiesa locale
. Tutte le altre iniziative sono un buon contributo e vanno potenziate, ma è in loco che si deve trovare la soluzione radicale, specialmente con un'oculata amministrazione, che rispetti le precedenze apostoliche, e con l'educazione della comunità a contribuire economicamente.



(P.S.
poichè dico sempre con vanto in Cristo che sono catechista da 21 anni, ci tengo a sottolineare che io non ho mai percepito uno stipendio, esistono infatti anche catechisti "volontari"....[SM=g1740727] )

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La Costituzione greca
(invece) riconosce quella ortodossa come la "Chiesa dominante" del Paese. Tutte le istituzioni ecclesiastiche e tutto il clero sono stipendiati direttamente dallo Stato
. E anche il patrimonio fondiario e immobiliare di proprietà ecclesiastica è immenso tanto da renderne impossibile il censimento.

 
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Ma non siamo in Grecia.........

 
Per dirla tutta, i sacerdoti italiani potevano apparire come “stipendiati” dallo Stato. Ma intanto per la Chiesa cattolica arriva il Concilio Vaticano II (1962-1965) e tutti, Chiesa e società, conoscono importanti cambiamenti di mentalità e sensibilità. In una parola sola, di cultura. Chiesa e Stato si stimano più di prima, probabilmente. Ma proprio per questo sentono il bisogno di eliminare ogni possibile confusione. Di separarsi per poter stare meglio vicini. I rispettivi rappresentanti si siedono allora attorno a un tavolo e alla fine, nel 1984, firmano gli Accordi di revisione del Concordato.


Che cosa accade? Non entriamo nei dettagli. A grandi linee accade questo. I vecchi benefici di ogni diocesi (introito dei fedeli attraverso l'8x mille come le oferte deducibili) finiscono all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero Idsc, che li amministra e ne destina i redditi al mantenimento economico dei sacerdoti. Dov’è necessario, diocesi e parrocchie vengono ridisegnate per renderle più razionali, anche economicamente. Chi provvede ai sacerdoti? In prima battuta la comunità parrocchiale di appartenenza; poi l’Idsc; infine, se necessario, l’Istituto centrale per il sostentamento del clero, l’Icsc.

 
Infine lo Stato continua a intervenire a favore della Chiesa cattolica italiana, ma in forme nuove, più moderne e rispettose della reciproca autonomia. Soprattutto, non interviene più in modo diretto: direttamente non versa più una liraLo Stato si limita a fare da tramite tra Chiesa e cittadini, attuandone la volontà e facilitando chi contribuisce con un’offerta diret ta all’Icsc (offerte deducibili), prendendosi cura delle opere d'arte (le grandi Basiliche le cui spese sono divise fra Stato e Diocesi) che costituiscono un patrimonio che non è solo della Chiesa ma che appartiene a tutto il popolo italiano, alla sua cultura, alle sue radici. Tutto ciò davvero a grandi linee. La riforma avviata nel 1984, in generale, ha messo ordine nella complessa realtà delle risorse della Chiesa. Gli intenti? Principalmente due: condivisione e trasparenza.


Partecipazione e corresponsabilità: il nuovo sistema di sostegno alla Chiesa

A cosa servono le offerte per il clero? Non c’è già l’8 per mille? Domande simili sono ancora molto frequenti all’interno delle nostre comunità.


Vediamo dunque perchè la chiesa ha bisogno sia della tua firma sull’8 per mille sia delle tue offerte per il sostentamento dei sacerdoti, aiutandoci con lo schema riportato di seguito.


Le offerte per il sostentamento dei sacerdoti vanno direttamente all’Istituto per il Sostentamento del Clero (ICSC) ed entrano così a far parte delle risorse che assicurano ai sacerdoti la remunerazione mensile.


La quota di 8 per mille attribuita annualmente alla Chiesa cattolica grazie alla tua firma viene destinata a tre finalità: - le esigenze di culto della popolazione,
- la carità in Italia e nel Terzo Mondo e ,  
- ancora il sostentamento del clero (specialmente i sacerdoti anziani e malati i quali non avrebbero altro modo per ricevere cure necessarie e sostegno nella vecchiaia). Ma solo nella misura in cui le offerte raccolte dall’ICSC non siano sufficienti.

L'argomento denaro imbarazza. Non quando siamo in banca, o trattiamo un affare, o acquistiamo o vendiamo qualcosa.[SM=g1740733]  In questi casi va tutto bene, siamo perfettamente a nostro agio. Ma se di mezzo c'è la Chiesa? Se ci sono i preti e i vescovi, se insomma di mezzo c'è la fede? Imbarazza eccome.

C'è il pudore vero, e c'è il pudore falso
. Non parlare di denaro è pudore del secondo tipo. Sbagliato sarebbe tacere, nascondere, occultare. Giusto è invece, parlarne apertamente. Perché tutto sia alla luce del sole.
La credibilità della Chiesa può essere danneggiata dal silenzio, mai dalla chiarezza.
http://www.8xmille.it/home.htm


LA STORIA DEGLI AIUTI ALLA CHIESA
Dal vecchio al nuovo sistema

Prima, per garantire delle entrate alla maggior parte dei vescovi e dei parroci, c’era un meccanismo molto complesso, che sarebbe troppo lungo descrivere nei dettagli. Al loro “ufficio pastorale” (l’incarico nella Chiesa) erano legati dei benefici (terreni, edifici...) che davano dei redditi. Siccome spesso questi redditi non bastavano, lo Stato passava un assegno integrativo, o meglio conosciuto come: la “congrua”.

....lo Stato non era nè Paperon de Paperoni, nè tanto meno era un babbo Natale!

Non che lo Stato italiano fosse in vena di regali. Le travagliate vicende del Risorgimento avevano causato l’incameramento di molti beni ecclesiastici (sia con i francesi che con altri pretesti, l'incameramento avvenne per altro con molta violenza da parte dello Stato...) i quali appartenevano già alla Chiesa prima ancora che lo Stato in Italia diventasse autonomo.

In un certo senso, lo Stato non faceva altro che “restituire” quanto aveva tolto dilazionandolo in questa "congrua" perchè in verità non ha mai passato una somma fissa, nè tanto meno ha mai dato con scadenze dettagliate
.[SM=g1740733]


 La verità era che fin dal 1900, dopo cioè l'Unità d'Italia, non era interesse di nessuno che i sacerdoti non avessero di che vivere! L'anticlericalismo massonico aveva seminato molto bene il suo odio verso la Chiesa e soprattutto verso la classe del clero, forse non molti sono a conoscenza dei tanti sacerdoti morti di stenti, soccorsi esclusivamente dalla pietà del vescovo diocesano e dalla carità dei propri fedeli.


Non dimentichiamo ad esempio che durante la Rivoluzione Francese e la confisca dei beni ecclesiali in Francia, chi ne uscì senza danni furono i PROTESTANTI perchè stipularono degli accoordi con il Governo così da non essere minimamente toccati.......in compenso sparirono nel nulla, oltre alla confisca dei beni, anche ben DIECIMILA SACERDOTI FRANCESI dei quali non si seppe più nulla....ma questa è un altra storia che ai nostri "nemici" non interessa.....a loro interessa di difendere i propri interessi e questo lo comprendiamo, ma che non lo si faccia a spese di altri e con le menzogne....[SM=g1740733] .....



Nel 1929 il Concordato Lateranense tra Stato italiano e Chiesa cattolica non aveva fatto altro, a grandi linee, che confermare questo sistema, in sostanza nessun regalo alla Chiesa se pensiamo a tutto quello che lo Stato ha incamerato compreso, ad esempio, il Palazzo del Quirinale, donazione alla Chiesa.
E questo è il “prima”. E il “dopo”?


L'abbiamo trattato nel messaggio precedente.........

L'offerta? Un dono, un dovere[SM=g1740717]

Già, le offerte. Ma che cosa sono in realtà le offerte per un buon cristiano? Un optional, come dice chi ama l'inglese?
Un accessorio, come preferisce dire chi invece trova più comodo ed elegante l'italiano? Soltanto un di più? In realtà le offerte sono un dovere. Proprio così: qualcosa che è dovuto. [SM=g1740733] Lo dice a chiare lettere il Codice di diritto canonico, che così si rivolge a tutti i battezzati (in latino: christifideles, ossia ''fedeli cristiani'', seguaci di Cristo): ''I fedeli hanno il dovere di sovvenire alle necessità della Chiesa''. E lo dice Gesù che ai suoi faceva tenere "la cassa": Gesù paga la tassa del Tempio, elogia l'obolo della vedova, prenota al Cenacolo il luogo dove celebrerà la Sua Pasqua con gli Apostoli: Gesù si attiene all'uso dell'Uomo nel diritto del "dare e avere", dice anche che l'operaio ha diritto alla sua paga e quando Gesù spiega sulla povertà, intende appunto l'uso del denaro NON per arricchirsi MA PER RENDERE UN SERVIZIO AGLI ALTRI...non nega l'uso del danaro e dice "dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio" inteso anche attraverso il sistema che l'uomo adopera...

Lo stesso Codice, che contiene le norme che regolano la vita interna della Chiesa, spiega con precisione a che cosa servono le risorse messe a disposizione dai battezzati. Ad un unico scopo, l'annuncio del Vangelo. In particolare, il Codice indica ''il culto divino'': pensiamo alla messa domenicale, ai battesimi, ai matrimoni, ai funerali, dove le parole del Vangelo rivivono. Poi ''le opere dell'apostolato e della carità'': pensiamo ai missionari più lontani come agli oratori, i patronati, i centri parrocchiali più vicini. Infine''l'onesto sostentamento dei ministri sacri'' chi vive a tempo pieno per l'annuncio del Vangelo va messo nella condizione di condurre un'esistenza dignitosa, cioè di avere un'abitazione, degli abiti, del cibo, un mezzo di trasporto.
Le cose normali di cui ha bisogno chiunque.
La Chiesa ha anche il diritto di amministrare, vendere e comprare dei beni per realizzare quell'unico scopo. E i vescovi, che sono a capo delle comunità diocesane, hanno il compito di ricordare ai battezzati il dovere di aiutare economicamente la loro Chiesa. Un dovere, dunque. Ma anche un piacere, che deriva dalla soddisfazione di fare qualcosa di bello e di buono.

Dona bene chi dona con un sorriso... senza pregiudizi e senza schiavitù...


A chi ancora avesse dubbi.........sarebbe da chiedergli: scusa ma tu come reagiresti se qualcuno venisse a casa tua frodandoti di tutti i doni che hai ricevuto in passato, dei ricordi lasciati dai tuoi nel passato?

Come abbiamo già detto:

L'argomento denaro imbarazza. Non quando siamo in banca, o trattiamo un affare, o acquistiamo o vendiamo qualcosa. In questi casi va tutto bene, siamo perfettamente a nostro agio. Ma se di mezzo c'è la Chiesa? Se ci sono i preti e i vescovi, se insomma di mezzo c'è la fede? Imbarazza eccome.
Il denaro è profano, la fede è sacra. Profano e sacro possono essere mescolati? Eppure la fede esiste perché è un dono di Dio che si incarna nella comunità, ossia perché c'è una Chiesa e ci sono degli uomini che quella fede custodiscono, alimentano, annunciano.

Chiesa fatta, oltre che di persone, anche di pareti e mattoni, che racchiudono edifici entro cui si prega ma che sono da riscaldare e illuminare. E, a volte, restaurare. Fatta di mense, case d'accoglienza, luoghi dove si studia, si lavora e si gioca. Di tesori d'arte. E poi gli uomini, che si dedicano alla Chiesa a tempo pieno, e che hanno le esigenze di ogni altro uomo: un tetto, del cibo, degli abiti.

Perché allora non parlare di denaro, ossia dei mezzi che consentono alla Chiesa di proseguire la sua missione? C'è il pudore vero, e c'è il pudore falso. Non parlare di denaro è pudore del secondo tipo. Sbagliato sarebbe tacere, nascondere, occultare. Giusto è invece, parlarne apertamente. Perché tutto sia alla luce del sole.

La credibilità della Chiesa può essere danneggiata dal silenzio, mai dalla chiarezza.

Alla fine dei giochi chi ne esce pulita è proprio la Chiesa e questo "grazie" ai suoi nemici......[SM=g1740733]



[Modificato da Caterina63 02/02/2009 09:47]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)