Su Summorum Pontificum observatus è stata pubblicata una risposta all’articolo di Disputationes
inerente lo stato dei colloqui coi lefebvriani e la proposta di un ordinariato. Questo commento, che traduciamo dal francese, si intitola "Voci infondate sul fallimento delle discussioni tra Roma e la FSSPX
". Non intendiamo ora addentrarci nella valutazione dello stato di queste discussioni dottrinali, anche se non v’è dubbio che l’articolo che segue pone in una prospettiva più ampia lo svolgimento di quei colloqui e vi trova aspetti, risvolti e conseguenze innegabilmente positive; da segnalare anche l’accenno dell’articolista che ravvisa, tra i fomentatori di quelle voci sull’andamento negativo dei colloqui, "una minoranza attiva di preti francesi della FSSPX ostili a un riconoscimento canonico": una fronda interna, insomma, della quale sembrano far parte, purtroppo, anche il superiore del distretto di Francia e il vescovo Tissier de Mallerais (quello che accusa la teologia di Ratzinger niente meno che di "supermodernismo": link). Noi vogliamo piuttosto sottolineare che anche questo articolo conferma quanto abbiamo riportato (sopra la riga degli asterischi, nota mia), ossia che è allo studio la proposta di offrire alla FSSPX una soluzione canonica tipo ordinariato; addirittura, ci dice, si parla di questo progetto Roma dalla fine del 2010.
Enrico
Il sito Disputationes Theologicae, diretto da membri dell’Istituto del Buon Pastore e di eccellente tenore, ha appena pubblicato un articolo umorale dal titolo: "Il fallimento dei colloqui tradizionali con la Fraternità S. Pio X e la questione di un ordinariato tradizionale"
L’articolo, dal tono molto duro, cosa che certamente si spiega da parte di un "fratello nemico" molto vicino, si può riassumere dicendo che ha un triplice oggetto:
1 / L’articolo riporta voci secondo le quali i colloqui organizzati dalla Commissione "Ecclesia Dei", nel quadro della Congregazione per la Dottrina della fede, sarebbero notoriamente un " fallimento " che farebbe apparire a tutti che la Fraternità è scismatica. Voci infondate: l’autore dell'articolo ha mal interpretato le informazioni che ha raccolto (a cui si aggiungono anche le voci che vengono da una minoranza attiva di preti francesi della FSSPX, ostili a un riconoscimento canonico). In realtà, sembra che il tono dei rappresentanti della FSSPX sia parso "rigido". Ma entrambe le parti hanno accolto con vero favore che le discussioni siano state franche e che abbiano consentito di a conseguire l'obiettivo, in fondo modesto, assegnato loro: determinare precisamente quali erano i punti controversi e e conoscere la dottrina della FSSPX su questi punti.
2 / L’articolo sembra dare una notizia inedita: una soluzione canonica vantaggiosa sarà proposta (si afferma "prima dell'estate") alla FSSPX, tipo ordinariato, che garantirà l'indipendenza d'azione contro i vescovi. In effetti, questa informazione contraddice parzialmente le voci sul fallimento delle discussioni [in effetti: ce ne fossero, di fallimenti che conducono a risultati del genere!], ed è nota da molto tempo. È ben noto a Roma, a partire dalla fine dello scorso anno, che il Papa tiene personalmente a proporre di nuovo una soluzione di questo tipo al Vescovo Fellay.
3 / Infine, a giusto titolo:
- L’articolo si lamenta del fatto che questi colloqui non abbiano risolto il merito del problema del Vaticano II. Ma questi colloqui si sono svolti. Il che, insieme ad altri eventi (la pubblicazione del libro-avvenimento di mons. Gherardini sulla non infallibilità del Concilio, il notevole libro storico di Roberto De Mattei sulla storia del Vaticano II che riabilita il ruolo della minoranza del Concilio, il Simposio sul tema dei Francescani dell'Immacolata, ecc.), dimostra che ormai "la parola è liberata" e che questo lavoro di riaggiustamento a proposito del Concilio potrà ora continuare all'aria aperta.
- L’articolo si lamenta del fatto che una soluzione molto vantaggiosa per la FSSPX penalizza gli istituti "Ecclesia Dei", che non hanno, a differenza della FSSPX, dei propri vescovi, e che sono soggetti per il loro apostolato e le loro ordinazioni alla buona volontà dei vescovi "ufficiali". Questo è vero, e sarebbe, in effetti, opportuno pensare, come era stato fatto a Roma alla fine del pontificato di Giovanni Paolo II, a soluzioni canoniche in questo senso (attraverso, in pratica, la nomina di vescovi specifici).
Si può soprattutto sottolineare che una "sfida", come si dice, e che una notevole responsabilità, pesano oggi sulle spalle del Papa e di mons. Bernard Fellay i quali, de facto, potranno porre in essere un atto la cui importanza per tutta la Chiesa sarà nella stessa direzione, quanto alle sue conseguenze pratiche, del Motu Proprio Summorum Pontificum.