00 11/08/2009 15:01

Un sacerdote risponde

Nel giorno della prima comunione dei figli, il nostro parroco da la Santa Comunione anche ai genitori divorziati e risposati

Quesito

Caro Padre Angelo,
Innanzitutto La ringrazio per l'impegno quotidiano con cui cerca di aiutare quanti di noi, dubbiosi su argomenti così importanti e fondamentali per la nostra fede cattolica si rivolgono a Lei.
Il mio problema è nato qualche giorno fa a seguito ad un dibattito parrocchiale sorto in merito alla comunione a cui ha partecipato il governatore Giuliani durante la S. Messa celebrata da Sua Santità Benedetto XVI.

Il nocciolo della questione però per me è stato un altro. Ad un certo momento le catechiste e successivamente il parroco che nel frattempo era presente ha ribadito che nella Ns parrocchia, in occasione della prima Comunione dei bambini, per non turbare il loro animo e non creare discriminazione Lui concede, assumendosene comunque la responsabilità, di fare eccezionalmente e solo per quel giorno la Santa Comunione a tutti i genitori divorziati e legalmente risposati.

- Ma è possibile accedere al sacrificio di Gesù a queste condizioni?
- Non è l'esempio quotidiano della famiglia , piccola chiesa , a permettere una sana crescita dei nostri figli?
- Quale sarà l'esempio dei genitori per gli altri 364 giorni?
- Non sarebbe più giusto spiegare ai nostri figli che in questo momento abbiamo fatto delle scelte diverse e pertanto non possiamo condividere il sacramento della Eucaristia??
- I figli ci osservano e sanno benissimo quanto avviene all'interno della propria famiglia e, a mio modesto parere questa partecipazione dei genitori con seri problemi di credo potrebbe comportare più confusione nelle scelte future di fede.
Diverso è invece il discorso sulla Misericordia di Dio che tutto copre e tutto perdona: sicuramente senza la Sua Misericordia nessuno di noi forse potrebbe avere la gioia di godere un giorno del Suo Volto Santo nella gloria eterna e sicuramente ci sono tantissimi divorziati che vivono una vita con valori che altri che ci professiamo cristiani possiamo non avere.
In attesa di un Sua risposta, un sincero e caloroso saluto.
Rosa




Risposta del sacerdote

Carissima Rosa,


1. rimango sconcertato dal comportamento del tuo parroco che si assume davanti a Dio responsabilità gravissime.
Mi auguro che ci siano dei genitori che resistano al suo invito. Non li può costringere a commettere un sacrilegio.

Sarebbe questa la benedizione che si riversa sulla loro famiglia nel giorno della prima Comunione dei loro figli?
C’è da chiedersi: ha ancora la fede nell’Eucaristia? Sa che è comunione di vita e di sentimenti con nostro Signore?


2. I divorziati risposati (civilmente) non sono oggettivamente in sintonia con i sentimenti di nostro Signore.
Mi domando se il Parroco non si domandi che cosa possono pensare i suoi parrocchiani.
Non pensa che la gente è capace di ragionare e che anche i bambini capiscono che se i genitori non possono fare la Comunione nelle altre occasione (Pasqua, Natale... ) non possono farla neanche nel giorno della loro prima Comunione?

3. Sono convinto che i genitori possano spiegare ai loro figli il motivo per cui non possono fare la Comunione.
Possono dirgli ad esempio:
“Guarda, nella nostra vita abbiamo commesso un errore; ci siamo sposati una prima volta e la persona che avevano incontrato non era quella giusta.
Poi ci siamo incontrati io e tuo padre/madre; ci siamo capiti, ci siamo voluti bene. Ma per ora non possiamo fare la Santa Comunione perché Gesù ha detto: “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito (Mc 10,10).
Ma nel momento in cui tu farai la tua prima Comunione, noi faremo per te la Comunione spirituale, pregheremo molto per te, perché la tua Comunione riempia di grazia e di benedizione celeste non solo te, ma anche noi due, tutta la nostra famiglia”.

4. Il parroco poi dovrebbe anche spiegare come possa dare la Santa Comunione ai genitori divorziati e risposati senza previa confessione.
E anche qualora li confessasse, l’assoluzione evidentemente sarebbe invalida.
Conviene dunque che si attenga alle determinazioni della Chiesa e che non agisca di proprio arbitrio.

5. C’è da chiedersi infine: come può chiedere ai parrocchiani di essere obbedienti alla Chiesa quando lui è il primo a essere disobbediente?
Certamente agisce in buona fede. Ma questa non basta. La nostra intelligenza deve lasciarsi illuminare.

Ti ringrazio per la fiducia e la stima.
Ti prometto una preghiera e ti benedico.


Padre Angelo

da
www.amicidomenicani.it


Pubblicato 17.10.2008

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)