00 15/04/2013 23:23

Se la Chiesa s’ammutinasse, lo Stato affonderebbe. Anticlericalismo dall’Unità a Grillo&Pannella.1

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Sui deliri di Pannella e Grillo. 

         L’otto per mille va a beneficio dello Stato e non della Chiesa. 

                  Se i vescovi italiani facessero una grande serrata, 

metterebbero in ginocchio il paese.

Parte 1

 

di Ariel S. Levi di Gualdo

Ieri il quotidiano cattolico La Nuova Bussola Quotidiana ha pubblicato un interessante articolo di Danilo Quinto: «Le trappole di Pannella al Vaticano». [qui]. Il titolo di quest’ottima analisi mi ha fatto sorridere e infine sbottare: tendere delle trappole al Vaticano ai tempi d’oggi non è un gioco divertente, sarebbe come sparare raffiche di mitra sulla croce rossa che trasporta in ospedale un moribondo, pura e gratuita crudeltà. Tempo addietro lessi altrettante interessanti recensioni di Massimo Introvigne [qui], di Vincenzo Scarpello [qui] e di Francesco Colafemmina [qui]. Dalle parole di Danilo Quinto prendo anzitutto atto che Marco Pannella e sempre a piede libero, non in un reparto di geriatria per tabagisti cronici, dedito nel tempo libero al giardinaggio nel parco dell’ospizio, dove con apposito indulto è stato a lui consentito di darsi alla coltura di piante di marijuana, per poter seguire indomito e coerente sino alla fine i suoi principi legati alla battaglia per la liberalizzazione delle droghe.

PER PANNELLA E GRILLO LA NEMICA DI FONDO È LA DEMOCRAZIA

ASCOLTATE GRILLO E CON SORPRESA FINIRETE PER SCOPRIRE IL

COLONNELLO GHEDDAFI

Proviamo ad analizzare il pensiero e la politica del geriatrico Pannella logorroico e quella dell’autocrate telematico Grillo, che non hanno rivali coi quali discutere, ma nemici da aggredire e da distruggere. Scendendo poi a fondo nell’analisi non tarderà a emergere quanto spesso, per l’uno e per l’altro, la vera nemica sia di fondo la democrazia, ciò che la rappresenta, che la esprime e che la tiene in piedi.

Su quel pericoloso fenomeno goliardico di Beppe Grillo non posso scrivere un trattato, però posso invitare i lettori a reperire nelle biblioteche un testo illuminante: il Libro Verde di Muammar Gheddafi [qui], per meglio capire cosa cela nel suo fondo il grillopensiero. Chiunque potrà ravvisare in che misura Grillo concordi a suo modo con Gheddafi, specie per quanto riguarda governo, parlamentarismo, congressi popolari, comitati popolari, oltre all’insito disprezzo verso i partiti politici, che sono e che restano garanzia ed espressione di democrazia, piaccia o meno all’uno e all’altro.

Nella sostanza Grillo è rimasto sempre il comico delle gustose battute degli anni Ottanta, come quelle sulla “mangiatoia” del governo di Bettino Craxi. Purtroppo non si o mai evoluto e ciò gli ha impedito di capire che non si può ridurre la politica a una comica e una comica a politica, cosa di cui oggi fa spesa tutto il Paese, grazie al Movimento Cinque Stelle che sfugge al reale per vivere e incrementarsi nel virtuale del mondo telematico, dove ognuno può essere qualcuno per meglio fuggire il suo essere un nulla di fondo generato anzitutto dalla incapacità di concreto confronto.

Un grillino della prima ora, fondatore di un locale e popoloso gruppo civico siciliano, incalzato da queste obiezioni e non sapendo come e cosa rispondermi, infine mi disse: «Il mio … i nostri … in fondo sono stati solo voti di protesta». Era domenica e in quel momento ero appena uscito di chiesa, non ero vestito neppure col clergyman nero, avevo indosso la talare romana, per cui  la mia risposta fece particolare effetto, provenendo da un prete in “alta uniforme”: «Bene. Allora vorrà dire che col solito principio, se un giorno tu e i tuoi consoci a Cinque Stelle vorrete protestare contro le vostre mogli, non vi rimarrà altro da fare che farvi praticare la castrazione chimica, per questioni di legittima protesta coniugale, s’intende!».

PANNELLA E GRILLO DUE GUERRAFONDAI PSICOLOGICI

SOPRAVVISSUTI ALLE PEGGIORI STAGIONI POLITICHE DEL

NOVECENTO CHE SI FANNO IN BIDET COL TANTUM ROSA

DEL PACIFONDISMO E DELL’ECOLOGISMO MISTICO

Grillo, qualche anno fa, in una auto-rappresentazione “profetica”

I due paradigmi Pannella e Grillo, che tre volte al dì si fanno il bidet col tantum rosa del pacifondismo e dell’ecologismo mistico, alla prova dei fatti sono due guerrafondai psicologici sopravvissuti alle peggiori stagioni politiche europee del Novecento: la politica dell’odio basata sul rancore e sull’istigazione delle masse all’invidia sociale, instillata principalmente in tutte quelle sacche di popolo che vorrebbe ma che non può, peggio in quelle sacche di popolo realmente vittima di ingiustizie sociali ed economiche che andrebbero combattute e debellate con la migliore politica sociale, non strumentalizzate all’incosciente scopo di gonfiare le piazze, destinate spesso a uscire fuori controllo e con risultati alle volte devastanti per il Paese e l’intera società.

Anche in questo caso ricorriamo a un esempio: se un mio conoscente, col suo onesto lavoro e la sua professione redditizia e viepiù legittima si costruisce una bella villa, io non sono autorizzato ad andare di notte a imbrattargli i muri con una vernice spray, semmai scrivendovi sopra che la proprietà privata è un furto. Beninteso, ciò non perché creda realmente che la proprietà privata sia un furto, ma perché nel mio io più profondo soffro all’idea di non poter avere ciò che ha lui.

Nella loro antidemocratica psicologia di fondo, Pannella e Grillo rischiano da sempre di stimolare proprio questo, partendo da una grave mancanza di conoscenza della storia e da una non meno grave conoscenza del diritto costituzionale. Alla prova dei fatti sembra infatti che Pannella, della Costituzione, conosca un articolo solo: il n. 75 che regolamenta l’istituto del referendum, Grillo pare invece non conoscerla proprio.

LE LEGGI EVERSIVE DEL 1866 SOPPRIMONO I BENI ECCLESIASTICI

DANDO VITA AL PIÙ GRANDE SCEMPIO DEL PATRIMONIO ARTISTICO

DELL’UMANITÀ

La notoria ottocentesca rivista satirica anticlericale

Veniamo anzitutto alla conoscenza della storia, senza la quale non possiamo parlare di Otto per Mille, di cosiddetti finanziamenti alla scuola cattolica e giocondità pannelliane e grilliane di vario genere. Per capire è necessario partire dall’estate del 1866 quando il nuovo governo nazionale italiano promulgò le cosiddette “leggi eversive” che soppressero numerosi enti ecclesiastici i cui patrimoni mobili e immobili furono incamerati dallo Stato. Queste leggi intendevano evitare che dei beni immobili e dei terreni restassero per secoli di proprietà di uno stesso titolare, ossia la Chiesa, impedendo in tal modo la libera circolazione della ricchezza. Nella realtà dei fatti, la vendita delle terre che facevano parte dell’ex patrimonio ecclesiastico, che nelle intenzioni del legislatore dovevano andare a beneficio dei contadini, finirono invece in mano a speculatori e latifondisti, spesso senza scrupoli.

Proprio verso questi speculatori e latifondisti, non verso la Chiesa, presero vita agli inizi del Novecento le sacrosante rivendicazioni dei contadini, appoggiati e sostenuti nelle loro più profonde e cristiane ragioni dalla Dottrina Sociale della Chiesa di cui fu padre e fondatore il Sommo Pontefice Leone XIII. I politicanti anticlericali digiuni di storia che volessero saperne di più vadano a leggersi l’enciclica leonina Rerum Novarum del 1891 [qui] anziché certi penosi commenti di Enzo Bianchi ad uso del politicamente corretto per i salotti della sinistra ultra laica radical chic, che da anni bivacca nel Cortile dei Gentile del Cardinale Gianfranco Ravasi trasformato in una vera e propria succursale della redazione di Micromega.

Con le “leggi eversive” del 1866 buona parte dei grandi immobili urbani costituiti da chiese monumentali, abbazie, monasteri e conventi, per la quasi totalità passarono ai Comuni e furono utilizzati — e oggi ancora molti sono utilizzati — come scuole, collegi, uffici. Lo Stato provvide invece a convertire questi antichi e preziosi stabili in caserme o carceri. Sovvertendo totalmente l’architettura di complessi artistici straordinari, le storiche certose rinascimentali finirono mutate in cimiteri. In quegli anni il patrimonio artistico italiano subì uno scempio come mai prima d’allora s’era visto, ed alla faccia del ritornello “E tu biondina capricciosa e garibaldina trullallà …”, opere pittoriche e scultoree di grandi maestri della storia dell’arte finirono irreparabilmente distrutte, altre furono solo parzialmente recuperate a distanza di un secolo dopo lunghi e costosi lavori di restauro, senza che nessuno abbia mai indicato sulle lapidi celebrative dei restauri affisse su certi stabili spesso smembrati nel corso dell’Ottocento: «Ciò che dopo anni di lungo e costoso lavoro abbiamo recuperato di questo stabile d’alto interesse storico e artistico è solo una parte della struttura originaria sopravvissuta al glorioso scempio del Risorgimento Italiano».

I risultati di tutto questo sono ancora visibili, specialmente nel Meridione d’Italia, dove chiese storiche e cappelle di gran pregio architettonico sono diventate botteghe artigiane, officine, magazzini, autorimesse … il tutto dopo avere subito le debite spoliazioni da parte dei mercanti di opere d’arte che tra l’Ottocento e gli inizi del Novecento si arricchirono, ma soprattutto arricchirono le principali collezioni private del mondo esportando fuori dall’Italia pezzi di incalcolabile valore storico e artistico.

LA CHIESA SPOGLIATA NEL CORSO DI TUTTA LA SECONDA METÀ DELL’OTTOCENTO:

QUEL RISORGIMENTO ITALIANO CHE ANCORA OGGI È LEGGENDA ANZICHÉ STORIA

E pensare che per secoli, sino al fascismo (che si prese l’impegno), solo i parroci, sovente di campagna, erano stati i soli a cercare di alfabetizzare per quanto possibile le popolazioni. Specialmente all’interno delle sue strutture caritative, come gli orfanotrofi

Tutto quel patrimonio storico, artistico e architettonico non poteva — previa debita spoliazione preventiva — essere convertito per intero in ospedali, scuole, caserme, carceri e cimiteri. Per questo motivo dopo la presa di Roma nel settembre del 1870 e la caduta dell’ultimo territorio dello Stato Pontificio, trovandosi nella grave condizione di non poterle gestire e soprattutto custodire lo Stato cominciò gradualmente a riaffidare molte di queste strutture al clero. Tutt’oggi, numerosi stabili gestiti da diocesi o da ordini religiosi sono di proprietà dello Stato al quale è versato un affitto simbolico stabilito in contratti di locazione rinnovabili ogni 19 anni, per evitare che possa essere rivendicato l’usucapione.

Dopo il 1870 e per gli anni successivi a seguire la Chiesa italiana era ridotta quasi alla fame, soprattutto nei territori dell’ex regno borbonico caduto nel 1861 e comprendente all’epoca gli attuali territori di Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. Numerose diocesi di questi territori versavano in condizioni di grave indigenza e non pochi parroci e curati di campagna erano spesso costretti a fare i contadini per vivere o semplicemente sopravvivere, i sacerdoti più acculturati che vivevano nei centri urbani cittadini si sostenevano facendo perlopiù lezioni o istruendo a domicilio i figli delle famiglie benestanti.

Dopo la presa di Roma il Romano Pontefice si rinchiuse “prigioniero volontario” nell’attuale spazio della Città del Vaticano e tra il Regno d’Italia e la Sede Apostolica si aprì la stagione della “questione romana”, durata quasi sessant’anni, alla quale pose fine nel 1929 il concordato tra il Regno d’Italia e la Sede Apostolica, revisionato successivamente con la Repubblica Italiana nel 1984 [qui]. Il concordato riconobbe l’indipendenza e la sovranità del Romano Pontefice sulla Città del Vaticano, che divenne Stato indipendente e sovrano. A titolo d’indennizzo lo Stato riconobbe alla Chiesa delle somme pattuite di danaro per le spoliazioni subite nel corso dell’Ottocento e nella successiva revisione del 1984 fu messo a punto il meccanismo di contribuzione dell’Otto per Mille.

VOLETE PROPRIO SAPERE LA VERITÀ SUL CONCORDATO DEL 1929?

FU LO STATO CHE AL DI LÀ DELL’IDEOLOGIA LIBERALE ANTICLERICALE

AVEVA BISOGNO DELLA CHIESA E PER DECENNI LA INVITÒ ALLA

SOLUZIONE DELLA QUESTIONE ROMANA, NON ERA LA CHIESA, PER

QUANTO IMPOVERITA, CHE AVEVA BISOGNO DELLO STATO

La notoria ottocentesca rivista satirica anticlericale. Come vedete, la solita polemica sulla presunta “venalità del Vaticano” è vecchia quanto l’anticlericalismo. Ma se vai a studiare veramente la storia, vedi che le cose stanno diversamente: la Chiesa è vittima dell’altrui “venalità”, per esempio proprio quella degli anticlericali liberali e massoni

L’Italia di quegli anni era retta dal Governo di Benito Mussolini, di formazione socialista e anticlericale, rimasto di fondo socialista e anticlericale tutta la vita. Dinanzi al concordato tra Stato e Chiesa del 1929 dobbiamo porci una prima domanda: la casa regnante dei Savoia non proveniva da una cultura cattolica ma da una cultura liberale e, perché no, anche massonica. Al Re Umberto I e a suo figlio Vittorio Emanuele III possiamo imputare molte responsabilità, forse soprattutto al secondo, c’è però una cosa di cui i Re di Savoia non sono imputabili: di essere stati dei bigotti baciapile. A maggior ragione dobbiamo interrogarci: perché questa casa regnante e questo governo ebbero l’esigenza politica di risolvere la questione romana? Quali problemi ed emergenze sociali si celavano dietro questa esigenza, solo apparentemente politica?

Non essendo la storia un’opinione, tanto meno manipolabile per mezzo dei sempiterni deliri geriatrici di Pannella su Radio Radicale o dei deliri compulsivi ben maggiori del Grillo sulla Rete, la ragione del perché è semplice, come in genere lo è tutto ciò che di palese non si vuol vedere e proprio per questo ostinatamente negare: lo Stato aveva bisogno della Chiesa italiana per tenere in piedi una fitta rete di istituzioni di assistenza capillarmente diffuse in tutto il Paese. Aveva bisogno delle suore di varie famiglie religiose, del fitto esercito delle Figlie di Maria Ausiliatrice che all’epoca gestivano orfanotrofi disseminati in tutta Italia, per non parlare dei centri di assistenza per l’infanzia bisognosa, dove molti genitori erano costretti a mettere i propri figlioletti di gracile costituzione e debole salute non in grado di lavorare nei campi o nelle botteghe artigiane a dieci anni e che quindi non potevano mantenere. Senza l’esperienza e la storica professionalità di numerose altre famiglie religiose, le figlie della carità di San Vincenzo dei Paoli, le suore camilliane, le suore pallottine … lo Stato si sarebbe trovato in enormi difficoltà nel gestire e tenere aperti numerosi ospedali, altrettanti centri di ricovero per anziani ammalati o senza famiglia, per orfani e per fanciulli che le famiglie non potevano sostenere.

Erano le suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo che si prendevano cura di fanciulli e di anziani handicappati che non potevano essere gestiti e curati presso le famiglie, prive anzitutto dei mezzi economici per farlo. Erano le suore mantellate che si occupavano di accudire le detenute delle carceri femminili ed erano le stesse che direttamente o tramite le diverse strutture cattoliche cercavano poi di inserirle nell’ambito sociale e lavorativo alla loro uscita dal carcere. Erano i cappuccini di Nostra Signora Addolorata meglio noti come amigoniani che prestavano servizio nelle carceri minorili e nei riformatori statali, dedicandosi attivamente al recupero della gioventù traviata formata di giovani portati a delinquere perché privi di famiglie e di qualsiasi criterio educativo sociale. l’Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio dei Fatebenefratelli gestiva ospedali, orfanotrofi e diversi manicomi …

Perché, analogamente a quanto accaduto in Francia dopo la rivoluzione di fine Settecento, nell’Italia unita aumentarono gli analfabeti a partire dal 1866 per i tre decenni a seguire, tanto che a fine Ottocento il nostro Paese vantava un tasso di analfabetismo pari all’80% circa della popolazione? Perché — ma soprattutto in nome di quale mito costruito a tavolino e poi trasferito a piè pari sui libri di storia — ci si ostina a tacere sul dato di fatto che prima del 1866 gli analfabeti erano pari al 60% circa della popolazione e che il più alto tasso di alfabetizzazione dell’intera penisola italiana si aveva nei territori del vecchio Stato Pontificio?

La notoria ottocentesca rivista satirica anticlericale
(Ma forse la realtà era l’esatto contrario di questa illustrazione…). Come vedete, le barzellette dell’anticlericale medio, sono tutto meno che originali: tal quali quelle di ieri son quelle di oggi, di domani, di sempre

Nelle campagne italiane dell’epoca erano i parroci che insegnavano ai fanciulli a leggere e a scrivere. Altrettanto facevano i monaci benedettini e cistercensi, i frati agostiniani, i frati domenicani, i frati delle famiglie francescane e i carmelitani. All’interno dei monasteri e dei conventi sparsi nelle varie campagne italiane erano quasi sempre organizzate scuole per i figli dei contadini poveri del circondario, centri di assistenza per famiglie impoverite e affamate da stagioni di scarso raccolto.

Quando il governo liberale soppresse con le “leggi eversive” questi istituti considerati parassitari assegnandone i terreni ad “amici degli amici” che presero subito a speculare a più non posso, i figli di quei contadini rimasero per diversi decenni senza alcuna possibilità di istruzione, ed i loro genitori finirono presto in pasto a spregiudicati latifondisti che li affamarono a più non posso, mentre nei monasteri e nei conventi non c’erano più i “parassiti” che sino a poco prima si erano dati da fare per assicurare a queste famiglie una pagnotta di pane e ai loro figli un minimo di istruzione. Fu a causa dei latifondisti liberali senza troppi scrupoli — non per causa dei religiosi che abitavano gli antichi stabili confiscati e che usavano i propri terreni anche per sfamare i contadini — che cominciò a prendere vita sul finire dell’Ottocento una massiccia immigrazione d’italiani ridotti alla fame verso le varie terre del Nuovo Mondo.

Il buon liberalismo risorgimentale lasciò il vuoto sociale e istituzionale in tutti i sensi. Nel Meridione d’Italia, dopo la caduta del Regno Borbonico, fu smantellato l’esercito e quelle terre lasciate per anni senza controllo da parte delle forze di pubblica sicurezza. Di fronte a questo c’è però chi seguita sempre a domandarsi come mai siano nate la Camorra, la ‘Ndrangheta e Cosa Nostra. Ma forse c’è di peggio: se lo chiedono senza riuscire a trovare neppure una risposta.

Solo sul finire degli anni Trenta del Novecento il governo fascista provvide a dotare molti paesi periferici di scuole elementari statali, presenti sino a prima solo nelle città e nei grandi paesi. Solo agli inizi degli anni Cinquanta del Novecento il Parlamento della Repubblica Italiana varò una legge sulla riforma agraria.

PERCHÉ MOLTI ISTITUTI OSPEDALIERI PORTANO NOMI DI SANTI E

SANTE, ALTRETTANTO DIVERSE CASSE RURALI E ARTIGIANALI?

La notoria ottocentesca rivista satirica anticlericale

Molti istituti ospedalieri statali portano il nome di santi e sante, soprattutto di fondatori e fondatrici di centri di assistenza sociale e sanitaria. Qualcuno si è mai domandato perché il grande ospedale di Bologna si chiama Sant’Orsola, quello di Ferrara Arcispedale di Sant’Anna, per seguire con gli ospedali di Santa Maria Nuova a Firenze, Santa Chiara a Pisa, Santa Corona a Pietra Ligure. Tra la Toscana, la Romagna e l’Umbria esiste una catena di ospedali che si chiamano “Ospedale della Misericordia”, la corretta dicitura per esteso sarebbe: Santa Maria della Misericordia.

Nessuno si è mai domandato come mai alcune casse rurali e artigianali portavano il nome di santi e di sante? Ma perché nacquero a loro tempo per aiutare i numerosi contadini presi per il collo dai latifondisti liberali che avevano fatto risorge la patria italica dall’oscurantismo clericale e papalino!

Il “buon” governo liberale del “buon” Regno d’Italia nato dalle glorie di un Risorgimento narrato tutt’oggi come graziosa leggenda e con una storia tutta quanta ancora da scrivere, a partire da quel prezzolato di Giuseppe Garibaldi, il “padre” della “libertà”, il cosiddetto “eroe dei due mondi”, che in effetti trasportava in nave gli schiavi da un mondo all’altro, ossia dal Brasile all’Europa, aveva disperato bisogno che Gesuiti, Salesiani, Fratelli delle Scuole Cristiane, Scolopi e via dicendo, supplissero ciò cui lo Stato non riusciva e non poteva supplire: la scuola e l’istruzione scolare, la cura dell’infanzia, degli orfani e dei bimbi abbandonati dalle famiglie, degli anziani ammalati e degli anziani senza famiglia, dei disabili giovani e anziani, delle persone affette da pazzia o da gravi turbe psichiche che per la sicurezza di tutti dovevano essere tenuti sotto controllo in appositi istituti, dei giovani delinquenti e disadattati internati nelle carceri minorili o messi nei riformatori che andavano gli uni recuperati e gli altri educati. Se tutto questo non fosse sufficiente si aggiungano anche le suore di Gesù che si occupavano del recupero delle prostitute, oltre che dei figli e delle figlie delle prostitute, mentre lo Stato liberale, tramite il genio politico di Camillo Benso di Cavour, pensò di risolvere il problema della prostituzione legalizzando i bordelli attraverso le cosiddette Case di Tolleranza, tollerate dallo Stato previa licenza e soprattutto previo pagamento delle dovute tasse al pubblico erario …





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)