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(Joseph Ratzinger da "La festa della fede", pp.101, ss )

Che cosa significa per me "Corpus Domini"?

Anzitutto ricordo di giorni di festa, nei quali era presa del tutto alla lettera l'espressione che san Tommaso d'Aquino ha coniato in uno dei suoi Inni Eucaristici dedicati a tale festività: " Quantum potes, tantum aude", devi osare tutto ciò che sai, tributandoGli la lode che Gli è dovuta...
Questi versi richiamano d'altra parte alla memoria una frase che già nel II secolo san Giustino martire aveva formulato.
Nella sua presentazione della liturgia cristiana, egli scrive che chi la presiede, cioè il sacerdote, deve elevare al cielo nella celebrazione eucaristica preghiere e rendimenti di grazie "con tutta la forza di cui dispone".
Nella Festa del Corpus Domini tutta la comunità si sente chiamata a questo compito: tu devi osare tutto ciò che puoi!
Se penso alla mia giovinezza, sento ancora il profumo che emanava dalle aiuole e dalle fresche betulle; e con esso rivedo gli ornamenti posti su ogni casa, le bandiere, e di nuovo avverto riecheggiare i canti della tradizione.
Sento ancora il suono degli strumenti a fiato degli abitanti dei villaggi - che in questo giorno si prodigavano per rendere il tutto una vera festa cristiana, osando anche più di quanto potessero - e lo scoppio dei mortaretti, all'inizio ed alla fine della Processione, con cui i ragazzi  esprimevano la loro barocca gioia di vivere.
Proprio loro, per le vie e nel villaggio, salutavano festanti Gesù come ricevesso la visita di un capo di Stato, anzi, erano tutti consapevoli che si tratta di più, il capo supremo, il Signore del mondo, l'amato Cristo Re!
In questo giorno, l'ininterrotta presenza di Cristo, suntuosamente Esposto e circondato di affetto e mille attenzioni, veniva celebrata quasi come una visita di Stato, per la quale nulla è lasciato al caso e nulla viene trascurato, neppure nei più piccoli villaggi.
Il Concilio di Trento ha detto che il Corpus Domini ha lo scopo di suscitare la gratitudine e di tenere desta in tutti la memoria, viva e Presente nel mistero, di nostro Signore. In poche righe, nel suo dettato ci imbattiamo subito in tre motivi validi:
1) il Corpus Domini deve reagire alla smemoratezza dell'uomo;
2) deve far suscitare in lui sentimenti di riconoscenza ed è funzionale alla comunione, alla forza che ci lega in unità;
3) e proviene dallo sguardo rivolto all'unico Signore...
Così il Corpus Domini è in definitiva l'autentica confessione di chi è Dio e di che cosa è l'amore e di cosa è capace; è attestazione che Dio è davvero amore.
Tutto ciò che si dice e si fa nella festa del Corpus Domini è in realtà una originale variazione di questo tema: ciò che l'Amore è e fa!

San Tommaso d'Aquino, in uno degli Inni composti per questa festività, è uscito con questa significativa espressione: "nec semptus consumitur", l'amore non si consuma, ma si dona e nel donarsi riceve.
Donandosi esso non si perde, ma si rinnova.
Dal momento che il Corpus Domini è attestazione di amore, al centro di questo giorno si trova a buon diritto il mistero della Transustanziazione. Amare è cambiamento di sè! Il Corpus Domini ci dice: sì, l'amore esiste; e poichè esso esiste, esiste anche il cambiamento, e perciò possiamo avere speranza.
E la speranza ci dà la forza di vivere e di superare il mondo.

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(Joseph Ratzinger "Guardare a Cristo", pag.76)

Un Gesù che sia d'accordo con tutto e con tutti, un Gesù senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del suo vero amore, non è il vero Gesù come lo mostra la Sacra Scrittura, ma una sua miserabile caricatura.
Una concezione del "vangelo" dove non esista più la serietà dell'ira di Dio, non ha niente a che fare con il Vangelo biblico.
Un vero perdono è invece qualcosa di più autentico e diverso da un debole "lasciar correre, tanto Dio è buono"!
Il perdono è esigente e chiede ad entrambi - chi lo riceve e chi lo dona - una presa di posizione che concerne l'intero loro essere.
Un Gesù che approva tutto è un Gesù privato della Croce, perchè allora non c'è più bisogno del dolore, della croce, per guarire l'uomo.
Ed effettivamente la Croce viene sempre più estromessa dalla teologia e falsamente interpretata come una brutta avventura o come un affare puramente politico, fermo al suo tempo.
La Croce come espiazione, la Croce come forma di perdono e della salvezza non si adatta a un certo schema di pensiero moderno, solo quando si vede bene il nesso tra verità e amore, allora la Croce diventa comprensibile nella sua autentica profondità teologica poichè, il perdono, ha a che fare con la verità e perciò esige la Croce del Figlio di Dio, ed esige per questo la nostra conversione.
Perdono e perdonare è appunto la restaurazione della verità, rinnovamento dell'essere e superamento della menzogna nascosta in ogni forma di peccato.
Il peccato è sempre, per sua essenza, un abbandono della verità del proprio essere e quindi della verità voluta dal Creatore, da Dio
.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)