00 21/05/2009 19:51
Riflessione dell'amico Daniele D.S.[SM=g1740722]

L'accesso al sacerdozio di uomini sposati equivale all'abolizione del celibato ecclesiastico in quanto legge. È evidente che la Chiesa non può obbligare nessuno a sposarsi.

L'esistenza di sacerdoti sposati non è illecita, ma è peggiore del suo contrario. Per una serie di motivi, teologici e pratici. Quelli teologici sono espressi nei documenti pontifici, in particolare in Sacerdotii coelibatus di Paolo VI, nonché in numerosissime fonti della tradizione, a partire dai primi secoli. Quelli pratici sono messi bene in evidenza dal P. Fabro in questo articolo:
http://www.haerentanimo.net/modules.php?name=News&file=article&sid=87 .
(riportato integralmente sopra)

Nella Chiesa orientale la questione è molto diversa. Prima di tutto, anche in Oriente, nell'alto medioevo, vigeva la legge secondo cui un uomo sposato che accedeva al sacerdozio doveva astenersi dall'uso del matrimonio. Poi, dopo lo scisma, invalse una consuetudine diversa, che, al momento dell'unione di alcune Chiese già scismatiche con la Sede Romana (XV secolo), fu tollerata per evitare problemi. Inoltre in Oriente i compiti del sacerdote sono diversi da quelli che ci aspettiamo qui. La Messa, in molti luoghi, si celebra una volta la settimana. La confessione idem.
Negli altri giorni ci si rivolge, nientemeno, ai religiosi, i quali, essendo celibi, possono dedicarsi completamente al servizio divino. Non è un caso che la proporzione tra religiosi e secolari sia molto diversa che in Occidente. Del resto, la Chiesa orientale è particolare sotto parecchi punti di vista, forse perché, nella sua storia, non ha mai dovuto affrontare gli attacchi ideologici e politici cui è stata sottoposta la Chiesa occidentale. Ecco perché ha mantenuto una dottrina abbastanza solida nonostante l'assenza di un'autorità che esercitasse il primato. Ma ciò non implica che l'eccezione sia da imitare.

L'esperienza dei diaconi sposati, sconosciuta fino alla seconda metà del XX secolo, ci dimostra come la maggior parte di queste persone si ritenga un laico, non un chierico, e come il tempo che essi possono dedicare alle attività ecclesiastiche sia proporzionale a quello impiegato da un non consacrato.

Ora, mi domando come potrebbe un sacerdote cattolico, con tutti gli impegni che il suo ministero richiede, avere il tempo necessario da dedicare alla famiglia?
 Io ho coppie di amici con figli piccoli che spesso si lamentano di non poter dedicare abbastanza tempo alla casa. Chissà che cosa accadrebbe se, insieme agli impegni cui ogni genitore deve far fronte, dovessero celebrare Messa, confessare, passare un po' di tempo in meditazione, studiare, organizzare le attività parrocchiali, amministrare i sacramenti e - possibilmente - anche riposarsi. Io, dopo una settimana, sarei in clinica psichiatrica. E nonostante questo avrei fatto in modo approssimativo sia l'una che l'altra cosa.

Un altro problema è psicologico. In Occidente sacerdozio e celibato sono considerati talmente uniti (pensiero non illogico, visto che Gesù Cristo, che è il modello del sacerdote, era celibe) che una loro separazione porterebbe a conseguenze devastanti per il primo. Lo dimostra la riforma protestante, in seguito alla quale il numero di persone "consacrate" non aumentò, ma diminuì.
A questo si deve aggiungere una forte diminuzione, più di quanto non sia già in atto, della considerazione dovuta alla castità come virtù. Anche questo lo vediamo nei paesi protestanti, che sono stati i primi a considerare lecite pratiche sessuali illegittime.

Pensiamo alla vita di un prete santo, come S. Giovanni Maria Vianney. Non aveva un attimo di respiro. Ora pensiamo a quello stesso prete con tre o quattro figli (se non cinque o sei), una casa da mandare avanti e uno stipendio da portare a casa (perché con quello di parroco ci mandano avanti a mala pena loro stessi).
Perfino Kierkegaard, che pure era un protestante, e quindi si riferiva a un "sacerdozio" con incombenze molto minori rispetto a quello cattolico, diceva che il prete si veniva a trovare diviso tra il ministero e la famiglia.
Del resto, sacerdozio (per come lo intende la Chiesa latina) e famiglia sono due vocazioni talmente impegnative da escludersi a vicenda, almeno come norma generale. Riconsiglio in proposito di leggere l'articolo di Fabro sopra riportato, molto illuminante.

Se la Chiesa ha ritenuto di dover fare una legge speciale nonostante il diritto divino ammettesse il clero sposato e nonostante fosse molto più facile non farla, il motivo doveva essere molto serio. E questo in tempi di molto maggior fervore dei sacerdoti e di generale cristianizzazione del popolo. Se quelle ragioni erano buone allora, figuriamoci oggi.

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Alcune mie personali considerazioni sui recenti attacchi al celibato....[SM=g1740730]

qui la Chiesa NON ha mai detto che il celibato c'è sempre stato o che sia l'unica strada obbligatoria per un cattolico...ma al contrario si è fatto del consiglio di Gesù (Mt.19,10 e ss) UNA NORMA alla quale NESSUNO E' OBBLIGATO MA E' UNA SCELTA....[SM=g1740733]
ciò che è sbagliato è quanto segue:

1) parlare di OBBLIGO: un seminarista ha ben 5 anni per decidere, molto meno a volte di due fidanzati che decidono di UNIRSI PER TUTTA LA VITA....e nessuna li obbliga...è ora di finirla di parlare di obbligo...è una PROMESSA che si fa e la Chiesa deve fare ogni sforzo per aiutare il sacerdote a mantenerla, così come pensa di aiutare marito e moglie a restare fedeli alla promessa fatta....

2) la bontà del Signore è immensa....lui scelse si tra sposati e non...sia Giovanni che san Paolo risultano non sposati...
in Mt.19,10 ess parla di una scelta a farsi eunuchi...il che non vuol dire che chi non vuole può farsi prete lo stesso non nella Chiesa di rito Latino che ha scelto la radicalità come quando Cristo dice: come ho fatto io così voglio facciate anche voi....egli non si sposò e parlando del farsi eunuchi desiderava che molti lo comprendessero, infatti dice: ma non tutti comprendono... Gesù ATTESE CHE LA CHIESA MATURASSE questa scelta, lo attestano i santi, lo dice il Santo Curato d'Ars difendendo già a suo tempo il celibato dalla corruzione della propaganda protestante sui pastori sposati...

3) dunque se io domani volessi rompere la mia promessa fatta nel Sacramento del Matrimonio posso chiedere alla Chiesa di circostanziare le mie necessità e il fatto che mi "sono sbagliata" ? ovvio che NO [SM=g1740729]  ma non perchè il matrimonio è indissolubile , buttata così sarebbe una imposizione crudele (eccoli i legacci che ci fanno schiavi), ma piuttosto perchè HO FATTO IO LIBERAMENTE UNA PROMESSA e sposandomi ho IMITATO il rapporto di Cristo con la Chiesa, idem è per il sacerdote, EGLI E' L'ALTER CHRISTI e come tale SPOSA LA CHIESA EGLI E' GIA' SPOSATO, ha fatto una promessa...

4) questa storia del celibato è ritornata prepotentemente due volte nella storia della Chiesa: con il Protestantesimo e dal secolo scorso guarda caso, nel nostro tempo, associato ALLA CRISI CONIUGALE, AL DIVORZIO...come ce lo spieghiamo? [SM=g1740732] i due sacramenti: Ordine e Matrimonio sono due modi DIVERSI per vivere L'UNIONE SPONSALE della quale, dice san Paolo in Efesini cap.5, E' UN MISTERO perchè il Matrimonio fra l'uomo e la donna è la visibilità dell'unione fra Cristo e la Chiesa, infatti più sopra dice 25 E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei...san Paolo pone DIFFERENZA FRA I RUOLI ma la Chiesa doveva ancora MATURARE tale differenza...per questo agli inizi abbiamo presbiteri e vescovi sposati...
dice infatti nella 1Cor.7
6 Questo però vi dico per concessione, non per comando. 7 Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro.
8 Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; 9 ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.
10 Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - 11 e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie.

La Chiesa ha giustamente maturato il celibato quale opportunità DEI (non "ai) NON SPOSATI di servire Dio in altro modo....come suggeriva san Paolo.....solo se NON sanno contenersi è meglio che si sposino ergo NON E' NECESSARIO CHE RESTINO COME LUI....[SM=g1740733]

Insistere sul fatto che NON è un comando di Cristo è sbagliato...Gesù è venuto per toglierci i legacci degli obblighi di legge, ma non ha eliminato i Comandamenti, nè la Legge...ha solo fatto in modo che certe questioni VENISSERO A MATURAZIONE ED ACCOLTE DAGLI UOMINI LIBERAMENTE....il celibato così non è un obbligo, ma una SCELTA...chi vuole farsi prete, perchè CHIAMATO, non per chissà quale pensiero (IO HO SCELTO VOI) c'è il celibato...

Del resto, se uno volesse iscriversi ad un Club ma ci sono delle regole che non gli piacciono, cosa fa: pretenderà forse la modifica dello Statuto?
Ovvio che no, se non gli piace NON ci va...
La Chiesa ha delle regole e delle Norme che non ha inventato da sè stessa, ma le provengono dalle Scritture e dalla Tradizione, chi non è d'accordo può anche andarsene, ma non si può obbligare la Chiesa a cambiare le Norme per soddisfare i pruriti di qualcuno e di pochi perchè per altro la maggioranza dei sacerdoti vive serenamente la propria SCELTA e vive santamente la PROMESSA FATTA DI FEDELTA' ALLA CHIESA QUALE SPOSA....

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)