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Come si vede, il rito papale della benedizione delle palme non comprende le prolisse cerimonie che invece caratterizzavano il rito previsto dal Messale romano fino alla riforma della Settimana Santa del 1955. In entrambi la cerimonia di benedizione vera e propria è costituita da un'orazione introduttiva, da un prefazio e da cinque orazioni di benedizione. L'utilizzo del prefazio in un contesto del genere non deve stupire. Lo si ritrova in quasi tutti i formulari di benedizione solenne o di consacrazione riportati dal Pontificale Romanum. Soltanto nel rito di benedizione delle palme, tuttavia, esso è seguito, come alla Messa, dal Sanctus.

La spiegazione di questo fenomeno va cercata nel fatto che le cerimonie che nel Messale romano precedono la benedizione delle palme corrispondono quasi esattamente alla parte didattica della Messa. Esse infatti comprendono un'antifona, assimilabile all'Introito (anche se manca del versetto salmodico e non viene ripetuta), un'orazione, un'Epistola (Es. 15, 27; 16, 1-7), due graduali a scelta (la rubrica specifica: "deinde canitur pro graduali") e un Vangelo (Mt. 21, 1-9) con le cerimonie che lo precedono. Poiché l'orazione introduttiva della benedizione delle palme tiene, come posizione, il posto dell'Offertorio, dovette apparire naturale far seguire il prefazio dal Sanctus, il cui testo peraltro offre un esplicito richiamo (Mt. 21, 9) all'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme commemorata dalla liturgia del giorno. Si trattava, in poche parole, di una Missa sicca, ossia di una funzione che prevedeva la recita di certe preghiere della Messa senza però offertorio, né consacrazione, né comunione. Nel Medioevo la Missa sicca era molto usata come forma di devozione e lo era ancora, prima della riforma liturgica, presso i Certosini. Pare che l'inquadramento della benedizione delle palme in una funzione di questo genere sia di origine gallicana.

È probabile dunque che il cerimoniale della cappella papale rifletta un uso romano più antico, anteriore alle influenze d'oltralpe, o che, nel mutuare il rito della benedizione delle palme dalla liturgia gallicana, ne abbia eliminato gli elementi più ridondanti. All'essenzialità del rito descritto nel Caeremoniale Apostolicum deve essersi ispirata la riforma della funzione delle palme promulgata nel 1955, che però ha soppresso l'orazione introduttiva, il prefazio col Sanctus e quattro delle cinque orazioni di benedizione, mentre della Missa sicca ha conservato l'antifona di apertura e il canto del Vangelo.

È da notare che il rito papale non fa menzione del canto del Sanctus prescritto dal Messale romano dopo il prefazio. Il commentario del Catalani al Caeremoniale Apostolicum non ci fornisce ulteriori informazioni su questo punto, ma poiché dà per scontato che nel rito del Messale romano il prefazio fosse seguito dal Sanctus ("Porro iuxta ordinem Missalis romani, finita praefatione quae incipit Qui gloriaris in consilio Sanctorum tuorum, etc., et dictis aliis quinque orationibus..." p. 144), e poiché le parole finali di tale prefazio ("hymnum gloriae tuae concinunt, sine fine dicentes") richiedono di essere seguite dal Sanctus, è certo che questo doveva aver luogo anche nel rito papale, nonostante il Caeremoniale Apostolicum non ne faccia esplicita menzione.

Se confrontiamo il filmato del 1967 col rito descritto nel Caeremoniale Apostolicum, notiamo alcune importanti divergenze che vanno oltre le piccole variazioni rilevate all'inizio di questo contributo.

La più vistosa consiste nel fatto che il Papa non benedice la palme all'inizio della funzione, ma, dopo il suo ingresso nella cappella, si limita a distribuirle. Tale prassi corrisponde ad un uso della curia romana più antico di quello riportato dal Caeremoniale Apostolicum. Catalani, infatti, nel suo commentario, cita diversi Ordines romani, i quali riferiscono che la benedizione delle palme veniva ordinariamente compiuta da un Cardinale Prete, mentre il Papa provvedeva successivamente a distribuirle. In particolare l'Ordo Romanus XV, risalente al XIV secolo e quindi non molto anteriore alla redazione del Caeremoniale Apostolicum, così descrive la funzione delle palme nella curia pontificia: "Illa die non fit sermo, quia die illa, secundum dominum Iacobum Gaietani [autore dell'Ordo Romanus XIV], iunior Presbyter Cardinalis debet benedicere palmas olivarum et aliarum arborum ramos, indutus prout in die Cinerum, cum aqua benedicta et incenso; quibus benedictis, deponit paramenta, si celebrare non debet. Et Dominus Papa bono mane celebrat Missam suam in capella sua secreta, qua dicta, indutus pluviali rubeo sine perlis et mitra simplici alba de garnello sine aurifrisiis et perlis, intrat capellam vel locum in quo debent distribuit palmae, ubi debet esse cathedra cum scaello parata, et ibi sedet". A questa forma più antica del rito papale, che affida a un Cardinale la benedizione e al Papa la distribuzione delle palme, si è attenuto Paolo VI nella funzione del 23 marzo 1967.

Altra variazione di non poco conto è che i Cardinali non sono parati, non indossano cioè i paramenti distintivi di ciascun ordine cardinalizio (piviale per i Cardinali Vescovi, pianeta per i Cardinali Preti, dalmatica per i Cardinali Diaconi), ma portano la cappa magna. Tale modifica è analoga a quella introdotta nel rito pontificale in seguito alla riforma della Settimana Santa del 1955. Fino ad allora, infatti, ai canonici che assistevano alla benedizione e alla distribuzione delle Palme da parte del proprio Vescovo era prescritto di indossare i paramenti ("Episcopus... capiet paramenta, et pariter Canonici". Caeremoniale Episcoporum, II, XXI, 4). Dopo la riforma, invece, i paramenti furono rimpiazzati dall'abito corale ("Unusquisque suis choralibus vestimentis induitur". Ritus pontificalis Ordinis Hebdomadae sanctae instaurati, Dom. II Passionis seu in Palmis, cap. I, n. 5). Questo spiega perché nel filmato i Cardinali, contrariamente alla prescrizione del Caeremoniale Apostolicum, assistano alla funzione non coi paramenti, ma con l'abito corale, che nelle cappelle papali comprende sempre la cappa magna.

Sempre alla riforma della Settimana santa della seconda metà degli anni Cinquanta si devono altre due modifiche: al termine della distribuzione delle palme il Papa indossa, al posto della mitra semplice, la mitra preziosa, prescritta dal nuovo rito pontificale per la processione ("Episcopus, ad processionem, utitur mitra pretiosa". Ritus pontificalis, Dom. II Passionis seu in Palmis, cap. I, n. 2); inoltre, se il filmato fosse a colori, si noterebbe che la stola violacea è stata rimpiazzata dalla stola rossa, poiché, in seguito alla riforma, la funzione delle palme doveva essere celebrata in paramenti rossi ("Color paramentorum est rubeus". Ibid.)

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)