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Il Mistero Eucaristico si realizza nel Sacrificio della Messa

26. Ora, a comune edificazione e letizia, Ci piace, Venerabili Fratelli, richiamare la dottrina che la Chiesa Cattolica possiede della tradizione e insegna con unanime consenso.

27. Giova anzitutto ricordare quello che è come la sintesi e l'apice di questa dottrina, che cioè nel Mistero Eucaristico è rappresentato in modo mirabile il Sacrificio della Croce una volta per sempre consumato sul Calvario; vi si richiama perennemente alla memoria e ne viene applicata la virtù salutifera in remissione dei peccati che si commettono quotidianamente.(12)

28. Nostro Signore Gesù Cristo istituendo il Mistero Eucaristico, ha sancito col suo sangue il nuovo Testamento di cui egli è Mediatore, come già Mosè aveva sancito il Vecchio col sangue dei vitelli.(13) Difatti, come racconta l'Evangelista, nell'ultima Cena preso il pane, rese grazie e lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo dato per voi: fate questo in memoria di me. Similmente prese il calice, dopo la cena, dicendo: Questo è il calice del Nuovo Testamento nel mio sangue, sparso per voi.(14) Ordinando agli Apostoli di far questo in sua memoria, volle perciò stesso che la cosa si rinnovasse in perpetuo. E la Chiesa nascente l'ha fedelmente eseguito perseverando nella dottrina degli Apostoli e radunandosi per celebrare il Sacrificio Eucaristico. Erano poi tutti perseveranti, attesta accuratamente san Luca, nella dottrina degli Apostoli e nella comunione della frazione del pane e nella preghiera.(15) E tanto era il fervore che i Fedeli ne ricevevano che si poteva dire di loro: La moltitudine dei credenti era un cuor solo e un'anima sola.(16)

29. E l'Apostolo Paolo, che ci ha tramandato fedelissimamente quello che aveva ricevuto dal Signore,(17) parla apertamente del Sacrificio Eucaristico quando dimostra che i cristiani non possono partecipare ai sacrifici dei pagani, proprio perché sono stati fatti partecipi della mensa del Signore. Il calice di benedizione che benediciamo, egli dice, non è forse la comunione del sangue di Cristo? E il pane che spezziamo non è forse partecipazione del corpo di Cristo?... non potete bere il calice di Cristo e i1 calice dei demoni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni.(18) Questa nuova oblazione del Nuovo Testamento, che Malachia aveva preannunziato,(19) la Chiesa, ammaestrata dal Signore e dagli Apostoli, l'ha sempre offerta, « non solo per i peccati, le pene, le espiazioni ed altre necessità dei fedeli viventi, ma anche a suffragio dei defunti in Cristo non ancora del tutto purificati ».(20)

30. Per tacere di altre testimonianze vogliamo ricordare solo quella di san Cirillo di Gerusalemme il quale, istruendo i neofiti nella fede cristiana, uscì in queste memorabili parole: « Dopo compiuto il sacrificio spirituale, rito incruento, sopra quell'ostia di propiziazione noi supplichiamo Dio per la pace universale della Chiesa, per il retto ordine del mondo, per l'imperatore, per gli eserciti e gli alleati, per i malati, per gli afflitti e in generale preghiamo noi tutti per tutti coloro che han bisogno di aiuto e offriamo questa vittima... e preghiamo anche per i santi padri e vescovi e in generale per tutti quelli che in mezzo a noi sono morti, convinti che questo sarà di sommo giovamento a quelle anime per le quali si eleva la preghiera mentre qui è presente la vittima santa e tremenda ». Confermando la cosa con l'esempio della corona intrecciata per l'imperatore per ottenere il suo perdono agli esiliati, lo stesso santo Dottore così conclude: « Allo stesso modo anche noi offriamo preghiere a Dio per i defunti, anche peccatori; non gli intrecciamo una corona, ma gli offriamo in sconto dei nostri peccati Cristo immolato, cercando di rendere Dio clemente per noi e per loro».(21)

31. Sant'Agostino attesta che la consuetudine di offrire il sacrificio della nostra redenzione anche per i defunti vigeva nella Chiesa Romana(22) e nello stesso tempo attesta che quella consuetudine, come tramandata dai Padri, si osservava in tutta la Chiesa.(23)

32. Ma c'è un'altra cosa che, essendo assai utile ad illustrare il mistero della Chiesa, Ci piace di aggiungere, cioè la Chiesa fungendo in unione con Cristo da sacerdote e da vittima, offre tutta intera il Sacrificio della Messa e tutta intera vi è offerta. Questa mirabile dottrina già insegnata dai Padri,(24) recentemente esposta dal Nostro Predecessore Pio XII di f.m.,(25) ultimamente espressa dal Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla Chiesa, a proposito del popolo di Dio,(26) Noi ardentemente desideriamo che sia sempre più spiegata e più profondamente inculcata nell'animo dei fedeli, salva però, com'è giusto, la distinzione, non solo di grado, ma anche di natura, che passa tra il sacerdozio dei fedeli e quello gerarchico.(27) Tale dottrina infatti è quanto mai adatta ad alimentare la pietà Eucaristica, ad esaltare la dignità di tutti i fedeli, nonché a stimolare l'animo a toccare il vertice della santità, che altro non è che mettersi tutto a servizio della divina Maestà con una generosa oblazione di sé.

33. Inoltre bisogna richiamare la conclusione che scaturisce da questa dottrina circa « l'indole pubblica e sociale di ogni Messa ».(28) Giacché ogni Messa, anche se privatamente celebrata da un sacerdote, non è tuttavia cosa privata, ma azione di Cristo e della Chiesa, la quale nel sacrificio che offre, ha imparato ad offrire sé medesima come sacrificio universale, applicando per la salute del mondo intero l'unica e infinita virtù redentrice del sacrificio della Croce. Poiché ogni Messa celebrata viene offerta non solo per la salvezza di alcuni, ma anche per la salvezza di tutto il mondo. Ne consegue che, se è sommamente conveniente che alla celebrazione della Messa partecipi attivamente gran numero di fedeli, tuttavia non è da riprovarsi, anzi da approvarsi, la Messa celebrata privatamente, secondo le prescrizioni e le tradizioni della santa Chiesa, da un Sacerdote col solo ministro inserviente; perché da tale Messa deriva grande abbondanza di particolari grazie, a vantaggio sia dello stesso sacerdote, sia del popolo fedele e di tutta la Chiesa, anzi di tutto il mondo, grazie che non si possono ottenere in uguale misura mediante la sola Comunione.

34. Raccomandiamo dunque con paterna insistenza ai sacerdoti, che sono in modo particolare Nostro gaudio e Nostra corona nel Signore, affinché memori del potere ricevuto dal Vescovo consacrante, di offrire cioè a Dio il Sacrificio, di celebrare Messe sia per i vivi che per i defunti nel nome del Signore,(29) celebrino la Messa ogni giorno degnamente e con devozione, perché essi stessi e gli altri fedeli cristiani usufruiscano dell'applicazione dei copiosi frutti provenienti dal sacrificio della Croce. In tal modo contribuiranno molto anche alla salvezza del genere umano.