OFFERTORIO
«…rammento che il mattino di detto giorno all'offertorio della santa messa mi si porgesse un alito di vita...
... ebbi tempo di offrirmi tutto intiero al Signore per lo stesso fine che aveva il Santo Padre nel raccomandare alla Chiesa intiera l'offerta delle preghiere e dei sacrifizi.
E non appena ebbi finito di ciò fare mi sentii piombare in questa sì dura prigione e sentii tutto il fragore della porta di questa prigione che mi si richiudeva dietro. Mi sentii stretto da durissimi ceppi, e mi sentii venir meno alla vita». (Epistolario I, pagina 1053)
«Non vi dissi poi che Gesù vuole che io soffra senza alcun conforto? Non mi ha chiesto egli, forse, ed eletto per una delle sue vittime? Ed il dolcissimo Gesù mi ha fatto comprendere purtroppo tutto il significato di vittima. Bisogna... giungere al "consummatum est" ed all`in manus tuas"». (Epistolario I, pagina 311)
«Gesù, la sua diletta Madre, l'Angiolino con gli altri mi vanno incoraggiando, non tralasciando di ripetermi che la vittima per dirsi tale bisogna che perda tutto il suo sangue». (Epistolario I, pagina 315)
«Oramai, grazie al Cielo, la vittima è già salita all'altare degli olocausti e da sé dolcemente si va distendendo su di esso: il sacerdote è già pronto ad immolarla, ma dov'è il fuoco che deve consumare la vittima?». (Epistolario I, pagina 753)
«Soffri, ma rassegnata, perché la sofferenza non è voluta da Dio se non per la sua gloria e per il tuo bene: soffri, ma non temere perché la sofferenza non è castigo di Dio, sibbene un parto di amore che vuole renderti simile al Figlio suo: soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te e ti va associando nella sua passione e tu in qualità di vittima devi pei fratelli quello che ancor manca alla passione di Gesù Cristo. Ti conforti il pensiero di non essere sola in tale agonia; ma bene accompagnata; altrimenti come potresti volere ciò che l'anima fugge e spaventarti di non potere pronunciare il fiat? Come potresti "volere amare" il sommo Bene?». (Epistolario III, pagina 202)
PREGATE, FRATELLI...
«La potenza di Dio, è vero, di tutto trionfa; ma l'umile e dolente preghiera trionfa di Dio medesimo; ne arresta il braccio, ne spegne il fulmine, lo disarma, lo vince, lo placa e se lo rende quasi dipendente ed amico.
Oh! se tutti gli uomini di questo gran segreto della vita cristiana, insegnatoci da Gesù colle parole e col fatto, ad imitazione del pubblicano del tempio, di Zaccheo, della Maddalena, di san Pietro e di tanti illustri penitenti e piissimi cristiani ne facessero in se stessi l'esperienza, quanto abbondante frutto di santità in sé ne esperimenterebbero!
Conoscerebbero ben presto questo segreto; per tal mezzo in breve giungerebbero a vincere la giustizia di Dio, a placarla quando più è sdegnata verso di loro, a volgerla in amorosa pietà, ad ottenere tutto ciò di che ne abbisognano, il perdono dei peccati, la grazia, la santità, l'eterna salute ed il potere di combattere e vincere se stessi e tutti i suoi nemici». (Epistolario II, pagine 486-487)
«Ricordati,.. che non si perviene a salute se non per la preghiera; che non si vince la battaglia se non per la preghiera». (Epistolario III, pagina 414)
RICORDO DEI VIVI
«... io non offro mai il santo sacrificio al divin Padre, senza domandargli per voi l'abbondanza del suo santo amore e le sue più scelte benedizioni». (Epistolario III, pagina 309)
«... io chiedo continuamente nelle mie preghiere e nella santa messa molte grazie per l'anima tua; ma specialmente il divino amore: esso è tutto per noi, è il nostro miele,.. nel quale e col quale tutte le affezioni e tutte le azioni e sofferenze debbono essere addolcite.
Mio Dio, quant'è felice il regno interno, quando vi regna questo sant'amore! quanto sono beate le potenze dell'anima nostra, allorché ubbidiscono ad un re sì saggio». (Epistolario III, pagina 501)
«Mi chiedi se è utile e buona cosa applicare per i vivi il santo sacrifizio della messa. Rispondo essere utilissima e santissima cosa farsi applicare il sacrifizio della messa mentre si è peregrini su questa terra e ci aiuterà a farci vivere santamente, ad estinguere i debiti contratti con la giustizia divina e a renderci sempre più benigno il dolcissimo Signore». (Epistolario III, pagine 765-766)
«lo ogni giorno presento il vostro cuore e quelli di tutta la vostra famiglia al divin Padre con quello del suo Figliuolo durante la santa Messa. Egli non potrebbe rifiutarlo a cagione di quest'unione in virtù della quale io fo l'offerta...». (Epistolario IV, pagina 472)
CONSACRAZIONE
«…il nostro buon Maestro... domanda al Padre... in nome suo proprio, ed in nome nostro ancora: - Dacci oggi, o Padre, il pane nostro quotidiano. -
Ma qual'è questo pane? In questa domanda di Gesù, salvo sempre migliore interpretazione, io vi ravviso l'eucaristia principalmente. Ed oh! quale eccesso di umiltà di quest'Uomo Dio! Egli che è una cosa sola col Padre, egli che è l'amore e la delizia dell'eterno Genitore, sebbene sapesse che tutto ciò che lui farebbe in terra sarebbe gradito e ratificato dal Padre suo in cielo, chiede licenza di restar con noi!
...quale eccesso d'amore nel Figlio per noi ed in pari tempo quale eccesso di umiltà nel chiedere al Padre di permettergli a che rimanga con noi fino al fine del mondo!
Ma quale eccesso ancora del Padre per noi, che dopo averlo visto miserando gioco di 'sì pessimi trattamenti, permette a questo suo dilettissimo Figliuolo che se ne rimanga ancora fra noi, per essere ogni giorno fatto segno a sempre nuove ingiurie!
Questo 'sì buon Padre come mai ha potuto a ciò consentire?
Non bastava, o Padre eterno, aver voi permesso una volta che questo Figliuolo vostro diletto fosse dato in preda al furor dei nemici giudei?
Oh! come mai potete acconsentire che egli se ne rimanga ancora in mezzo a noi per vederlo ogni giorno in così indegne mani di tanti pessimi sacerdoti, peggiori degli istessi giudei?
Come regge, o Padre, il vostro pietosissimo cuore nel vedere il vostro Unigenito 'sì trascurato e forse anche disprezzato da tanti indegni cristiani?
Come, o Padre, potete acconsentire che egli venga sacrilegamente ricevuto da tanti indegni cristiani?
O Padre santo, quante profanazioni, quanti sacrilegi deve il pietoso vostro cuore tollerare!!... Deh! Padre, a me oggi per un sentimento egoistico non posso pregarvi di togliere Gesù da mezzo gli uomini; e come potrei vivere io, sì debole e fiacco, senza di questo cibo eucaristico? come adempire quella petizione, fatta in nome nostro da questo vostro Figliuolo: - Sia fatta la volontà tua, come in cielo così in terra -, senza essere fortificato da queste carni immacolate?..
... che ne sarebbe di me se io vi pregassi e voi mi esaudiste, di toglierci Gesù da in mezzo agli uomini per non vederlo così malamente trattato?..
Padre santo, dateci oggi il nostro pane quotidiano, dateci Gesù sempre durante questo nostro breve soggiorno in questa terra di esilio; datecelo e fate che noi ce ne rendiamo sempre più degni di accoglierlo nel nostro petto; datecelo sì, e saremo sicuri di adempiere quanto Gesù stesso per noi a voi ha indirizzato: - Sia fatta la volontà tua, come in cielo così in terra. -». (Epistolario II, pagine 342-344)
RICORDO DEI DEFUNTI
«Ed ora poi vengo, padre mio, a chiederle un permesso. Da parecchio tempo sento in me un bisogno, cioè di offrirmi al Signore vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti.
Questo desiderio è andato crescendo sempre di più nel mio cuore tanto che ora è divenuto, sarei per dire, una forte passione. L'ho fatta, è vero, più volte questa offerta al Signore, scongiurandolo a voler versare sopra di me i castighi che sono preparati sopra dei peccatori e sulle anime purganti, anche centuplicandoli su di me, purché converta e salvi i peccatori ed ammetta presto in paradiso le anime del purgatorio, ma ora vorrei fargliela al Signore questa offerta colla sua ubbidienza. A me pare che lo voglia proprio Gesù». (Epistolario I, pagina 206)
«Vi confesso... che ho inteso fortemente la dipartita del vostro caro genitore...
Ma voi vorreste sapere come si sia trovato... davanti a Gesù.
Che dubbio si può avere sul bacio eterno che questo dolcissimo Gesù gli abbia accordato?.. Fatevi animo... sopportiamo anche noi l'ora della prova ed aspettiamo quel giorno in cui possiamo a lui congiungerci nella patria dei beati davanti a Gesù». (Epistolario III, pagine 479-480)
«Se vi si presenta alla mente la cara memoria dei vostri defunti, raccomandateli tutti al Signore... ». (Epistolario II, pagina 191)
PADRE NOSTRO
«Solleviamo il cuore in alto, a Dio; da lui ci verrà la forza, la calma ed il conforto». (Epistolario IV, pagina 101)
«... vivete in pace con voi stesso, sapendo che il vostro avvenire è disposto da Dio con ammirabile bontà pel vostro bene: a voi non rimane che rassegnarvi a ciò che Dio vorrà disporre di voi e benedire quella mano che alcune volte sembra respingervi, ma che in realtà la mano di questo tenerissimo Padre non respinge mai, sibbene chiama, abbraccia, carezza e se talvolta percuote, ricordiamoci che questa è sempre la mano di un padre». (Epistolario IV, pagina 198)
«Non tutti siamo chiamati da Dio a salvare anime ed a propagare la sua gloria mediante l'alto apostolato della predicazione; e sappiate pure che questo non è l'unico e solo mezzo per raggiungere questi due grandi ideali.
L'anima può propagare la gloria di Dio e lavorare per la salvezza delle anime mediante una vita veramente cristiana, pregando incessantemente il Signore che venga il suo regno, che il suo santissimo nome sia santificato, che non c'induca in tentazione, che ci liberi dal male». (Epistolario II, pagina 70)
SEGNO DELLA PACE
«La pace è la semplicità dello spirito, la serenità della mente, la tranquillità dell'anima, il vincolo dell'amore.
La pace è l'ordine, l'armonia in tutti noi: ella è un continuo godimento, che nasce dal testimonio della buona coscienza: è l'allegrezza santa di un cuore, in cui vi regna Iddio. La pace è il cammino alla perfezione, anzi nella pace si trova la perfezione...». (Epistolario I, pagina 607)
«... la pace dello spirito può mantenersi anche in mezzo a tutte le tempeste della vita presente; essa... consiste essenzialmente nella concordia col nostro prossimo, desiderandogli ogni bene; consiste, ancora nell'essere in amicizia con Dio, mediante la grazia santificante; e la prova di essere uniti a Dio ne è quella morale certezza che noi abbiamo di non aver peccato mortale, che gravida sulla nostra anima.
La pace infine consiste nell'aver riportato vittoria sul mondo, sul demonio e sulle proprie passioni». (Epistolario II, pagina 189)