00 04/06/2010 09:33

Pellegrinaggio tradizionale toscano: un resoconto.




Lore ci invia un personale resoconto del pellegrinaggio dei tradizionalisti toscani al Santuario della Madonna di Montenero – patrona della Toscana a Livorno. Per una descrizione esaustiva dell'evento, corredata da un'abbondante raccolta di foto, consiglia di visitare il sito del Coordinamento regionale Benedetto XVI, organizzatore dell'evento, dal quale sono tratte alcune citazioni e immagini


Di solito, infatti, conoscendo la bontà e la bellezza delle iniziative tradizionali, e quanto queste rimangano spesso inaccessibili al “grande pubblico”, cerco sempre all'occasione di invitare persone non facenti parte del mondo della Tradizione. Per questa volta mi son organizzato con due amici e colleghi, A. ed N., entrambi lieti di partecipare all'evento. Durante il viaggio in treno, ho cercato di preparare A. alla particolarità della celebrazione: so per esperienza che il primo impatto con la Messa antica, dopo l'abitudine al Novus Ordo, lascia un po' disorientati.

Mentre stiamo per arrivare a destinazione, ricevo una telefonata da N.: un ritardo al treno non gli permetterà di arrivare se non per la Messa. Giunti alla stazione di Livorno, appena scesi, incontriamo un simpatico pellegrino, che si improvvisa guida turistica e ci accompagna fino al santuario. Il percorso dalla stazione a Montenero è molto agevole: 40 minuti d'autobus ci conducono vicino alla meta, raggiungibile successivamente tramite una pittoresca funicolare, anche questa dal sapore molto tradizionale.

Arrivati in 5 minuti dinanzi al sagrato, non possiamo non soffermarci ad ammirare la stupenda vista che si ha sull'intera Livorno, una delle tante caratteristiche che rendono l'ambiente davvero paradisiaco.

Dopo aver scattato un po' di foto, ci avviamo verso il ritrovo dei pellegrini. Veniamo salutati da Daniele di Sorco, presidente del Coordinamento e benemerito organizzatore dell'iniziativa. Io ed A. approfittiamo dell'esser arrivati con un po' d'anticipo, per dare un'occhiata alle innumerevoli targhe commemorative poste all'esterno del santuario, segno anche questo della grande devozione che lega la regione alla sua Patrona. D'intorno erano presenti sacerdoti dell'Istituto Cristo Re, frati Francescani dell'Immacolata e preti tradizionalisti da varie diocesi, ovviamente ognuno “in alta uniforme”: veramente da rifarsi gli occhi, quando il massimo che si può pretendere in giro al giorno d'oggi è il clergyman (ogni tanto)...

Daniele passa ad avvertirci dell'inizio del rosario, ovviamente recitato in latino e intercalato da canti tradizionali. Durante la recita, osservo di sottecchi A., per vedere come si trova con la lingua dei nostri padri; pian piano ci lasciamo catturare il cuore dalla Madre Celeste, e tutta la piazza si raccoglie in profonda preghiera.

Finita l'orazione, ci siamo avviati per la celebrazione sulle note di Noi vogliam Dio, un canto che significa molto anche per tutto quel che sottende.

Entrati in chiesa, ci sistemiamo in una panca libera in fondo, aspettando N. che dovrebbe giungere a momenti. La Messa tarda ad iniziare, mentre io ed A. sfogliamo l'ottimo libretto preparato dal Coordinamento, contenente sia le preci del Rosario che il proprio e l'ordinario della Messa. Questo lo ritengo un punto cruciale: se si vuol attrarre i fedeli verso la messa in latino, si deve almeno le prime volte garantire che la seguano comprendendo quello che viene detto e svolto: sia per fargli apprezzare veramente il rito, che per non lasciarli spaesati di fronte a una celebrazione così diversa dall'ordinario (come dovrebbe sempre essere il culto divino...). Anche questo dunque è un merito che va dato agli organizzatori.

Dopo un po' d'attesa, ecco arrivare trafelato N.; un attimo dopo il suo ingresso, quasi come ad attenderlo, suona il campanello di inizio. Mi sussurra sorridendo, con semplicità: “Ho chiesto alla Madonna la grazia di arrivare puntuale”; e ora che Lei ci ha radunato, ci prepariamo ad assistere alla superba celebrazione.

Un elemento che ha reso grandiosa questa Messa è stato senz'altro l'accompagnamento musicale. Lasciamo la parola a di Sorco:

“Come Ordinario, il Coro S. Donato di Lucca, diretto dal M° Marco Tomei, ha eseguito la Messa in mi bemolle maggiore di D. Bartolucci, che prevede l'alternanza tra versetti polifonici, eseguiti dai coristi, e versetti gregoriani dalla Messa "de Angelis", eseguiti dal popolo. In questo modo si sono salvaguardate le esigenze della partecipazione da un lato, e quelle dell'arte dall'altro. Il programma musicale comprendeva anche mottetti di Arcadel, Palestrina, Mozart, Franck e l'esecuzione del coro, di eccezionale qualità, ha ottenuto unanimi consensi, anche da parte degli esperti. Un secondo coro, diretto dal M° Antonio Lorenzoni, ha eseguito il Proprio in canto gregoriano, distinguendosi anch'esso per la correttezza e l'espressività dell'interpretazione.”

Personalmente mi ha colpito molto il poter cantare alternandomi con il coro, esperienza per me nuova: il popolo e le voci del S. Donato formavano un tutt'uno armonioso, che non poteva non trascinare il cuore nella lode e nella preghiera. Da cattolico che ha “bazzicato” qualsivoglia tipo di Messa, posso dirlo: non ho mai avuto un senso di partecipazione attiva come in questa occasione.

Una nota particolare la merita l'omelia di Mons. Appignanesi, che se si vuole è stato il punto più curioso dell'intera celebrazione. Era evidente che Monsignore non fosse proprio di orientamento tradizionalista: ciò si è intuito sia dal particolare richiamo iniziale all'obbedienza (alla quale ingiustamente veniamo visti poco propensi), che dagli elogi alla riforma liturgica conciliare, che “fa capire” quello che vien detto. Senza voler entrare nelle solite polemiche, si può notare che il fatto in realtà è estremamente positivo: un comune Arcivescovo Emerito che desidera visitare un santuario – perché l'intenzione di Mons. Appignanesi, come da lui specificato, era appunto di approfittare dell'invito per recarsi in visita al santo luogo, di cui aveva avuto notizia – può tranquillamente celebrarvi la Messa Tridentina senza esser visto come “preconciliare”, “nostalgico” e via dicendo. Non so se converrete o se è solo un'incauto ottimismo, ma mi pare si possa parlare dell'ennesimo risultato positivo del Motu Proprio, almeno nel continuare a cambiare un'aria ormai stantìa da troppi decenni.

Dopo un Offertorio e un Canone “vissuti”, grazie alla soavità dei canti già descritti, veniamo infine al culmine della Messa: mi ha molto toccato poter ricevere per la prima volta l'Eucarestia accompagnato dall'”Ave Verum Corpus” di Mozart; aggiungeteci la presenza preponderante della scultura del Bernini e la tipica solennità della Messa antica, e capirete da voi come il momento sia stato semplicemente celestiale.

Alla fine della celebrazione, durata un paio d'ore – ma per questo tipo di eventi, sembran sempre pochi minuti – riceviamo la benedizione solenne. N., il più stretto come orari, si dilegua istantaneamente; anche noi siamo costretti a seguirlo a breve. E così, con la pace nel cuore e grati di questo regalo dal Cielo, intraprendiamo la via del ritorno.

Durante il viaggio, tra me ed A. inizia l'inevitabile discussione sulla forma straordinaria del rito romano: il mio amico si dice colpito dalla solennità, e considera il canto sacro sicuramente adatto e d'aiuto al raccoglimento; ha comunque dubbi sull'uso del latino e sul sacerdote “distaccato” dal popolo. Direi in ogni caso che è rimasto favorevolmente impressionato, assicurandomi infatti che tornerà in futuro a partecipare a questo tipo di Messa.

Perché ho voluto scrivere questo reportage? Semplicemente, per trasmettervi tutto quello che l'esperienza mi ha lasciato, oltre che ovviamente per stimolarvi a partecipare all'appuntamento dell'anno prossimo. E in fondo c'è anche una morale: non bisogna riguardarsi, in date occasioni, ad invitare ad appuntamenti “della Tradizione” persone che – seppur ben disposte – consideriamo lontane da essa; di sicuro, se il tutto è ben organizzato, ne usciranno non indifferenti, se non proprio almeno in parte “tradizionalizzate”. Anche questo fa bene alla causa.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)