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Pro orantibus [SM=g1740720]


Il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria al Tempio, la Chiesa cattolica è invitata a pregare per le suore di vita contemplativa claustrale e anche a dare un aiuto concreto ai monasteri che spesso vivono in grande povertà. È un’occasione per ricordare – se mai ce ne fosse bisogno – la presenza orante di tante donne (circa 50.000 in tutto il mondo) che hanno accolta, custodita nel cuore e realizzata nella vita, la parola che un giorno Gesù rivolse ai discepoli: «Venite seorsum», «Venite in disparte, in un luogo solitario…» (Mc 6, 31).

La parola "Clausura" evoca le grate, un pesante portone che si chiude alle spalle di chi entra, austerità, silenzio, distacco dal mondo. Tutto questo, in parte, è anche vero, sebbene il Vaticano II abbia alleggerito la vita claustrale da tante forme e sovrastrutture esterne accumulate nel corso dei secoli e non più consone alla cultura e al vissuto di oggi, ma soprattutto è una vocazione in cui una persona è chiamata a conformarsi al Signore Gesù che spesso – come raccontano i Vangeli – «si ritirava sul monte, in un luogo solitario, a pregare il Padre».

Vivo l’esperienza della vita contemplativa claustrale da più di trent’anni. Un’avventura che ha conosciuto momenti di entusiasmo, di fatica, di gioia e di sofferenza, un cammino condiviso con tante donne e uomini chiamati dal Signore a seguirlo «più da vicino» per essere un richiamo forte, nella Chiesa, per ogni sorella e fratello, che il Regno è già in mezzo a noi, che c’è una gerarchia di valori in cui Dio ha il primo posto.

La preghiera è al centro della nostra vita e tutta la giornata, le normali occupazioni, il lavoro, i rapporti interpersonali, le piccole o grandi cose del quotidiano ruotano attorno alla preghiera, intesa come incontro personale e comunitario con Dio-Amore, in Cristo. La preghiera ha mille espressioni: è proclamare le lodi del Signore nella Liturgia delle Ore, la grande preghiera della Chiesa universale; è contemplare con animo stupito e riconoscente le opere meravigliose di Dio; è riconoscere il suo amore che si esprime nei gesti più piccoli e teneri, come il sorriso di un bimbo o il perdono dato e ricevuto; è alzare le braccia in una supplica che raccoglie tutte le angosce dell’umanità sofferente e smarrita; è dirgli che lo riconosciamo come Padre ricco di misericordia e pronto a perdonare senza misura. Soprattutto la preghiera ci raccoglie attorno all’Eucaristia, azione di grazie per eccellenza.

«Venite in disparte» ci ha detto Gesù. Ma questo "in disparte" non ci allontana dai fratelli, anzi. «Con animo libero e accogliente, "con la tenerezza di Cristo", le monache portano in cuore le sofferenze e le ansie di quanti ricorrono al loro aiuto e di tutti gli uomini e le donne. Profondamente solidali con le vicende della Chiesa e dell’uomo d’oggi, collaborano spiritualmente all'edificazione del Regno di Cristo» (Verbi Sponsa, 1999).

Nel seguire Gesù ci è modello e guida Maria che non ha mai lasciato solo Gesù, ma lo ha accompagnato restando vigile, nel silenzio e nel nascondimento, fino ai piedi della croce.

Maria ha provato la fatica della fede, alle nozze di Cana si è fatta audace nel chiedere l’intervento del Figlio, sul Calvario ha creduto e sperato contro ogni speranza. Maria, infine, si trovava in mezzo agli Apostoli in preghiera nell’attesa dello Spirito, all’alba della Chiesa nascente.

A lei, Madre della Chiesa, affidiamo la nostra vocazione contemplativa.

Suor Silvia Grasso,
monastero domenicano "Beata Margherita di Savoia" di Alba



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)