00 18/06/2009 19:09
 Sorriso  mons. Piacenza Segretario per la Congregazione del Clero, in una intervista che uscirà domani sull'OR (e che invito a leggere integralmente), risponde, direi, in modo definitivo ed inequivocabile sulla questione del celibato....tanto è pure che lo stesso Pontefice, nella Lettera ai Sacerdoti uscita oggi e che abbiamo già postato....NON si sofferma neppure sul tema, ma lo inserisce in quel MODELLO DA IMITARE CHE E' IL SANTO CURATO D'ARS... Occhiolino


Una differente disciplina riguardo al celibato non potrebbe essere un elemento di ulteriore discernimento, anche in ordine al numero dei sacerdoti?

Il celibato non è solo una norma disciplinare, ma affonda le proprie radici in argomentazioni teologico-spirituali, che hanno nell'imitazione di Cristo "umile povero e casto" il loro baricentro e nella riproposizione della "forma di vivere degli apostoli", la loro concreta traduzione esistenziale. L'aspetto disciplinare del celibato, in effetti, è solo la necessaria conseguenza della sua natura teologica. Anche se a causa della debolezza spirituale della formazione, o del suo sbilanciamento intellettuale, il celibato è meno compreso, ciò non autorizza a ipotizzare scenari differenti, ma impone uno sforzo in ordine alla più attenta formazione dei presbiteri e alla migliore catechesi dei laici.

La Chiesa, a differenza del mondo, non obbedisce alle maggioranze, ammesso che ci siano, soprattutto quando queste sono frutto della deformazione mediatica, più che della formazione cristiana. La Chiesa obbedisce al suo Signore, alla propria storia e alla tradizione, nella quale, misteriosamente, agisce Dio stesso per mezzo dello Spirito Santo. Attribuire, poi, al celibato la responsabilità di taluni scandali, che riguardano alcuni sacerdoti, sarebbe come attribuire alla fedeltà coniugale la responsabilità dell'adulterio. Non è certamente abbassando il livello e aumentando il grado di già notevole secolarizzazione, che si risolvono le questioni.

Semmai è il contrario:  è innalzando il livello spirituale della formazione iniziale e permanente, osservando un attento discernimento, mai prigioniero dei numeri, ma libero e capace di valutare non solo che non ci siano ostacoli all'ordinazione sacerdotale, ma che il candidato abbia le qualità positive per esservi ammesso, fornendo una formazione filosofica capace di recuperare la centralità della metafisica, magari fenomenologicamente ed esistenzialmente riletta, e di educare innanzitutto alle certezze teologico-dottrinali, sulle quali ogni possibile dibattito successivo può innestarsi legittimamente, senza ledere il deposito della fede.

Infine, dal punto di vista numerico, è sotto gli occhi di tutti che là dove c'è spazio per la radicalità evangelica, le vocazioni fioriscono e si moltiplicano, nella fedeltà e nella bellezza, tipiche di chi si lascia affascinare e plasmare da Cristo, mentre gli ambiti più fortemente orizzontalizzati e secolarizzati, sono, in definitiva, quelli che languiscono nel deserto arido spirituale e, purtroppo, numerico.

È necessario, in un mondo sempre più assordante, creare nuovi spazi di silenzio e di ascolto, attraverso la direzione spirituale e la confessione sacramentale dei giovani, perché la voce di Dio, che sempre continua a chiamare, possa essere udita e prontamente seguita. Del resto, nel Vangelo, il Signore stesso ci ha lasciato una inequivocabile indicazione per la cosiddetta "pastorale vocazionale":  "Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe" (Matteo, 9, 38).

L'unica arma davvero efficace per il rilancio delle vocazioni è, dunque, la preghiera! Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, comunità parrocchiali, movimenti e associazioni, famiglie e singoli che pregano per le vocazioni, otterranno da Dio ciò che il Signore stesso vuole donare. Ogni altra presunta soluzione, che esuli da tale esplicita volontà del Signore, non può trovare legittimazione.




[Modificato da Caterina63 18/06/2009 19:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)