00 17/05/2009 10:49
ATTENZIONE....il testo che segue è continuativo da sopra, NON estrapolate i testi dal loro contesto....[SM=g1740733]

 Allora prendiamo un po’ in esame alcune domande, alcune questioni, alcuni temi fondamentali trattati nel concilio e che sembrano causare una rottura con il passato.

Il primo problema è quanto riguarda il grande silenzio del concilio. Quale è questo silenzio?

Quella omissione che mi sta proprio a cuore, care figliuole, il silenzio sul comunismo, il concilio non si è pronunciato, stranamente, molto stranamente, è stato detto assai a proposito che è come se il concilio di Nicea non avesse mai pronunciato la parola arianesimo, va bene questo discorso?

Questo concilio convocato, dopo quello di Gerusalemme, quello degli apostoli, 320 dopo Cristo, convocato per combattere questa eresia secondo cui la seconda ipostasi, la persona del Verbo, è una creatura del Padre, mediatore quindi tra il Padre Creatore ed il creato, sempre solo creatura, per quanto la creatura la più eccelsa fra tutte, per sconfiggere questa eresia è stato convocato il concilio di Nicea.

Ebbene è come se in un’epoca piena di una bruttissima eresia la chiesa insidiata da una dottrina così insidiosa, perché poi gli ariani a differenza delle nostre sciocche eresie di oggi, dico sempre ogni epoca ha le eresie che si merita, ebbene l’eresia ariana estremamente filosoficamente elaborata, non è rozza e grossolana, allora è come se in un’epoca in cui imperversa questo pensiero assolutamente inattendibile ma nello stesso tempo molto raffinato, è come se quel concilio convocato per sconfiggerlo non avesse mai detto la parola arianesimo. Ecco questo silenzio è veramente preoccupante. Perché? [SM=g1740733]

Anche questo non lo dico da stupido, ma lo dico proprio rifacendomi a quello che disse lo stesso pontefice Giovanni XXIII nella lettera di convocazione che adesso vi leggerò in lingua latina, lo tradurrò anche, sia pure non ce ne sarebbe bisogno.

Quello che è importante, care figliuole, quello che è molto importante è questo, che il concilio va sempre interpretato alla luce del magistero dei papi, questo è proprio un punto fondamentale, vedete lo dico proprio perché ci accingiamo a leggere questo brano della lettera di Giovanni XXIII. Il concilio non può essere interpretato da nessuna autorità tranne quella pontificia. [SM=g1740722] [SM=g1740721]

I vescovi, per quanto godano di una grandissima autorità nella chiesa: sono successori degli apostoli, sono veramente pastori delle loro diocesi, i vescovi né singolarmente, né in sinodo possono mai elevarsi sopra al romano Pontefice. Vedete, cari, voi lo sapete bene, avete imparato bene il vostro catechismo e studiato anche la struttura monarchica della chiesa, quindi sapete che il Papa è l’episcopus episcoporum, cioè al di sopra di qualunque concilio.

Debbo dire con un certo rammarico che erano eretici purtroppo alcuni miei compatrioti che hanno avviato l’eresia così detta conciliarista, al concilio di Costanza, Giovanni Huss che si è preso quella pena che meritava e non poteva finire diversamente per la pace della santa chiesa di Dio, allora siamo nel quattrocento il concilio di Costanza e poi il concilio di Basilea. Il brutto guaio di quell’epoca è che purtroppo c’era lo scisma nella chiesa occidentale, c’erano tre papi e non si sapeva chi era il Papa legittimo. Anche nel nostro santo ordine due santi, S. Vincenzo Ferreri e S. Caterina da Siena optavano ciascuno per un altro papa, ma senza colpa loro, perché effettivamente non si sapeva chi dovesse veramente comandare. Poi è risultato che nessuno dei tre era legittimo. Bisognava deporre tutti e tre e non c’era autorità che potesse farlo se non quella dell’imperatore. Cosa fortunata sapete la struttura monarchica del medio evo.

Quindi l’imperatore ha convocato questo sinodo in cui questi tre papi sono stati deposti ed è stato eletto uno nuovo: solo che questo fatto della deposizione dei papi scismatici ha causato un turbamento della chiesa, così che si pensava che ci si potesse appellare al concilio contro il romano pontefice ed allora i papi successivi hanno sempre fulminato con opportuni anatemi questa tesi conciliaristica del possibile appello contro un papa di un concilio universale.

Infatti nella nostra basilica di San Domenico c’è tutto un elenco delle proposizioni dannate per cui non si può dare l’assoluzione, bisogna proprio ricorrere alla santa sede, tra queste c’è anche chi si appella - contro il sommo Pontefice - ad un concilio futuro. Vedete come i Papi prendevano molto sul serio questa eresia conciliarista, ma al giorno di oggi si è tranquillamente conciliaristi, si dice: il concilio me lo interpreto io. [SM=g1740730]
No, invece di avvertire che il concilio va interpretato alla luce del magistero dei Papi.

Quindi quando leggiamo questo brano di Giovanni XXIII lo facciamo per motivi ermeneutici, cioè di autentica interpretazione. Ora Giovanni XXIII nella lettera di convocazione in cui doveva stabilire i temi fondamentali del concilio ed anche lo spirito e l’indirizzo del concilio, lettera intitolata: " Humanae salutis" dell’anno 1961 dice: si è arrivati ad un punto tale che "ut denique quod novum sane atque formidolosum existimandum est hominum secta Deum essere altior more veluti militari ordinata constiterit ad multos per populos pervaserit".

Proverò una traduzione: si è arrivati a tal punto che, cosa nuova ed assai terrificante, (da considerarsi terrificante questo fatto nuovo), si è costituita una setta di uomini che negano Dio, una setta di uomini atei, (è chiara l’allusione del sommo Pontefice), organizzata, ordinata c’è in latino, organizzata come a modo militare. Vedete l’ateismo militante, vedete è chiaro il riferimento al marxismo ed al comunismo, è riuscita ad invadere molti popoli. Giovanni XXIII ha davanti a sé questo fatto veramente sconsolante del comunismo, non c’è bisogno di dire comunismo ateo perché il comunismo è per essenza sua ateo, è un pleonasmo dire "comunismo ateo", quindi il comunismo è ateo ed è riuscito ad organizzarsi con tutti gli strumenti del potere ed a invadere molte nazioni, non solo militarmente ma soprattutto spiritualmente, cosa terrificante, formidolosum dice il sommo Pontefice, qualcosa di orribile.
 
Vedete come Giovanni XXIII aveva quella sensibilità soprannaturale per individuare il pericolo. Alla luce di questo detto del papa si rimane allibiti davanti al silenzio del concilio, non ne parla.
 
La "Gaudium et spes" che dovrebbe trattare proprio della chiesa che vive in questo mondo, non ne fa parola. Perché mai? Allora qui il sottoscritto non lo sa, ma si sentono alcune voci, si da a queste voci l’importanza che hanno, perché non si può sapere, ma si dice che forse c’è stato un compromesso pseudo eucumenico, cioè per garantire la presenza di osservatori della chiesa (chiesa con c minuscola, questa volta) scismatica di oriente, cioè quella di Mosca, per garantire la loro presenza al concilio bisognava che il concilio rinunciasse a condannare la setta comunista di cui ha parlato appunto il Papa Giovanni XXIII. Non so se è vero, si può pensare che qualche motivo ci sia stato. Voi conoscete bene di che "chiesa" (fra virgolette), si tratta, del patriarcato di Mosca che è strumento di propaganda atea. Si può arrivare anche a questi estremi. Il famoso scrittore Alessandro Solgenitsyn lo dice chiaramente nella sua lettera aperta al Patriarca ……Non era il caso di arrendersi a simili signori, strumenti proprio del potere ateo.

Poi conosciamo lo sviluppo storico…..

(interruzione del nastro, altro lato della cassetta)


Quando chiedeva un diplomatico, mi pare statunitense, quando diceva: bisogna tenere in considerazione il S. Padre. Questo S. padre, quante divisioni corazzate ha? Qui ha detto qualche cosa profondamente vera e il Vaticano che aveva una politica molto realistica, ispirata alla morale cattolica, due cose che non si contraddicono poi in fondo e il Vaticano l’ha sempre saputo.( Sembra che sia divenuto un po’ smemorato in questi ultimi tempi.) Allora sembra che questo dialogo si sia aperto con le potenze dell’est, un dialogo, vedete carissime, che non può aver luogo in maniera onesta.

Si parla tanto del metodo del dialogo, certamente parlarsi è sempre una bella cosa tra esseri umani. Però nel dialogo c’è una condizione sine qua non, una condizione morale, che condiziona la moralità del dialogo, perché è sbagliato pensare che il dialogo sia un valore morale assoluto, cioè che sia intrinsecamente buono perché è dialogo, no ci sono altre condizioni che lo rendono buono o cattivo. La condizione fondamentale è quella che entrambe le parti umilmente sottostiano alla verità e allora si può dialogare e si deve anche dialogare. Ma care sorelle, non lo dico solo per esperienza propria, ma un poco ne avrete fatta esperienza anche voi, questo desiderio della verità in questi signori dell’est, in questi potenti nei paesi ove regna Satana, questo desiderio della verità non c’è affatto e il Vaticano lo sa bene.

Quindi vedete come ogni apertura, ogni dialogo con questi signori è assolutamente deleterio. [SM=g1740722] Diceva uno di questi politicanti tedeschi, un certo Willy Brand che tutti conoscete che apriva questa ostopolitik tedesco-occidentale, diceva : quando ci si parla, non ci si spara. Può essere anche vero, eppure generalmente dopo essersi parlato, qualche volta le sparatorie succedono, anche notevoli, voi sapete bene i cedimenti delle potenze occidentali davanti a Hitler, conferenza di Monaco, chi ha memoria storica lo sa bene, dopo la quale è successa la seconda guerra mondiale, quindi capite si può dialogare e ci si può poi sparare, non si è garantiti nella pace per il fatto stesso che si dialoga, anzi un certo dialogo mal compreso può produrre una certa aggressività.

Soprattutto questo politico, bisogna dire poco attendibile, ha dimenticato una cosa, che non si guerreggia solo con i proiettili, si guerreggia anche con una sottile, astuta propaganda psicologica, con la quinta colonna che questi signori dell’est, grazie proprio a questi equivoci della detta ost-politik, hanno ottenuto dalle potenze occidentali una certa credibilità che l’occidente non dovrebbe mai accordare a loro. In questo senso la guerra fredda è un imperativo di onestà, è un paradosso sapete, se si guerreggia freddamente non si guerreggia caldamente, questo è il punto, capite.

Contrariamente a quello che asseriva questo Brand, l'esperienza storica insegna anzi che la guerra fredda è la massima garanzia della pace sul piano della guerra calda. Questo per fortuna sembra che lo Spirito Santo abbia voluto illuminare i potenti dell’occidente, nella persona soprattutto del presidente degli Stati Uniti, sia pure sia diciamo così di spirito alquanto democraticistico per il resto, laicistico, tuttavia lui assume quei toni che sono da assumere nel così detto dialogo con l’est. Non vogliamo ricordare tutte quelle inopportune prese di posizione che ci sono state, soprattutto in Ungheria, tanto per citare solo un caso emblematico, pensate alla figura stupenda del cardinale Mindszenty, il quale da buon cattolico, da buon vescovo pastore del suo gregge si rifaceva proprio alla struttura dell’Ungheria cattolica e monarchica, cioè sapeva che l’arcivescovo di ………, cioè il primate di questo regno, era anche il consigliere del re e quindi sia pure purtroppo il re ovviamente non c'era, tuttavia lui sapeva di dover essere l’istanza morale di quel paese e lo era, anche nell'esilio, in quel ristrettissimo esilio dell’ambasciata americana. È rimasto sempre per tutti i buoni ungheresi il punto di riferimento morale assoluto.

CONTINUA........[SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)