00 27/08/2009 12:27

“…Padre onnipotente…”

 

 

Non siamo realmente credenti. Altrimenti la nostra vita graviterebbe attorno a quest’affermazione del Credo: Dio c’è, ci ama come un padre, e può fare tutto. A volte lo speriamo, ma non lo crediamo veramente. In realtà finiamo sempre con l’arrangiarci con le nostre forze. Siamo sempre pervasi dalla sensazione di non meritare una cosa così grande. Riteniamo che Dio può tutto, ma non per noi, perché non ci sentiamo degni, perché abbiamo sempre alle spalle qualche peccato. In realtà il peccato è proprio questo: relegare l’onnipotenza di Dio a mera possibilità. Eppure il Simbolo della nostra Fede ce lo annuncia chiaramente: Amore e Potenza sono in Dio una sola realtà. Se Dio fosse solo Potenza, ci sarebbe da tremare di paura, avremmo a che fare con un Dio Terribile. Se invece fosse solo Amore, ma non potesse nulla, non ne ricaveremmo alcuna speranza. In realtà il Credo ci dice: esultate, Dio è entrambe le cose, Amore e Potenza. Ma noi facciamo fatica ad associarle: oscilliamo tra il concepirne una sola o l’altra. E non ci rendiamo neanche conto di cosa perdiamo. E’ come se nella casa di fianco avessimo un parente straricco e molto potente, che volendoci molto bene farebbe qualsiasi cosa per noi, eppure noi non ci rivolgessimo quasi mai a lui, preferendo gestire tutto da soli, o al massimo facendogli ogni tanto qualche telefonatina ma senza un reale convincimento di poterne ricevere aiuto. Anche nel rapporto con gli altri ci limitiamo a dare solo consigli umani, riducendoci al ruolo dei consiglieri di Giobbe. Non abbiamo mai il coraggio di dire: “Non trovi lavoro, ma l’hai chiesto a tuo Padre? Non trovi la salute, ma l’hai chiesta a tuo Padre? Non trovi una compagna o un compagno per la tua vita, ma l’hai chiesto a tuo Padre?”. Abbiamo paura dei sorrisini altrui, abbiamo paura di essere guardati come a chi crede nelle favole. Ma ciò accade perché non siamo in vera intimità col Padre. Non era questo però l’atteggiamento di Giobbe che, nonostante le dure prove, nella sua preghiera diceva a Dio: “Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te” (Gb 42,2). In realtà chi ha fede sperimenta davvero che Dio esaudisce tutte le preghiere. Anzi, spesso le esaudisce prima ancora che le diciamo. Soprattutto se vede che con le nostre azioni stiamo esaudendo le preghiere degli altri. Gesù dormiva tranquillamente sulla barca durante la tempesta. Sapeva perfettamente che la Potenza era Amore. Dice il nostro Catechismo: “Di tutti gli attributi divini, nel Simbolo si nomina soltanto l’onnipotenza di Dio: confessarla è di grande importanza per la nostra vita. Noi crediamo che tale onnipotenza è universale, perché Dio, che tutto ha creato, tutto governa e tutto può; amante, perché Dio è nostro Padre ” (CCC 268). Il nostro Dio è un Dio che si prende cura di noi. Gesù ne ha fatto il centro del suo insegnamento col discorso della montagna (Mt 6, 25-34): il Padre veste i gigli dei campi, il Padre nutre gli uccelli del cielo, il Padre ci nutre e ci disseta. Potenza e Amore. Ed anche la preghiera da lui insegnata c'invita a rivolgerci a Dio come ad un Padre onnipotente, ad un Padre che è nostro.

Il Catechismo Romano aggiunge: “La ferma persuasione dell’onnipotenza divina vale più di ogni altra cosa a corroborare in noi il doveroso sentimento della fede e della speranza. La nostra ragione, conquistata dall’idea della divina onnipotenza, assentirà, senza più dubitare, a qualunque cosa sia necessario credere, per quanto possa essere grande e meravigliosa o superiore alle leggi e all’ordine della natura” (CR 1,2,13).