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Dai certosini: letture notturne per il Corpus Domini

San Bruno fondatore dei certosiniPer chi soffre d’insonnia… e naturalmente anche per chi non ne soffre. Grazie ai certosini di Serra San Bruno per la condivisione delle loro letture notturne nella solennità del Corpus Domini. Buona veglia o almeno buona meditazione con Ilario di Poitiers, Riccardo di San Vittore, San Marco evangelista, San Gerolamo 

CORPUS DOMINI - Solennità

1
Dal “Trattato sulla Trinità” di sant’Ilario di Poitiers.

Mio Dio, non voglio che in nulla sia scalfita in me la fede nella tua onnipotenza, che mi oltrepassa in sommo grado. Perciò non posso pretendere di concepire l’origine del tuo unico Figlio; sarebbe voler accamparmi a giudice del mio Creatore e del mio Dio. La sua nascita precede i tempi eterni. Quello che può esistere prima dell’eternità deve per forza superare la nozione stessa di eternità. E’ appunto il tuo caso e il caso del tuo Unigenito; egli non è una parte, un prolungamento tuo; neppure, come succede nelle realtà create, il Figlio tuo è una nozione priva di sostanza, ma è il Figlio, il Figlio nato da te, Dio Padre; è davvero Dio. Generato da te, condivide l’unità della tua propria natura. Proclamare che è dopo di te vuol dire che è con te, dato che tu sei l’autore eterno della sua eterna origine. Siccome è davvero tuo, non puoi essere separato da lui.
2
Grande in me è la venerazione verso tutto ciò che ti riguarda. Sapendo che tu solo sei l’Ingenito e che l’Unigenito è generato da te, non dirò tuttavia che lo Spirito Santo è generato, e neanche lo dirò mai creato. Io temo l’ingiuria che può giungere a te per causa di questa espressione. Il tuo Santo Spirito scruta e conosce, secondo l’Apostolo, le tue profondità, e fattosi mio avvocato, dice a te quello che io non riuscirei mai a dire; cf Rm 8,26 e io, invece, oserei chiamare creato la potenza della sua natura che da te procede attraverso il tuo Unigenito, non solo, ma addirittura ingiuriarla? Niente che non ti appartenga può entrare in te, né può essere misurato l’abisso della tua immensa maestà, da una forza diversa ed estranea a te. Qualunque cosa penetra in te è tua: né ti è estranea lapotenza di colui che può scrutarti.
3
Mi è impossibile parlare di colui che ti dice per me parole inesprimibili. Quindi, come nella generazione del tuo Unigenito prima di tutti i secoli cessa ogni ambiguità di discorso e ogni difficoltà di comprensione, e resta soltanto che è stato generato da te: così, pur non afferrando con i sensi il procedere del Santo Spirito da te attraverso il Figlio, tuttavia lo percepisco con la coscienza. Infatti sono del tutto incapace di capire le cose spirituali, come dice il tuo Unigenito: “Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito.” Gv 3,7-8. Pur avendo ricevuto la fede nella mia rigenerazione io non la comprendo, e pur ignorandola tuttavia la posseggo. Infatti sono rinato senza l’intervento dei miei sensi, ma con la potenza di una vita nuova.
Lo Spirito poi non ha regole particolari, ma dice ciò che vuole, quando vuole e dove vuole. Se dunque non so il motivo per cui è vicino o lontano, pur rimanendo consapevole della sua presenza, come potrò collocare la sua natura fra le cose create e come potrò limitarla con la pretesa di definire la sua origine? Tutte le cose sono state create per mezzo del Figlio, il Verbo che fin dal principio era Dio presso di te, o Dio, come dice il tuo Giovanni. E Paolo passa in rassegna tutte le cose che in lui sono state create nei cieli e sulla terra: quelle visibili e quelle invisibili. E mentre ricorda che tutto è stato creato in Cristo e per Cristo, dello Spirito Santo giudica sufficiente per sé affermare che è il tuo Spirito.
4
Perciò su queste cose avrò gli stessi sentimenti di quegli uomini che ti sei scelti in modo particolare, così che non dirò nulla circa il tuo Unigenito che secondo il loro giudizio superi la mia comprensione, eccetto il fatto che è nato: come pure non dirò nulla sul tuo Santo Spirito che secondo loro vada oltre le possibilità dell’intelligenza umana, eccetto che è il tuo Spirito. Né voglio perdermi in una inutile schermaglia di parole, ma piuttosto restare nella perenne professione di una fede incrollabile.
Conserva puri, te ne prego, questi principi della mia fede e fino al mio ultimo respiro dà voce alla mia coscienza, perché mi mantenga sempre fedele a ciò che ho professato nel Simbolo della mia rigenerazione, quando sono stato battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; possa sempre adorare te, nostro vero Padre, insieme con il Figlio tuo e meritare così il tuo Santo Spirito, che promana da te attraverso il tuo Unigenito.
Poiché basta alla mia fede il mio Signore Gesù Cristo, che dice: “Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie”. Gv 17,10. Egli che sempre rimane Dio in te, da te e presso di te, è benedetto nei secoli eterni. Amen.
5
Riccardo di San VittoreDal “Trattato sulla Trinità” di Riccardo di San Vittore. In Dio, bene sommo e assolutamente perfetto, c’è anche la bontà nella forma completa ed eccellente. Ma là dove è la pienezza dì tutto quello che esiste di buono, non può mancare l’amore autentico, supremo. Però, finché uno non vuole bene all’altro così come a sé stesso, questa carità particolare, limitata a sé, dimostra di non aver ancora raggiunto il vertice della dilezione.
Ma come potrebbe una Persona divina amare degnamente un’altra quanto sé stessa se non ci fosse un’altra Persona uguale a lei per nobiltà? Per eguagliare in elevatezza una Persona divina bisogna per forza essere Dio. Perché nella vera divinità ci potesse essere la pienezza dell’amore, era necessario che a una Persona divina ne fosse associata un’altra di eguale dignità, cioè che anch’essa fosse divina.
6
Ognuno rifletta bene dentro dì sé: in modo indiscutibile riconoscerà che non vi è nulla di meglio dell’amore, niente che dia più gioia. Ce lo insegna proprio la natura e ne facciamo continuamente l’esperienza. E’ chiaro: nella pienezza della bontà autentica non può essere assente il bene ottimale, così come nella felicità perfetta non può mancare quel che soddisfa al massimo grado. In conclusione, la somma felicità esige l’amore.
Tuttavia, perché nel sommo bene arda la carità, bisogna che per forza sia presente chi dia e chi riceva il dono dell’amore. La caratteristica propria della carità, la condizione stessa perché esista, è la risposta totale d’amore da parte di colui che è amato senza frontiere. Non ci può essere festa d’amore se non vi è reciprocità.
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L’apice dell’amore autentico sta nel volere che l’altro sia mamato come siamo amati noi. Nell’amore scambievole pieno di fuoco nulla è tanto stupendo e anche tanto raro: bramare che colui il quale sopra tutto e tutti tu ami, e dal quale sei amato con la stessa somma misura, ami un altro d’uguale dilezione. La prova della carità completa è il desiderio che sia comunicato ad altri l’amore da cui siamo avvolti. Certamente, per chi ama di tutto cuore e con la stessa intensità desidera essere amato, la gioia perfetta è questa: realizzare quel suo ardente voto di ottenere l’affetto al quale egli aspira. Perciò trapela una carità ancora imperfetta nel rifiuto di rallegrarsi perché ad altri sia partecipata la nostra gioia più cara.
Non poter ammettere comunanza d’amore è segno di evidente meschinità. Ma saperla accettare rivela grande amore. Tuttavia, se questo è già molto, varrà ben di più accogliere gioiosamente di condividere il proprio affetto. Arrivare poi a desiderare questo è il massimo, secondo una graduatoria sempre più eccellente. Diamo allora il massimo a ciò che è massimo, l’ottimo a ciò che è ottimo.
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Fin qui abbiamo considerato due esseri legati da reciproco amore. Ma perché la perfezione di ambedue gli amanti sia completa, si esige per la stessa ragione che anche un altro possa condividere l’affetto con cui ognuno dei due è amato. Se non vuoi ciò che richiede la bontà perfetta, come potrai avere la pienezza della bontà? E volere la bontà perfetta senza poterla raggiungere, dove fa approdare la pienezza della potenza? Perciò la conclusione è lampante: la carità al sommo grado, quindi la bontà in pienezza, sono escluse dal rifiuto di chi non vuole o non può associare anche un altro nella sua dilezione o comunicargli la propria gioia più preziosa.
Perciò quelli che sono amati sommamente e meritano di esserlo, devono entrambi reclamare con medesimo desiderio un amico comune ad entrambi, in perfetta concordia. Vedete bene perciò che la compiutezza della carità richiede una trinità di persone, senza di cui la carità non può esistere nella sua pienezza integrale. Così la perfezione totale e assoluta è intimamente connessa con la perfetta carità non meno che con la vera Trinità. Non c’è soltanto pluralità, ma Trinità autentica nella vera Unità e vera Unità nell’autentica Trinità.
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Dal vangelo secondo Matteo: 28,16-20
Gesù, avvicinatosi agli undici discepoli, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra . Andate dunque e San Matteo (di Guido Reni)ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Dal “Commento al salmo 14″di san Girolamo.
Mi è stato comunicato che alcuni fratelli discutono talvolta e si domandano come mai il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano tre insieme e anche uno. Se considerate il problema, vi accorgerete quanto la disquisizione sia pericolosa. Un vaso di creta sì mette a discutere sul suo Creatore, mentre non giunge neppure a scandagliare la propria natura. Da curioso cerca di cogliere il mistero della Trinità santissima, che neppure gli angeli in cielo possono scrutare. Che dicono infatti gli angeli? Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria. Sal 23,10. Anche Isaia scrive: “Chi è costui che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso?” Is 63,1. Vediamo dunque che gli angeli lodano la bellezza di Dio, ma nulla dicono sulla sua essenza. Perciò restiamo anche noi semplici e modesti.
Quando vuoi scrutare la natura divina, quando desideri sapere ciò che Dio sia, allora nota che tu nulla ne sai. Ma di ciò non devi turbarti, perché gli angeli stessi non ne sanno nulla, e nessuna altra creatura ne sa qualcosa.
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Il pagano vede una pietra e la stima Dio; il filosofo considera il firmamento e crede di percepire in esso il suo Dio. Altri scorgono il sole, che sembra loro la divinità. Considera, perciò, quanto tu superi in saggezza questa gente, quando dici: Una pietra non può essere Dio; il sole, che segue il suo corso per comando di un altro, non può essere Dio. Nella confessione della tua ignoranza si nasconde una gran sapienza. E i pagani sono insipienti proprio perché stimano di sapere e invece la loro conoscenza è un errore.
San GerolamoOltre a ciò, tu non tieni presente il tuo nome: tu vieni detto un credente, non un raziocinante. Se sono credente, vuol dire che credo ciò che non capisco. E proprio per questo sono sapiente, perché sono consapevole della mia ignoranza. Al giorno del giudizio non sarò condannato se dovrò dire: Non ho penetrato l’essenza del mio Creatore. Ma se sostengo un’affermazione temeraria, la presunzione avrà il suo castigo, mentre l’ignoranza otterrà misericordia.
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Desidero anche citare la Scrittura, per appoggiarmi non tanto sul mio pensiero, ma piuttosto sull’autorità del nostro Signore e Salvatore. Che disse egli poco prima della sua ascensione, agli apostoli a cui parlava come maestro e signore? Nessuno potrà mai parlare della propria natura come lui che è Dio stesso. Per noi è sufficiente sapere della Trinità quanto il Signore si è degnato comunicarci. Che disse dunque agli apostoli? Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Odo tre nomi, eppure si parla di uno solo. Il Signore non dice: nei nomi, ma: nel nome. Eppure Gesù pronunzia tre nomi, Come può riassumerli in uno con le parole: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? Il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito è uno; ma è il nome che veramente spetta alla Trinità. Quando si dice: Nel nome di Dio Padre, nel nome di Dio Figlio e nel nome di Dio Spirito Santo, Padre, Figlio e Spirito Santo sono l’unico nome della divinità. E se mi domandi come mai tre possano venir chiamati con un nome solo, io non lo so e ammetto con schiettezza la mia ignoranza, perché Cristo non ci ha rivelato nulla su di ciò.
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Fratelli, si parla tanto sulla Trinità. Però ai fedeli basti aver ascoltato poche parole su questo mistero. In convento impegniamoci piuttosto a trionfare sull’avversario; ricerchiamo come digiunare; come piangere sui nostri peccati. Preferiamo indagare come il pensiero ci imprigioni nelle spire del peccato, riflettiamo come reggere con pazienza di fronte ad ogni ingiuria e a non opporci al fratello che ci offende. Cerchiamo di vincerlo nell’umiltà che ci ha insegnato Cristo lui che soffrendo non minacciava vendetta. 1Pt 2,23. Invece quando si affaccerà alla mente il quesito: Che cosa è Dio? E qual è la ragione della Trinità? ci basti credere che ciò è. Non indaghiamo temerariamente le ragioni, ma con timore e tremore preghiamo Dio senza sosta. Mostriamogli la nostra scienza, che consiste nell’elevargli giorno e notte lodi gioiose.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)