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Perché ritornare alla Messa in latino?

LETTERA APERTA SUL “MOTU PROPRIO” DEL PAPA


di Patrizia Stella

Il Centro Cultura Cristiana di Verona, a nome di molti cittadini veronesi, vuole ringraziare S. Ecc. Mons. Marco Agostini, della Segreteria di Stato Vaticano che ha difeso con estrema chiarezza, in una lettera aperta ai vari giornali la perenne validità della Liturgia latina, come da invito di Papa Benedetto nel “Motu Proprio Summorum Pontificum”.

È vero che dai nostri pulpiti ha fatto eco un rigoroso silenzio, purtroppo, se non addirittura una palese ostilità, come se stesse per avanzare un grave pericolo per tutta la cristianità, a tal punto
che lo stesso Monsignore si chiede, esterrefatto, il perché di questo accanimento contro il messale antico che alimentò la santità di milioni di credenti per interi secoli, ed Egli stesso offre la sua stupenda esperienza vissuta in alcuni monasteri benedettini le cui meravigliose liturgie antiche sembrano aprire anzitempo la strada del Paradiso.

Ebbene, al di là della reazione indifferente se non ostile di buona parte del Clero, come detto, è pur vero che la gente comune non si spiega il perché della necessità di un ritorno alla lingua
latina quando è più facile capire la nostra! Ma la questione non è propriamente o solamente nella lingua, è ben più di questo, a maggior ragione perché il rito riformato nel 1962 dal Beato Giovanni XXIII (quello che Papa Benedetto vuole ripristinare) prevede le letture in lingua vernacola, cioè della propria Nazione, suddivise in anni per facilitare la lettura di quasi tutto il Vecchio Testamento in un triennio circa. Non si tratta solo di un ritorno al latino, che già
sarebbe auspicabile, essendo lingua ufficiale della Chiesa, che accomuna le preghiere di tutti i popoli del mondo in un’unica invocazione a Dio, come accade ad esempio nei grandi pellegrinaggi quando si recita con emozione il “Pater Noster” accanto ai nostri fratelli dell’Asia o dell’Africa. È di più!

Premettiamo che noi abbiamo sempre seguito ed accolto tutte le riforme della Chiesa nelle sue
direttive e nei suoi Concili perché non facciamo parte dei cosiddetti “tradizionalisti”, ed è con la
stessa disponibilità e apertura d’animo che adesso vogliamo accettare di buon grado l’invito di
Sua Santità Benedetto XVI teso a rivalutare il rito antico, per recuperare la memoria e la
ricchezza spirituale delle antiche preghiere liturgiche che hanno nutrito la vita spirituale di
milioni di Santi per interi secoli. Non ci può essere frattura, ma continuità.

Cerchiamo di
evidenziare alcuni punti:

IMPORTANZA DEL RITO, DELL’ARREDO E DELLA POSIZIONE DEL CORPO.

Nel rito latino
sia il celebrante che il popolo si rivolgono innanzitutto a Dio, e non all’assemblea, in ginocchio,
in un gesto di profonda adorazione, dove tutti sono invitati a guardare al Tabernacolo e non al
celebrante. Tanto meno danno le spalle a Cristo come accade in molte chiese dove le sedi dei
celebranti sono poste addirittura sull’altare maggiore, davanti allo stesso Tabernacolo, come se
le Specie Eucaristiche fossero uno dei tanti arredi della Chiesa e non lo stesso Cristo presente
vivo e vero, davanti al quale è doveroso assumere un atteggiamento di profondo rispetto e
adorazione (vedi Sacramentum Caritatis n. 69). Senza dire di quelle chiese dove sono stati
sostituiti i banchi, solitamente di ottima fattura artigianale, con delle orribili sedie di plastica da
cinema di periferia, costringendo i fedeli a non inginocchiarsi mai, e a comportarsi come se
fossero a teatro, con battimani, interventi personali e animazioni varie. Ben vengano i giovani
con le loro chitarre e canti gioiosi ma in qualunque altro momento e circostanza, magari prima e
dopo la Messa.


PREGHIERE DI RIPARAZIONE, SUPPLICA E RINGRAZIAMENTO.

Le preghiere latine sono
speciali, penetranti, intraducibili in altre lingue, ed hanno un particolare potere anche di
esorcismo contro le insidie del diavolo, oggi così scatenato in questa società violenta e
trasgressiva. I nostri vecchi, anche se non colti, le sapevano tutte a memoria, e ne penetravano
anche il significato più profondo, perché il Signore elargisce ai semplici i Doni dello Spirito
Santo, “la Scienza, la Sapienza, l’Intelletto… ecc.” che hanno il potere di illuminare la mente e
far gioire il cuore nel comprendere la maestà e la bontà di Dio nostro Padre e nel discernere il
bene dal male.

RECUPERO DEL SENSO DEL MISTERO.

In realtà la Santa Messa è Mistero, cioè mai si
capirà pienamente come il pane diviene Corpo di Cristo, e il vino diviene il Suo Sangue,
Sacrificio offerto sulla Croce per la nostra salvezza. “Nella liturgia della Chiesa, Cristo significa
e realizza principalmente il proprio Mistero pasquale. Donando lo Spirito Santo agli Apostoli ha
concesso loro e ai loro successori il potere di attuare l’opera della salvezza per mezzo del
Sacrificio eucaristico e dei Sacramenti, nei quali egli stesso agisce per comunicare la sua grazia
ai fedeli di tutti i tempi e in tutto il mondo”.(Compendio Cat. Ch. Catt. N. 222). Per questo
bisogna anche accettare quel Mistero profondo che aleggia in tutta la celebrazione senza la
pretesa di capire tutto, quel Mistero che si manifesta con gesti di supplica e con invocazioni a
bassa voce da parte del celebrante, con momenti di silenzio per la preghiera personale e per
l’ascolto di Dio che parla al cuore di ciascuno, cose impossibili da realizzare con canti e chitarre
da boy-scouts! Adesso si vuole a tutti i costi far passare la Messa come festa! Ci si deve
sempre e comunque divertire, dicono, altrimenti nessuno va più a Messa, e invece è proprio
questo intento che ha allontanato molti fedeli dalla Liturgia della Chiesa perché la gente si è
sentita ingannata dagli stessi preti che hanno proposto una preghiera-show, una
preghiera-spettacolo dove l’unico, vero protagonista non è più Gesù Cristo, ma l’assemblea,
con le sue iniziative personali all’insegna della perenne novità.


RECUPERO DEL SACRAMENTO E DELLA MAESTÀ DI DIO.

Con l’attuale liturgia si sta
gradualmente perdendo di vista anche il significato di “Sacramento” cioè l’Azione di Cristo che
agisce in noi con la sua Grazia. Si cerca di dare più spazio alla “Parola”, che ci accomunerebbe
ai Protestanti ai quali è rimasto, dei 7 Sacramenti, solo il Battesimo e la “Parola” cioè la Sacra
Scrittura. Prova ne sia che nel rito antico ciò che primeggia in mezzo all’altare è il “Calice” per il
vino, e la Patena (il piattino) per l’Ostia, con a sinistra il leggio e a destra le ampolline. Adesso
al centro dell’altare troviamo spesso un grande leggio col Messale mentre il povero Calice lo si
lascia, per tutto il tempo della celebrazione, in un angolo dell’altare, seminascosto, magari
vicino al microfono o dietro ai fiori, come se fosse un elemento di disturbo e non uno degli
elementi principali della Messa dove lo stesso Dio fatto Uomo nella Persona di Cristo si rende
presente al momento della Consacrazione! Quel Dio Immenso, Creatore e Signore al quale è
doveroso tributare Onore e Gloria anche attraverso segni esterni, quali paramenti preziosi, riti
sontuosi e chiese meravigliose, non come quelle dell’ultimo secolo all’insegna della più assoluta
povertà artistica e spirituale visibile anche nell’attuale Liturgia! Chi di noi ricorda l’intensa
emozione che si provava nel vedere il Santo Padre apparire sulla maestosa sedia gestatoria,
preceduto da file composte di Cardinali e Vescovi, piuttosto che intravederlo malamente in
mezzo alla folla che lo schiaccia come uno fra i tanti? Il Papa è lo stesso Cristo in terra, diceva
S. Caterina, e non un Prelato qualunque.

Queste sono solo alcune considerazioni per non dilungarci troppo. Da parte nostra è importante
non lasciar solo il Santo Padre in questo invito che, pur non essendo vincolante, tuttavia è assai
importante e certamente decisivo delle sorti dell’Umanità nel prossimo Millennio. Che ognuno
usi la propria fantasia per cercare di viverlo nella sua diocesi, iniziando magari da un piccolo
gruppo. Solo recuperando il valore della Santa Messa nel suo vero significato di Sacramento e
di Mistero, solo con la Croce di Cristo e col Rosario della Vergine Maria usciremo vittoriosi da
una grossa calamità che sta ormai mostrando il suo terribile profilo sull’orizzonte del mondo.



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)