00 30/08/2009 15:59
  Messaggio 1 di 31 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 02/06/2002 21.54
Amici....
ho trovato in ben tre siti evangelici..la stessa identica lettera di un pastore protestante attraverso la quale, finalmente, possiamo avere le idee più chiare su cosa pensano dell'Eucarestia...e temo, purtroppo, che non ne parleranno mai....il perchè lo capirete.....
In questa lettera viene prima esposto una parte del Catechismo Cattolico sull'Eucarestia, poi segue il suo pensiero.....
Prima vengono citate le parole del Nuovo Catechismo:

Il “sacrificio della messa” è una delle dottrine più peculiari del sistema cattolico-romano, definita “fonte ed apice di tutta la vita cristiana" (3) e ha ben poco a che fare con il culto evangelico riformato. Mentre quest’ultimo si incentra sulla lettura e sulla predicazione della Parola di Dio, la parte più importante della messa è la “ripetizione del sacrificio di Cristo”. Esso non è semplicemente un “memoriale” del sacrificio di Cristo sulla croce, ma la sua “attualizzazione” che renderebbe “presente ed attuale, hic et nunc, il sacrificio unico di Cristo nei suoi elementi costitutivi: la stessa vittima, il medesimo offerente, e la stessa azione sacrificale, sebbene diversa nel modo incruento di offrire”(4), inoltre essa “ne applica il frutto”(5) in modo unico ed insostituibile. In essa il pane ed il vino, “diventano misteriosamente il corpo ed il sangue di Cristo”(6) e in essa: “Cristo dona lo stesso corpo che ha consegnato per noi sulla croce, lo stesso sangue”(7)… Questo sacrificio sarebbe offerto non solo per i vivi, ma “anche per i fedeli defunti … affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo”(8). La messa sarebbe valida, inoltre, solo quando viene celebrata dal vescovo, o da chi è stato da lui autorizzato(9), mentre non avrebbe alcuna validità quella celebrata “dalle comunità ecclesiali nate dalla Riforma … perché non hanno conservata la genuina ed integra sostanza del mistero eucaristico … per la mancanza del sacramento dell’Ordine”(10).

Ora segue la risposta:

Tali concezioni non sono assolutamente condivisibili dalla fede evangelica, la quale, di fatto, considera la messa e la teoria che ad essa sottende, del tutto aberrante, empia e blasfema. (arg! è proprio sottolineato!) Si può quindi dire a ragion veduta che ogni qual volta si celebra una messa Cristo venga insultato e disonorato e di tutto questo i fedeli evangelici non vogliono esserne complici partecipandovi in qualsiasi modo(cosa vuol dire dunque? che non ne parleranno nemmeno?). L’opera di Cristo è stata compiuta una volta per sempre ed è efficace in modo immediato per tutti i luoghi ed i tempi a chi, udendo l’annuncio dell’Evangelo, ad essa faccia appello tramite la fede, senz’alcun bisogno di celebrazioni sacramentali né di mediazioni sacerdotali umane, “Infatti con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati” (Eb. 10:14). La celebrazione evangelica della Cena del Signore conferma simbolicamente e suggella questa realtà.

Con le parole della Confessione di Fede Riformata di Ginevra del 1536, affermiamo: “Ora, poiché la messa del papa è stata un’ordinanza maledetta e diabolica intesa a sovvertire il mistero di questa santa Cena, noi dichiariamo che essa ci è in abominio, come un’idolatria condannata da Dio, sia in quanto è considerata un sacrificio per la redenzione delle anime, sia perché in essa il pane è considerato ed adorato come Dio, oltre alle altre bestemmie e superstizioni esecrabili che vi sono contenute, ed all’abuso della Parola di Dio che vi viene presa invano, senza alcun frutto ed edificazione”(11).

La Confessione di Fede Riformata Posteriore del 1566 afferma inoltre: “la messa, così come oggi è in uso in tutta la chiesa romana, è stata abolita nelle nostre chiese per diverse e giustissime ragioni … Il fatto sta che abbiamo trovato non essere una buona cosa che si sia trasformata un’azione santa e salutare in un vano spettacolo; così pure che essa sia stata resa meritoria e che la si celebri per denaro o che si dica che il prete vi fa il corpo stesso del Signore e che lo offra realmente e di fatto per la remissione dei peccati dei vivi e dei morti, addirittura in onore e celebrazione o memoria dei santi che sono in cielo”(12).

Past. Paolo Castellina



Allora facciamo un paio di constatazioni:

1. Si rifà ad un documento del 1500.....mentre poi ci si contraddice disconoscendo Lutero.....(il quale credeva in Maria Madre di Dio...chiamandola "MIA SIGNORA" che aggiustata nella forma latina si traduce "Madonna"!), mentre si schifano tutti i documenti di prima...ma non va un po contro il concetto di sola scrittura? E si perchè se non si accettano le dottrine e i documenti della Chiesa, perchè questi documenti assumono importanza maggiore della Bibbia? Dove sono scritte nella Bibbia tutte queste parole? 

2. L'opera di Cristo una volta per tutte....INFATTI...la Chiesa NON ha mai insegnato che l'Eucarestia riuccide il Cristo...questa è una falsa propaganda che più volte è stata spiegata ma che non è mai stata riconosciuta....come mai? Cosa si vuole mantenere in piedi? La Chiesa Compie IL MEMORIALE.....ricordando ad ogni uomo di ogni tempo ciò che ha fatto il Cristo...appunto una volta per tutte! E fedele al comando del Cristo, ricompie quei gesti SACRI.....Sono gli Apostoli ad imporre le mani scegliendo i primi PESBITERI, appunto, i sacerdoti....e dando loro il compito di occuparsi dei RITI....e questo è scritturale nelle Lettere, perchè le s'ignorano?

3. si parla tanto di Fede da parte dei protestanti, ma quando c'è da metterla in atto, questa fede, la si offusca semplicemente perchè si vuole essere "una cosa diversa dalla Chiesa" o ci si vuole sostituire a Lei......Dicono che bisogna credere per fede....sostengono che il Cristo è con noi per fede, ma se i cattolici mettono in atto il capitolo 6 di Giovanni e l'ultima Cena, allora diventano blasfemi....francamente vedo molta contraddizione!

4. Si usano parole molto pesanti.....credo che noi le prove le abbiamo portate.....ma qui le prove non si vedono...si tratta semplicemente di una interpretazione diversa....però.....mi viene da pensare.....e fino al 1500 se fosse vero ciò che sostengono...possibile che Dio permettesse tanta "atrocità" nella sua Chiesa sin dalle origini? E quei martiri dell'Eucarestia prima del 1500 che fine hanno fatto? E il miracolo Eucaristico di Bolsena del 1200 e quello ancor prima di Lanciano dell'anno 800..sono fatti diabolici?

5. Veniamo alla scena dei discepoli di Emmaus:

i discepoli si erano incamminati e parlavano dell'evento del momento, la morte del Maestro....Gesù si unisce a loro, ma NON lo riconoscono, eppure appare a loro come un saggio e sapiente dal momento che spiegherà loro tutto ciò che avevano predetto i profeti. Essi l'ascoltano e SONO ANCHE D'ACCORDO...ma ancora NON lo riconoscono....Quando...ecco il momento...."allo spezzare del Pane lo riconoscono"...o è il Cristo che si è fatto riconoscere dai discepoli? Se fosse stato solo un simbolo l'Eucarestia, non sarebbe stato più logico farsi riconoscere attraverso le Scritture quando gliele stava spiegando, anche per asserire il vostro concetto di sola scrittura?

No fratelli protestanti....la verità è che essi NON riconoscono il Cristo attraverso le Scritture, bensì attraverso un gesto, il nuovo rito Sacro, l'Eucarestia.....Guardate che questo particolare è molto importante, pensateci bene.....

Fraternamente, C.

e voi cosa ne pensate?



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Consiglia  Messaggio 17 di 31 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 30/04/2003 11.23
Io devo starmene nel lume della fede, e camminare in essa, finché appaia il giorno dell'eterna luce e venga meno il velo delle figure simboliche (cf. Ct 2,17; 4,6). "Quando poi verrà il compimento di tutte le cose" (1Cor 13,10), cesserà l'uso dei segni sacramentali.

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Consiglia  Messaggio 18 di 31 nella discussione 
Da: Soprannome MSNGiovBattistaInviato: 30/04/2003 18.03

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

19 agosto 1979

Carissimi giovani Universitari e Docenti dell’“Opus Dei”!

Voi avete desiderato d’incontrarvi col Papa presso la Mensa Eucaristica, mentre, provenienti da diversi Atenei d’Italia, vi trovate a Roma, per partecipare a corsi di aggiornamento dottrinale e di formazione spirituale. E io vi ringrazio di questo vostro attestato di fede e di amore all’Eucaristia e al Papa, Vicario di Cristo in terra.

La vostra istituzione ha come fine la santificazione della vita rimanendo nel mondo, sul proprio posto di lavoro e di professione: vivere il Vangelo nel mondo, pur vivendo immersi nel mondo, ma per trasformarlo e redimerlo col proprio amore a Cristo! Grande ideale, veramente, il vostro, che fin dagli inizi ha anticipato quella teologia del laicato, che caratterizzò poi la Chiesa del Concilio e del post-Concilio.

Tale infatti è il messaggio e la spiritualità dell’“Opus Dei”: vivere uniti a Dio, nel mondo, in qualunque situazione, cercando di migliorare se stessi con l’aiuto della grazia, e facendo conoscere Gesù Cristo con la testimonianza della vita.

E che cosa c’è di più bello e di più entusiasmante di questo ideale? Voi, inseriti e amalgamati in questa umanità gioiosa e dolorosa, volete amarla, illuminarla, salvarla: siate benedetti e sempre incoraggiati in questo vostro intento!

Vi saluto dall’intimo del mio cuore, ricordando la profonda e commovente esortazione di San Paolo che scriveva agli Efesini; “Siate ricolmi di Spirito Santo, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Ef 5,19-20).

Noi appunto vogliamo intrattenerci qui, in preghiera con Cristo, in Cristo e per Cristo; vogliamo godere del gaudio che proviene dalla verità; vogliamo insieme inneggiare al Signore, che nell’immenso mistero del suo amore non solo ha voluto incarnarsi, ma ha voluto rimanere con noi nell’Eucaristia. Infatti la liturgia di oggi è tutta incentrata su questo supremo mistero, e Gesù stesso è il Maestro Divino che ci insegna come dobbiamo intendere e vivere questo sublime e incomparabile Sacramento.

1. Prima di tutto, Gesù afferma che l’Eucaristia è una realtà misteriosa ma autentica.

Gesù, nella Sinagoga di Cafarnao, afferma chiaramente: “Io sono il pane disceso dal cielo... il Pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo... La mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda... Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono” (cf. Gv 6).

Gesù dice proprio: “carne” e “sangue”, “mangiare” e “bere”, pur sapendo di urtare la sensibilità e la mentalità degli Ebrei. Cioè, Gesù parla della sua Persona reale, tutta intera, non simbolica, e fa intendere che la sua è un’offerta “sacrificale”, che si realizzerà per la prima volta nell’“Ultima Cena” anticipando misticamente il Sacrificio della Croce, e sarà tramandato per tutti i secoli mediante la Santa Messa. È un mistero di fede, davanti al quale non possiamo che inginocchiarci in adorazione, in silenzio, in ammirazione.

L’“Imitazione di Cristo” (L’Imitazione di Cristo, lib. IV, cap. XVII, 1) mette in guardia dalla curiosa e inutile indagine su questo insondabile Sacramento, la quale può anche essere pericolosa: “Qui scrutator est maiestatis, opprimetur a gloria!”. Paolo VI, di venerata memoria, nel “Credo del Popolo di Dio”, facendo una sintesi della specifica Dottrina del Concilio di Trento e della sua Enciclica Mysterium Fidei, disse: “Cristo non può essere presente in questo Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata dalla Chiesa in maniera assai appropriata “transustanziazione”” (Insegnamenti di Paolo VI, VI [1968], 308).

Tutti i Padri della Chiesa hanno sempre affermato la realtà della Divina Presenza; ricordiamo solo il filosofo Giustino che nella “Apologia” esorta all’adorazione umile e gioiosa; “Terminate le preghiere e il ringraziamento eucaristico, tutto il popolo presente acclama: “Amen!”. Amen, in lingua ebraica, vuol dire “sia”... Infatti, noi non lo prendiamo come un pane comune e una comune bevanda; ma, come Gesù Cristo Salvatore nostro incarnatosi per la parola di Dio prese carne e sangue per la nostra salvezza, così il nutrimento, consacrato con la preghiera di ringraziamento formata dalle parole di Cristo e di cui si nutrono per assimilazione il sangue e le carni nostre, è, secondo la nostra dottrina, carne e sangue di Gesù incarnato” (Giustino, Apologia I, 65-67).

Vi dico pertanto: siate gli adoratori convinti dell’Eucaristia, nel pieno rispetto delle regole liturgiche, nella serietà devota e compresa, che nulla toglie alla familiarità e alla tenerezza.

2.Gesù afferma poi che l’Eucaristia è una realtà salvifica.

Gesù, continuando il suo discorso sul “Pane di vita”, soggiunge: “Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno... Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

In questo contesto Gesù parla di “vita eterna”, di “risurrezione gloriosa”, di “ultimo giorno”. Non che Gesù dimentichi o disprezzi la vita terrena; anzi! Gesù stesso parla dei talenti che ognuno deve trafficare e si compiace delle opere degli uomini per la progressiva liberazione dalle varie schiavitù e oppressioni e per il miglioramento dell’umana esistenza.

Però non bisogna cadere nell’equivoco dell’immanenza storica e terrena; bisogna passare attraverso la storia per raggiungere la vita eterna e gloriosa: passaggio faticoso, difficile, ambiguo perché deve essere meritorio! Ecco allora Gesù vivo e presente sul nostro quotidiano cammino, per aiutarci a realizzare il nostro vero destino, immortale e felice.

Senza Cristo è fatale sperdersi, confondersi, addirittura disperarsi! L’aveva intuito con lucida chiarezza Dante Alighieri, uomo di mondo e di fede, genio della poesia ed esperto nella teologia, quando nella parafrasi del “Padre Nostro”, recitato dalle anime purganti, insegna che nell’aspro deserto della vita senza l’intima unione con Gesù, la “manna” del Nuovo Testamento, il “Pane disceso dal cielo”, l’uomo, che vuol andare avanti con le sole sue forze, in realtà va indietro.

“Da’ oggi a noi la cotidiana manna / senza la qual per questo aspro deserto / a retro va chi più di gir s’affanna” (Dante Alighieri, La Divina Commedia, “Purgatorio”, XI, 13-15). Solo mediante l’Eucaristia è possibile vivere le virtù eroiche del Cristianesimo: la carità, fino al perdono dei nemici, all’amore per chi ci fa soffrire, al dono della propria vita per il prossimo; la castità, in qualunque età e situazione della vita; la pazienza, specialmente nel dolore e quando si è sconvolti dal silenzio di Dio nei drammi della storia o della stessa propria esistenza. Siate perciò sempre anime eucaristiche, per poter essere autentici cristiani!

3. Infine Gesù afferma ancora che l’Eucaristia deve essere una realtà trasformante.

È l’affermazione più impressionante e più impegnativa: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me, vivrà per me”. Parole serie! Parole esigenti! L’Eucaristia è una trasformazione, un impegno di vita: “Non sono più io che vivo – diceva San Paolo – ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20;1Cor 2,2).E Cristo crocifisso! Ricevere l’Eucaristia significa trasformarsi in Cristo, rimanere in lui, vivere per lui! Il cristiano, in fondo, deve avere solo un’unica preoccupazione e un’unica ambizione: vivere per Cristo cercando di imitarlo nella suprema obbedienza al Padre, nell’accettazione della vita e della storia, nella totale dedizione alla carità, nella bontà comprensiva e tuttavia austera. L’Eucaristia diventa perciò programma di vita.

Carissimi!

Concludendo questa meditazione, vi affido a Maria Santissima: lei, che per trentatré anni poté godere della presenza visibile di Gesù e trattò il suo Divin Figlio con la massima cura e delicatezza, vi accompagni sempre all’Eucaristia; vi doni i suoi stessi sentimenti di adorazione e di amore.

Dopo questo mistico e fraterno incontro, tornate al vostro lavoro con rinnovato proposito di vivere intensamente la vostra spiritualità:

– siate ovunque irradiatori di luce con la totale e convinta ortodossia della dottrina cristiana e cattolica, con umiltà ma con coraggio, nella perfetta competenza della vostra professione;

– siate portatori di pace, col vostro amore per tutti, fatto di comprensione, di rispetto, di sensibilità, di pazienza, pensando che ogni uomo porta in sé il suo dolore e il suo mistero;

– siate infine seminatori di gioia con la vostra carità concreta e il vostro sereno abbandono alla Provvidenza, memori di ciò che affabilmente disse Papa Giovanni Paolo I, di venerata memoria: “Sappiamo che Dio ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra che sia notte” (Giovanni Paolo I, Allocutio, 10 settembre 1978: Insegnamenti di Giovanni Paolo I, p. 61).

Vi accompagni la mia paterna e propiziatrice Benedizione Apostolica!


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Consiglia  Messaggio 19 di 31 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 05/05/2003 23.50
Ringrazio il Signore per avermi messo nel cuore questa spiegazione, posso dire a gran voce che questa me l'ha suggerita il Signore!
I discepoli di Emmaus lo riconobbero nello spezzare il pane Lc 24,35 “Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.”
E’ bene  non correre mai sui versetti delle Sacre Scritture, perché analizzandoli e meditando su di essi spesso se ne scoprono le prondità.
Tutti sappiamo che Gesù aveva fatto l’ultima cena con i soli apostoli, come fecero quindi i discepoli di Emmaus a riconoscerlo proprio nello spezzare il pane visto che non lo avevano visto?
Evidentemente gli apostoli avevano raccontato a tutti quell’episodio, anche perché fu un episodio importantissimo e primario nella vita di Gesù.
Se l’ultima cena (l’Eucaristia) serviva solo a ricordare il sacrificio di Gesù, e Gesù stesso disse fate questo “questo è il mio corpo….in memoria di me…” evidentemente usò le stesse identiche parole anche con i due discepoli, i due discepoli avevano appreso dagli apostoli le precise parole che disse Gesù nello spezzare il pane e offrire il calice!
Egli nello spezzare il pane con i discepoli di Emmaus stava ricordando se stesso?
Oppure è più corretto pensare che Gesù intese ripetere il Mistero Eucaristico alla presenza dei due discepoli di Emmaus, e quindi donarsi a loro sotto le forme del pane e del vino?
Visto che Gesù in quel momento era lì, presente, accanto a quei due discepoli, che bisogno c’era di ricordare il suo sacrificio tramite lo spezzare il pane? Lo poteva fare benissimo a viva voce, gli poteva spiegare il valore del Suo sacrificio, glielo poteva ricordare Lui, perché invece preferì spezzare il pane assieme a loro?
Le parole del memoriale pronunciate dal prete sono identiche a quelle che Gesù pronunciò nell’ultima cena, il sacerdote dice “…questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi.., e poi questo è il mio sangue…” in questo momento il sacerdot sta semplicemente ricordando o ripentendo il sacrificio? Lo sta ripetendo in maniera incruenta, allo stesso modo di come fece Gesù con i discepoli di Emmaus, ripetè il Sacrificio Eucaristico in forma incruenta.
Gloria a te o Cristo!
Grazie di tutto.
Pace
Salvatore

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Consiglia  Messaggio 20 di 31 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 07/05/2003 16.32
Abbiamo letto cosa dicono Ignazio e Giustino sull'Eucarestia....dichiarandola NON spirituale, ma quale vero Corpo e vero Sangue di Cristo....leggiamo ora Agostino...così avremo tre Padri ad anni distaccati fra loro.....
Come ricevere il corpo di Cristo? - Agostino d'Ippona, Sermone 227,1
L’Apostolo dice:
«Chi indegnamente mangia il corpo di Cristo o beve il calice del Signore, è reo del corpo e del sangue del Signore» (1Cor 11,27).

Che significa ricevere indegnamente?

Ricevere con derisione, ricevere con disprezzo.
Non ti paia di poco conto, per il fatto che tu vedi.
Ciò che tu vedi, passa; l’invisibile che è manifestato, non passa, ma rimane. Ecco si riceve, si mangia, si consuma.

Ma forse che il corpo di Cristo si consuma? Forse che le membra di Cristo si consumano? No, certo.
Rimarrà ciò che è significato, anche se sembra passare ciò che significa
.
Ricevetelo, dunque, per conformare ad esso i vostri pensieri, per conservare l’unità nel cuore, per fissare sempre in alto il cuore.
La vostra speranza non risieda in terra, ma in cielo; la vostra fede in Dio sia solida, sia gradita a Dio.
E quanto ora qui non vedete e credete, lo vedrete là dove senza fine vi rallegrerete.