00 20/12/2011 14:40

Gli strateghi della guerra dell’ICI contro la Chiesa

di Gianfranco Amato, Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it di domenica 11 dicembre 2011
per gentile concessione dell'autore




Non vi è nulla di casuale nei feroci attacchi che la Chiesa Cattolica sta subendo in materia di agevolazioni fiscali. Si tratta di un’offensiva che risponde ad una strategia militare ben precisa e ben orchestrata.

La battaglia è iniziata a metà dello scorso agosto. Per l’esattezza il 19 agosto 2011, quando Gustavo Raffi, Gran Maestro della potente obbedienza massonica del Grande Oriente d’Italia, lancia l’attacco.
In un comunicato rilasciato dalla Villa Il Vascello, prestigiosa residenza romana e luogo simbolo della repubblica del 1848, Raffi proclama: «E’ giusto che lo Stato abolisca le esenzioni dell’ICI per i beni immobili della Chiesa non destinati al culto e di tutti gli altri enti che si avvantaggino di tale esenzione, così come è opportuno congelare per tre anni l’8 per mille fino al raggiungimento del pareggio di bilancio, come fissato nella manovra, destinando le risorse alla ripresa economica dello Stato».

Spiega il Comandante massonico delle truppe anticlericali: «In un tempo di grave crisi economica, in cui si chiedono lacrime e sangue ai pensionati e ai più deboli, (…) non sono più ammesse esenzioni feudali né privilegi di casta che hanno il sapore di un autentico insulto alla povertà e a milioni di italiani che lottano quotidianamente per far fronte a difficoltà di ogni tipo».

Et voilà, la Chiesa è servita. Del resto, è sempre il battagliero Raffi a precisare che «la Libera Muratoria è dalla parte di chi si rimbocca le maniche per far uscire il Paese dalle secche dell’egoismo e dell’indifferenza».

Con buona pace della Caritas, delle tante comunità di assistenza cattoliche e dei poveri missionari.Come in ogni antica battaglia romana che si rispetti, quando il console dà l’ordine d’attacco, l’attendente lo comunica ai reparti con il suono del corno. Così se a Raffi spetta il ruolo di consul, è al quotidiano Repubblica che viene affidata la funzione – degnamente svolta – di cornicen. Il giorno successivo all’ordine (20 agosto 2011), il suono di Repubblica è univoco e chiarissimo, come il titolo dell’articolo di Mauro Favale: Ma la Chiesa si tiene 3 miliardi di euro niente ICI e l’Ires scontata al 50%. A nulla importa che l’articolo sia farcito – in buona o cattiva fede – di omeriche falsità, imprecisioni, numeri inventati, e fantasiose elucubrazioni. L’importante è trasmettere l’ordine d’attacco. Si muove immediatamente la fanteria, ed i solerti pedites radicali avanzano a ranghi serrati. Vengono, infatti, presentati gli emendamenti 2.0.5 e 2.0.17 a firma Bonino, Poretti, Perduca, Carloni e Chiaromonte relativi all’abolizione dell’esenzione dell’ICI per le attività commerciali del Vaticano. L’azione non ottiene un grande successo, poiché viene respinta, il 5 settembre, con un voto alla Commissione Bilancio del Senato.A questo punto entra in campo la potentissima cavalleria pesante: gli equites di Bruxelles.

L’intervento viene preannunciato, come al solito, dal cornicen. Repubblica del 24 settembre così titola un articolo di Alberto D’Argenio: Sconto ICI alla Chiesa la Ue processa l’Italia. Sottotitolo: Esenzioni per due miliardi l’anno - Bruxelles accelera: “Sono aiuti di Stato” - Se l’Italia sarà condannata, dovrà chiedere il rimborso delle tasse non pagate. Si viene, quindi, a sapere come sia stata data un’incredibile accelerazione ad un’indagine aperta dalla Commissione Europea contro la Chiesa Cattolica per aiuti di Stato, che sopiva tranquilla da quattro anni. La tempistica di quel repêchage è a dir poco sospetta.

Repubblica ci spiega che nell’inchiesta europea sono stati passati al setaccio gli asseriti «privilegi fiscali attribuiti agli enti ecclesiastici in settori in cui “l’azienda Chiesa” (conta circa 100 mila fabbricati) è leader nazionale: ospedali, scuole private, alberghi e altre strutture commerciali che godono di un’esenzione totale dal pagamento dell’ICI e del 50% da quello sull’IRES, con un risparmio annuo che si avvicina ai due miliardi di euro e conseguenti vantaggi competitivi rispetto ai concorrenti laici».

Le cifre ballano, ma si sa, in battaglia anche la matematica diventa un’opinione.Resta il fatto che, a seguito dell’accelerazione, lo scorso ottobre viene formalmente aperta una procedura d’infrazione nei confronti dello Stato italiano, sull’assunto che non appaiano infondate le contestazioni sollevate dai radicali, come si legge nell’introduzione del documento redatto dal commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia (il predecessore di Zapatero alla segreteria nazionale del partito socialista spagnolo): «Alla luce delle informazioni a disposizione la Commissione non può escludere che le misure costituiscano un aiuto di Stato e decide quindi di indagare oltre». Entro 18 mesi dall’inizio della procedura l’Unione Europea dovrà emettere un verdetto.La condanna, secondo Repubblica, sarà difficile da scampare, stando alle conclusioni preliminari contenute nel documento dello stesso Almunia: l’esistenza dell’aiuto di Stato sarebbe resa chiara dal «minor gettito per l’erario», e la norma violerebbe la concorrenza in quanto i beneficiari degli sconti ICI «sembrano» essere in concorrenza con altri operatori nel settore turistico-alberghiero e della sanità.

Quindi, conclude il Commissario, le condizioni dell’esistenza dell’aiuto e della sua incompatibilità con le norme comunitarie «sembrano essere soddisfatte».

Come finirà la battaglia? Sono ardui i pronostici, ma certo preoccupa la risposta sibillina che lo scorso 9 dicembre Mario Monti, proprio mentre si trovava a Bruxelles, ha dato ad una domanda sul tormentone dell’ICI e la Chiesa Cattolica: «Sono anche a conoscenza di una procedura dell’Unione Europea sugli aiuti di Stato». E di fronte al Moloch dell’Unione, anche il Professore deve inchinarsi.

Lo stesso giorno 9 dicembre gli faceva eco il Gran Maestro Raffi, sempre con un comunicato dalla solita sontuosa Villa romana: «Bisogna cancellare i privilegi, senza se e senza ma: anche la Chiesa paghi le tasse, perché nel momento in cui si chiedono lacrime e sangue ai pensionati e alle fasce sociali più deboli, non si possono mantenere feudali esenzioni per gli immobili commerciali di proprietà del clero».Il rapporto tra il console e la cavalleria, del resto, è molto stretto ed affiatato. Lo dimostra l’intervento che lo stesso Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia ha tenuto al meeting svoltosi il 30 novembre 2011 a Bruxelles, presso la Commissione Europea, con i rappresentanti delle associazioni umanistiche non confessionali.

Quell’incontro dal titolo “Un partenariato per la democrazia e una prosperità condivise: una volontà comune di promuovere i diritti e le libertà democratiche” è stato presieduto da Jerzy Buzek, Presidente del Parlamento europeo, Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo, e dal Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso. Non proprio figure di secondo piano nell’organigramma comunitario. Questi altissimi dignitari hanno convintamente applaudito i vari passaggi dell’intervento del Gran Maestro, tra cui uno particolarmente significativo: «Le istituzioni libero-muratorie vogliono impegnarsi in modo più forte, anche nel solco dell’azione svolta dalla Comunità Europea, per rafforzare il senso di appartenenza culturale all’Europa, svolgendo un’opera di vera e propria Paideia per il cittadino, all’insegna di quei valori di fratellanza, tolleranza, laicità, libertà e democrazia, che devono rimanere saldi anche dinanzi a scenari difficili».Non sembra mettersi molto bene per la Chiesa Cattolica.

[SM=g1740732] breve riflessione:

La prima associazione cattolica che dovrebbe rendere limpidezza delle spese ai contribuenti ed allo Stato è proprio la Comunità di sant'Egidio il cui fondatore spreme noi, in qualità di nuovo ministro di un governo golpista, ma non spreme se stesso e la sua comunità, i cui pasti che vanta per i poveri vengono pagati dal Comune di Roma con 5 euro a pasto, esen-tasse.... poi i sindacati.  
Ma anche i partiti politici, e le ambasciate, i consolati. E poi i cinema, i teatri, le camere di commercio. Le altre “chiese”, quella Valdese, quella Evangelica, la Luterana, l’Ebraica e persino l’Assemblea di Dio, tutti questi sono esenti dall'ICI, ma nessuno lo dice...   
Insomma.... esenti dall’Ici sono anche tutti quegli edifici pubblici destinati a compiti istituzionali posseduti dallo Stato, da enti territoriali come Regioni, Comuni, consorzi tra enti pubblici, comunità montane, unità sanitarie locali. E ancora le Università e gli enti di ricerca, le aziende pubbliche di servizi alla persona (ex Ipab). E siamo in una sfera pubblica. Ma c’è anche quella privata. E qui scattano le fondazioni, comitati dediti ad attività socialmente utili; organizzazioni di volontariato, organizzazioni non governative, associazioni di promozione sociale, sportive dilettantistiche e le fondazioni risultanti dalla trasformazione di enti autonomi lirici e delle istituzioni concertistiche assimilate. Ultima perla: a non pagare l’Ici sono anche i separati e i divorziati che abitano nella ex casa coniugale e che, ovviamente, non risultano assegnatari dell’abitazione. Insomma, gira che ti rigira, si fa prima a chiedere: ma chi paga l'ICI? che chi ha il privilegio dell’esenzione, igidini  e Riccardi compresi, spesato di tutto...
P.S.  
sul congelamento dell'8xmille sarei d'accordo, se non altro per risvegliare nei Vescovi e nella CEI il ricorso ALLA DIVINA PROVVIDENZA,  a vederli fare PIU' PROCESSIONI, a vederli in ginocchio con il Rosario in mano per supplicare il mantenimento dalla Provvidenza di Dio e non degli uomini....

[SM=g1740771]

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e ancora, si legge:

Come finirà la battaglia? Sono ardui i pronostici, ma certo preoccupa la risposta sibillina che lo scorso 9 dicembre Mario Monti, proprio mentre si trovava a Bruxelles, ha dato ad una domanda sul tormentone dell’ICI e la Chiesa Cattolica: «Sono anche a conoscenza di una procedura dell’Unione Europea sugli aiuti di Stato». E di fronte al Moloch dell’Unione, anche il Professore deve inchinarsi.

[SM=g1740733]  onestamente parlando bisogna avere il coraggio di dire che Monti "non deve inchinarsi", ma che è l'uomo loro, è stato mandato proprio per fare il lavoro sporco, e lui non è stato costretto ad inchinarsi, lo fa volentieri, in nome dello Stato....

eh!

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[SM=g1740733]
Difendessero la fede con la stessa tenacia con cui si battono per l'ICI...



di Antonio Socci


14-12-2011


 

La campagna sull’ “Ici della Chiesa” è stata lanciata dai radicali per anticlericalismo, ma gli ecclesiastici hanno dato una risposta così disastrosa che alla fine la Chiesa – oltre a doversi piegare sull’Ici – ne ha ricavato pure un grande danno di immagine e di credibilità.

Parlavo di faziosità radicale. Scrive Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, che la scorsa estate i radicali presentarono un emendamento alla manovra-bis che voleva colpire esclusivamente “gli enti religiosi cattolici”.

In modo da negare “soltanto ad essi i benefici stabiliti dalla legge” per le opere “senza fini di lucro. Neanche citati tutti gli altri soggetti (altre religioni, associazioni laiche, patronati, realtà politiche e sindacali)”.

Questo, dice Tarquinio, dimostra che i radicali sono mossi da ostilità discriminatoria contro la Chiesa.

ERRORI

Ma perché una campagna radicale che per mesi l’opinione pubblica ha snobbato, d’improvviso è stata abbracciata da tanti diventando una polemica di massa contro la Chiesa?

Perché il governo Monti ha usato l’Ici per realizzare gran parte della sua stangata sulle famiglie e sui pensionati e perché la Chiesa – basti vedere l’Avvenire – è stata una sfegatata sostenitrice di tale stangata.

D’improvviso dal giornale dei vescovi sono spariti gli appelli accorati per il “quoziente familiare” che erano stati ripetuti nei mesi precedenti.

Che “a pagare siano ancora le famiglie”, come ha denunciato il Forum delle associazioni familiari, è diventato irrilevante: gli italiani – per il giornale dei vescovi – devono pagare e zitti.

“Il governo sta facendo gli interventi giusti, quelli che devono essere fatti” recitava l’editoriale di mercoledì scorso. Sono provvedimenti “sostanzialmente equi” e tale manovra ora deve essere “sostenuta dai cittadini”.

Sulla stessa prima pagina di Avvenire, sempre mercoledì, c’era un altro editoriale, firmato dal direttore, il quale però si opponeva a qualunque sacrificio da parte della Chiesa sostenendo che i trattamenti di favore sull’Ici non esistono.

CONFUSIONE

Sennonché, proprio nelle stesse ore, il Segretario di Stato vaticano, cardinal Bertone, diceva cose sull’Ici e la Chiesa che suonavano come una smentita di Avvenire: “E’ un problema particolare: da studiare e da approfondire”.

Non solo. Giovedì c’è stata un’altra dichiarazione, stavolta di Andrea Riccardi, presidente della Comunità di S. Egidio, appena nominato ministro nel governo tecnico, che ha detto: “La Chiesa dovrebbe pagare l’Imu in caso di attività commerciali”.

Come “dovrebbe”? Non lo sta facendo già? Se il ministro – che si presenta come “supercattolico” – dice che “dovrebbe pagare” si evince che qualche problema c’è.

Il ministro ha poi aggiunto che bisogna vedere “caso per caso, se c’è stata mala fede si intervenga”.

Tutto questo ha alimentato la confusione e i sospetti della gente. Allora proviamo a fare chiarezza.

IL PROBLEMA

Nessuno discute l’esenzione dall’Ici per gli edifici usati per il culto, l’educazione o la carità. E nessuno discute che sugli edifici ad uso commerciale la Chiesa già paghi la tassa sugli immobili.

Il problema nasce dalle situazioni ibride. O meglio da come è stata scritta dallo Stato italiano la norma che esenta dal pagamento dell’Ici le attività della Chiesa che abbiano un carattere “non esclusivamente commerciale”.

La vaghezza ha legittimato diverse interpretazioni. Non si trattava di andare a caccia di eventuali abusi, quanto di correggere una norma confusa (che riguarda pure circoli ricreativi, sportivi, partiti, sindacati e enti no profit laici).

Il caos è alimentato pure dal fatto che la legge si rimette alla discrezionalità dei comuni. Cosicché ognuno fa come crede.

Come si vede non c’è niente di scandaloso e la Chiesa avrebbe evitato polemiche e avrebbe fatto un figurone se, subito (per quanto la riguarda) avesse dichiarato: lo Stato riscriva quella norma se – nella sua vaghezza – ha appurato che permette esenzioni immotivate dall’Ici o addirittura abusi.  

Purtroppo però questo messaggio dalla Chiesa non è arrivato. La Cei ha negato fino a ieri che esistesse il problema.

Inoltre Avvenire e il Segretario di Stato vaticano hanno dato pieno sostegno alla stangata del governo dicendo agli italiani vessati da tasse e Ici che “i sacrifici fanno parte della vita” e bisogna farli.

A questo punto è stato naturale per tanti aderire alla campagna radicale rispondendo: bene, allora fateli anche voi.

AUTOGOL

Solo ieri, dopo che Monti ha fatto capire che era in attesa dell’esito della procedura d’infrazione aperta dalla Ue (su quella norma) e poi il governo sarebbe intervenuto, anche il cardinal Bagnasco si è arreso e ha dichiarato la disponibilità della Cei “se ci sono punti della legge da rivedere o da discutere”.

Confermando così che il problema (prima negato) esisteva e dando l’impressione di cedere a pressioni ormai insostenibili.

O magari per timore che si apra un altro fronte. Infatti la manovra del governo che rivaluta le rendite catastali “grazia” gli edifici della Chiesa. Già ieri “Il Sole 24 ore” faceva su questo un titolo un po’ scandalistico.

In realtà la cosa ha un suo senso e la vera assurdità riguarda le banche, graziate da una rivalutazione di soli 20 punti, mentre per le abitazioni delle famiglie il moltiplicatore delle rivalutazioni va da 100 a 160.

Ma “Il Sole” preferisce puntare il dito contro la Chiesa anziché contro le banche.

Del resto se la Chiesa, invece di prendere la difesa delle famiglie tartassate, applaude alla stangata, alimenta un risentimento che la porta al centro delle polemiche e accende un anticlericalismo pericoloso e ingiusto che ne fa un capro espiatorio su cui tutti possono picchiare.

E’ un vero peccato che la Cei non abbia giocato d’anticipo come avrebbe potuto e dovuto.

Questo infatti è lo stile di una realtà come la Chiesa, che è al servizio dell’uomo e corre sempre in soccorso di tutti: degli alluvionati, dei disoccupati, delle famiglie indigenti, stanziando grandi fondi e costruendo opere di carità.

Perché dunque non ha difeso le famiglie dalla stangata, anche rifiutando alcune agevolazioni per dare il suo contributo ai sacrifici degli italiani?

IL TESORO

Il problema è che quando si parla di Ici e di otto per mille, si scatena una reazione furibonda nel mondo ecclesiastico.

Perché? Non si capisce.

Si può dire però che se la stessa vivacissima reazione scattasse anche in difesa della fede in Gesù Cristo e dei dogmi (messi in discussione pure da tanti teologi), il cristianesimo sarebbe fiorentissimo.

In questi giorni perfino “Famiglia cristiana” – che di solito è pappa e ciccia con la sinistra – si è messa a scagliare anatemi contro la “provocazione laicista” sull’Ici allestita dai “soliti radicali, qualche politico socialista e qualche agit-prop di Rifondazione comunista, ampiamente seguiti dalla stampa laica e di sinistra”.

Com’è che “Famiglia cristiana” si scaglia contro i “laicisti”, la “stampa di sinistra” e perfino “i comunisti” solo quando si occupano dei soldi degli enti ecclesiastici?

Siamo sicuri che il “tesoro” della Chiesa sia nell’Ici e nell’otto per mille? Ovviamente no. L’unico vero “tesoro” della Chiesa è Gesù Cristo.

Tanti uomini e donne di Dio – in nome di Gesù – danno la vita per alleviare la sofferenza delle persone, nei corpi e nelle anime, nelle nostre città come nella giungla amazzonica.

E la loro santità è così affascinante che attira gli aiuti di tanta gente senza bisogno di leggi dello Stato.

Come Madre Teresa o come padre Pio, costoro, per costruire le loro opere di carità, confidano in Dio, non nella sicurezza data da una legge. E testimoniano che Dio non li delude. Cosa c’insegnano? Semplice. Che la Chiesa non deve preoccuparsi tanto dell’Ici quanto della sua santità, “il resto vi sarà dato in sovrappiù”.

Giovedì il Papa ha detto: “L’unica insidia di cui la Chiesa può e deve aver timore è il peccato dei suoi membri”. Per questo anche nelle persecuzioni vince se si rivolge “alla sua Madre celeste e chiede aiuto”.

Ma occorre la fede.

Da Libero del 10 dicembre 2011



[SM=g1740722]



[Modificato da Caterina63 21/12/2011 18:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)