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La Risurrezione di Gesù




Quello che viene detto riguardo alla Risurrezione di Gesù gravita spesso attorno a due estremi opposti entrambi sbagliati. O si accetta la storicità dell’evento ma lo si considera poco più della rianimazione di un cadavere, o si mette in risalto il valore di questo avvenimento per la Fede ma riducendolo a un’espressione stessa di questa Fede senza precisi riferimenti alla storia, quasi come se si trattasse di un avvenimento che non ebbe a che fare realmente col mondo fisico. In certi ambienti teologici si ama dire per esempio: "A essere risorta è la Fede". Oppure "Il centro della teologia della Risurrezione è il sepolcro vuoto"; come se dopo la scoperta del sepolcro vuoto non fosse più avvenuto nulla, o come se quanto viene riportato nei Vangeli sulle numerose manifestazioni del Cristo Risorto non sia più da intendersi come un fatto storico. Ma il corpo di Cristo non è "evaporato" come vorrebbe pensare qualcuno, che molto probabilmente o ha letto poco i Vangeli o ha letto poco il Catechismo della Chiesa Cattolica. Eppure questo Catechismo, si badi bene, ci è stato consegnato (già dal ’92) come Costituzione Apostolica Fidei Depositum, dopo essere stato fatto oggetto di una vasta consultazione di tutti i Vescovi del mondo, delle loro Conferenze episcopali, dei loro Sinodi, oltre che degli Istituti di teologia e di catechetica. Pertanto il saltarlo a pie’ pari per seguire mode teologiche o inventarne di nuove è quantomeno poco prudente.

Ebbene in questo testo (che secondo le intenzioni del Santo Padre avrebbe dovuto essere "punto di riferimento sicuro" per tutti i cristiani e gli annunciatori della Parola) vengono esposte con grande chiarezza e completezza tutte le verità di Fede, tra cui quelle sulla Risurrezione. Questa viene giustamente definita sia come avvenimento storico che trascendente. Il Catechismo parla di "un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate". Maria di Magdala e le pie donne furono le prime a incontrare il Risorto (Mt.28,9-10; Gv.20,11-18) e ad annunziarlo agli Apostoli, a cui pure Gesù apparirà (1Cor.15,3-5). Apparirà anche ai discepoli di Emmaus e a tantissime altre persone: Paolo parla chiaramente di più di cinquecento persone. "Davanti a queste testimonianze" dice il Catechismo "è impossibile interpretare la Risurrezione di Cristo al di fuori dell’ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico".

Per certi teologi invece la Risurrezione è ancora un fantasma, come accadde per quei discepoli che non credevano ai racconti altrui e che Gesù stesso rimprovera. Altre volte il Risorto li invita proprio a riconoscere la sua corporeità, stabilendo con essi rapporti diretti, a volte attraverso un contatto fisico (Lc.24,39; Gv,20,27), altre attraverso la condivisione di un pasto (Lc.24,30.41-43; Gv.21,9.13-15). Come è possibile negare la fisicità della Risurrezione di fronte a un Cristo che chiede da mangiare e davanti agli occhi sbigottiti degli Apostoli sgranocchia una porzione di pesce arrostito (Lc.24,41-43)?

Ora che abbiamo sottolineato come la Risurrezione sia stata non solo un fatto storico ma anche fisico, dobbiamo però risolvere l’altro estremo ricordando che questa risurrezione non fu la semplice rianimazione di un cadavere. Per prima cosa questa risurrezione fu ben diversa dalle altre che leggiamo nel testo sacro, come quella di Lazzaro. Cristo non ritorna a vita terrena, sperimentando cose come il dolore fisico, la vecchiaia o la morte. Egli risorge a vita eterna, e pertanto il suo non è soltanto un corpo risorto, ma anche glorificato. Il suo corpo non è più soggetto alle leggi di causa ed effetto della materia, e non perché non sia più materiale, ma perché la sua materia è totalmente sottomessa allo spirito. "Questo corpo autentico e reale possiede" dice il Catechismo "le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole, poiché la sua umanità non può più essere trattenuta sulla terra e ormai non appartiene che al dominio divino del Padre. Anche per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire come vuole: sotto l’aspetto di un giardiniere (Gv.20,14-15) o sotto altre sembianze (Mc.16,12) che erano familiari ai discepoli , e ciò per suscitare la loro fede".

"Il corpo di Gesù" (dice ancora il Catechismo) è, nella Risurrezione, colmato della potenza dello Spirito Santo; partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria, sì che San Paolo può dire di Cristo che egli è l’uomo celeste".

Ma tutto questo ancora non basta: la Risurrezione fu chiara manifestazione della divinità di Gesù, compimento delle promesse del Padre, irradiazione dello Spirito Santo, ed opera dalla Santissima Trinità.

Inoltre comprendiamo il senso della Risurrezione solo considerandone il valore per noi salvifico: la Risurrezione, infatti, è compimento della nostra Redenzione. Dalla solarità del Cristo Risorto rispunta l’alba perenne per la Chiesa. E questa Luce salvifica irradia tutta l’azione liturgica nei secoli, vivifica tutti quanti i sacramenti a partire dal Battesimo, attua lo stato di grazia in tutte le anime che si uniscono al Corpo Mistico, e le avvia verso lo stato di santità. E’ grazie alla Risurrezione di Cristo che il sacrificio della Croce non resta solo sacrificio ma diventa in noi, tramite lo Spirito Santo, Grazia operata.

Infine dobbiamo ricordare che la Risurrezione è sorgente, oltre che garanzia, della nostra vita eterna, della nostra risurrezione futura. Anche a noi, tra l’altro, è dato di risorgere col corpo, come ci promette il nostro Credo. Ma di questo parleremo un’altra volta.