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Nel sacrificio della Messa Cristo si fa presente sacramentalmente

35. Quello che abbiamo detto brevemente intorno al Sacrificio della Messa Ci porta a dire qualche cosa anche del Sacramento dell'Eucaristia, facendo parte Sacrificio e Sacramento dello stesso mistero, sicché non è possibile separare l'uno dall'altro. Il Signore s'immola in modo incruento nel Sacrificio della Messa, che rappresenta il sacrificio della Croce, applicandone la virtù salutifera, nel momento in cui per le parole della consacrazione comincia ad essere sacramentalmente presente, come spirituale alimento dei fedeli, sotto le specie del pane e del vino.

36. Tutti ben sappiamo che vari sono i modi secondo i quali Cristo è presente alla sua Chiesa. È utile richiamare un po' più diffusamente questa bellissima verità che la Costituzione della Sacra Liturgia ha esposto brevemente.(30) Cristo è presente alla sua Chiesa che prega, essendo egli colui che « prega per noi, prega in noi ed è pregato da noi: prega per noi come nostro Sacerdote; prega in noi come nostro Capo; è pregato da noi come nostro Dio»;(31) è lui stesso che ha promesso: Dove sono due o tre riuniti in nome mio là sono io in mezzo a loro.(32) Egli è presente alla sua Chiesa che esercita le opere di misericordia non solo perché quando facciamo un po' di bene a uno dei suoi più umili fratelli lo facciamo allo stesso Cristo,(33) ma anche perché è Cristo stesso che fa queste opere per mezzo della sua Chiesa, soccorrendo sempre con divina carità gli uomini. È presente alla sua Chiesa pellegrina anelante al porto della vita eterna, giacché egli abita nei nostri cuori mediante la fede,(34) e in essi diffonde la carità con l'azione dello Spirito Santo, da lui donatoci.(35)

37. In altro modo, ma verissimo anch'esso, egli è presente alla sua Chiesa che predica, essendo l'Evangelo che essa annunzia parola di Dio, che viene annunziata in nome e per autorità di Cristo Verbo di Dio incarnato e con la sua assistenza, perché sia « un solo gregge sicuro in virtù di un solo pastore ».(36)

38. È presente alla sua Chiesa che regge e governa il popolo di Dio, poiché la sacra potestà deriva da Cristo e Cristo, «Pastore dei pastori », assiste i pastori che la esercitano,(37) secondo la promessa fatta agli Apostoli.

39. Inoltre in modo ancora più sublime Cristo è presente alla sua Chiesa che in suo nome celebra il Sacrificio della Messa e amministra i Sacramenti. Riguardo alla presenza di Cristo nell'offerta del Sacrificio della Messa, ci piace ricordare ciò che san Giovanni Crisostomo pieno d'ammirazione disse con verità ed eloquenza:«Voglio aggiungere una cosa veramente stupenda, non vi meravigliate e non vi turbate. Che cosa è? L'oblazione è la medesima, chiunque sia l'offerente, o Paolo o Pietro; quella stessa che Cristo affidò ai discepoli e che ora compiono i sacerdoti: questa non è affatto minore di quella, perché non gli uomini la fanno santa, ma colui che la santificò. Come le parole che Dio pronunziò, sono quelle stesse che ora il sacerdote dice, così medesima è l'oblazione».(38) Nessuno poi ignora che i sacramenti sono azioni di Cristo, il quale li amministra per mezzo degli uomini. Perciò i Sacramenti sono santi per se stessi e per virtù di Cristo, mentre toccano i corpi, infondono grazia alle anime. Queste varie maniere di presenza riempiono l'animo di stupore e offrono alla contemplazione il mistero della Chiesa. Ma ben altro è il modo, veramente sublime,con cui Cristo è presente alla sua Chiesa nel sacramento dell'Eucaristia, che perciò è tra gli altri Sacramenti « più soave per la devozione, più bello per l'intelligenza, più santo per il contenuto »; (39) contiene infatti lo stesso Cristo ed è « quasi la perfezione della vita spirituale e il fine di tutti i Sacramenti ».(40)

40. Tale presenza si dice « reale » non per esclusione, quasi che le altre non siano « reali », ma per antonomasia perché è sostanziale, e in forza di essa, infatti, Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente.(41) Malamente dunque qualcuno spiegherebbe questa forma di presenza, immaginando il corpo di Cristo glorioso di natura « pneumatica » onnipresente; oppure riducendola ai limiti di un simbolismo, come se questo augustissimo Sacramento in niente altro consistesse che in un segno efficace « della spirituale presenza di Cristo e della sua intima congiunzione con i fedeli membri del Corpo Mistico ».(42)

41. Invero del simbolismo Eucaristico, specialmente in rapporto all'unità della Chiesa, molto trattarono i Padri e gli Scolastici; il Concilio di Trento ne ha compendiata la dottrina insegnando che il nostro Salvatore ha lasciato l'Eucaristia alla sua Chiesa « come simbolo della sua unità e della carità con la quale egli volle intimamente uniti tra loro tutti i cristiani », « e perciò simbolo di quell'unico corpo, di cui egli è il capo ».(43)

42. Fin dai primordi della letteratura cristiana l'ignoto autore della Didachè così scrive in proposito: « Per quanto riguarda l'Eucaristia così rendete grazie... come questo pane spezzato era prima disperso sui monti e raccolto diventò uno, così si raccolga la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo regno ».(44)

43. Parimenti san Cipriano difendendo l'unità della Chiesa contro lo scisma, scrive: « Finalmente gli stessi sacrifici del Signore mettono in luce l'unanimità dei Cristiani cementata con solida e indivisibile carità. Giacché quando il Signore chiama suo corpo il pane composto dall'unione di molti granelli, indica il nostro popolo adunato, che egli sostentava; e quando chiama suo sangue il vino spremuto dai molti grappoli e acini e fuso insieme, indica similmente il nostro gregge composto di una moltitudine unita insieme ».(45)

44. Del resto prima di tutti l'aveva detto l'Apostolo ai Corinzi: Poiché molti siamo un solo pane, un solo corpo tutti noi che partecipiamo di un solo pane.(46)

45. Ma se il simbolismo Eucaristico ci fa comprendere bene l'effetto proprio di questo Sacramento, che è l'unità del Corpo Mistico, tuttavia non spiega e non esprime la natura del Sacramento, per la quale esso si distingue dagli altri. Giacché la costante istruzione impartita dalla Chiesa ai catecumeni, il senso del popolo cristiano, la dottrina definita dal Concilio di Trento e le stesse parole con cui Cristo istituì la SS. Eucaristia ci obbligano a professare « che l'Eucaristia è la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo, che ha patito per i nostri peccati e che il Padre per sua benignità ha risuscitato ».(47) Alle parole del martire sant'Ignazio Ci piace aggiungere le parole di Teodoro di Mopsuestia, in questa materia testimone attendibile della fede della Chiesa: « Il Signore, egli scrive, non disse: questo è il simbolo del mio corpo e questo è il simbolo del mio sangue, ma: Questo è il mio corpo e il mio sangue, insegnandoci a non considerare la natura della cosa presentata, ma [a credere] che essa con l'azione di grazia si è tramutata in carne e sangue ».(48)

46. Il Concilio Tridentino, appoggiato a questa fede della Chiesa « apertamente e semplicemente afferma che nell'almo sacramento della SS. Eucaristia, dopo la consacrazione del pane e del vino, nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, è contenuto veramente, realmente e sostanzialmente sotto l'apparenza di quelle cose sensibili». Pertanto il nostro Salvatore nella sua umanità è presente non solo alla destra del Padre, secondo il modo di esistere naturale, ma insieme anche nel sacramento dell'Eucaristia «secondo un modo di esistere che, sebbene sia inesprimibile per noi a parole, tuttavia con la mente illustrata dalla fede possiamo intercedere e dobbiamo fermissimamente credere che è possibile a Dio ».(49)