00 26/05/2010 13:04


Dal forum dell'amico Daniele di Famiglia Cattolica, riporto:


Livio o don Livio?[/
G]

"Nel modo di pensare, di parlare, di giudicare i fatti del mondo, di servire e amare, di relazionarsi con le persone, ANCHE NELL'ABITO, il sacerdote deve trarre forza profetica dalla sua appartenenza sacramentale, dal suo essere profondo" (Benedetto XVI, 12 marzo 2010)

"L'abito ecclesiastico, come quello religioso, ha un particolare significato: per il sacerdote diocesano esso ha principalmente il carattere di segno, che lo distingue dall'ambiente secolare nel quale vive; per il religioso e per la religiosa esso esprime anche il carattere di consacrazione e mette in evidenza il fine escatologico della vita religiosa. L'abito, pertanto, giova ai fini dell'evangelizzazione ed induce a riflettere sulle realtà che noi rappresentiamo nel mondo e sul primato dei valori spirituali che noi affermiamo nell'esistenza dell'uomo. Per mezzo di tale segno, è reso agli altri più facile arrivare al Mistero, di cui siamo portatori, a Colui al quale apparteniamo e che con tutto il nostro essere vogliamo annunciare."
(Giovanni Paolo II, 8 settembre 1982)


Eppure, nonostante le norme e i richiami del magistero, tanti preti sono convinti di essere "più-vicini-alla gente" andando in giro in borghese... Affidiamo il commento al comico Checco Zalone:




Da applauso queste parole di Checco Zalone: "già siete in pochi, e in più vi nascondete!"

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)