00 22/12/2009 17:14
  Rebecca Solnit, scrittrice sostiene in un suo libro che perfino i peggiori disastri possono avere degli aspetti molto positivi, a riprova di una tesi sostenuta da sempre dai credenti, e cioè che talora degli eventi negativi sono  permessi per poterne ricavare un bene.
In questo caso a dirlo è una persona che non parte dalla fede ma si basa su evidenze puramente umane. Per questo è interessante


di Giovanni Zambito

"La storia dei disastri dimostra che per la maggior parte siamo animali sociali alla ricerca famelica di legami, oltre che di uno scopo e di un significato da dare alla nostra vita. E questa stessa storia suggerisce che, se siamo fatti così, allora la nostra vita quotidiana in gran parte del mondo è un disastro che le calamità, a volte, ci offrono l´opportunità di trasformare. Rompono i muri che normalmente ci tengono rinchiusi e ci lasciano in balia di una marea che può essere enormemente distruttiva, ma anche creativa", scrive la stessa Rebecca Solnit, nel proprio libro "Un paradiso all'inferno".
In tempi di crisi e disastri domande come "Chi sei? Chi siamo?" sono questione di vita o di morte.
Migliaia di persone sono sopravvissute all'uragano Katrina perché nipoti, zii, vicini di casa o perfetti sconosciuti li hanno raggiunti e nonostante il pericolo, tratti in salvo e perché un´armata di proprietari di barche più o meno grandi ha invaso New Orleans sfidando l´esercito americano e ha tirato giù dai tetti intere famiglie. Centinaia di persone sono invece morte come conseguenza del disastro naturale perché altre persone, inclusa la polizia, i vigilanti, l´esercito e i media hanno deciso fosse troppo pericoloso evacuare i cittadini di New Orleans dalla città allagata e infetta, perfino portare in salvo i malati dagli ospedali pareva essere un eccessivo azzardo.
L´uragano Katrina è stato un esempio estremo ed epico di quello che può accadere durante una calamità naturale. Al risveglio dopo un terremoto, un bombardamento o una tempesta catastrofica, la maggior parte delle persone che ne è vittima si scopre altruista, impegnata quotidianamente per la propria cura e sopravvivenza e per quella degli altri. L´immagine di un´umanità egoista e impaurita, dopo un disastro naturale si affievolisce a favore di una riscoperta della solidarietà. Dall´altra parte però, coloro i quali sono chiamati istituzionalmente a proteggere, a salvare, a ripristinare l´ordine spesso non sono all´altezza del compito affidatogli ma convinti di essere dalla parte del giusto, continuano per la loro strada anche con misure estreme e violente.
Dal terremoto di san Francisco del 1906 fino all´uragano Katrina che ha distrutto la città di New Orleans nel 2005, passando per l´11 settembre, lo tsunami del dicembre 2004 e altre calamità naturali che hanno sconvolte le vite di centinaia di migliaia di persone e devastato kilometri quadri di insediamenti, Rebecca Solnit restituisce la speranza.
Anche nelle più nere avversità si può trovare una via di fuga, una possibile rinascita. Un paradiso all´inferno, appunto. Comunità solidali come quelle che racconta Rebecca Solnit hanno visto la luce anche in Abruzzo, subito dopo il terribile terremoto che ha devastato L'Aquila e molti paesi limitrofi, il 6 aprile 2009. Andrea Spila ci racconta, in un intenso capitolo che fa da appendice all´edizione italiana di Un paradiso all´inferno, la sua esperienza e i suoi incontri con la variegata umanità che ha immediatamente reagito al disastro senza aspettare l´aiuto dalle istituzioni e che ha contribuito alla rinascita di una società fatta di relazioni, mutuo soccorso e creatività.