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http://www.maranatha.it/catpiox/02page.htm



Ma il marxismo significa soprattutto rottura, come si è visto, e nel nostro caso rottura con la logica e soprattutto con la metafisica. Nulla è più come prima e quindi impossibile diventa il dialogo. Non esiste quella culla di tradizione che permette il dialogo con base comune e risultati differenti. La base comune è oggi solo biologica: tutti hanno due braccia, due gambe e una testa. Ciò che tuttavia sta dentro a quella testa è già diverso. Un tradizionale (e quindi un cattolico) non può dialogare con un marxista. Poiché diversa è l'interpretazione della realtà ma soprattutto diverso ne è il linguaggio e diverso ne è il procedere: perennità dell'essere contro divenire, verità, contro utilità, spirito contro materia, salvezza contro economia.


 

Applicando e portando alle estreme conseguenze tale visione, si capisce perchè ad esempio, l'episcopato olandese, negli anni 70 contestò il cattolico Paolo VI per la Humanae Vitae. Se il procedimento cattolico è il rispetto della verità e dell'essere, allora la vita è il principio primo da difendere. Se il procedimento marxista è l'economia, allora è l'utile il principio da difendere.
 

I risultati sono evidenti: i vescovi olandesi difesero l'aborto e la contraccezione, poiché mutata era la loro percezione filosofica. Al centro non c'è l'Essere, ma c'è l'Utile. E l'utile marxista, al contrario di quello che si penserebbe, è strettamente individualista e relativista. Per cui, se è maggiormente utile godere e non avere responsabilità, leciti sono quei mezzi che permettono la realizzazione di questo piano.
 

Se l'utilità economica è prevalente alla vita, allora sarà anche bene a livello sociale difendere il diritto a non avere figli e a fare ciò che si vuole, piuttosto che il diritto di ciò che esiste, di continuare ad esistere. E Dio sa quanto certi uomini di Chiesa (facendosi propugnatori delle loro nuova chiesa) abbiano avuto un peso nell'inculcare ad un popolo pio e bove ed a certi iniziatori di movimenti, certi nuovi principi interpretativi, che hanno portato all'attuale sfacelo.


 

La Chiesa con la falsa speranza di affiliare (non certo di convertire) a se quel mondo protestante e materialista figlio della medesima modernità, ha dunque, nel postconcilio ingurgitato la fiala velenosa del marxismo e pensando che ciò avrebbe fatto solo del bene a tutti, ha iniziato la sua abominevole metamorfosi. L'utilitarismo è diventato la chiave per capire il tutto e quindi l’inutile va eliminato perché non è necessario.


Quindi ci si domanderà: “a cosa serve il latino in generale ed in particolare nella Messa? a cosa servono i paramenti con ricchi ricami, i calici con le pietre preziose, le chiese con i campanili, adornate con dipinti riproducenti i Sacri Misteri, se alla fine tutto l’utile si riduce ad una riunione dove un prete dice  un po' di parole su un po’ di pane (l’ostia) e su un po’ di vino? Quale è l'utilità di ciò? Allora cosa servono le Chiese? Talaltro sono assai costose. Sono più utili le sale meglio se dentro a dei palazzi, così si è più vicini alla gente![SM=g1740733]


 

Poi, in senso strettamente materialistico, leggere serve per istruirsi, per cui tutta la liturgia non è più mistero della Trinità che si epifanizza nella sua eterna e soprannaturale processione, in una dimensione finita, temporale, storica (così come già fu per la divinità del Verbo, incarnato e fatto presente nella storia: la liturgia è il Cielo che scende sulla terra per portare la terra in Cielo), non è più comunione con Dio e richiesta del perdono dei peccati e quindi mezzo sicuro per andare il Cielo, ma semplicemente lettura-istruzione. Non importa celebrare con oggetti, vasi e arredi sacri “degni” di una Celebrazione Eucaristica, è più importante realizzare un impianto acustico più efficiente possibile. Il latino è improponibile perché si deve leggere in italiano per conoscere il contenuto della Bibbia (anzi di una sua “accurata” selezione) e si riformi il ciclo delle letture in modo da leggerla tutta in 3 anni. (Così si unisce l'utile al dovere, un po' come quelli che sentono gli audiolibri mentre sono in macchina per andare al lavoro: non posso farne a meno, almeno lo rendo interessante).


 

La Messa diventa spiegazione della Bibbia. Si elimina tutto ciò che è significativamente chiamato “superato” (marx-isticamente), si coniano i nuovi termini rivoluzionari per fucilare gli oppositori. La rivoluzione di ottobre fucilava “revisionisti”, “reazionari”, “controrivoluzionari” e Stalin vi aggiunse - o sostituì - il termini “fascisti” e “borghesi”. Nel nostro passato recente, accuse di borghesia e di fascismo erano snocciolate con gaia abbondanza a chiunque non fosse marxista. Esattamente come all'epoca delle guardie rosse erano revisionisti tutti quelli che semplicemente erano rimasti tali e quali a come erano tutti prima. E si fucilava oltretutto.
 

Fucilare vuole dire giudicare, sentenziare e condannare sulla base di un discernimento morale. Quale? Buono e cattivo diventano “appartenente” e “non appartenente”. Semplicemente. Chi non è marxista è un malvagio. E cosa ha fatto quella “Chiesa” ebbra di marxismo che ha tagliato le radici con il passato? Ha coniato e fucilato (spiritualmente e politicamente) i “preconciliari”, i “tradizionalisti”, i “retrogradi”, i “superati”, i “conservatori”. [SM=g1740730]

Chi ha avuto una militanza tradizionalista, sa cosa significa parlare con un clero che magari rifiuta indignato un’appartenenza marxista, ma che marxista lo è nei fatti. Se poi è abbastanza vecchio da avere visto la contestazione, vede applicata la medesima mentalità. Come fare a riconoscere questo tipo di clero? Semplice, si provi a domandare ad un prete qualsiasi: “possiamo dire una preghiera in latino?” La risposta sarà unica e sola: “signor mio lei è rimasto nel passato, lei è preconciliare (= fascista)!”, l’unica cosa che cambierà sarà forse il sentimento che accompagna questa medesima risposta che andrà dalla benevola compassione al disprezzo senza pietà.


 

Cambia dunque la Liturgia sulla base di una errata percezione della realtà. Cambia la vita in parrocchia, cambia l'azione pastorale. Più sociale, meno spirituale; forse niente spirituale.


 

Da un catechismo assolutamente completo, chiaro, semplice e buono, come il tridentino e del suo relativo compendio di San Pio X, anch'esso assolutamente buono e adatto ad un uomo contemporaneo (in 500 anni nessuno ha mai avuto problemi con la stagionatura di questi testi), si è passati ad un “meglio”. Un meglio che in realtà sarà un nulla. Un nulla che invece di formare cristiani militanti ha generato “cattolici adulti” portatori e divulgatori solo di pregiudizi e ignoranza sulla Chiesa.

Oggi la parrocchia, per i motivi citati, è il luogo in cui si porta i bambini tra un corso di nuoto, uno di judo, uno di tennis, uno di danza, uno di informatica, a fare l'ennesima, - secondo la mentalità corrente - rottura settimanale: “il catechismo”, che per i genitori serve solo per far fare la festa per la prima comunione. Cosa si fa a catechismo? Se lo si domandasse ai bambini che escono dalla lezione si avrebbero le seguente risposte: “un cartellone”, “che non si deve urlare a lezione”, “che ci dobbiamo voler bene”, “che siamo tutti fratelli” e nelle migliore delle ipotesi, “abbiamo parlato di Gesù”, “abbiamo imparato l’atto di dolore”. E le nozioni? I contenuti della fede?


 

Il Cardinale Ruini nella prolusione che tenne all’Assemblea Generale della CEI (19-23 maggio 2003) così analizzò la questione tanto importante della trasmissione della fede: 


 

“La trasmissione della fede alle nuove generazioni è un impegno tradizionale e fondamentale della Chiesa, che vi ha concentrato e vi concentra gran parte delle proprie energie. Negli ultimi decenni questa trasmissione ha incontrato crescenti difficoltà e ottenuto minori e più precari risultati concreti, almeno per quanto è possibile valutare, per così dire dall’esterno, dei fenomeni che soltanto il Signore può conoscere davvero e fino in fondo. La risposta è consistita in un grande sforzo di rinnovamento che ha riguardato principalmente la catechesi, sostituendo a un metodo piuttosto nozionistico il tentativo di una «catechesi per la vita cristiana», che fosse più coinvolgente e meglio idonea a introdurre i ragazzi  nella comunità credente. I risultati sono stati però scarsi, almeno sul piano quantitativo, dato che è continuato a diminuire il numero dei ragazzi, e poi degli adolescenti e dei giovani, che riescono a stabilire con la fede e con la Chiesa un rapporto duraturo e profondo”.


 

All’indomani di questa coraggiosa presa di coscienza, ci furono delle forti reazioni.


 

Molti sentivano minacciati all’esistenza quei catechismi particolari editi dalla CEI negli anni 80, frutto di quell’ideologia occultamente marxista che tanto rispecchiavano la nuova chiesa uscita dal Concilio. [marantha.it vi propone un curioso concorso: confrontate le immagini del Catechismo “Venite con Me” destinato ai bambini dagli 8-10 anni per la Prima Comunione dalla CEI nel 1991, e diteci a chi assomiglia un barbuto personaggio in primo piano nella pagine 14 e 156, e palesemente come immagini subliminale nelle pagine 19, 100, 106, 113, chi indovinerà riceverà da tutti noi un encomio speciale!] Anche perché con l’uscita del Catechismo della Chiesa Cattolica il Papa già dal 1992 e ribadito nel 1997, chiedeva con forza magisteriale una revisione di questi catechismi particolari alla luce del nuovo Catechismo certamente più conforme alla Tradizione. (cfr Costituzione Apostolica Fidei depositum, n. 4), una revisione mai avvenuta e i suddetti catechismi sono ancora in servizio.


 

Molti altri invece forti della prolusione del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, misero nel cassetto i catechismo della CEI e ricominciarono a riutilizzare il Catechismo di San Pio X con la sua metodologia volta ad una memorizzazione di nozioni di fede, forti anche del richiamo del Papa a questo genere di approccio metodologico-pedagogico-didattico.  “I fiori della fede e della pietà – se così si può dire – non spuntano nelle zone desertiche di una catechesi senza memoria. La cosa essenziale è che questi testi memorizzati siano al tempo stesso interiorizzati, compresi a poco a poco nella loro profondità, per diventare sorgente di vita personale e comunitaria”, Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, n°55.


 

Ma questi stessi furono poi accusati di essere dei reazionari ignoranti perché nei catechismi particolari della CEI, specie quelli dei fanciulli sono previste delle formule di fede da imparare a memoria ma certamente molto più contenute rispetto al catechismo di San Pio X.


 

Il problema della memorizzazione è sicuramente urgente e presente, ma la mancata memorizzazione è certamente una conseguenza portata da una nuova filosofia di vita che il mondo ha, marxista, materialista, che non ritiene più necessari e utili gli sforzi dediti all'acquisizione delle competenze dottrinali che sono la base della fede. Ciò che è cambiato è appunto il modo con cui ci si accosta alla religione.
 

Cento anni fa, si aveva una forma mentis tradizionale, e il sacro era una reale esigenza, una sete che tutti percepivano e che veniva colmata attraverso la catechesi di massa di san Pio X.


 

Oggi il materialismo marxista ha reso l'uomo insensibile alla sete religiosa, ha dirottato la sua fede nella ricerca di un senso dell'esistenza che non ha il suo culmine in Dio, ma nei ben creati e specialmente nell’armonia di una felice convivenza civile. Lungi dall'aver eliminato la religione, il marxismo è riuscito a creare una nuova religione, in cui lo spirito è sostituito dalla materia e dal benessere di una convivenza gioiosa.


 

In termini generici, Dio è il senso perfetto e pieno dell'esistenza, la fede è l'avvertenza di una necessità di definizione del senso della propria esistenza mediante l'aiuto di Dio, la religione è l'insieme delle relazioni concrete e delle pratiche che si compiono nel portare avanti questa ricerca.


 

Il marxismo non ha modificato questa struttura connaturata alla realtà dell'uomo, di tutti gli uomini, ma ha cambiato nome ai soggetti: ciò che conferisce il senso dell'esistenza è la materia e la convivenza senza guerre, la pace.
 

Nella materia e nella pace l'uomo d'oggi cerca e "trova" il senso unico della sua esistenza, e perciò non ha possibilità di cercarlo altrove. Religione moderna è ciò che l'uomo fa nel tentativo di dare un senso materiale alla propria esistenza. Il marxismo rivela dunque un volto idolatrico, sostituisce il Dio incorruttibile con l'immagine di prodotti delle mani dell'uomo e della pace ad ogni costo. Il denaro, il potere, il sesso, il lavoro, sono gli dei nuovi dei tempi nuovi, e la pace, la nuova liturgia del nuovo culto.


 

Non si può più pensare di essere nel passato. Il mondo tradizionale, trascendentale, metafisico, è finito (o almeno così sembra) e la Chiesa anziché prendere le distanze per divina vocazione (“voi siete nel mondo ma non del mondo”) si è trovata immersa pagando a caro prezzo questo tradimento con una apostasia silenziosa mai vista prima.


 

Non si percepisce più la necessità di una vita religiosa e spirituale, dunque non si sente nemmeno la necessità di chiedere una istruzione religiosa alla Chiesa. Anzi, il tutto è percepito con fastidio dalla gente comune, che vede nella pastorale dottrinale della Chiesa, solo un insieme di frasi vuote e prive di significato, con cui perdere del tempo.


 

Tuttavia ci si deve domandare cosa occorre fare, nell'affrontare questa circostanza.[SM=g1740733]


 

Non si può pretendere che mutando il modo di pronunciare o di riformulare quelle frasi, inserendoci magari una recita, un cartellone, un gioco o una gita, si possa risolvere il problema di fondo, ossia demarxistizzare ciò che è marxista. Occorre anche essere assai precisi nel vedere la natura del problema.
 

Il problema non è la presenza dei giovani nelle aule, o la continuità della frequenza alla Messa dei ragazzi dopo la cresima. Una messa poco frequentata o una classe scarna, non sono i veri problemi della Chiesa. Non sono proprio problemi: sono sintomi di un problema. Ma la Chiesa si rende conto di questo, o interpreta le cause seconde come cause prime?


 

E' triste considerare infatti come negli ultimi 40 anni, la Chiesa abbia tendenzialmente evitato di guardare in faccia la realtà, preferendo trovare una soluzione materiale a problemi marginali. Alla scarsa affluenza al catechismo ha risposto rendendo il catechismo "divertente". Alla scarsa affluenza alla Messa, ha risposto rendendo la Messa "coinvolgente". Senza considerare tali segnali, come sintomi di un disagio ulteriore, con la conseguenza che l'affluenza al catechismo non è aumentata, nonostante i giochi, i cartelloni e tutte le "animazioni" suggerite dagli esperti di pastorale, e l'affluenza alla Messa è diminuita, nonostante la ridicolizzazione della liturgia, per portarla al livello ridicolo delle nuove masse, sazie e perplesse e oramai refrattarie a tutto ciò che è trascendente e sacro.
 

Certamente non si può più pensare la Chiesa e le sue strutture, in senso tradizionale. La parrocchia non è più il centro della comunità, ma è semplicemente un luogo in cui per comodità, un insieme di singoli, si rivolgono per ottenere dei servizi spirituali (o semplicemente per occupare locali). Che puntualmente la parrocchia non offre nemmeno più, avendoli delegati ai famigerati "movimenti", che nel tentativo di rivitalizzare le parrocchie, ne hanno decretato la “condanna a morte”.


 

Segno dei tempi è dunque una appartenenza alla Chiesa diversa dal passato. La formazione cristiana non è più una normale tappa dello sviluppo di una persona nella sua comunità, ma una mera eventualità, un caso, lasciato in mano a poche famiglie rimaste cristiane, e il più delle volte, a singoli individui che ad un certo punto della loro vita, sentono di avere sete di sacro, come prima non hanno avuto.
 

Spesso, questi singoli non trovano una risposta alla loro domanda da parte della Chiesa, finendo per andare ad alimentare le fila di quelle chiese parallele e senza controllo (e senza ortodossia) che sono spesso, diciamocelo francamente, i movimenti.

 

Giovanni Paolo II disse criticamente, nel suo discorso relativo alla Beatificazione di Giacinta e Francesco il 13 maggio 2000: "Il messaggio di Fatima è un appello alla conversione, che mette in guardia l’umanità ( e diciamo noi: la Chiesa) affinché non faccia il gioco del "drago", il quale con la "coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra" (Ap. 12, 4).


 

La Madonna  era venuta a Fatima soprattutto per salvare il mondo da un altro e più grande male del nostro secolo: l’offensiva planetaria della filosofia Marxista e il suo materno appello i Papi Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, non lo vollero ascoltare.
Oggi si crede che con la caduta del sistema politico ed economico comunista in Russia (ma non in Cina) questo problema sia stato risolto. Non è così, la filosofia che ha generato questo sistema è ancora presente e continua la sua devastante azione non solo nella società e nella cultura, ma nella Chiesa. Una Chiesa spesso cieca che scambia questa malsana corrente di pensiero per un rinnovamento ecclesiologico ad un punto tale che questo “rinnovamento” è diventato un idolo dalle molte faccie!


 

Come all'epoca di Mosè, non esistono rimedi contro l'idolatria, che non siano il castigo di Dio, lo sterminio degli idolatri, la sofferenza espiatoria, la penitenza, e l'umile e silenziosa adesione alla Verità, dei pochi che l'hanno custodita. Israele nei tempi antichi ha sempre pagato a caro prezzo i suoi continui tradimenti e le sue idolatrie. Sterminio, esilio, deportazione, castighi forti, cui sono seguiti sempre momenti di rinnovamento spirituale e di rinascita della vera fede. Non c'è motivo di ritenere differente questa era storica. La differenza vera, è forse nella gravità: oggi l'apostasia è universale e radicata in tutto il mondo. Nel passato l’uomo chiedeva perdono a Dio del suo peccato; ora dilaga l’impenitenza generale. Dio ancora oggi si presenta al mondo come Dio della Misericordia ma si presenta ad un mondo che non sente bisogno della misericordia perché è contento del suo peccato, anzi che non sente di dover chiedere scusa a nessuno perché, nel suo cuore chiuso ed ostinato, crede pugnacemente che alla fine non vi sia nessuno a cui render conto!
 

Certamente, il mondo pagherà duramente il suo peccato, ma tale castigo sarà lo strumento di riscatto e di resurrezione. Solo allora la Chiesa purificata al suo interno sarà capace di essere una comunità nuova, di singoli che individualmente cercano il senso della loro esistenza guardando non più alla terra, alla materia, alla “gioiosa convivenza ad ogni costo”, e partendo da questo, si ricomincerà a riorganizzare su basi cristiane la società e lo spirito del mondo stesso, fino alla grande battaglia dove Cristo ritornerà nella Gloria con i suoi angeli.


 

Ci permettiamo di deporre, sotto lo sguardo e l'intercessione della Beata Vergine Maria, l'intero lavoro svolto per la Maggior Gloria di Dio. Alla Madre della Chiesa rifugio dei peccatori e Madre della Misericordia affidiamo opere ed intenzioni perché le orienti e le sostenga e perché l'uomo nella riscoperta della Verità possa incontrare la Salvezza.
 


 

“...Se, turbato dall'enormità dei peccati, confuso dall'indegnità della coscienza, impaurito dall'orrore del giudizio, tu cominci ad essere inghiottito nel baratro della tristezza, nell'abisso della disperazione ... guarda la stella, invoca Maria. Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, pensa a Maria, invoca Maria. Non si allontani dalla tua bocca, non si allontani dal tuo cuore”.


 

 

Qui immaculátam Vírginem Maríam, Fílii tui Genétricem, Matrem et Salútem pópuli Románi constituísti, ut, ipsa protegénte, fídei certámen certet intrépitus, in Apostolórum doctrína firmus consístant et inter mundi procéllas incédat secúrus, donec ad cæléstem civitátem lætus pervéniat. 

(dal Prefazio della Salus Populi Romani)

 
 
 

Lo Spirito e la Sposa dicono: ‘Vieni!’. (Ap 22,17).

Maranathà:

Vieni Signore Gesù!

[SM=g1740722]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)