00 23/07/2009 12:35
San Paolo e santa Tecla a Efeso

I segreti svelati della grotta dell'usignolo


di Egidio Picucci

La scoperta della più antica icona di Paolo fatta nelle catacombe di Santa Tecla, a Roma, il 19 giugno scorso, fa ricordare un'altra immagine, scoperta in Turchia nel 1998 in una chiesa rupestre situata sul versante settentrionale del Bülbül Dagi (monte dell'usignolo) a Efeso.san Paolo
Ricordata la prima volta nel 1906 in uno studio di Otto Benndorf, la grotta fu stranamente dimenticata dagli archeologi, che tornarono a interessarsene solo nel 1995. Gli scavi consentirono di individuare incisioni e invocazioni a Paolo. Dimenticata per una seconda volta, fece parlare di sé quando l'archeologa austriaca Renate Pillinger ne iniziò uno studio sistematico nel 1997 in collaborazione con l'Istituto Archeologico del suo Paese, diretto da Krinzinger. Dopo una serie di rilievi che permisero la documentazione delle iscrizioni, furono rimossi alcuni strati di calce che ricoprivano interamente gli intonaci e la roccia:  fu così scoperto un ciclo pittorico di notevole interesse.

Proprio durante questa delicatissima fase avvenne il ritrovamento dell'immagine di Paolo che parla a Tecla; ritrovamento che confermò l'intuizione di alcuni sull'importanza della dimenticata chiesa rupestre che si ritiene un nascondiglio di Paolo o il luogo in cui egli fu tenuto prigioniero o addirittura un centro di venerazione di Tecla, tenendo conto che i suoi luoghi di culto sono tutti in una grotta. A cominciare dal più antico, che si trova presso Silifke, l'antica Seleucia d'Isauria.

L'importanza della scoperta impose un restauro impegnativo, consistente nell'esame dei livelli dei vari intonaci e in una serie di test per individuare sia l'estensione del ciclo pittorico che la metodologia per riportarlo alla luce.
Il lavoro fu affidato a un'équipe di restauratrici italiane. Esse hanno tolto le incrostazioni e quant'altro offuscava la leggibilità dei dipinti con i metodi più moderni, facendo della grotta (12 metri di lunghezza per 2 di altezza e di larghezza) un piccolo museo di indubbio fascino ma di difficile lettura, dal momento che i dipinti appartengono a epoche diverse e sono in gran parte sovrapposti.
 
Nella grotta, dove un'improvvida modifica strutturale non consente più di leggere un'iscrizione in greco vicino all'ingresso, si vedono innanzitutto alcune decorazioni floreali e una palma, emblemi propri dei cubicula e dei luoghi di sepoltura dei romani, poi l'icona di Paolo, dipinta nell'atto di parlare a Tecla, che ascolta da una finestra (di casa sua?), mentre sua madre Teoclia, più alta di Paolo, vigila attenta e rigida nell'acconciatura che la assomiglia a Teodora, moglie di Giustiniano, ritratta nei mosaici di San Vitale a Ravenna. Il restauro mostra Paolo seduto che stringe in mano non un rotolo ma un libro, elemento che aiuta a collocare il dipinto sul finire del v secolo. Egli solleva l'indice e il medio della mano destra e pare che guardi Tecla, mentre Teoclia che gli sta a fianco, "accecata" - sorte toccata a tutte le immagini perché la gente era convinta di poter essere vista! - è sorpresa per quanto vede:  sua figlia, fidanzata con Thamyride, ascolta uno straniero!
 
L'apostolo indossa una toga azzurra con strisce longitudinali nere, più altre due all'altezza dei polsi, e un manto marrone-chiaro raccolto sulla spalla sinistra; ha la bocca chiusa, la barba a due punte e la fronte spaziosa, elementi che ricorrono anche in altre raffigurazioni. Sulla stessa parete si leggono invocazioni e preghiere in greco, incise ad affresco sul primo strato di intonaco, preziosa conferma della destinazione sacra della grotta e segno che si era già passati dal livello evocativo a quello del culto. Il ciclo pittorico è completato da altri dipinti, ma a noi interessa l'immagine paolina, che corrisponde abbastanza fedelmente a quanto si legge negli Atti di Paolo e Tecla, dov'è detto che "era piccolo di statura, con la testa calva, le gambe curve, un bel corpo, sopracciglia congiunte, il naso un po' sporgente, ma pieno di amabilità, talora conforme alle sembianze di un uomo, talaltra al volto di un angelo". L'immagine di Efeso mostra chiaramente alcuni di questi tratti
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(©L'Osservatore Romano - 23 luglio 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)