00 19/12/2009 19:08

la scoperta di un gruppo di archeologi

Un sudario rilancia i dubbi sulla Sindone

Gerusalemme, ritrovato in un sepolcro un telo dell'epoca di Cristo. Ed è molto diverso. Un caso o una prova?

Dal nostro corrispondente  FRANCESCO BATTISTINI

Un'immagine della Sindone (Ap)
Un'immagine della Sindone (Ap)
GERUSALEMME – Un altro sudario. Dell’epoca di Gesù. Una squadra internazionale d’archeologi l’ha trovato mesi fa, negli scavi d’una tomba a Gerusalemme Est. Nel Campo del Sangue che, secondo il Vangelo, Giuda Iscariota si comprò coi trenta denari del tradimento e dove, poi, s’impiccò. L’hanno studiato a lungo col radiocarbonio, passato alla Tac come si fa coi pazienti complicati. Ne hanno esaminato spore e tracce di Dna. Alla fine le conclusioni, univoche, sono finite sull’ultimo numero di “PloS One”, la rivista scientifica della Public Library americana: «Le parti di lenzuolo ritrovate, appartenenti a un sudario usato per seppellire le salme ai tempi di Cristo, rivelano per la prima volta che a Gerusalemme questi manufatti avevano un tessuto a trama molto semplice, ottenuta con l’uso soltanto di due fili intrecciati». La dimostrazione, secondo il team, che l’altro e ben più celebre sudario – la Sacra Sindone che ritrarrebbe il corpo di Gesù – sarebbe in realtà un falso: «L’ordito della Sindone, molto più complesso e con più fili, fu introdotto solo in epoca successiva».

LA RICERCA - Sopravvissute a secoli di bruciature, di polemiche sull’autenticità e di contese sulla proprietà, pronte a una nuova ostensione pubblica nel 2010, è ancora presto per dire se le certezze dei cristiani sul lenzuolo custodito nel Duomo di Torino usciranno scosse da questa nuova rivelazione. I ricercatori – israeliani, americani e canadesi della Hebrew University, di Sanford, dell’ University College e della New Haven University di Londra, dell’università del North Carolina e della Lakehead University – sono partiti dal racconto di Matteo e degli Atti degli Apostoli, per individuare il Campo del Sangue e l’antico cimitero di Gerusalemme, in aramaico Akeldamà. La tomba è spuntata vicino a quella di Hannah, il sommo sacerdote del Sinedrio che secondo il Vangelo finì per consegnare Gesù ai Romani. Apparterrebbe a un aristocratico, forse a un altro sacerdote: di sicuro, i resti delle ossa sono quelli del più antico malato di lebbra mai trovato, sepolto a una certa distanza dagli altri.

(Emmevi)
(Emmevi)
TRAMA E CONTROVERSIE - I frammenti di sudario, in cotone, furono filati a mano. E lì, dice il professor Orit Shamir, s’apre la nuova controversia. A differenza della Sindone - che ha soprattutto una torcitura a forma di zeta e una trama a spina di pesce, tipiche della Grecia o dell’Italia e comunque usate già in epoca medievale -, il nuovo sudario è d’una tessitura semplicissima, esattamente come s’usava nella Palestina del primo secolo dopo Cristo. Sono almeno quattro i resti di stoffa sepolcrale dell’epoca di Gesù, trovati negli ultimi decenni a Gerusalemme e dintorni. Già undici anni fa, nello stesso Campo di sangue, era stato rinvenuto un telo funebre (conosciuto come la Sindone di Akeldamà) che molti archeologi considerano un’ulteriore prova della non autenticità della Sindone di Torino: il lenzuolo del corpo è separato, rispetto a un fazzoletto che secondo la pratica dell’epoca serviva ad avvolgere il solo viso. Va detto però che tutti questi ritrovamenti mostrano orditi diversi, sia pure non complessi come quello torinese: a dimostrazione che non esisteva un solo tipo di sudario.

 

LA SINDONE - Entrata nell’iconografia e comparata ad altri teli conservati un po’ ovunque, dalla Spagna alla Francia, la Sindone fu dipinta da pittori d’ogni epoca e quando venne esposta a Torino l’ultima volta, nel 2000, fu meta di pellegrini d’ogni parte del mondo. Leggende e misteri ne accompagnano la storia, dalla credenza che fosse in realtà il Santo Graal delle tradizioni medievali, alle più fantasiose superstizioni esoteriche. La nuova Tomba del Sudario, spuntata dall’argilla di Gerusalemme, già finita nei dépliant dei turisti che calano per Natale, è facile prevedere che aprirà un nuovo capitolo.


16 dicembre 2009 Corriere della Sera