00 22/06/2009 09:46
Alcuni interventi significativi dal Blog dove è nata la discussione e che trovate lincando al titolo postato in apertura thread....

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da Mic:

io ho sempre riferito il velo della sposa alle parole dell'Angelo a Maria: "su te stenderà la Sua ombra la potenza dell'Altissimo" e - perché no? - lo stesso significato potrebbe avere il velo muliebre (che vedo confermato dalle parole dell'articolo: la donna rappresenta l'umanità-sposa), a prescindere, forse, dalle ragioni di modestia e di distogliere durante le celebrazioni l'attenzione dalle pettinature elaborate e ornate di un tempo

Anche nel matrimonio ebraico c'è qualcosa di simile a quello delle chiese orientali: quasi in conclusione del rito si apre l’Aron (l'armadio sacro) e dinanzi ai rotoli della Torah il Rabbino copre con il suo Talleth (lo scialle della preghiera, le cui frange -ai quattro angoli- ricordano il Nome di Dio) il capo degli sposi pronunciando la benedizione.

Anche oggi, in Israele ho visto donne ebree osservanti portare vesti lunghe e la testa coperta con un velo messo un maniera tale che tra l'altro conferisce loro una grazia e una femminilità tutte particolari

Comunque è un simbolo molto bello che purtroppo si è perso, se reintrodotto occorrerebbe recuperarne il senso profondo... secondo me è bene puntare soprattuto al recupero della 'sostanza' della celebrazione: il sacrificio (da cui solo scaturisce la mensa escatologica e la lode e la gratitudine), la grandezza del mistero, la sacralità, la solennità e tutti i significati profondi che ogni momento della celebrazione antica possiede!

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Da Arnulfo:

Ho trovato questo collegamento ad un sito deidcato all'Anno paolino, che può servire da approfondimento:
http://www.letterepaoline.it/node/126
anche per parare le facili accuse delle lollarde di maschilismo e di pregiudizi patriarcali.

Anche l'abito ha una dimensione teologica, oltre che culturale. Tutto il contrario del proverbio. Si pensi al significato del "vestire a festa".
Sarebbe il caso di studiare anche la simbologia delle nozze; nelle liturgie orientali è la coppia (maschi e femmina) ad essere avvolta dal velo: simbolizza la Chiesa domestica, come quella universale deve essere "sposa di Cristo".


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Oggi il nuovo Codex non lo prescrive come invece faceva il vecchio, ma non per questo mi sembra di poter dire che l'uso sia facoltativo: lo Spirito Santo per bocca di san Paolo non mi pare che si limiti solo a consigliare l'uso di coprirsi, ma vuole che ci si copra. A questo punto che il Codex lo imponga o ne taccia non fa differenza alcuna, attesa la superiorità della Parola (si dice così oggi, no?).
Le argomentazioni dei novatori sono errate in radice: la Scrittura è per tutti gli uomini di tutti i tempi, pertanto il velo ha il suo valore oggi come lo aveva ieri. Ciò che dispiace un pò è che neppure nelle messe vetus ordo il sacerdote richiama alla fedeltà alla Parola anche con il coprirsi il capo, il quale, per altro, conferisce alla donna anche eleganza e bellezza.

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Mic risponde all'intervento sopra:


Ciò che dispiace un pò è che neppure nelle messe vetus ordo il sacerdote richiama alla fedeltà alla Parola anche con il coprirsi il capo

si, ma i richiami dovrebbero essere fatti non solo per una giusta 'osservanza', ma insegnando il significato profondo del velo che, vissuto pienamente insieme ad un vita sacramentale piena e VIVA, fondata su una davvero Santa e Divina Liturgia, non solo introdurrebbe nell'umanità 'dispersa' di oggi il senso della 'sottomissione' al suo Creatore Signore e Sposo, ma farebbe anche scoprire alle donne il loro vero ruolo, che non è certo quello di essere imitatrici né antagoniste degli uomini!

Se le donne e gli uomini riscoprissero nei loro rapporti interpersonali e di coppia il significato autentico di queste cose (non i giuridismi e i sensi del dovere), forse qualcosa davvero nel mondo potrebbe cambiare.

Se la sottomissione della donna ha la valenza del rispetto, del prendersi cura, dell'accogliere dell'ascoltare, del trasmettere quel che ha custodito nel cuore e l'atteggiamento dell'uomo è quello di Cristo per la Sua Chiesa, beh, certo che allora ci siamo.

Chiaramente non è una realtà DATA, perché nessuno di noi riesce ancora a viverla in pienezza, ma è tutta da vivere e da costruire con l'aiuto della Grazia Santificante ed è un crescere nella Fede e quindi nell'Amore e anche nella Giustizia...
noi non siamo giusti, ma è il Signore Misericordioso e Giusto, che ci giustifica sia col perdono, che con la trasformazione che opera in noi quando ci dona Sé stesso


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da sagmarius:


Don Alfredo Morselli ha scritto un bellissimo articolo che risponde a domande che mi ero poste anni fa e che avevo poi chiuse nel "cassetto dei pensieri banali" perché mi erano parse "non rilevanti".
Mi sbagliavo.

Concordo poi con chi scrive che il velo nelle funzioni religiose conferisce alla donna una particolare eleganza e bellezza.
Bisogna riconoscere che tra le altre cose, sicuramente più importanti, in questi quarant'anni ci siamo dimenticati, o siamo stati indotti a dimenticare, anche del senso del bello.
Così degradando la Verità si è degradata la Bellezza.

Infatti il degrado che ha coinvolto il linguaggio, i suoni, il canto, le cerimonie, i profumi, le immagini sacre, l’architettura, la simbologia, i paramenti del clero, l’abbigliamento dei fedeli ecc. esprime in modo inequivocabile il degrado della Verità che si professa.
Non è del resto comune sentir dire dai fedeli cattolici che la nostra è una religione come le altre e che tutte portano a Dio e alla salvezza?

Non mi si obbietti che in situazioni estreme di indigenza o di persecuzione la sostanza della Fede si esalta nella mancanza degli accidenti: le eccezioni confermano la regola.


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Dante Pastorelli:

Quando ero un bimbetto, vivevo in una società pressoché totalmente contadina, uscita dalla guerra. Fame e miseria. Eppure, le donne più povere, coi vestiti a toppe e scarpe scalcagnate, o con gli zoccoli di legno, prive di cappotto e magari coperte nell'inverno soltanto da uno scialle vecchio o da un "fazzolettone", una specie di plaid rustico color cinerino ripiegato a triangolo ed usato a mo' di scialle, un velo o un foularino leggero sulla testa lo portavano in chiesa.
E così ancora nelle campagne lucchesi degli anni 50 e 60.

Insomma s'è perduto il senso della sacralità di quel velo. Riportare le donne a quell'usanza lodevole credo sia impresa disperata.

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Mic risponde a Dante:


Insomma s'è perduto il senso della sacralità di quel velo. Riportare le donne a quell'usanza lodevole credo sia impresa disperata.

infatti, ma non pensa che se le donne fossero riportate a quell'usanza - non solo lodevole, ma anche in qualche modo 'formativa' e 'per-formativa' (sia pure in senso lato) per ciò che rappresenta anche nella celebrazione (stando a quanto già detto: donna=umanità sposa) - riconducendole al suo significato profondo e non esclusivamente in termini di 'osservanza' 'eleganza' e 'bellezza', molte più donne parteciperebbero al rito antico con il capo coperto e con molta compenetrazione nel gesto... e chissà che non possa venirne fuori anche qualcosa d'altro e di meglio per l'umanità? Questa potrà sembrarvi una sciocchezza - e vi assicuro che ho dovuto vincere un certo pudore nell'esprimerla - ma forse se non ci limitiamo a beccare sull'aia, tanto sciocchezza non è e forse ci fa capire una della tante (troppe) cose che nel corso dei secoli ci siamo persi e stentiamo a ritrovare!

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un mio intervento

Alla Santa Messa oggi celebrata dal Pontefice da san Padre Pio ;-)

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l'Articolo andrebbe distribuito ai tanti ordini religiosi femminili che hanno dismesso l'abito gettando alle ortiche il velo dando un pessimo esempio....

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da Silvano.dottori:

Io sono uno dei fortunati ad avere un parroco che, oltre a dire settimanalmente la Santa Messa V.O., invita caldamente le donne a coprirsi il capo e così (quasi) tutte lo fanno. Il problema a mio avviso è che c'è molta ignoranza nei fedeli sul significato del velo: occorre spiegarlo, magari ritagliando un minuto all'omelia, così come occorrerebbe spiegare poco alla volta il perchè di tante altre verità oggi non più di moda, di tante vicende, tradizioni, devozioni oggi cadute nel dimenticatoio. Spiegare le differenze sostanziali tra il V.O. e il N.O. L'ignoranza e le scontate accuse e prese di posizione dei nemici della Tradizione della Chiesa sono le cose da sconfiggere con l'insegnamento, con la spiegazione del perchè.
Non tutti hanno avuto la fortuna di poter crescere in certi ambienti o di poter accedere a certa formazione. Bisognerebbe trovare un sistema più capillare per formare, per dare la possibilità a tutti di approfondire senza preconcetti. Io sono ancora piuttosto ignorante in materia, non ho certo la cultura e la preparazione di certi personaggi che qui intervengono con autorevolezza; a loro dico: non stancatevi mai di intervenire per ribadire i sani concetti, le verità, le nozioni anche se vi sembrano ovvie, perchè spesso per molti tali non sono.


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Una mia risposta:


Claudio ha detto...

"E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo."
(1Cor.11,8 ss. )

Ammetto che questi versi di San Paolo mi hanno sempre suscitato molta perplessità, perchè non riesco a trovarne un'interpretazione non maschilista. Lo dico con molto rispetto e volontà di capire le intenzioni dello Spirito. Per favore, qualcuno può aiutarmi?


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scherziamo?
e lo dico da Donna^__^
san Paolo ha anticipato la medicina e la scienza;-)
prima del Novecento si credeva che fosse la donna a determinare il sesso del nascituro, lo studio sulla vita umana, grazie alla sana tecnologia ha permesso di PROVARE che è l'Uomo a stabilire il sesso del nascituro, ergo aveva ragione san Paolo: la Donna deriva dall'Uomo, infatti è il suo seme che lo determina nel concepimento...ma attenzione, aggiunge san Paolo dell'altro importante:
L'Uomo NON resta incinto ergo non è l'Uomo fatto per la donna ma la donna per l'Uomo perchè è LEI CHE NE RACCOGLIE IL SEME NEL GREMBO VERGINALE..
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San Paolo aveva anticipato TUTTI sullo studio dell'Uomo e della Donna...il secolo scorso la scienza stessa gli ha dato ragione, ma si è lungi dal rammentarlo e si continua a leggere questi passi paolini come pensieri contro la Donna...^__^

Il discorso di san Paolo da fastidio a molti perchè sanno che la diversità che loro vogliono imporre (uomo-uomo, donne con donne...) è falsa, mentre la diversità creata da Dio la conferma la scienza stessa...

grande san Paolo!!! ti Amo!!!!


P.S.

Naturalmente poi il discorso paolino si allarga per trovare pienezza e compimento NELLA CHIESA e nel rapporto di Cristo con la Chiesa SUA SPOSA....è la Chiesa infatti CHE RACCOGLIE-RICEVE DAL SUO SPOSO e a sua volta, proprio come la Donna, la Chiesa da ai SUOI FIGLI il santo nutrimento... non è infatti la Chiesa che che genera Cristo ma il contrario...ma la Chiesa è indispensabile a Cristo per incontrarsi con l'Uomo così come Dio ebbe "bisogno di Maria" per l'Incarnazione divina e prodigiosa....

Fraternamente CaterinaLD

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Anonimo risponde:

Caterina ha giustamente sottolineato un aspetto che il femminismo ha abbandonato: la diversità (non certo in quanto a dignità) tra uomo e donna. Leggendo con la dovuta umiltà l'Apostolo si riesce a capire di più l'economia del Creatore, oggi difficile da comprendere a motivo di ideologie femministe che hanno "liberato" la donna trasformandola in un oggetto.
E' più maschilista san Paolo con la sua gerarchia o l'attuale egualitarismo che tratta la donna come oggetto?

Suggerisco la lettura di un interessantissimo articolo apparso su zenit.

http://www.zenit.org/article-18354?l=italian

Vi si parla del recupero del ruolo maschile [che comporta come corollario il risalto del ruolo femminile] prendendo come modello nientemeno che "il Figlio dell'Uomo", Gesù benedetto.

Il livellamento maschio-femmina rientra nella grande categoria del livellamento ad ogni costo (che comprende di tutto un po', dal sette politico al vanno tutti in Paradiso) ed è molto più anticristiano di quel che sembra. Anzi, il mito dell'assoluta par condicio - consapevolmente o no - si oppone alla fantasia, alla libertà e in definitva alla signorìa di Dio.

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inopportuno ha detto...

La chiesa no deve vivere come se fosse chiusa in cella, ma nel mondo, no in base a un modello patriarcale ma all’amore fraterno. L’intimismo, lo spiritualismo, l'irenismo continuista e la devozione alle regole devono trasformarsi e aprirsi alla sofferenza dei fratelli.
Questioni come questa del velo possono, aldilà della poesia teologale indubbiamente contenuta nella riflessione di mons. Morselli, risolversi in una nuova preoccupante chiusura nella cittadella delle proprie sicurezze
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Ciò sarebbe vero se, come è stato accennato da Luisa, si rischiasse di agire come fanno i TdG o i Pentecostali il cui obbligo nel portare il velo non è il senso teologico che da la Chiesa, ma una letterale sottomissione ALL'UOMO mentre san Paolo, con tutta l'esegesi della Chiesa pone il discorso di sottomissione AL CRISTO PRESENTE NELL'EUCARESTIA...non a caso i vescovi portano lo zucchetto ^__^

Io direi che il velo è come per la questione dell'inginocchiatoio: spiegandone l'uso va lasciato anche la libertà di usarli, certo è che se NON si catechizza in questi termini, se non si favorisce il loro uso, tutto rischia di diventare sempre un odioso obbligo....
Io a capo scoperto in Chiesa e durante l'Eucarestia mi sento a disagio, per anni mi è stato LETTERALMENTE CHIESTO di NON mettere il velo perchè essendo l'unica che lo faceva e avendo compiti nella Chiesa, ERO RIDICOLA...ho sempre obbedito, ma con una grande pena nel cuore, alcune volte ho così rinunciato ad avere compiti nella Chiesa per poter mettere il velo, ponendomi quasi nascostamente agli ultimi banchi...

Si chiede tolleranza per non portare il velo e per non inginocchiarsi alla Comunione, a quando l'applicazione della tolleranza per chi vuole mettere il velo e l'inginocchiatoio senza essere accusati di fanatismo?




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)