00 24/03/2009 00:34
I saluti rivolti al Pontefice
dal vescovo incaricato della pastorale giovanile e da una ragazza

L'evangelizzazione è inattuabile
senza l'entusiasmo


All'inizio dell'incontro di Benedetto XVI con i giovani svoltosi sabato pomeriggio 21 marzo, nello stadio dos Coqueiros di Luanda, monsignor Almeida Kanda, vescovo di Ndalatando, incaricato della pastorale giovanile della Conferenza episcopale nazionale, ha rivolto un saluto che pubblichiamo in una nostra traduzione dal portoghese.


Santità,
mi spetta il graditissimo dovere di salutarla a nome di tutti i giovani presenti e di quanti essi rappresentano.
La sua presenza fra noi rappresenta una gioia e un onore per tutti i giovani. Essi riconoscono quanto sia grande e premurosa l'attenzione con cui Sua Santità accompagna la vita e il lavoro apostolico dei giovani, dato che non c'è un momento - per così dire - del suo magistero in cui i giovani non siano presenti:  basti pensare all'ultima Giornata mondiale della gioventù a Sydney, ai momenti come questo e a tutte le visite che Sua Santità effettua nei diversi Paesi del mondo. Realmente i giovani Le debbono molto.

Voglia, Santità, accettare la testimonianza del nostro profondo rispetto e il saluto che a nome dei giovani di Angola e São Tomé le rivolgo in un momento di un tanto nobile significato.
In quest'ora in cui così forte è il desiderio dell'incontro con il Papa, i giovani angolani e di São Tomé vogliono manifestare tutta la loro gratitudine e ribadire il loro proposito di evangelizzare il mondo giovanile, così come hanno fatto tanti giovani nel corso dei secoli.

I giovani vogliono dire a Sua Santità di essere disposti a far proprie le sfide dell'ultima Giornata mondiale della gioventù, coraggiosi e audaci nello stile di vita di Gesù Cristo e nella proclamazione del suo Vangelo. Vogliono percorrere questo cammino e imparare da san Paolo l'ardore missionario:  "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1 Corinzi, 9, 16) e ripartire con rinnovato slancio e una grande fiducia in Colui che ci chiama e ci invia.

I giovani, inoltre, vogliono affermare di essere sensibili alla tensione fra il bene e il male presente nel mondo, in particolare nella nostra società angolana. Nel loro intimo, soffrono nell'assistere al trionfo della menzogna, della corruzione, dell'ingiustizia, della droga, della prostituzione giovanile e dell'aborto. Soffrono perché si sentono incapaci di far trionfare la verità, l'onestà, la giustizia sociale, la purezza e il rispetto per la vita.

Tuttavia, al di là di queste tensioni, i giovani possiedono un'attitudine quasi connaturale all'evangelizzazione. Come è noto, l'evangelizzazione è inattuabile senza l'entusiasmo giovanile, senza la giovinezza del cuore, senza un insieme di qualità di cui la gioventù è prodiga:  gioia, speranza, trasparenza, sincerità, audacia, creatività. Sì, la loro sensibilità e generosità spontanea, il loro tendere a tutto ciò che è bello fanno di ogni giovane dell'Angola e di São Tomé un alleato naturale di Cristo. Tutti sono consapevoli che soltanto in Cristo troveranno una risposta ai propri problemi e inquietudini.

Infine, i giovani vogliono affermare di avere il cuore aperto al messaggio che Sua Santità trasmetterà loro. Attendono da lei una parola d'orientamento che li confermi nella loro vocazione e li incoraggi nella loro missione, in quest'ora di ricostruzione nazionale.
Rinnovo a Sua Santità il mio saluto rispettoso che accompagna la testimonianza di gratitudine e di apprezzamento per l'eccelso onore della prova d'affetto e di considerazione che questo incontro rappresenta per tutti i giovani dell'Angola e di São Tomé. A nome loro accolgo e do il benvenuto a Sua Santità augurandole che si senta a suo agio tra di noi.
Molte grazie, Santo Padre! "Bem haja!".

Dopo il saluto del presule è stata una ragazza a rivolgersi a Benedetto XVI con un messaggio a nome dei giovani dell'Angola. Questa la nostra traduzione italiana delle sue parole.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore e che ci visita come un sole nascente, colmando di giubilo i nostri cuori!
Esultammo di gioia quando ci fu comunicata la venuta di Sua Santità nel nostro Paese, nel contesto della sua prima visita in Africa, a distanza di diciassette anni da quella effettuata dal suo predecessore, Giovanni Paolo ii, nel giugno 1992.

Santo Padre, ci sentiamo onorati per la sua presenza in mezzo a noi nella qualità di Buon Pastore, colui che conosce le sue pecore e dà la vita per loro (Giovanni, 10, 11). È con fede che la accogliamo! È con speranza che la riceviamo!

Santo Padre, la sua visita va letta nella logica della missione che Gesù le ha affidato, quando disse:  "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Matteo, 16, 18).

Nostro padre buono, noi giovani angolani, in quanto forza operativa della Chiesa e dell'Angola, risorta dalle macerie della guerra con le sue conseguenze e con le sfide che caratterizzano la pace nascente, siamo disposti a contribuire con la nostra energia, intelligenza e sapienza divina per la crescita armoniosa della Chiesa e del Paese e per mettere in pratica nella nostra vita la fede e i sacramenti. Tuttavia, Santità, siamo consapevoli che il percorso non è facile, perché incontriamo molte difficoltà, soprattutto causate da manifestazioni che vanno in direzione contraria ai valori evangelici, quali la disoccupazione, la sottoccupazione, la corruzione, l'alcolismo, la droga, la prostituzione, l'Hiv-Aids, l'aborto, la disonestà.

Santo Padre, le chiediamo:  ci illumini, ci aiuti, ci consigli, ci orienti con la sua sapienza affinché riusciamo a superare queste difficoltà. Questa visita, Santo Padre, ci lascia assolutamente estasiati! Non riusciamo a trovare un'espressione di gratitudine che risulti adeguata! Per questo, con Maria ci limitiamo a esclamare:  il Signore ha fatto in noi meraviglie, santo è il suo nome!

Rivolgiamo a Dio il nostro canto di lode per questo dono d'amore, la sua presenza qui in Angola, e a Lui affidiamo la sua missione. Conti su di noi! Conti sulle nostre preghiere!

Di lei, Santo Padre, ammiriamo la disponibilità, la semplicità, l'umiltà e la sapienza con cui dirige la Chiesa di Cristo.
Per questo motivo, dinanzi a cotanta virtù, noi giovani dell'Angola, da Cabínda al Cunene, diciamo:  Santo Padre, grazie!



(©L'Osservatore Romano - 23-24 marzo 2009)

I saluti rivolti al Papa
da un vescovo incaricato della pastorale per i laici e da due donne

Impegnati a sconfiggere
diseguaglianze e violenze



All'inizio dell'incontro, il vescovo vice presidente della commissione per il laicato della Conferenza episcopale angolana ha salutato il Papa sottolineando come la donna in Angola, in un passato recente, abbia subito più di chiunque altro le asprezze di una guerra crudele, divenendo vittima di innumerevoli mali. "La guerra però è finita, per grazia di Dio, e ora - ha commentato - abbiamo di fronte un mondo pieno di sfide e di speranze. Molti compiti ci aspettano, poiché ancora vi sono molte ombre nel mondo".

Per il presule "la qualità della vita della famiglia, sia nell'aspetto umano sia in quello cristiano, che permette all'essere che nasce di crescere e di svilupparsi in modo sano e di divenire un membro costruttore di una società fraterna, è a sua volta una sfida importante per la donna dell'Angola. Dobbiamo tuttavia riconoscere e rendere omaggio - ha aggiunto - alle molte eroine silenziose che, nei tempi passati di guerra e di difficoltà, seppero essere fedeli alla loro vocazione di madri e di educatrici. La nostra donna angolana è stata forte e ha saputo essere responsabile e restare a capo del focolare domestico quando i mariti o padri, per diversi motivi, erano assenti, anche in condizioni di estrema precarietà".

Quindi ha sottolineato come ci siano ancora "altre ombre" che sfidano la vita della donna dell'Angola:  "La povertà, in alcune aree molto accentuata, l'analfabetismo, la disuguaglianza fra uomo e donna, la violenza domestica, la mancanza di assistenza durante la maternità e nella cura dei figli. Tuttavia, in questo tempo di pace, un nuovo dinamismo si sente fra le donne angolane, sia nella società sia nella Chiesa". Ecco allora i gruppi di donne molto impegnate nella costruzione del Paese, che si sentono oggi protagoniste di tempi nuovi. Donne impegnate in vari movimenti apostolici che esercitano una grande influenza sociale:  Promaica, Legio Mariae, Apostolato della preghiera, figlie di Maria, carismatiche, che costituiscono una forza molto grande nello sviluppo della Chiesa e della società angolana.

Successivamente è stata una delle donne presenti a rivolgersi al Papa.

"In quest'ora di giubilo - ha detto commossa - ci sentiamo amate, ci sentiamo chiamate. Grazie, Santità, per essersi ricordato di noi. Ci troviamo qui - ha proseguito - soprattutto per ascoltare la sua parola di Pastore; essa sarà per noi come il seme gettato nella terra fertile. Che la benedizione di Dio, come pioggia benefica, la faccia nascere, crescere e produrre frutto. Avremo così un'Angola rinnovata, in cui vivremo come membri di un'unica famiglia che ha Dio come Padre e la Vergine Maria, Mamae Muxima, come madre".

La donna angolana - ha continuato - "sa bene che il Papa è con i più deboli, con i meno favoriti, con i più semplici. D'altra parte, il Papa sa anche che in quasi tutte le società la donna è vittima di violenza, abbandono, ingiustizia e incomprensione".

Quindi ha auspicato il riconoscimento dell'uguaglianza e la dignità della donna.
"Ci aiuti, Santo Padre, siamo certe che il suo insegnamento - ha concluso - sarà messo in pratica e il suo esempio sarà seguito. Il suo messaggio di pace, di progresso, di solidarietà darà un grande contributo al miglioramento delle condizioni del nostro popolo e alla costruzione di una società migliore e più felice".

Infine un'altra delle donne presenti ha parlato al Pontefice del movimento apostolico Promaica, acronimo di Promozione della donna angolana nella Chiesa cattolica, nato in tempi difficili di guerra, nel 1990, su iniziativa del vescovo emerito di Benguela, monsignor Oscar Lino Lopes Fernandes Braga. Oggi conta 71.000 associate presenti in tutte le diocesi dell'Angola.
 
Esse hanno come missione quella di portare la donna ad assumere il suo vero ruolo nella Chiesa e nella società, attraverso l'evangelizzazione, la catechesi, la formazione ai compiti direttivi. "A tal fine - ha spiegato - Promaica punta all'eliminazione dell'analfabetismo, della discriminazione, dell'alcolismo e della violenza domestica" e per questo promuove progetti di microcredito, produzione agricola, corsi di taglio e cucito, pasticceria, gastronomia, artigianato. Infatti - ha spiegato - "la donna angolana che abbiamo aiutato la troviamo in varie condizioni:  contadina, operaia, venditrice ambulante, politica, domestica, insegnante".

Per questo il movimento ha acquistato prestigio nella Chiesa e nella società angolana e i suoi risultati positivi sono ben visibili laddove le donne hanno potuto comprendere - ha concluso - "che solo con un'istruzione scolastica e professionale si riesce a migliorarsi nella vita".



(©L'Osservatore Romano - 23-24 marzo 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)