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Poesia

Un cortese lettore ci ha inviato (su Messainlatino) questa poesia in versi liberi, che volentieri pubblichiamo. Il motu proprio, come si vede, non ha ispirato esclusivamente la penna di Fra' Lampredone...

TANTO RUMORE PER NULLA

In una chiesa antica,
che vede la presenza di turisti
per ammirar le sue bellezze,
più che di fedeli alle orazioni,
ormai solo cristiani della domenica,
hanno trovato gratuita ospitalità
anche piccoli animali.

La formica, la cicala ed il grillo
involontari frequentatori
delle cerimonie religiose,
hanno sentito ultimamente
i commenti della gente
sul provvedimento papale di Benedetto,
motu proprio tecnicamente chiamato.
In filosofici incontri, anche loro
hanno modo di esprimere le loro opinioni.

La formica, tradizionalista,
ricorda con piacere i tempi antichi
quando la Messa iniziava con
«Introibo ad altarem Dei»:
era la Messa tridentina,
dopo il Concilio di Trento promulgata.
"Il nuovo Papa, da buon pastore,
ha voluto riaprir tesoro, quasi dimenticato;
quella liturgia latina che per secoli
ha accompagnato la vita spirituale
di generazioni di fedeli cattolici,
rendendo più facile la celebrazione
della messa in latino.

Anche la Chiesa ha conosciuto il periodo
in cui si è sollevata la bandiera della rottura,
che ha fatto diventare fuori moda,
quasi inutile, quanto esisteva prima.
Il Papa nella sua benevolenza
ha voluto permettere a ciascuno
di lodare Dio con le forme preferite
dall'intimo della coscienza,
nell‟ottica di impedire che la liturgia
diventasse elemento di divisione.
Il latino rappresenta non il passato,
ma il cammino di una fonte
che ha contribuito a diffonder la Chiesa".

La cicala innovativa e spensierata
rimpiange di non poter più partecipare
alla gioia ed ai moderni canti che la gente
intonava, con i cori e battimani:
"sembrava di essere a teatro
col prete primo attore,
col popolo direttamente coinvolto,
all‟insegna della libertà di manifestazione.
Sembrava di assistere ad uno show,
si poteva ballare cantando
e insieme pregando.

Una vera democratizzazione;
la Chiesa sembrava esser ringiovanita,
sembrava aver aperto anche le finestre,
per un respiro di libertà
da vivere in comunità".
Il grillo giudizioso e assennato,
che aveva sentito la soddisfazione
di un turista con la barba bianca,
contento di poter assister
a celebrazione cattolica unica
in qualunque parte del mondo,
in nome della universalità della Chiesa,
osserva saggiamente:
"Sul provvedimento papale
si è fatto tanto rumore per nulla:
é solo un cambiamento burocratico,
non é una rottura col passato
ma una riforma nella continuità. La sua applicazione vivrà, però, tempi duri.

Dove trovate al giorno d‟oggi,
che vede la presenza dei domenicali cristiani
solo un giorno alla settimana,
e con arrivi mai puntuali,
che trenta persone trovino il tempo
di convenire, per poter chiedere al prete
di celebrar la messa col messale
di San Pio quinto?
La gente non si trova più,
più non si riunisce.
E dove trovi al giorno d‟oggi
il prete che il latino ancor conosce?
Ricordate l‟ultimo giovane prete?
Non ha saputo nemmeno spiegare
ad una turista curiosa cosa significava
l‟iscrizione sulle lapidi in chiesa.

Forse era meglio, in attesa di reinsegnare
ai preti la lingua dei romani,
qualche messa in latino far celebrare ,
in aggiunta a quelle tradizionali,
da chi quella lingua conosce ancora,
affiggendo un cartello con giorni ed ora.

E‟ giusta la modernità,
ma deve esser fondata su solide radici,
per poter guardare in faccia il futuro
con continuità".


Poesia estratta dal libro LA MANO TESA (ed. Ilmiolibro del gruppo L'Espresso) di FERIGO ZENO da Verona


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)