00 30/08/2009 15:24
Riporto qui di seguito le mie risposte in un forum gestito da fratelli non cattolici dove si è discusso sulla "SANTA CENA"; i nomi sono omessi e riportati con abbreviazioni.

 

Carissimi, ho letto con la dovuta attenzione i “Pensieri” sulla “santa Cena” e vorrei fare qualche considerazione, tenuto conto dell’invito di XX.


Ritengo che quando nella Scrittura vi sono affermazioni esplicite, si deve dare la priorità all’interpretazione letterale, al fatto concreto che viene espresso. Poi si possono cercare altri significati allegorici che pure ci sono, e comunque non in contrasto col significato letterale, né in contrasto con quanto hanno inteso e interpretato coloro ai quali è stata trasmessa la Parola di Dio, soprattutto i primi cristiani, più prossimi agli apostoli stessi.


T.D. fa delle considerazioni che gli fanno ritenere che pane e vino restino solo dei simboli. Ritengo legittime le obbiezioni poste, alla luce della Scrittura e penso anche che sia doverosa una risposta. Premetto che rispondo non da specialista della materia ma da semplice credente, quindi accetto volentieri eventuali correzioni, se sono fondate.


Egli afferma: Il CORPO di Gesù NON era il pane, o meglio il pane non si era trasformato in carne del Suo corpo, perché Gesù era ancora presente e NON si era duplicato nel pane che Lui spezzò e distribuì ai discepoli. Nessun passo del Nuovo Testamento autorizza a pensare minimamente in un corpo "umano" col dono dell'ubiquità, neppure per Gesù Cristo!

Mi trovo d’accordo con l’esposizione iniziale dove T.D. riafferma la nostra comune fede e dice che Gesù, pur avendo la natura umana a tutti gli effetti, possedeva anche la natura divina; per questo Egli poteva anche, quando riteneva opportuno, sospendere le leggi fisiche naturali e camminare sulle acque (Gv 6,19), o trovarsi in posti dove altri non avrebbero potuto (cf il racconto di Gv 6,22-25), e poteva TRASFIGURARSI in corpo glorioso se lo voleva, come dimostrò ai suoi discepoli, PRIMA della sua crocifissione e resurrezione. Chi può affermare quale fosse la composizione chimico-fisica di quel Corpo trasfigurato? (Mc 9, 1ss), e chi può sapere quali le sue potenzialità? Per cui ritengo che non era né impossibile fare quello che diceva, né inopportuno dal momento che la sua crocifissione era già decretata dai secoli eterni, e nel momento pasquale dell’istituzione dell’eucarestia era profezia in atto.


T.D. continua:

Gesù stesso inoltre afferma essere quello un semplice "frutto della vigna" (Matteo 26:29): "Vi dico che da ora in poi non berrò più di QUESTO frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno del Padre mio."

- Luca, cap 22,14-20 riferisce in modo più dettagliato degli altri evangelisti e pone questa espressione di Gesù PRIMA (22,18) che prendesse il pane e il vino dicendo:”questo è il mio corpo…

Per cui quello che PRIMA era frutto della vite, POI viene presentato agli apostoli come “IL MIO SANGUE”.


T.D. fa notare:

E' importante considerare che Gesù mangiò il pane e bevve il vino che distribuì ai discepoli: se il pane fosse stato il Suo corpo, Egli avrebbe mangiato Se Stesso, cosa impossibile dal momento che Lui non aveva bisogno di mangiare la vittima espiatrice, essendo Lui stesso "la vittima"

- Non è molto chiaro dai Vangeli se Gesù ha continuato a mangiare e bere dopo aver pronunciato “questo è il mio corpo…” (la celebrazione pasquale comprendeva vari fasi e qui ci troviamo alla cosiddetta terza coppa) e ad ogni modo, se questo è avvenuto, pur non avendo Egli bisogno di mangiare la vittima, potrebbe averlo fatto per un gesto di condivisione e di comunione con i suoi apostoli.


Afferma ancora T.D.:

Se non abbiamo la purificazione dei peccati, mediante l'offerta sacrificale di un Agnello ("mangiare la carne") e se non ci nutriamo della Parola di Dio ("mangiare il pane") e se non siamo morti in Cristo sulla croce ("bere il vino") e se non siamo rigenerati nella vita eterna ("battezzati d'acqua e di Spirito"), allora non entreremo nel Regno di Gesù Cristo!

e

Chi si sottrae volontariamente a tale "comunione con la chiesa-corpo di Cristo" sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore (1 Corinzi 11:27), perché NON sa discernere il CORPO del Signore, costituito dall'unità dei credenti, e il SANGUE del Signore, versato sulla croce per i nostri peccati! “


Qui l’interpretazione delle parole concrete della Scrittura viene portata tutta sul piano allegorico. E anche se fosse possibile condividere tale significato dopo opportuno approfondimento, non è possibile però ignorare quello letterale.

Paolo dice chiaramente che entrare in comunione col pane e col calice della benedizione è entrare in comunione col Corpo e Sangue di Cristo. In tal modo tutti diventano in Lui un solo corpo (la Chiesa): chi quindi non vive la carità nell’unità profonda di questo corpo che è la Chiesa, non discerne il Corpo del Signore e mangia e beve la propria condanna.


Continua T.D.:

siccome "il Regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Romani 14:17), non possiamo assolutamente pensare che il pane e il vino dell'ultima cena possano avere poteri taumaturgici o magici.

La frase di S. Paolo si trova inserito in un altro contesto che non ha niente a che fare con l’istituzione della S.Cena, che lo stesso Paolo definisce “il pane …e calice che noi benediciamo non è forse comunione col corpo …e sangue di Cristo”


T.D., dice in finale: Il politeismo idolatrico degli antichi romani si è perpetuato profeticamente nell’idolatria del Sacro Romano Impero Cattolico tuttora presente: il pane viene sostituito con l’ostia ed offerto all’ADORAZIONE dei fedeli.

Se Cristo non l’avesse comandato espressamente e non ci avesse chiaramente detto come intendere il suo gesto, sarebbe un atto veramente al di fuori di ogni logica oltre che magico ed idolatrico, ma dal momento che la Scrittura lo ribadisce a più riprese, lo ritengo un atto di fede nel comando di Gesù che ha voluto donarsi a noi con un amore assoluto verso la sua Sposa non solo spiritualmente ma anche corporarlmente.

Vi sarebbero molte altre cose da dire ma il discorso diventerebbe complesso e a questo punto conviene che lo facciano gli specialisti.

. Vorrei ricordare che all’interno del mondo evangelico, su questo argomento vi sono posizioni divergenti. Anche all’interno del pentecostalesimo alcune comunità hanno posizioni più vicine a quelle luterane che professa la presenza reale di Gesù Cristo pur nella permanenza delle specie (mi riferisco ad esempio ai gruppi toccati dall’insegnamento di Petrelli, di Traettino e ad altri gruppi come quelle della valle del Sele). Alcuni gruppi luterani inoltre si sono riconosciuti nella transustanziazione. Nella Chiesa Ortodossa e in quella Cattolica invece, su questo punto non vi è alcuna sostanziale divergenza e questo è molto significativo.

Ricordo anche che proprio su questo punto, la divergenza dei primi riformatori Lutero e Calvino mise in evidenza la debolezza dell’interpretazione soggettiva della Scrittura. Ed a riprova abbiamo ancora l’interpretazione dei Tdg che si allontana ulteriormente limitando la partecipazione alla “Cena” ai soli non ben identificabili 144000.

Quindi, il problema va posto in questa multiforme cornice e non è facile trattarlo in questa sede, che impone limiti di spazio e di tempo. Possiamo però apprezzare lo studio, e il lavoro di tutti coloro che si sforzano sinceramente di penetrare questo grande dono d’amore di Gesù per l’umanità e pregare perché si arrivi a un’unica professione di fede.

Solo lo Spirito Santo che forma il Corpo di Cristo nel seno della Chiesa può illuminarci, e possiamo tutti, anche noi cattolici, riconoscere Gesù, nello spezzar del pane.(Luca 24,35)

Con fraterno affetto.