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Stralci dalla medesima Enciclica: Ecclesiam Suam

"...la vita cristiana, quale la Chiesa viene interpretando e codificando in sapienti disposizioni, esigerà sempre fedeltà, impegno, mortificazione e sacrificio; sarà sempre segnata dalla "via stretta", di cui Nostro Signore ci parla; domanderà a noi cristiani moderni non minori, anzi forse maggiori energie morali che non ai cristiani di ieri, una prontezza all’obbedienza, oggi non meno che in passato doverosa e forse più difficile, certo più meritoria perché guidata più da motivi soprannaturali che naturali.

Non la conformità allo spirito del mondo, non l’immunità dalle discipline d’una ragionevole ascetica, non l’indifferenza verso i liberi costumi del nostro tempo, non l’emancipazione dall’autorità di prudenti e legittimi superiori, non l’apatia verso le forme contraddittorie del pensiero moderno possono dare vigore alla Chiesa, possono renderla idonea a ricevere l’influsso dei doni dello Spirito Santo, possono darle l’autenticità della sua sequela a Cristo Signore, possono conferirle l’ansia della carità verso i fratelli e la capacità di comunicare il suo messaggio di salvezza, mala sua attitudine a vivere secondo la grazia divina, la sua fedeltà al Vangelo del Signore, la sua coesione gerarchica e comunitaria. Non molle e vile è il cristiano, ma forte e fedele."


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"...voi non cesserete di richiamare i fedeli alla comprensione della dignità, della purezza, dell’austerità della vita cristiana, come non omettere di denunciare, come meglio è possibile, anche pubblicamente, i pericoli morali ed i vizi di cui soffre l’età nostra.

Noi tutti ricordiamo le solenni esortazioni che la Sacra Scrittura grida verso di noi: "Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza e che non puoi sopportare i malvagi", e tutti cercheremo d’essere Pastori vigilanti ed operosi. "


"Vivere nel mondo ma non del mondo


 

63. Sarà opportunissima cosa che anche il cristiano d’oggi abbia sempre presente questa sua originale e mirabile forma di vita, che lo sostenga nel gaudio della sua dignità e che lo immunizzi dal contagio dell’umana miseria circostante, o dalla seduzione dell’umano splendore parimente circostante.


64.
Ecco come S. Paolo medesimo educava i cristiani della prima generazione: "Non unitevi a un giogo sconveniente cogli infedeli; poiché che cosa ha a che fare la giustizia coll’iniquità? e che comunanza v’è tra la luce e le tenebre? …che rapporto tra il fedele e l’infedele?" La pedagogia cristiana dovrà ricordare sempre all’alunno dei tempi nostri questa sua privilegiata condizione e questo suo conseguente dovere di vivere nel mondo ma non del mondo, secondo il voto stesso sopra ricordato di Gesù a riguardo dei suoi discepoli: "Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come Io non sono del mondo". E la Chiesa fa proprio tale voto."



"91. Ma il pericolo rimane. L’arte dell’apostolato è rischiosa. La sollecitudine di accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione, in una diminuzione della verità. Il nostro dialogo non può essere una debolezza rispetto all’impegno verso la nostra fede.

L’apostolato non può transigere con un compromesso ambiguo rispetto ai principi di pensiero e di azione che devono qualificare la nostra professione cristiana.

L’ irenismo e il sincretismo sono in fondo forme di scetticismo rispetto alla forza e al contenuto della Parola di Dio, che vogliamo predicare.


92.
Solo chi è pienamente fedele alla dottrina di Cristo può essere efficacemente apostolo.[SM=g1740733]  E solo chi vive in pienezza la vocazione cristiana può essere immunizzato dal contagio di errori con cui viene a contatto."[SM=g1740721]



 

"...Il primo frutto della approfondita coscienza della Chiesa su se stessa è la rinnovata scoperta del suo vitale rapporto con Cristo. Notissima cosa, ma fondamentale, ma indispensabile, ma non mai abbastanza conosciuta, meditata, celebrata. Che cosa non si dovrebbe dire su questo capitolo centrale di tutto il nostro patrimonio religioso?

...Non ci ha detto Gesù stesso ch’ Egli è la vite e noi siamo i tralci? Non abbiamo noi davanti alla mente tutta la ricchissima dottrina di San Paolo, il quale non cessa dal ricordarci: "Voi siete una cosa sola in Cristo"? e dal raccomandarci: "…che cresciamo sotto ogni aspetto verso di Lui, che è il capo, Cristo; dal quale tutto il corpo…"? e dall’ammonirci: "tutto e in tutti è Cristo"?

Ci basti, per tutti, ricordare fra i maestri S. Agostino: "…Rallegriamoci e rendiamo grazie, non solo per essere divenuti cristiani, ma Cristo. Vi rendete conto, o fratelli, capite voi il dono di Dio a nostro riguardo? Siate pieni di ammirazione, godete: noi siamo divenuti Cristo. Poiché se Egli è il capo, noi siamo le membra: l’uomo totale, Lui e noi… La pienezza dunque di Cristo: il capo e le membra. Cosa sono il capo e le membra? Cristo e la Chiesa".



 

"...È necessario confermare in noi tali convinzioni per evitare un altro pericolo, che il desiderio di riforma potrebbe generare non tanto in noi Pastori, cui trattiene un vigile senso di responsabilità, quanto nell’opinione di molti fedeli che pensano dover consistere principalmente la riforma della Chiesa nell’adattamento dei suoi sentimenti e dei suoi costumi a quelli mondani. Il fascino della vita profana oggi è potentissimo. Il conformismo sembra a molti fatale e sapiente.

Chi non è ben radicato nella fede e nella pratica della legge ecclesiastica pensa facilmente essere venuto il momento di adattarsi alla concezione profana della vita, come se questa fosse la migliore, fosse quella che un cristiano può e deve far propria. Questo fenomeno di adattamento si pronuncia tanto nel campo filosofico (quanto può la moda anche nel regno del pensiero, che dovrebbe essere autonomo e libero, e solo avido e docile davanti alla verità e all’autorità di provati maestri!), quanto nel campo pratico, dove diventa sempre più incerto e difficile segnare la linea della rettitudine morale e della retta condotta pratica".



 

"...Il naturalismo minaccia di vanificare la concezione originale del cristianesimo; il relativismo, che tutto giustifica e tutto qualifica di pari valore, attenta al carattere assoluto dei principi cristiani; l’abitudine di togliere ogni sforzo, ogni incomodo dalla pratica consueta della vita accusa d’inutilità fastidiosa la disciplina e l’ascesi cristiana;

...Non è forse vero che spesso il giovane Clero, ovvero anche qualche zelante Religioso guidato dalla buona intenzione di penetrare nelle masse popolari o in ceti particolari cerca di confondersi con essi invece di distinguersi, rinunciando con inutile mimetismo all’efficacia genuina del suo apostolato?

Il grande principio, enunciato da Cristo, si ripresenta nella sua attualità e nella sua difficoltà: essere nel mondo, ma non del mondo; e buon per noi se la sua altissima e opportunissima preghiera sarà da Lui, sempre vivo per intercedere a nostro favore, ancora oggi proferita davanti al Padre celeste: "Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal Maligno".


 

(Enciclica "Ecclesiam suam" 06-08-1964)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)