DIFENDERE LA VERA FEDE

Il Pastorale (Ferula) del Pontefice

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    Caterina63
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    00 13/02/2009 22:23
    [SM=g1740733]Riaggiorniamo la pagina per offrirvi una migliore visibilità e comprensione dell'argomento.

    Qualcuno va dicendo che il pastorale (ferula) adottata da Paolo VI sarebbe persino eretica.....
    No! non vogliamo neppure affrontare un tema del genere primo perchè non ci compete, secondo perchè sono stati fatti tanti di quegli "esperimenti" per l'adozione di un nuovo pastorale che l'unica cosa che possiamo dire è: ma che bisogno c'era!!

    Cercheremo quindi di sottolineare, anche per immagini, l'uso di questo segno......

    000ferula4.jpg

                                           (Vittore Carpaccio, si mette in evidenza la croce tripla usata dal Pontefice)


    Paolo VI adottò la croce pastorale in modo "definitivo" diremo, per alcuni momenti particolari liturgici dal

    1970 circa
    ....

    a Fatima, per esempio, nel 1967 ne provò un altro di modello:






    .....così alla Messa celebrata da Giovanni Paolo II a Fiesole il 18/10/1986, vediamo una croce pastorale diversa mai più vista.....
    000ferula3.jpg

    000ferula2.jpg

    2008 Benedetto XVI

    t6yn.jpg

    000ferula5.jpg


    Dalla Domenica delle Palme 2008 , come ha spiegato monsignor Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni liturgiche del Pontefice, il Papa ha deciso di cambiare anche il pastorale,   dorato a forma di croce greca usato da Pio IX al posto di quello argentato con la figura del crocifisso introdotto da Paolo VI.
    Questa scelta, ha spiegato il Maestro delle Celebrazioni liturgiche "non è solo un ritorno all'antico, ma testimonia uno sviluppo nella continuità, un radicamento nella tradizione che consente di procedere ordinatamente nel cammino della storia".
    Il "nuovo" pastorale, che si chiama ferula  è "più fedele alla forma del pastorale papale tipico della tradizione romana, che è sempre stato a forma di croce e senza crocifisso". E' anche more comfortable, più leggero e maneggevole.

     
    Giovanni XXIII





    ferula Benedetto XVI



    [SM=g1740771]  si legga anche quest'altro segno IL PALLIO



    [Modificato da Caterina63 11/01/2014 21:29]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 28/11/2009 22:53


    Dai primi vespri di Avvento

    Un nuovo pastorale
    per Benedetto XVI




    "Sabato pomeriggio, durante i primi vespri di Avvento nella basilica Vaticana, il Papa userà un nuovo pastorale". Lo annuncia monsignor Guido Marini, alla vigilia della celebrazione con cui si apre l'anno liturgico. 

    "Simile nelle fattezze alla ferula di Pio ix finora in uso - aggiunge il maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie - questo può essere considerato a tutti gli effetti il pastorale di Benedetto XVI".

    Donato dal Circolo San Pietro, è alto 184 centimetri, pesa 2 chili e 530 grammi e ha una miglior maneggevolezza rispetto a quello di Papa Mastai Ferretti, grazie alle più ridotte dimensioni del bastone e della croce. Ed è anche più leggero di 140 grammi, addirittura di 590 rispetto a quello di Giovanni Paolo II. Va infatti ricordato che Papa Ratzinger ha utilizzato inizialmente il pastorale argenteo sormontato dal crocifisso - realizzato da Lello Scorzelli - introdotto da Paolo VI e poi usato anche da Giovanni Paolo i e da Papa Wojtyla. Successivamente, dalla domenica delle Palme del 2008, ha cominciato ad adoperare la ferula dorata a forma di croce greca, appartenuta a Pio ix, anch'essa donata al Pontefice dal Circolo San Pietro nel 1877. L'antico sodalizio romano rinnova così la propria tradizione di fedeltà al Papa, testimoniata sin dalla fondazione risalente a 140 anni fa, nel lontano 1869.

    Nella parte anteriore del nuovo pastorale di Benedetto XVI sono raffigurati al centro l'agnello pasquale e ai lati della croce i simboli dei quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Il motivo della rete riprodotto sui bracci della croce richiama quella di Pietro il pescatore di Galilea. Sul retro sono incisi:  al centro, il monogramma di Cristo - formato dalle prime due lettere della parola Christòs in greco, la X e la P intrecciate insieme - e alle quattro estremità, i volti dei padri della Chiesa di Occidente e di Oriente:  Agostino e Ambrogio, Atanasio e Giovanni Crisostomo. "L'agnello e il monogramma di Cristo posti al centro - commenta monsignor Marini - riflettono l'unità del mistero pasquale:  croce e risurrezione".

    Soffermando lo sguardo sull'anello sottostante la croce, si notano:  nella parte  superiore, il  nome  di Benedetto XVI "che lo personalizza e lo rende suo" spiega il maestro; in quella inferiore, quello dei donatori, cioè il Circolo San Pietro. Un ultimo elemento significativo, infine, si ritrova nella parte alta del bastone, dov'è impresso lo stemma di Papa Ratzinger.

    Un'altra novità predisposta dall'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice per i vespri di sabato riguarda l'immagine della Madonna che sarà collocata sotto all'altare della confessione:  si tratta della scultura lignea policroma, raffigurante la Vergine in trono con il Bambino benedicente, che negli anni passati veniva esposta solo nella solennità della Santissima Madre di Dio e che lo scorso anno venne introdotta a partire dalla Notte di Natale fino all'Epifania. Quello di Avvento è infatti un tempo mariano, in cui l'attesa del Signore che viene è accompagnata dall'esempio di quella di Maria, com'è sottolineato dal canto dell'antifona mariana Alma redemptoris Mater a conclusione del rito.

    La consuetudine iniziata con Benedetto XVI di celebrare i primi Vespri di Avvento in San Pietro evidenzia l'apertura di un nuovo ciclo annuale, nel quale la Chiesa rivive tutto il mistero di Cristo:  dall'Incarnazione alla Pentecoste e all'attesa del ritorno del Signore. Per questo l'addobbo floreale è sobrio, a significare la specificità liturgica e spirituale di questo tempo di attesa del Signore che viene, nel segno della gioia ma anche della penitenza e della vigilanza, come evoca il ritornello cantato alle intercessioni:  Veni, Domine, et noli tardare. In questo stesso senso va compreso anche l'utilizzo del colore viola nelle vesti liturgiche, che accompagna tutto il tempo di Avvento, a cominciare dai vespri di sabato 28.

    Prima dell'inizio del rito, come nelle altre celebrazioni, è previsto un tempo di preparazione, affinché l'assemblea si disponga alla preghiera lasciandosi alle spalle i rumori e le distrazioni della vita quotidiana. In questa attesa verranno eseguiti alcuni brani musicali e letti passaggi dell'omelia di Benedetto XVI ai primi vespri di Avvento del 2008.

    Durante la celebrazione vera e propria, che avrà inizio alle ore 17, brevi pause di silenzio al termine dei salmi e della lettura breve aiuteranno la preghiera personale e il raccoglimento. Tratta come di consueto dalla prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi, la lettera breve acquista nella circostanza un particolare significato. Il primo viaggio internazionale di Benedetto XVI nel 2010 sarà, infatti, a Malta, per celebrare i 1950 anni del naufragio dell'Apostolo sull'isola del Mediterraneo.

    (gianluca biccini)



    (©L'Osservatore Romano - 28 novembre 2009 )











    [Modificato da Caterina63 11/01/2014 21:36]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 14/04/2010 10:39

    Approfondimenti dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice / II: la Ferula






    Proseguiamo la pubblicazione degli
    approfondimenti curati dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice proponendo quello sulla Ferula.
    dopo aver parlato di : Che cosa è il PALLIO ?

    La Ferula



    Il pastorale come insegna liturgica dei vescovi e degli abati risale al settimo secolo in alcune fonti spagnole, anche se il suo uso poteva essere forse più antico. Pare che il pastorale come simbolo dell’autorità episcopale sia passato dalla penisola iberica all’Inghilterra, alla Gallia e alla Germania. Comunque, dalle descrizioni della solenne messa papale negli Ordines Romani non emerge il suo uso. Anche le raffigurazioni dei papi confermano che il pastorale vescovile non faceva parte delle insegne del papa, perché non lo si vede in nessun monumento iconografico eseguito a Roma. Perciò, Innocenzo III († 1216) scrive nel suo De sacro altaris mysterio (I,62): “Romanus Pontifex pastorali virga non utitur”.

    La ragione di questo costume risiede forse nel fatto che il pastorale era un simbolo di investitura del neo-eletto vescovo da parte del metropolita o di un altro vescovo (cerimonia che dal periodo carolingio fino all’epoca della lotta per le investiture era fatto proprio sempre di più dai regnanti secolari). Il papa invece non riceveva l’investitura da un altro vescovo, come accennò Bernardo Botono da Parma (†1263) nella Glossa ordinaria dei Decretali di Gregorio IX (I,15): Il papa riceve il suo potere da Dio solo. San Tommaso d’Aquino fa un ulteriore ragionamento, quando commenta che “Romanus pontifex non utitur baculoetiam in signum quod non habet coarctatam potestatem, quod curvatio baculi significat” (Super Sent., lib. 4 d. 24 q. 3 a. 3 ad 8), riferendosialla forma ormai comune del bastone storto alla cima, come un segno della cura pastorale e della giurisdizione.

    Dall’alto medioevo, se non prima, i papi si servirono della ferula pontificalis come insegna indicante la loro potestà temporale. La forma della ferula non è ben conosciuta. Probabilmente era un bastone che portava al suo vertice una croce. Nel medioevo al papa, quando dopo la sua elezione prendeva di possesso della Basilica Lateranense, era presentata la ferula dal priore di S. Lorenzo al Laterano (cioè dal Sancta Sanctorum) come “signum regiminis et correctionis”, cioè come simbolo di governo che include la punizione e la penitenza. La presentazione della ferula fu un atto importante, ma non avevo lo stesso significato dell’imposizione del pallio nella coronazione del papa. Infatti, non era più osservata almeno dall’inizio del cinquecento.

    L’uso della ferula non ha mai fatto parte della liturgia papale, tranne in alcune occasioni come l’apertura della porta santa e le consacrazioni delle chiese, nelle quali il papa prendeva la ferula per bussare per tre volte alla porta e per disegnare l'alfabeto latino e greco sul pavimento della chiesa. Nel tardo medioevo, i papi usavano come ferula anche un bastone con la triplice croce.

    Dopo la sua elezione nel 1963 Papa Paolo VI ha commissionato allo scultore napoletano Lello Scorzelli un bastone pastorale per le solenni celebrazioni liturgiche. Questo pastorale argenteo riprese dalla ferula tradizionale la forma di croce, accompagnato però dalla figura del Crocifisso. Paolo VI ha utilizzato questo bastone per la prima volta nell’occasione della chiusura del Concilio Vaticano Secondo, l’8 dicembre 1965. In seguito, l’ha adoperato in modo analogo al pastorale del vescovo, spesso ma non sempre nelle celebrazioni liturgiche. Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno usato in certe occasioni anche la triplice croce come insegna.

    Per la Domenica delle Palme 2008, Papa Benedetto XVI ha sostituito questo pastorale, usato anche da Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e da lui stesso, con un bastone sormontato da una croce dorata, che fu regalato al Beato Pio IX nel 1877, dal Circolo di San Pietro, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua consacrazione vescovile. Questo bastone è stato adoperato come ferula già dal Beato Giovanni XXIII per varie celebrazioni liturgiche durante il Vaticano Secondo.

    Con la celebrazione dei Primi Vespri di Avvento del 2009, il Santo Padre Benedetto XVI ha iniziato a usare un nuovo bastone, a lui donato dal Circolo San Pietro, simile nella forma a quello di Pio IX.  




    [Modificato da Caterina63 14/06/2011 01:09]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 07/04/2013 22:21
    [SM=g1740733] Papa Francesco da oggi ha deciso di riusare il vecchio pastorale di Giovanni Paolo II e prima di Paolo VI, da lui introdotto....

    per commentare ci piace una "lettera aperta" che dal BLOG MIL è stata fatta come articolo....

    Papa Francesco : " ...raccolgo il “testimone” dalle mani del mio amato predecessore Benedetto XVI " ( 27 marzo 2013)

     
    Terminata  la Santa Messa di oggi Domenica 7 aprile per " l'  Insediamento del Vescovo di Roma sulla Cathedra Romana" abbiamo ricevuto  questa riflessione tutta " romana "  che pubblichiamo.
    Oremus pro Ecclesia :  Sancta, Catholica , Apostolica, Romana ! 
    ( A.C.)

     " Caro Papa Francesco. 
    Nella Sua prima Udienza del Mercoledì 27 marzo aveva esordito dicendo: " Con grande riconoscenza e venerazione raccolgo il “testimone” dalle mani del mio amato predecessore Benedetto XVI...." 
    E noi avevamo già colto questo "passaggio del testimone" non solo nelle Sue parole e gesti come il mantenimento della mitria al posto della tiara nel nuovo stemma, ma anche nell'uso del Pastorale (la ferula). 
    Per carità, sono segni, gesti, simboli, e nessuno di noi vuol certo "suggerire" al Papa cosa debba o non debba portare, o cambiare ( come invece fanno impunemente da settimane  sulle TV e sui giornali numerosi esponenti del " progressismo " cattolico - specialmente italiano -  N.d.R.) . 
    Ma ci era parso davvero bello il suo mantenere almeno qualcosa di Benedetto XVI che, tutto sommato, Lei stesso non aveva esitato a definirlo "fratello" "siamo fratelli", gli aveva ripetuto nello storico incontro a Castel Gandolfo. 
    Nella profonda sua umiltà, Benedetto XVI aveva mantenuto il Pastorale di Giovanni Paolo II per quasi due anni prima di cambiarlo, nonostante gli risultasse pesante da portare e motivare così la scelta per un cambiamento. 
    Così scrisse un trafiletto l'Osservatore Romano del 2008: " Dalla Domenica delle Palme 2008 il Papa ha deciso di cambiare anche il pastorale, dorato a forma di croce greca usato da Pio IX al posto di quello argentato con la figura del crocifisso introdotto da Paolo VI ". 
    Questa scelta "non è solo un ritorno all'antico, ma testimonia uno sviluppo nella continuità, un radicamento nella tradizione che consente di procedere ordinatamente nel cammino della storia". 
    Il "nuovo" pastorale, che si chiama ferula è "più fedele alla forma del pastorale papale tipico della tradizione romana, che è sempre stato a forma di croce e senza crocifisso". 
    E' anche more comfortable, più leggero e maneggevole. 
     Poi nel 2009 il Circolo di San Pietro fa dono al Papa di una ferula nuova, è umiltà accettare anche i doni! 
    Sempre sull'Osservatore Romano del 2009, giornale del Papa, leggiamo quanto segue: "Sabato pomeriggio, durante i primi vespri di Avvento nella basilica Vaticana, il Papa userà un nuovo pastorale". 
    "Simile nelle fattezze alla ferula di Pio IX finora in uso questo può essere considerato a tutti gli effetti il pastorale di Benedetto XVI ". 
    Donato dal Circolo San Pietro, è alto 184 centimetri, pesa 2 chili e 530 grammi e ha una miglior maneggevolezza rispetto a quello di Papa Mastai Ferretti, grazie alle più ridotte dimensioni del bastone e della croce. 
    Ed è anche più leggero di 140 grammi, addirittura di 590 rispetto a quello di Giovanni Paolo II. 
    L'antico sodalizio romano rinnova così la propria tradizione di fedeltà al Papa, testimoniata sin dalla fondazione risalente a 140 anni fa, nel lontano 1869. 
    Nella parte anteriore del nuovo pastorale di Benedetto XVI sono raffigurati al centro l'Agnello pasquale e ai lati della croce i simboli dei quattro Evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni. 
    Il motivo della rete riprodotto sui bracci della croce richiama quella di Pietro il pescatore di Galilea. Sul retro sono incisi: al centro, il monogramma di Cristo - formato dalle prime due lettere della parola Christòs in greco, la X e la P intrecciate insieme - e alle quattro estremità, i volti dei padri della Chiesa di Occidente e di Oriente: Agostino e Ambrogio, Atanasio e Giovanni Crisostomo. 
    "L'agnello e il monogramma di Cristo posti al centro - commenta monsignor Marini - riflettono l'unità del mistero pasquale: croce e risurrezione". 

    Come è possibile allora che ora si ritorni al Pastorale usato dal Ven.Paolo VI e dal Beato Giovanni Paolo II senza avvertire un pessimo presagio di veder cancellati 8 anni di un pontificato nei quali Benedetto XVI ha tentato, seppur con molti limiti, di riportare sane tradizioni anche nell'uso della ferula? 
    Perché la mitria di Benedetto XVI nello stemma si e la ferula no? 
    Benedetto XVI aveva dato ampia spiegazione al cambiamento, Lei Santo Padre non ritiene opportuno dai ai fedeli alcuna spiegazione, è un Suo diritto "il Papa può fare quello che vuole" continuano a ripeterci, ma ci sono delle domande altrettanto legittime che non possiamo non fare: quando cesseranno tutti questi "esperimenti" e come termineranno? 
    Dobbiamo attenderci che ogni Papa che viene cambierà sfondi e scenari, usi e costumi a seconda dei propri personalismi? 
    Ma soprattutto perché dare sempre quell'impressione che il papato debba per forza cambiare? 
    Un Papa dovrebbe anche pensare ai tempi mediatici che viviamo, ai cori di voce che si alzano, non si può rischiare di alimentare le tifoserie di pro e di contro. 
    Benedetto XVI era riuscito ad incanalare tutta la Chiesa su due aspetti fondamentali: a - il senso della Liturgia con la Riforma del Concilio (la Sacramentum Caritatis che fine farà, è già stata cestinata? 
    Non doveva essere messa in pratica?), da celebrarsi in modo uniforme in tutte le Diocesi e come la celebrava il Papa; b - la vera ed autentica interpretazione del Concilio ripulita da quel "post-concilio" arricchito da certa creatività devastante sia dottrinale- catechetica quanto liturgica
    Per carità, il cambiamento di una ferula non porta devastazione, ma posta in questi termini non è forse una mancanza di rispetto al "caro fratello" Benedetto XVI, e un tentativo sbrigativo a volerne cancellare la memoria? 
    Non è legittimo pensare che in tal modo da Giovanni Paolo II ad oggi abbiamo avuto 8 anni di Sede Vacante? 
    Ci auguriamo di essere smentiti quanto prima ".


    [SM=g1740733]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 13/04/2013 11:19

    UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
    DEL SOMMO PONTEFICE

     

    LA FERULA

    ferula 1

    Il pastorale come insegna liturgica dei vescovi e degli abati risale al settimo secolo in alcune fonti spagnole, anche se il suo uso poteva essere forse più antico. Pare che il pastorale come simbolo dell’autorità episcopale sia passato dalla penisola iberica all’Inghilterra, alla Gallia e alla Germania. Comunque, dalle descrizioni della solenne messa papale negli Ordines Romani non emerge il suo uso. Anche le raffigurazioni dei papi confermano che il pastorale vescovile non faceva parte delle insegne del papa, perché non lo si vede in nessun monumento iconografico eseguito a Roma. Perciò, Innocenzo III († 1216) scrive nel suo De sacro altaris mysterio (I,62): “Romanus Pontifex pastorali virga non utitur”.

    La ragione di questo costume risiede forse nel fatto che il pastorale era un simbolo di investitura del neo-eletto vescovo da parte del metropolita o di un altro vescovo (cerimonia che dal periodo carolingio fino all’epoca della lotta per le investiture era fatto proprio sempre di più dai regnanti secolari). Il papa invece non riceveva l’investitura da un altro vescovo, come accennò Bernardo Botono da Parma (†1263) nella Glossa ordinaria dei Decretali di Gregorio IX (I,15): Il papa riceve il suo potere da Dio solo. San Tommaso d’Aquino fa un ulteriore ragionamento, quando commenta che “Romanus pontifex non utitur baculoetiam in signum quod non habet coarctatam potestatem, quod curvatio baculi significat” (Super Sent., lib. 4 d. 24 q. 3 a. 3 ad 8), riferendosialla forma ormai comune del bastone storto alla cima, come un segno della cura pastorale e della giurisdizione.

    Dall’alto medioevo, se non prima, i papi si servirono della ferula pontificalis come insegna indicante la loro potestà temporale. La forma della ferula non è ben conosciuta. Probabilmente era un bastone che portava al suo vertice una croce. Nel medioevo al papa, quando dopo la sua elezione prendeva di possesso della Basilica Lateranense, era presentata la ferula dal priore di S. Lorenzo al Laterano (cioè dal Sancta Sanctorum) come “signum regiminis et correctionis”, cioè come simbolo di governo che include la punizione e la penitenza. La presentazione della ferula fu un atto importante, ma non avevo lo stesso significato dell’imposizione del pallio nella coronazione del papa. Infatti, non era più osservata almeno dall’inizio del cinquecento.

    ferula Benedetto xvi

    L’uso della ferula non ha mai fatto parte della liturgia papale, tranne in alcune occasioni come l’apertura della porta santa e le consacrazioni delle chiese, nelle quali il papa prendeva la ferula per bussare per tre volte alla porta e per disegnare l'alfabeto latino e greco sul pavimento della chiesa. Nel tardo medioevo, i papi usavano come ferula anche un bastone con la triplice croce.

    Dopo la sua elezione nel 1963 Papa Paolo VI ha commissionato allo scultore napoletano Lello Scorzelli un bastone pastorale per le solenni celebrazioni liturgiche. Questo pastorale argenteo riprese dalla ferula tradizionale la forma di croce, accompagnato però dalla figura del Crocifisso. Paolo VI ha utilizzato questo bastone per la prima volta nell’occasione della chiusura del Concilio Vaticano Secondo, l’8 dicembre 1965. In seguito, l’ha adoperato in modo analogo al pastorale del vescovo, spesso ma non sempre nelle celebrazioni liturgiche. Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno usato in certe occasioni anche la triplice croce come insegna.

    Per la Domenica delle Palme 2008, Papa Benedetto XVI ha sostituito questo pastorale, usato anche da Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e da lui stesso, con un bastone sormontato da una croce dorata, che fu regalato al Beato Pio IX nel 1877, dal Circolo di San Pietro, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua consacrazione vescovile. Questo bastone è stato adoperato come ferula già dal Beato Giovanni XXIII per varie celebrazioni liturgiche durante il Vaticano Secondo.

    Con la celebrazione dei Primi Vespri di Avvento del 2009, il Santo Padre Benedetto XVI ha iniziato a usare un nuovo bastone, a lui donato dal Circolo San Pietro, simile nella forma a quello di Pio IX.

    ferula 2

    Il Santo Padre Francesco, per la celebrazione della Santa Messa in occasione dell'insediamento sulla Cathedra Romana (7.04.2013), ha usato la croce pastorale di Paolo VI, con l'intenzione di alternare nelle prossime celebrazioni l'uso di questa con quella di Benedetto XVI.




    [SM=g1740733]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 02/11/2013 14:03

    Città del Vaticano - 3.10.2013 -     nuovo pastorale-ferula per il Papa?
    L'opera dello scultore-orafi Maurizio Lauri "esprime concettualmente la sintesi della visione della morte di Cristo - dice l'artista - della sua passione, del suo dolore, ma anche della sua risurrezione"



    Papa Francesco ha usato questa ferula in occasione della Messa per del Primo Novembre al Cimitero del Verano - Roma -









    La nuova ferula “equo e solidale” di Papa Francesco. E riflessioniteologiche

     
    Il Papa ha usato la nuova croce pastorale, opera dello scultore-orafo romano di Trastevere, Maurizio Lauri, dal titolo “Crux gloriosa”, ideata come ferula pontificia. (...) 
    La nuova ferula pontificia è stata realizzata con materie prime “etiche” (legno di kaoba, bronzo ed argento) estratte con metodologie non invasive dell’ambiente e rispettose delle comunità locali, provenienti dall’Honduras e offerte dalla società Goldlake. (...) 
    La Crux gloriosa vuole testimoniare la vita che supera la morte, il corpo che infrange il limite, la barriera paurosa della fine”. 
     
     
     
    Un Teologo ha commentato : 
     
    “ Da quello che leggo, lo scultore Lauri, artefice della nuova ferula papale, avrebbe dichiarato: "L’immagine del Cristo – che dalla croce secca e contorta, ormai svuotata di senso si divincola, lentamente si scioglie – è tensione verso la luce, liberazione di un’energia compressa, tentativo di volo; in verità l’atto del transumare, in un momento che la tradizione vuole tragico e umanissimo, anticipa la Risurrezione, esprime il dolore umano già sconfitto, superato, riscattato”. 
    Aveva detto cose esatte poco prima. 
    Poi ha invalidato tutto. 

    Alcune semplici osservazioni, con un linguaggio accessibile ad un numero vasto di lettori. 
    Partiamo dal transumare! 
    Sono certo che si tratti di un refuso, o al limite di sfoggio di un parolone, perché nessuno in duemila anni ha dato della pecora a nostro Signore. 
    Agnello sì, ma di ben altro genere di quelli ai quali possono applicarsi termini come transumare. 
    Pur ammettendo che volesse riferirsi ad un passaggio da una condizione all'altra, bisognerebbe ricordare che Gesù, vero uomo, non ha mai smesso di essere Dio. Egli è nel seno del Padre, come Figlio Unigenito. 
    Il fatto che la divinità si unisca alla natura umana, non determina il passaggio da uno stato all'altro, come il gregge da un pascolo all'altro, o un'emigrazione, bensì un'assunzione, libera e gratuita. 
    Ma forse è proprio la divinità di Cristo che andrebbe rinfrescata all'artista. 

    Quale energia sarebbe compressa? 
    La divinità non può essere compressa, e neppure può soffrire o morire. 
    Nel Vangelo cui fa riferimento il sig. Lauri, Gesù afferma con chiarezza che ha il potere di dare la vita e il potere di riprenderla. 
    Se passiamo all'umanità, notiamo la stessa confusione. 
    Se la croce fosse svuotata di senso, Gesù avrebbe deposto, per così dire, le stimmate. Invece le ha portate nella gloria. Il corpo trasfigurato è il corpo che è stato crocifisso. 
    E questo, proprio questo, riempie di significato perenne la Croce. 
    Tanto sul versante escatologico, giacché Lo vedranno coloro che Lo hanno trafitto, quanto su quello più personale. 

    Infatti, non saprei cosa farmene di un amore che ha sofferto duemila anni fa e che non si confronta con la mia sofferenza. 
    Le piaghe di Cristo sono per me la certezza che il Suo amore raggiunge oggi, in questo momento, la mia sofferenza. 

    Non solo quella Croce non è svuotata di senso, ma rende non vuota la mia personale croce. 
    Il tentativo di volo appartiene a quella demagogia che ormai riempie i nostri testi di meditazione. 
    Gesù è diventato spirito datore di vita, secondo la bella affermazione di Paolo, ma non c'è nessun passaggio dalla materia allo spirito nel senso gnostico dei termini. 
    Il rapporto è tra il primo Adamo e il secondo Adamo. 

    Questi, cioè Cristo, ha il potere di rendere la vita all'uomo in modo nuovo. 
    Gesù è Dio e non un uomo adottato da Dio. Perciò non ha bisogno di tentare il volo! 
    Non è la tradizione che vuole tragico ed umanissimo l'atto del "transumare". ( Sottolineature nostre N.d.R)
    E' un dato di fatto! Ci ha amati così! 

    A questo riguardo S. Paolo avrebbe di che parlare con il sig. Lauri. 
    Una bella chiacchierata sulla kenosis... 
    Sulla croce Gesù non ha anticipato la Risurrezione. 
    Ha bevuto fino in fondo il calice. Il mistero del sepolcro, inteso nella sua pienezza teologica, ci attesta questa profonda discesa nel cuore della morte. 

    Non solo non è sceso dalla croce, ma si è calato nelle profondità della morte. 
    Nessuna anticipazione, sebbene il quarto Vangelo unisca nel concetto di "Ora di Gesù" i due elementi. 
    Che andrebbero spiegati con altro linguaggio, e non con quello da fumetto. 
    Perché i due elementi possono coesistere anche da un punto di vista rappresentativo. 
    Ma non sicuramente con le motivazioni offerte da questo valente artista. 
    Al quale vogliamo riconoscere la possibilità di aver letto qualche testo in circolazione e di aver dedotto magari l'idea che Gesù sia qualcosa di indistinto tra l'umano e il divino, uno che vuole fuggire dalla croce, ma che anticipa la vittoria accettando qualcosa che, tutto sommato, nemmeno il Padre aveva previsto. 
    Insomma, il giusto messo alla prova dall'ingiustizia umana.
     

    Tema caro ad un certo "profeta" che va per la maggiore. 
    Forse sarebbe opportuno che la catechesi fosse alla base anche di lavori offerti al Papa “. 






    [Modificato da Caterina63 02/11/2013 14:12]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 04/11/2013 13:33

    <header>

    LA CROCE SENZA IL CROCIFISSO

     BY 

    Tiziano Crocifissione Escorial 1555
    </header>

    n on serve inorridire né tantomeno indignarsi dinanzi alla nuova ferula donata a Papa Francesco. Ferula che non sappiamo, e neppure ci interessa più di tanto saperlo, se il Papa userà stabilmente o meno.  In realtà il problema resta sempre il medesimo: quel “tragico” assente o, se preferite, quel “tragico assente”, il Crocifisso. L’opera dell’orefice Maurizio Lauri è espressione di una serie di equivoci. Vediamo quali.

    1. L’equivoco dell’equo-solidale: che la famiglia Colaiacovo, proprietaria di una delle prime tre aziende cementifere italiane, abbia deciso di implementare tecnologie rispettose dell’ambiente per estrarre oro in una valle di cui ha ottenuto in concessione 10.500 ettari, grazie anche all’interessamento del Card. Maradiaga, è un fatto sicuramente interessante. Ma interessa il mercato e le sue regole, non la Chiesa né tantomeno l’etica cattolica. Il belletto dell’equo solidale infatti è utile a vendere quest’oro e.g. a Cartier; così, quando la milionaria sessantenne acquisterà il suo gioiello da svariate migliaia di euro potrà non sentirsi in colpa con le sue amiche: “sai cara, questo è oro equo-solidale!”. Ma sulla bolla dell’equo solidale ha già espresso il suo valido parere Serge Latouche. Inutile dilungarsi.

    2. La nuova ferula non fa altro poi che riproporre al massimo livello della Cattolicità errori e vezzi dell’artigianato seriale e devozionale che si incontra nelle bancarelle di San Giovanni Rotondo, nelle librerie Paoline o nello shopping online di ebay. Quel Cristo risorto sì, ma sulla croce. Un modo per edulcorare il tragico insito nella crocifissione e nei patimenti di Cristo che non a caso furoreggia non solo fra il popolino cattolico – che pure non avrebbe nulla da obiettare in merito alle piaghe della Passione – ma anche nelle chiese di periferia. Fateci caso: da almeno vent’anni in numerose chiese di periferia si assiste alla progressiva sostituzione del Cristo crocifisso, con nuove iconografie. Si va dal Cristo appeso direttamente al muro, senza la croce, al Cristo semplicemente risorto, al Cristo risorto sulla croce.

    3. Il kitsch. Il kitsch cattolico è un interessante modello perché combina non solo espressioni “popolari” di arte o artigianato, quanto stili riprodotti con dubbia cura e affiancati con nonchalance. In questo caso abbiamo uno splendido Cristo risorto dalle movenze ducrotiane che tuttavia ricorda altre immagini note realizzate secondo lo stesso schema. A questo Cristo si sovrappone una ferula che non si sa se sia più degna del Mago Otelma o di Gandalf il Bianco.

    In sintesi si riproduce una modalità di guardare alla Croce che nega inconsapevolmente la Croce stessa. Vogliamo vedere un Cristo bello, vitale, salvatore, potente, gioioso, glorioso. Ma sembriamo non voler capire che quella bellezza, quella vitalità, quella capacità di salvare, quella potenza, gioia e gloria vengono dalla Croce, vengono dalla sofferenza, dal sangue, dalle piaghe, vengono dalla morte. Questo cattolicesimo edulcorato potrà anche essere affascinante e di sicuro appeal, ma in ogni caso rischia di annullarsi da solo, perché se non comprendiamo l’origine della salvezza e non contempliamo la sua dura prova, non capiamo più né il senso del peccato, né quello della redenzione. Sempre ammesso che la cosa ci interessi ancora…

    In copertina: Tiziano Vecellio, Crocifisso dell’Escorial. L’opera commissionata da Carlo V manifesta pienamente il senso del “tragico” cattolico. Non ci mostra né un Cristo muscolare e atletico, riproduzione di qualche antico Apollo, né tantomeno un gotico Cristo la cui sofferenza e le cui piaghe rasentano la deformità. Il dolore e la tragedia assurgono qui ad una nuova dimensione che coinvolge l’intero creato. E Cristo è solo, di una solitudine solenne e drammatica. Il Suo volto ci è nascosto dall’ombra della morte. Senza contemplare la morte per Croce di Cristo come potremmo comprendere la salvezza che quel sacrificio ci ha dischiuso?


    *************************************************************************



    leggo:
    A questo Cristo si sovrappone una ferula che non si sa se sia più degna del Mago Otelma o di Gandalf il Bianco.

    :-) questa è da incorniciare…. come poi tutto l’articolo….

    I primi ad eliminare il CROCEFISSO – intendendo appunto Colui che sulla Croce fu inchiodato, affisso – sono stati i Protestanti perché, secondo la loro nuova dottrina, era una immagine macabra – il Crocefisso – , persino IDOLATRA e che non rendeva chiarezza alla Risurrezione….
    In sostanza, secondo loro, con il Crocefisso la Chiesa faceva adorare una scultura e un MORTO…. è evidente che queste motivazioni non reggono affatto per giustificare la rimozione di Colui che sulla Croce ci volle andare per la nostra Redenzione e dalla cui Croce non volle scendere….

    Inutile dirlo: c’è VOGLIA DI NUOVO E DI NOVITA’…. si respira una certa asfissia verso la dottrina del Crocefisso quale immagine di DEVOZIONE e di insegnamento. A volte sembra che lo stesso Pontefice (intendo tutti i Papi dal Concilio in poi) sia combattuto, come se, alzandosi la mattina dovesse dire: “che ferula usiamo oggi per soddisfare la curiosità della gente, o per lasciare loro un messaggio?”
    Si finisce per usare la ferula come un paio di scarpe, come un vestito…. oggi uso questa, domani quest’altra….
    perchè – diciamolo onestamente – c’è da anni una certa destabilizzazione NEI SEGNI, NEI SIMBOLI che la Chiesa ha sovente e sempre usato per accompagnare il Magistero cartaceo…..

    Nel giorno in cui Paolo VI decise di rimuovere l’uso della SUA tiara, da allora, tutti i simboli in uso nella Chiesa hanno subito un crollo diabolico….. e c’è quasi timore nell’usarli come la Tradizione ce li ha tramandati, bisogna perciò CAMBIARLI per cercare di soddisfare i gusti e le personali sensibilità….. tanto è chiaro: chi lo dice che il Cristo si offende? Ti pare che Lui, il Dio vivo e vero possa risentirsi di queste “sciocchezze” ?

    E’ la ricorrente auto giustificazione che ci sentiamo poi dare come risposta, dimenticando però le parole di San Paolo: “tutto mi è lecito, ma non tutto giova….”


     

    [Modificato da Caterina63 04/11/2013 13:52]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)