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IV - RACCOMANDAZIONI FINALI

Poi la Madonna mi diede, sempre in francese, la Regola di un nuo­vo Ordine religioso.
Dopo avermi dato la Regola di questo nuovo Ordine religioso, la Madonna riprese così il seguito del suo discorso:
"Se si convertono, le pietre e le rocce si cambieranno in grano e le patate si troveranno disseminate sulla terra ".
"La preghiera, la fate bene, figli miei? "
Rispondemmo insieme: "Oh, no, Signora, non molto ".
"Ah, figli miei, bisogna farla bene, sera e mattina, e quando non potete fare meglio, dite un "Pater' ed un "Ave Maria', e quando avrete tempo e potrete far meglio, ne direte di più ".
"C'è solo qualche donna piuttosto anziana che va a Messa; gli altri lavorano la Domenica, per tutta l'estate; e durante l'inverno, se non sanno cosa fare, vanno a Messa, ma solo per scherno verso la religio­ne. Durante la quaresima vanno in macelleria come dei cani ".
"Non avete visto del grano guasto, figli miei? " Tutti e due rispondemmo: "Oh! no, Signora ".
La Madonna, indirizzandosi a Massimino: "Ma tu, figlio mio, devi averlo visto una volta, nei pressi di Coin, con tuo padre. Il padrone del locale disse a tuo padre: - Venite a vedere come si guasta il mio grano. - E voi ci andaste. Tuo padre prese due o tre spighe in mano, lo strofi­nò, e si ridusse in polvere, poi, durante il ritorno, quando eravate a mezz'ora da Corps, tuo padre ti diede un pezzo di pane dicendoti: - Tieni, figlio mio, mangialo ancora per quest'anno, poiché l'anno ven­turo non so chi potrà mangiare, se il grano si guasta così ".
Massimino rispose: "E’ proprio vero, Signora, non ci pensavo più ". La Madonna termina il suo discorso in francese: "Ebbene, figli miei, voi lo farete conoscere a tutto il mio popolo ".
La bellissima Signora attraversò il ruscello; e a due passi dal ruscel­lo, senza voltarsi verso di noi che la seguivamo (perché attirava a Lei per il suo splendore ed ancor più per la sua bontà che m'inebriava e sembrava facesse fondere il mio cuore) ci disse ancora:
"Ebbene, figli miei, voi lo farete conoscere a tutto il mio popolo." Poi continuò a camminare fino al posto in cui ero salita per vedere dove si trovassero le nostre mucche. I suoi piedi toccavano appena la punta dell'erba, senza piegarla. Arrivata sulla piccola altura, la bella Signora si fermò e subito mi posi davanti a Lei per guardarla ben bene e poter capire in quale direzione volesse maggiormente andare: poiché, per me, era fatta, avevo dimenticato e le mucche e i padroni preso i quali ero in servizio; mi ero legata per sempre e senza condizioni alcuna alla mia Signora; sì, non volevo più, mai più, lasciarla; la seguivo senza pregiudizio alcuno, e disposta a servirla per tutta la vita.
Con la mia Signora mi sembrava aver dimenticato il "paradiso"; non pensavo ad altro che a servirla, per il mio meglio, in tutto; e pensavo che sarei anche riuscita a poter fare tutto quello che mi avrebbe detto di fare, perché avevo l'impressione che fosse molto potente. Lei mi guar­dava con una tenera bontà che mi attirava a Lei; avrei voluto, ad occhi chiusi, lanciarmi nelle sue braccia. Lei non mi diede il tempo di farlo. Si alzò da terra, in modo insensibile, all'altezza di circa un metro e più; e restando così sospesa in aria un momentino, la mia bella Signora guar­dò il cielo, poi la terra a destra e a sinistra e poi mi guardò con degli occhi così dolci, così amabili e così buoni che mi sembrò come se mi attirasse nel suo intimo ed il mio cuore si aprisse nel suo.
E mentre il mio cuore si fondeva in una dolce dilatazione, la bella immagine della mia Signora poco a poco spariva: mi sembrava come se la luce, in movimento, si moltiplicasse e si condensasse attorno alla Vergine SS.ma per impedirmi di contemplarla ancora. Così, la luce sostituiva le forme del corpo che sparivano ai miei occhi; ovvero sem­brava che il corpo della mia Signora si cambiasse in luce, fondendosi. Così, sotto forma di globo, la luce dolcemente andava diritto verso l'alto.
Non riesco a dire se era il volume di luce che diminuiva man mano che si alzava, o se invece era l'allontanamento che dava l'impressione di veder diminuire la luce mentre si alzava; ciò che so è che sono rima­sta con la testa in su e gli occhi fissi sulla luce, anche dopo che quella luce, che si allontanava e sempre più diminuiva di volume, finì per spa­rire del tutto.
I miei occhi si staccarono dal firmamento, mi guardai attorno, ed os­servai Massimino che mi guardava, e gli dissi: "Massimino, sarà stato il Signore di mio padre, o la Madonna, o qualche gran Santo". E Mas­simino, slanciando la mano in aria, disse: "Ah, se l'avessi saputo! "
 

V - PRIMA DIFFUSIONE

La sera del 19 settembre ci ritirammo un po' più presto del solito. Appena arrivata dai miei padroni, mi occupai ad attaccare le mucche e a mettere tutto in ordine nella stalla. Non avevo ancora finito che la mia padrona venne verso di me piangendo e mi disse: "Perché, figlia mia, non vieni a dirmi ciò che è accaduto sulla montagna?" (Massimino, non avendo trovato i suoi padroni perché non erano ancora tornati dai lavori, era venuto dai miei ed aveva raccontato tutto quanto aveva visto ed inteso). Risposi: "Volevo ben dirvelo, ma prima volevo finire il mio lavoro ".
Dopo un momento entrai in casa e la padrona mi disse: "Racconta tutto quello che hai visto; il pastorello di Bruite (soprannome di Pietro Selme, padrone di Massimino) mi ha raccontato tutto ".
Incomincio e, verso la metà del racconto, i miei padroni arrivano dai campi; la mia padrona, che stava piangendo sentendo le lamentele e le minacce della nostra tenera Madre, disse: "Ah, voi avete intenzione di andare a raccogliere il grano domani; non ve lo permettete, venite a sentire cosa è capitato oggi a questa figliola e al pastorello di Selme". E, voltandosi verso di me, disse: "Incomincia daccapo tutto quello che mi hai detto". Io ricomincio; e dopo aver finito, il mio padrone mi dis­se: "Era la Madonna, oppure una grande Santa, venuta da parte di Dio; ma è come se fosse venuto il Signore stesso; bisogna fare tutto quello che ha detto questa Santa. Come farete per dire tutto al popo­lo?". Io gli risposi: "Voi mi direte come devo fare, ed io lo farò". Dopo, guardando sua madre, sua moglie e suo fratello, aggiunse: "Bisogna pensarci". Ed ognuno si ritirò per i fatti suoi.
Si era dopo cena. Massimino e i suoi padroni vennero presso i miei per raccontare ciò che aveva detto loro Massimino e per sapere cosa si sarebbe dovuto fare: "Poiché - dissero - ci sembra che sia la Madonna che sia stata inviata dal Signore; le parole che ha detto ce lo fanno credere. E Lei ha anche detto loro di farlo conoscere a tutto il suo po­polo; forse bisognerà che questi piccoli percorrano il mondo intero per far sapere che bisogna che tutti osservino i comandamenti di Dio, al­trimenti grandi disgrazie cadranno su di noi". Dopo un momento di silenzio, il mio padrone disse, voltandosi verso di me e di Massimino: "Sapete, figli miei, cosa dovete fare? Domani alzatevi presto, andate tutti e due dal signor Curato e raccontategli tutto quello che avete visto e sentito; ditegli con cura come si sono svolte le cose: sarà lui a dirvi cosa bisogna fare".
Il 20 settembre, l'indomani della apparizione, di buon mattino me ne andai con Massimino. Arrivati in parrocchia, busso alla porta. Mi viene ad aprire la domestica del signor Parroco, domandandoci cosa volessi­mo. Io le dissi (in francese, pur non avendolo mai parlato): "Desidere­remmo parlare col Parroco". "Cosa volete dirgli?", ci chiese. "Signo­rina, vorremmo dirgli che ieri siamo andati a pascolare le mucche sulla montagna delle Baisses, e dopo aver fatto colazione, ecc. ecc...". Le raccontammo buona parte del discorso della Vergine SS.ma. In quel momento suonò la campana della chiesa: era l'ultimo rintocco per la Messa. Il Rev. Perrin, Parroco de La Salette, che ci aveva sentito, a­prì la porta con strepito: piangeva e si batteva il petto; ci disse: "Fi­gli nriei, sianto perduti, il Signore ci punirà. Ah! mio Dio, è la Ma­donna che vi è apparsa!". E se ne andò per celebrare la S. Messa. Noi ci guardammo in faccia con Massimino e la domestica; poi Massimino mi disse: "Io me ne vado da mio padre a Corps ". E ci separammo.
Non avendo ricevuto ordine dai miei padroni di ritornare subito do­po aver parlato col Parroco, non credetti far male ad assistere alla Mes­sa. Entrai dunque in chiesa. Incominciai la Messa e, dopo il primo Van­gelo, il signor Parroco si volta verso il popolo e prova a raccontare ai suoi parrocchiani l'apparizione che era appena avvenuta, la vigilia, su una delle loro montagne, esortandoli a non più lavorare di domenica; la sua voce era interrotta da singhiozzi, e tutta la popolazione era commossa. Dopo la S. Messa me ne ritornai dai miei padroni. Il signor Peytard, che ancor'oggi è Sindaco de La Salette, venne ad interrogarmi sul fatto dell'apparizione; e dopo essersi assicurato sulla verità di quan­to dicevo, convinto si ritirò.
Rimasi al servizio dei miei padroni fino a Ognissanti. Dopo mi mise­ro in pensione presso le Religiose della Provvidenza, nel mio paese di Corps.
 

VI - DESCRIZIONE DELLA VERGINE

La Vergine SS.ma era molto alta e ben proporzionata; sembrava es­sere tanto leggera, che sarebbe bastato un soffio a farla muovere, però era immobile e molto stabile. La sua fisionomia era maestosa ed im­ponente come sono i signori di questa terra. Imponeva una timidezza rispettosa. Mentre la Sua Maestà imponeva rispetto misto ad amore, attirava a Lei.
Il suo sguardo era dolce e penetrante; i suoi occhi sembrava che parlassero coi miei, ma la conversazione proveniva da un profondo e vivo sentimento d'amore verso questa attraente bellezza che mi liquefa­ceva. La dolcezza del suo sguardo, l'aria di bontà incomprensibile, facevano intendere e sentire che Ella attirava a sé per donarsi; era un'e­spressione di amore che a parole non si può esprimere e nemmeno con le lettere dell'alfabeto.
L'abito della Vergine SS.ma era bianco argento, molto splendente; non aveva nulla di materiale: era fatto di luce e di gloria, scintillante e variato; sulla terra non vi sono espressioni né paragoni da poter fare.
La Vergine SS.ma era tutta bella e tutta fatta d'amore; guardan­dola, io languivo per fondermi in Lei. Dai suoi ornamenti, come dalla sua persona, da tutto trapelava la maestà, lo splendore, la magnificenza splendente, celeste, fresca, nuova come una Vergine; sembrava che la parola Amore sfuggisse dalle sue labbra argentee e pure. Aveva l'appa­renza di una Mamma affettuosa, piena di bontà, di amabilità, di amore per noi, di compassione e di misericordia.
La corona di rose che portava sulla testa era così bella e brillante, da non potersene fare un'idea; le rose di diversi colori non erano di questa terra; era un insieme di fiori che circondava il capo della SS.ma Vergi­ne, proprio in forma di corona; ma le rose cambiavano e si ricambiava­no, poi dal centro di ogni rosa usciva una luce così bella che rapiva, e faceva sì che la loro bellezza risplendesse. Dalla corona di rose usciva­no come dei rami d'oro e tanti altri piccoli fiori misti e brillanti. Il tutto formava un diadema che da solo brillava più del nostro sole terreno.
La Vergine portava una graziosissima Croce sospesa al collo. Questa croce sembrava d'oro, dico d'oro per non dire un pezzo d'oro; a volte ho visto degli oggetti dorati con alcune sfumature, ciò che faceva ai miei occhi un effetto più bello di un semplice pezzo d'oro. Su questa bella Croce piena di luce era un Cristo, era Nostro Signore con le brac­cia stese sulla Croce. Quasi alle due estremità della Croce, c'erano: da una parte un martello e dall'altra una tenaglia. Il Cristo era color carne naturale ma riluceva con grande splendore; e la luce che usciva da tutto il suo corpo, sembrava come dardi lucentissimi che mi infiammavano il cuore per il desiderio di perdermi in Lui. A volte il Cristo sembrava morto; aveva la testa inclinata e il corpo rilassato, quasi cadesse se non fosse trattenuto dai chiodi che lo fissavano sulla Croce.
Io ne avevo viva compassione; avrei voluto comunicare al mondo intero il suo amore sconosciuto ed infondere nelle anime dei mortali il più sentito amore e la più viva riconoscenza, verso un Dio che non ave­va assolutamente bisogno di noi per essere quello che è, ciò che era e ciò che sempre sarà; e tuttavia, oh, amore per l'uomo incomprensibile! s'è fatto uomo, ha voluto morire, sì morire, per poter meglio scrivere nelle nostre anime e nella nostra memoria il folle amore che ha per noi! Oh! come mi sento infelice nel constatare la mia povertà di espressione nel riferire l'amore del nostro buon Salvatore per noi! Ma, d'altra parte, come siamo felici di poter sentire meglio ciò che non possiamo espri­mere!
Altre volte il Cristo sembrava vivo; aveva la testa diritta, gli occhi aperti, e sembrava sulla Croce di sua volontà. A volte, anche, pareva che parlasse: sembrava mostrasse che era in Croce per noi, per amor nostro, per attirarci al suo amore, che ha sempre un nuovo amore per noi, che il suo amore dell'inizio - dell'anno 33 - è sempre quello di oggi e lo sarà sempre.
Mentre mi parlava, la Vergine SS.ma piangeva ininterrottamen­te. Le sue lacrime cadevano una dopo l'altra, lentamente, fin sopra le sue ginocchia; poi, come scintille di luce, sparivano. Erano splen­denti e piene di amore. Avrei voluto consolarla e non farla piangere, ma mi sembrava che Ella avesse bisogno di mostrare le sue lacrime per meglio manifestare il suo amore dimenticato dagli uomini. Avrei voluto gettarmi fra le sue braccia e dirle: "Mia buona Madre, non pian­gete! Io voglio amarvi per tutti gli uomini della terra". Ma sembrava che mi rispondesse: "Ve ne sono molti che non mi conoscono!".
Ero tra la morte e la vita, vedendo da un lato tanto amore, tanto de­siderio di essere amata e, dall'altro, tanta freddezza ed indifferenza... Oh! Madre mia tutta bella e tanto amabile, amore mio e cuore del mio cuore!
Le lacrime della nostra tenera Madre, lungi dal diminuire la sua Maestà di Regina e Sovrana, sembravano invece renderla più bella, più potente, più piena d'amore, più materna, più attraente; avrei man­giato le sue lacrime che facevano sobbalzare il mio cuore di compassio­ne e d'amore. Veder piangere una Madre, ed una tale Madre, senza adoperare tutti i mezzi possibili per consolarla, per cambiare i suoi dolori in gioia, si può comprendere? O Madre più che buona! Voi siete stata formata di tutte le prerogative di cui Dio è capace; Voi avete, in un certo senso, esaurita la potenza di Dio; Voi siete buona, ed ancora buona della bontà di Dio stesso; Dio, formandovi come il suo capolavo­ro celeste e terrestre si è reso ancora più grande.
La Vergine SS.ma aveva un grembiule giallo. Ma che dico, giallo? Aveva un grembiule più luminoso di più soli messi assieme. Non era una stoffa materiale, ma un composto di gloria, e questa gloria era splendente di una bellezza che rapiva. Tutto, nella Vergine SS.ma mi portava con forza ad adorare e ad amare il mio Gesù in tutti i det­tagli della sua vita mortale.
La Vergine SS.ma aveva due catene, una un po' più larga dell'altra. A quella più stretta era sospesa la Croce di cui ho parlato sopra.
Queste catene (non posso chiamarle diversamente) erano come raggi di gloria, di un gran chiarore che variava e scintillava.
Le scarpe (poiché così bisogna chiamarle) erano bianche, ma di un bianco argenteo, brillante, ed intorno vi erano delle rose. Queste rose erano di una bellezza abbagliante, e dal centro di ognuna usciva come una fiamma di luce bellissima e gradevolissima. Sulle scarpe c'era un fermaglio d'oro, ma non oro di questo mondo, bensì di paradiso.
La visione della SS.ma Vergine era di per sé un intero paradiso. Lei aveva con sé tutto quanto poteva dare soddisfazione, poiché si di­menticava questa terra.
La Madonna era circondata da due luci: la prima a Lei più vicina ar­rivava fino a noi e brillava con vivissimo splendore. La seconda luce si spandeva un po' attorno alla Bella Signora, e noi ci trovavamo immersi in essa ed era immobile (cioè non brillava) e molto più luminosa del nostro sole terrestre. Tutte queste luci non facevano male agli occhi, e non affaticavano la vista. Oltre queste luci e tutto quello splendore, vi erano altri fasci di luce o altri raggi di sole, come se nascessero dal corpo della Vergine, dai suoi abiti, dappertutto.
La voce della Bella Signora era dolce; incantava, rapiva e faceva bene al cuore; saziava, appianava ogni ostacolo, calmava, addolciva. Mi sembrava come se volessi sempre saziarmi della sua bella voce, ed il mio cuore pareva ballare o volerle andare incontro per struggersi in Lei.
Gli occhi della Vergine SS.ma, nostra tenera Madre, non possono essere descritti da lingua umana. Per parlarne occorrerebbe un Serafino, più ancora, occorrerebbe la lingua stessa di Dio, di quel Dio che forma la Vergine Immacolata Capolavoro della sua Onnipotenza.
Gli occhi dell'augusta Maria sembravano mille e mille volte più belli dei brillanti, dei diamanti, delle pietre preziose più ricercate; brillavano come due soli; erano dolci, come la stessa dolcezza, limpidi come uno specchio. In quei suoi occhi si vedeva il paradiso; attiravano a Lei; sembravano come se Ella volesse donarsi e attirare. Più la guardavo, più desideravo guardarla; e più la guardavo, e più l'amavo; e l'ama­vo con tutte le mie forze.
Gli occhi della bella Immacolata erano come la porta di Dio, da dove si vedeva tutto quanto poteva inebriare l'anima. Quando i miei occhi s'incontravano con quelli della Madre di Dio e mia, sentivo dentro di me una gioiosa rivoluzione d'amore ed una protesta di amarla e di­struggermi d'amore.
Guardandoci, i nostri occhi, a loro modo, si parlavano, e l'amavo talmente che avrei voluto abbracciarla proprio nell'intimo stesso di quegli occhi che m'intenerivano l'anima e sembravano attirarla e farla fondere con la sua. I suoi occhi comunicarono un dolce tremito a tutto il mio essere; e temevo di fare il più piccolo movimento, per paura che le potesse essere minimamente sgradevole.
La sola vista degli occhi della più pura delle Vergini sarebbe ba­stata per costruire il Cielo di un beato; sarebbe bastata per far entrare un'anima nella pienezza della Volontà dell'Altissimo, per tutti gli av­venimenti che capitano nel corso della vita mortale; sarebbe bastata per far fare a quell'anima degli atti di lode, di ringraziamento, di riparazio­ne, di espiazione. Questa visione, da sola, concentra l'anima in Dio e la rende come una morta-vivente, che guarda tutte le cose della terra, an­che quelle che sembrano più serie, come se fossero semplici giuochi di bambini; l'anima vorrebbe soltanto sentire parlare di Dio e di tutto ciò che riguarda la sua Gloria.
Il peccato è il solo male che Lei vede sulla terra. Se Dio non la so­stenesse, ne morirebbe di dolore. Amen.

Castellammare, 21 novembre 1878

Maria della Croce - Vittima di Gesù nata Melania Calvat - Pastorella de La Salette
     continua....

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)