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Come è noto, il ruolo del Romano Pontefice quale Capo visibile della Chiesa universale, è contestato, sebbene con motivazioni assai diverse tra loro, dalle confessioni cristiane non cattoliche. Secondo queste ultime, in origine il Vescovo di Roma non avrebbe avuto potere di governo e di giurisdizione sulla Chiesa universale. Ma la storia sembra dimostrare il contrario. Fin dal primo secolo...


Clemente I fu il terzo successore di san Pietro sulla cattedra del Vescovo di Roma.
 
Sul finire del I secolo, probabilmente verso il 97, egli scrisse una lettera ai cristiani di Corinto, che avevano deposto  e allontanato alcuni presbiteri. Il fatto è significativo, perché il Vescovo di Roma interviene nelle faccende interne di un'altra Chiesa, anch'essa fondata dagli apostoli. E interviene con una lettera il cui tono e contenuto dimostrano che Clemente era cosciente delle sue responsabilità ed esigeva un atto di obbedienza dai destinatari.

Vediamo alcune delle espressioni contenute nella celeberrima epistola: "Vi scriviamo tutto questo per riprendervi..." - "... accettate con contrizione la correzione..." - "Ma se qualcuno non obbedisce a ciò che per nostro tramite egli (Cristo) dice, sappiamo che si vedrà implicato in una colpa e in un pericolo non indifferente" - "Ci sarete motivo di gioia e di letizia se, obbedendo a quanto vi abbiamo qui esposto...".

Clemente dà ordine di reintegrare nelle loro funzioni quelli che la comunità di Corinto aveva allontanato. Non solo: minaccia sanzioni se non fosse stato obbedito. Difficile non pensare ad un atto di governo posto in essere dal vescovo di Roma nei confronti di un'altra Chiesa.

E come accolsero i Corinti la lettera di Clemente? Con massima considerazione, conservandola con cura, tant'è che nell'anno 170 l'allora vescovo di Corinto, Dionigi, scrive a papa Sotero informandolo che quello scritto veniva letto nella celebrazione eucaristica domenicale.

Un primato riconosciuto anche nel primo secolo. Come dice la storia...


da IlTimone


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)