Berna, 5 giugno 2004 - «Anch'io, come voi, ho avuto vent'anni. Mi piaceva fare sport, sciare, recitare. Studiavo e lavoravo. Avevo desideri e preoccupazioni».
Giovanni Paolo II si immedesima ancora una volta nelle inquietudini giovanili, e per poter parlare dritto al loro cuore ricorda la sua esperienza personale e le circostanze difficili in cui è maturata la sua vocazione. «In quegli anni ormai lontani, in tempi in cui la mia terra natale era ferita dalla guerra e poi dal regime totalitario, cercavo il senso da dare alla mia vita. L'ho trovato nella sequela del Signore Gesù».
È questo appello alla sequela di Cristo, pronunciato soffertamente con un filo di voce, il motivo per cui malgrado la crescente fragilità fisica ha affrontato un viaggio in una città come Berna, culturalmente e storicamente lontana da Roma, dove solo una minoranza è venuta ad ascoltarlo nell'indifferenza generale.
Il Palaghiaccio di Berna è gremito da circa 12mila persone in festa, circa 2mila in più rispetto al previsto e a quanto la Bern Arena potrebbe contenerne.
L'entusiasmo di questa minoranza, che lo attende da stamane tra musica e balli, sembra confortare il vecchio Papa che sembra ogni giorno sempre più eroico: «E’ bello potersi spendere fino alla fine per la causa del Regno di Dio» dice, fra gli applausi.
Visibilmente affaticato inizia a leggere in tedesco e rifiuta con un cenno della mano il gesto solerte di uno dei segretari del seguito, che alla prima interruzione si affretta a togliergli i fogli per continuare nella lettura. Ma Wojtyla non demorde. Si confonde un pò con i fogli del discorso ma prosegue stoicamente nella lettura, interrotto continuamente da applausi e incoraggiamenti.
Giovanni Paolo II parte dal Vangelo per ricordare che, metaforicamente, anche i giovani possono finire in cortei funebri. «Ciò avviene se vi lasciate andare alla disperazione, se i miraggi della società dei consumi vi seducono -dice- e vi distolgono dalla vera gioia per inghiottirvi in piaceri passeggeri, se l'indifferenza e la superficialità vi avvolgono, se di fronte al male e alla sofferenza dubitate della presenza di Dio e del suo amore per ogni persona, se ricercate nella deriva di un'affettività disordinata l'appagamento della sete interiore di amore vero e puro».
È allora, spiega, che Cristo dice «Alzati». «Accogli l'invito che ti rimette in piedi!» dice lui stesso, da tempo costretto alla sedia a rotelle. «Il cristianesimo -prosegue il Papa sempre in tedesco- non è un semplice libro di cultura o un'ideologia, e neppure soltanto un sistema di valori o di principi, seppur elevati. Il cristianesimo è una persona, una presenza, un volto: Gesù, che dà senso e pienezza alla vita dell'uomo». Ripete ai giovani: «non abbiate paura di incontrare Gesù».
E’ allora che il Papa ricorda, passando al francese, che anche lui ha avuto vent'anni. Anche lui era appassionato di sport, di sci, di teatro. Anche lui si è domandato come i giovani di oggi «cosa fare dell'esistenza, come contribuire a rendere il mondo un pò migliore, come promuovere la giustizia e costruire la pace».
Per questo, dice ricorrendo a un termine agonistico, è importante che i giovani sappiano «allenarsi alla disciplina difficile dell'ascolto, all'autocontrollo» . «Se saprai aprire il cuore e la mente con disponibilità, scoprirai la tua vocazionè, quel progetto cioè che da sempre Iddio, nel suo amore, ha pensato per te».
Nel matrimonio o nella vocazione religiosa. «So bene che di fronte a una tale proposta -dice Giovanni Paolo II- ti senti esitante». Il Papa torna a parlare in prima persona: «Dopo quasi sessant'anni di sacerdozio, sono contento di rendere qui, davanti a tutti voi, la mia testimonianza: è bello potersi spendere fino alla fine per la causa del Regno di Dio!»
Sono tre gli inviti che il Papa rivolge ai giovani: «alzati, allenati all'ascolto, mettiti in cammino!». «La Chiesa -è la sua esortazione- ha bisogno delle vostre energie, del vostro entusiasmo, dei vostri ideali giovanili per far si che il Vangelo permei il tessuto della società e susciti una civiltà di giustizia autentica e di amore senza discriminazioni. Ora più che mai, in un mondo spesso senza luce e senza il coraggio di nobili ideali, non è tempo di vergognarsi del Vangelo».
«È tempo piuttosto di predicarlo dai tetti». Il Papa è arrivato alla fine del discorso, l'ha letto praticamente per intero, con la voce via via più chiara fino alla conclusione: «È Cristo che vi parla, ascoltatelo».
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